#29Marzo corteo regionale a Torino: Una sola grande opera, casa, reddito per tutti!

29Sabato 29 marzo a Torino si terrà una manifestazione regionale per il diritto all’abitare. Contro il “nuovo piano casa” del governo Renzi, assolutamente insufficiente per le molte famiglie che oggi vivono l’emergenza abitativa, un attacco ai movimenti per il diritto all’abitare e alla dignità delle famiglie sotto sfratto. Un corteo contro le politiche di austerità, contro i tagli, contro lo sperpero di denaro pubblico. Un manifestazione alla quale parteciperanno tutti coloro che oggi portano avanti delle lotte sul territorio: dai lavoratori che  si vedono cancellare i diritti acquisiti con anni di lotte, ai precari contro il JobAct di Renzi che aumenta il lavoro precario cancellando qualsiasi prospettiva di vita presente e futura, alle lavoratrici delle scuole, contro la chiusura degli ospedali, come successo per il Valdese – polo di eccellenza piemontese – smantellato dalla Regione Piemonte dal presidente Cota, fino ai disoccupati, agli studenti, alle famiglie sotto sfratto, agli occupanti di case. Per far sentire la tua/nostra voce, per iniziare a costruire insieme un percorso di lotta comune, partenza ore 15 da C.so Marconi angolo via Madama Cristina.

Le parole e le promesse del governo Renzi su una possibile ripresa ormai risuonano vuote, frutto di una politica sempre più lontana dalla vita reale delle persone. Disoccupazione, mancanza di reddito, tagli ai servizi sociali, sperpero di denaro pubblico, l’attacco ai diritti fondamentali, sfratti, sono l’unica certezza che il governo sa darci. Negli anni abbiamo assistito a vari cambi di poltrona – gli ultimi da Monti a Letta ed ora Renzi – però mai un cambiamento positivo per noi. Anzi ci chiedono di fare sempre più sacrifici per poter uscire da una crisi che noi non abbiamo creato, il debito privato diventa debito pubblico mentre i soliti noti continuano ad arricchirsi alle nostre spalle.

Mentre c’è chi continua ad arricchirsi in tempo di crisi – e la crisi non colpisce tutti nello stesso modo – molte famiglie continuano ad avere l’incubo dello sfratto, della mancanza di reddito, di una mancata prospettiva di vita presente e futura. Il decreto legge recante “Misure urgenti per l’emergenza abitativa” varato dal Consiglio dei Ministri non aiuta minimamente chi vive il disagio abitativo: non si parla di blocco degli sfratti, non ci sono affitti calmierati per famiglie mono reddito, non si rilancia l’edilizia popolare, il fondo salva sfratti per le morosità incolpevole è a dir poco ridicolo (60 milioni di euro previsti per il 2014 e 2015 a fronte della marea montante degli sfratti). Ciliegina sulla torta è l’attacco alle occupazioni abitative: l’art 5 del piano casa impedisce l’acquisizione della residenza e l’allaccio delle utenze negli stabili occupati. Attaccare le occupazioni abitative – unica e concreta soluzione per chi oggi viene sfrattato – significa attaccare la dignità di chi oggi vive un disagio economico-abitativo. Il diritto all’abitare dovrebbe essere garantito dalle istituzioni che invece trattano l’emergenza abitativa come un problema di ordine pubblico, sfrattando famiglie senza dare loro soluzioni alternative reali e rendendo loro la vita difficile se queste si organizzano in modo autonomo.

Il senso del nuovo “piano casa” è chiaro: favorire le rendite dei palazzinari, dei gruppi immobiliari, dei grandi costruttori edili. Invece sono completamente escluse le situazioni di vero disagio, gli sfrattati, le famiglie con un solo reddito precario o senza reddito, condannati sempre di più all’emarginazione. Il governo Renzi rilancia attaccando la dignità di tutti e tutte. Sta a noi, corpo sociale colpito maggiormente dalle politiche di austerity posizionarci prepotentemente nell’agenda politica del governo. Le giornate del 12 aprile a Roma e del 1 maggio sui territori possono essere occasioni per costruire momenti di contrapposizione e conflitto.

 

Ascolta Valentina del Progetto PrendoCasa-Torino sul “piano casa” e manifestazione del#29M:

Torino, occupato grattacielo della Regione. Verso il #29M, #ribaltiamoilpianocasa

29marzo_corteoAnche Torino risponde all’appello lanciato dalla rete Abitare nella crisi per una settimana di iniziative sul tema del diritto alla casa dal 23 al 30 marzo: questo pomeriggio occupanti di case, migranti e attivisti del movimento per il diritto all’abitare hanno infatti occupato il grattacielo in costruzione in via Nizza che ospiterà gli uffici della Regione Piemonte, esempio lampante della speculazione edilizia sul territorio torinese.

Una parte di loro è salita sul palazzo e ha poi calato dalle impalcature che lo circondano un lungo striscione che recitava “Contro sfratti e speculazioni #ribaltiamoilpianocasa”.

Dopo il presidio tenutosi giovedì scorso sotto la Prefettura (contemporaneamente a molte altre città), l’iniziativa di oggi ha ribadito nuovamente l’ostilità dei movimenti per il diritto alla casa nei confronti del nuovo governo, che sul tema della casa è andato subito all’attacco dei percorsi di occupazione e riappropriazione degli ultimi mesi stilando per mano di Lupi il “piano-casa” che contiene il famigerato articolo 5.

Il blitz al grattacielo della Regione ha poi rilanciato verso l’appuntamento di questo sabato per il corteo regionale per il diritto alla casa: un momento territoriale importante in cui dare parola e visibilità alla lotta contro sfratti e speculazioni (che in Piemonte ha raggiunto cifre tra le più alte in Italia) e accumulare forza in vista della sollevazione del prossimo 12 Aprile.

Una sola grande opera: casa e reddito per tutti/e!

Analisi critica del “piano casa” del governo Renzi

renziberluscaIl decreto legge recante “Misure urgenti per l’emergenza abitativa” varato dal Consiglio dei Ministri del 12.03.2014 comprende al suo interno un insieme di misure applicate con costanza negli ultimi decenni che di certo non rappresentano una scatto in avanti per affrontare l’emergenza abitativa evocata nel titolo, misure che non hanno assolutamente intaccato l’enormità del problema abitativo in Italia e che risulta irritante vedere riproposte tali e quali dopo anni e anni di fallimenti.
L’ambito normativo in cui ci si muove è sempre quello dalla legge 431 del 1998 che ha introdotto la liberalizzazione degli affitti e ha lasciato mano libera ai proprietari di casa nel fissare le condizioni di mercato degli affitti. Gli interventi dello stato sono, anche con questo decreto, al massimo rivolti a contenere gli effetti nefasti della liberalizzazione senza andare ad intaccare la supremazia assoluta dell’interesse della rendita e della proprietà, cercando anche di stroncare, con l’art. 5 del decreto, i movimenti di riappropriazione dal basso di valore d’uso. Al massimo potranno avere qualche giovamento le famiglie che si potranno permettere l’housing sociale o l’affitto concordato, con prezzi sempre più vicini a quelli di mercato, quindi famiglie con reddito medio/medio-basso. Completamente escluse le situazioni di vero disagio, gli sfrattati, le famiglie con un solo reddito precario o senza reddito, condannati sempre di più all’emarginazione. Altro che cambio di tendenza!

Questo piano casa è uguale a quello di Berlusconi,
rispolverando la vendita del patrimonio erp, facendone un perno centrale della manovra, andando a impoverire ulteriormente la dotazione già misera (meno del 4% del totale delle abitazioni) dei comuni italiani.
In continuità con le manovre precedenti sulla casa sembra fatto per offrire facili occasioni di intervento alle imprese del settore edile, che si vedono riconosciuti anche benefici fiscali (art.6). Non si accenna a misure minimali come il blocco degli sfratti, la tassazione dello sfitto o il recupero a fini di edilizia pubblica di aree edificate abbandonate (caserme per esempio).
La classe proprietaria è una casta i cui interessi non devono essere essere sfiorati e costoro sono i veri beneficiari di una manovra che si presenta sotto mentite spoglie. Noi restiamo persuasi, anche di fronte al fallimento già verificato delle misure pedissequamente riproposte con questo decreto, che il bisogno di casa vissuto da centinaia di migliaia di famiglie, giovani, studenti sia risolvibile, in completa controtendenza con il piano casa di Renzi e Lupi, andando a intaccare pesantemente la grande proprietà immobiliare, con la requisizione dello sfitto, il blocco degli sfratti, un piano di edilizia popolare da avviare su aree già edificate e abbandonate, la conversione dell’edilizia sociale/housing sociale in edilizia residenziale pubblica.

Veniamo a un’analisi più approfondita del provvedimento tanto sbandierato come dirompente e innovativo
All’art 1 si definiscono gli importi per gli anni a venire del fondo nazionale per il sostegno alle abitazioni in locazione e per la morosità incolpevole.
Il primo fondo è stato istituito sempre con la legge 431/98 per permettere agli inquilini di sostenere il pagamento del costo dell’affitto anche in caso di difficoltà. Il fondo nel 1999 era di 388 milioni di euro, oggi in una situazione di crisi devastante e con un numero infinitamente più alto di famiglie in difficoltà con il pagamento degli affitti il fondo è passato a 100 milioni di euro. A ben poco vale ricordare che nel 2013 il fondo era stato addirittura azzerato. Si tratta comunque di soldi che passano direttamente dallo stato al proprietario che affitta, garantendo con soldi pubblici la rendita del proprietario al quale i soldi vengono versati direttamente. Stesso discorso per il fondo della morosità incolpevole: in cambio della sospensione momentanea della procedura di sfratto il proprietario riceve dallo stato quanto gli spetterebbe. Anche in questo caso si distribuisce miseria. Di fronte alla marea montante degli sfratti i 60 milioni scarsi di Euro previsti per il 2014 e 2015 di questo che possiamo considerare il surrogato del blocco degli sfratti, sono un insulto all’emergenza sociale. Il sistema dei fondi come abbiamo da sempre denunciato giova principalmente ai proprietari e garantisce la rendita, vero interesse tutelato da questa misura.

Con l’art 2 e l’art 9 il decreto intende rilanciare il secondo canale di contrattazione, quello a canone concordato. In cambio di agevolazioni fiscali il proprietario si impegna in questo caso ad affittare a un livello d’affitto definito sulla base di contrattazioni territoriali tra rappresentanti dei proprietari e degli inquilini. Stiamo parlando di canoni un po’ più bassi del libero mercato ma comunque ben remunerativi per i proprietari. Questo secondo canale, introdotto sempre dalla legge 431/98 è stato per anni completamente soppiantato dal canale di contrattazione libero. Ultimamente si cerca in tutti i modi di rilanciarlo con l’aumento delle agevolazioni fiscali come in questo caso con la riduzione dal 15% al 10 % della cedolare secca. Rimane il fatto che questo tipo di contratto decolla solo nelle provincie dove si aggiornano gli accordi territoriali cioè dove si aumenta il livello dei canoni concordati. Lasciando il pallino nelle mani dei privati naturalmente questi si orientano verso le soluzioni più redditizie e non certo verso la soluzione dell’emergenza casa.
All’art 2 si prevede anche la possibilità di coinvolgere e finanziare tramite convenzione coi comuni le cooperative edilizie che affittano a canone concordato.

All’art.3 e 4 si parla del patrimonio residenziale pubblico. Da un lato art 4 per avviare un piano di recupero degli alloggi ERP non assegnati per i quali verranno utilizzati fondi già esistenti nel bilancio del ministero delle infrastrutture e non spesi per un massimo di 500 milioni di euro più 67,9 milioni di euro non spesi da programmi di edilizia residenziale precedenti. Nella relazione tecnica del decreto si parla di 12.000 alloggi l’anno, staremo a vedere, ma sono ben poca cosa rispetto alle 650.000 famiglie attualmente in lista d’attesa nelle graduatorie.
All’art. 3, però, in piena contraddizione con il progetto di estendere la disponibilità di alloggi ERP esposto all’art.4, si prevede di accelerare il piano di dismissione di alloggi ERP già previsto dal Governo Berlusconi nel 2008.
Gli alloggi vengono offerti con diritto di prelazione agli inquilini ma come si è sempre riscontrato nel caso di procedimenti analoghi,in mancanza di prelazione dell’inquilino l’alloggio viene venduto al privato che vuole fare la speculazione, ma questo non è l’unico limite naturalmente di provvedimenti di questo tipo perché anche se gli introiti della vendita degli alloggi devono essere reinvestiti nel campo dell’edilizia residenziale pubblica la partita ha un risultato netto sempre a perdere e ciò significa che il patrimonio complessivo si impoverisce inevitabilmente, anche perché gli standard per le nuove costruzioni sono sempre molto più costosi del vecchio.

Dell’art.5 abbiamo già accennato. Si vuole stroncare qualsiasi movimento che vada ad intaccare gli interessi della speculazione e che cerchi di orientare la proprietà privata inutilizzata verso finalità sociali. Impedire l’acquisizione della residenza e l’allaccio delle utenze negli stabili occupati significa tentare di eliminare uno strumento concreto e diretto di risoluzione del bisogno abitativo, unico strumento esistente per migliaia e migliaia di persone che vi fanno ricorso, il tutto di fronte al nulla prospettato a livello istituzionale anche con questo decreto. Se si abbandona la pratica della riappropriazione diretta l’emergenza sociale diventerà ancora più drammatica proprio perché le soluzioni offerte dal mercato e dalle istituzioni non sono raggiungibili.

Art.6 prevede agevolazioni fiscali per le imprese che affittano alloggi sociali.

Art.7 prevede detrazioni fiscali per chi è titolare di contratto di locazione di alloggi di social housing.

Art.8 altro articolo che prende in considerazione chi la casa ce l’ha già (alloggio sociale) per favorirne in questo caso il riscatto in proprietà tramite agevolazioni fiscali.

Art. 9 vedi art.2 di cui sopra si parla di agevolazioni fiscali per chi affitta a canone concordato.

Art.10 detrazioni Irpef per l’acquisto di mobili e arredi.

Art.11 ha la finalità di accelerare i piani di social house già avviati o di tramutare in social housing progetti edilizi destinati ad altre finalità.

Art.12 e 13 sono articoli di definizione operativa e copertura finanziaria.

Che dire tutto già visto, sperimentato, fallito, metà degli articoli riguardano chi la casa ce l’ha già, altri sono fatti esplicitamente o implicitamente per i proprietari, i piani sul recupero erp sono annullati da quelli sulla vendita. Bisogna a questo punto chiedersi se la povertà e l’emergenza casa siano un problema o un’opportunità per questo governo.
Il senso di questa manovra è per noi chiaro, attaccare pesantemente la dignità di chi oggi vive, incolpevolmente, senza reddito sufficiente per arricchire a dovere gli speculatori. Minacciare chi prova sollevarsi contro una legalità ingiusta e un destino che non bisogna cambiare. Garantire ai soliti noti rendite e potere a scapito dei diritti di tutti. Vogliono creare una nuova classe di schiavi, disposti ad accettare tutto, impauriti ed isolati. Sta a noi impedirglielo, ne va del nostro futuro, della nostra dignità, della nostra vita.

AVANTI CON LA LOTTA
RETE DIRITTI IN CASA PARMA

Fonte: parmantifascista

Torino: verso il #29M, assedio alle risorse e all’austerity

Maison avec un mégaphoneMentre in tutta Italia si susseguono quotidianamente sfratti e sgomberi e il neo-governo Renzi – per mano del ministro Lupi – sferra il proprio attacco al diritto all’abitare presentando il “piano-casa”, sui territori si moltiplicano gli appuntamenti di lotta in vista della giornata di mobilitazione nazionale del 12 Aprile. A Torino, una delle città in cui l’emergenza abitativa è particolarmente forte, si prepara un corteo regionale per il diritto alla casa per il 29 marzo. Appuntamento per lunedì 24 per un’assemblea cittadina in cui costruire assieme la giornata di lotta. Di seguito l’appello:

Stiamo assistendo ai proclami quotidiani del governo Renzi, che dipinge una ripresa economica forte, la risoluzione del problema occupazionale e sensazionali misure che dovrebbero garantire una casa anche alle fasce più deboli.

Ma la realtà che viviamo nei nostri territori tutti i giorni è ben diversa e la ricetta proposta dal nuovo governo è in piena continuità con il governo dell’austerity prima di Monti e poi di Letta.

Nei nostri territori, sempre di più i movimenti ed interi spezzoni sociali si sono organizzati per costruire un alternativa reale basata su processi conflittuali che rivendicano una vita dignitosa.

In risposta ad un’emergenza abitativa sempre più estesa, i movimenti per il diritto all’abitare hanno moltiplicato gli sportelli casa, le resistenze agli sfratti e le occupazioni abitative. Sempre più persone colpite dalla crisi e stufe delle false promesse di politicanti di professione hanno deciso di autorganizzarsi dando vita a percorsi di occupazione che oltre a soddisfare il bisogno primario di casa hanno creato contraddizioni nei quartieri dove si sono sviluppate.

Sempre di più il percorso di riappropriazione della casa ha intersecato altre lotte, quelle dei facchini che si ribellano a condizioni di lavoro sempre più denigranti, quelle degli abitanti delle case popolari minacciati di sfratto da ATC e Regione e tartassati da utenze e spese insostenibili ed ancora quelle dei lavoratori e degli utenti degli Ospedali che la Giunta Regionale vuole chiudere e dei lavoratori del sociale e delle scuole sottoposti a tagli insostenibili affiancati dai genitori degli alunni che frequentato scuole sempre più fatiscenti.

Lotte che a partire dal corteo del 19 Ottobre a Roma hanno dimostrato di sapersi organizzare indipendentemente dalle agende politiche di Governo, Regioni, Partiti e Sindacati Confederali dando vita a un movimento in grado di rivendicare un uso diverso delle risorse pubbliche e processi decisionali nei territori che nascono dal basso ed esprimono forza conflittuale.

Proprio la ricomposizione delle lotte sociali che si è data a partire dal movimento per il diritto all’abitare e che ha portato decine di migliaia di persone ad assediare i palazzi del potere il 19 a Roma sta dimostrando la forza che queste lotte hanno e sta scatenando le risposte del Governo.

Non è un caso che Renzi nel piano casa, abbia portato un attacco frontale ai percorsi di occupazione, negando la residenza e le utenze agli occupanti. Sempre di più questi percorsi dimostrano l’inconsistenza delle politiche economiche e sociali dei governi che si sono succeduti e danno una risposta forte e concreta dal basso in grado di connettersi con le altre lotte dei territori.

Sempre di più a partire dal 19 Ottobre Romano nella nostra Regione si sono aperte vertenze e percorsi conflittuali che si contrappongono all’agenda politica della Casta.

Sotto Regione e Comune, nei luoghi di lavoro e nei propri quartieri si sono costruite iniziative per rivendicare un uso diverso delle risorse. Risorse ad oggi usate per la costruzione di grandi opere che devastano i territori, prime fra tutto l’altra velocità o che ci dissanguano per costruire palazzi vetrina come il grattacielo della Regione Piemonte. Risorse dirottate direttamente nel portafogli dei costruttori e palazzinari mentre agli abitanti delle case popolari si richiede il pagamento di 480 Euro a chi è senza reddito per evitare uno sfratto. Risorse usate per mantenere i vizzi di consiglieri regionali, mentre chiudono gli ospedali come il Gradinigo e le nostre scuole cadono a pezzi.

Siamo convinti allora che i nostri territori siano sempre più dei veri terreni di battaglia dove sperimentare e creare nuove forme aggregative e di lotta che ricompongano le lotte sociali che si stanno dando nella nostra regione e che il 29 Marzo con forza si riprendano la città di Torino.

Contrapponendo all’immagine vetrina, ai grattaceli in costruzione ed alle vuote parole da campagna elettorale, l’immagine di chi con forza sta costruendo un alternativa reale che il 12 Aprile insieme ai movimenti nazionali della rete di abitare nella crisi assedierà con forza di nuovo i palazzi del potere e il Governo Renzi.

In vista del corteo regionale del 29 marzo a Torino che vedrà scendere in piazza il movimento per il diritto all’abitare, invitiamo tutte le realtà cittadine e tutti coloro che sono interessati, lunedì 24 marzo all’ex macello, via M. Pescatore 7 alle ore 21 per un’assemblea cittadina.

Vogliamo che la giornata del 29 sia ricca di contenuti e partecipata da tutte le istanze e le lotte che attraversano il nostro territorio.

A poche settimane dall’insediamento del nuovo governo regionale e a fronte dei tagli e delle privatizzazioni, vogliamo lanciare un segnale chiaro, lanciare una sfida a chi siederà su quella poltrona con la creazione di “una carta d’intenti”che equivale alla nostra agenda di lotta per la primavera che verrà.

Siamo in tanti a difendere il territorio, la salute, la scuole, a reclamare un reddito e ripensare il welfare.

Scendiamo in piazza insieme, costruiamo un futuro diverso!

Assemblea per il 29 Marzo