Comunicato per lo sgombero di Corso Traiano 128: la lotta per il diritto alla casa non si ferma!

prendo_casaDopo 11 mesi di occupazione, la palazzina di Corso Traiano 128 è stata sgomberata. Tredici famiglie, di cui undici bambini e due donne incinte hanno perso la casa. Per lo sgombero della palazzina la questura di Torino si è fatta sporgere l’atto di “sgombero coatto”, giustificato dal sequestro giudiziario dell’immobile, dal pm Padalino, un nome tristemente noto per chi su tutto il territorio si batte per i propri diritti.
La proprietà privata non aveva richiesto lo sgombero, ma la questura e la magistratura hanno provveduto a trovare il cavillo giudiziario pur di far “rispettare la legalità”, non pensando minimamente alle conseguenze reali: hanno messo in mezzo a una strada delle persone che ora non hanno nessuna altra soluzione abitativa. Il cosiddetto “rispetto della legalità” si scontra così con un diritto fondamentale come quello all’abitare, che a Torino, città ferita da migliaia di sfratti, con molte famiglie senza casa e un contesto di continuo impoverimento delle classi sociali meno agiate, ha palesato l’insufficienza delle politiche locali sulla casa.
Il continuo rifugiarsi sotto la bandiera della “legalità” stride di fronte alla necessità e ai bisogni di migliaia di persone (a Torino nel 2013 sono stati compiuti 4000 sfratti) che oggi non hanno un posto dove poter vivere. Se parlare di “legalità” significa trattare come problema di ordine pubblico un problema di bisogni reali, agire con la forza contro le persone che cercano di tutelare i propri bisogni, i propri diritti, ma soprattutto la propria dignità, allora questo significa che le istituzioni locali, responsabili dell’emergenza abitativa in città, non si preoccupano, o proprio non capiscono la situazione che hanno di fronte.
Il Comune e la Regione, in linea con tutti i governi che si sono succeduti, hanno privilegiato politiche di svendita del patrimonio pubblico, di privatizzazione dei servizi sociali essenziali, di speculazione immobiliare (vedi il grattacielo della Regione Piemonte in costruzione proprio a pochi passi dalla palazzina sgomberata), invece di investire sull’edilizia popolare o su una moratoria degli sfratti.
L’unica proposta che il Comune ha dato ad alcune famiglie (non a tutte), è stata quella di trasferirsi in una pensione per anziani in provincia di Alessandria, non pensando alle iscrizioni alle scuole per l’infanzia e le elementari del quartiere (una spesa non indifferente per delle famiglie a reddito quasi nullo) o quei pochi lavoretti, unica fonte di sostentamento, che dovrebbero essere disdetti in caso di un trasferimento così lontano. Ma non solo per questo le famiglie non hanno accettato la proposta: queste persone non sono un problema da spostare altrove e poi dimenticarsene il prima possibile, sono persone reali e in quanto tali necessitano di una soluzione reale.
Se è questa la legalità a cui dobbiamo sottostare, allora continueremo ad opporre una illegalità costruita sui bisogni reali delle persone, sui loro desideri, sulla loro voglia di cambiamento, per una vita e un futuro capaci di portare miglioramenti effettivi e non effimeri. Quelli che oggi vengono additati come atti illegali, diventano per sempre più persone atti legittimi per opporsi alle politiche di impoverimento, precarietà e sfruttamento.
Lo sgombero della palazzina di Corso Traiano 128, gli arresti di inizio giugno, i continui attacchi ai Movimenti per il diritto alla casa di tutta Italia che da Alessandria a Palermo lottano per un futuro migliore, mettono in luce le direttive di questa classe politica che cerca di mettere in difficoltà le istanze di lotta di chi oggi non si sente più rappresentato da loro e trova nuove speranze all’interno dei percorsi dei movimenti i quali praticano una contrapposizione politica e sociale al sistema vigente.
Corso Traiano 128 non è stata la prima occupazione abitativa e sicuramente non sarà l’ultima. Le tredici famiglie sgomberate, quelle sotto sfratto e senza casa non si faranno mai abbattere da questi attacchi. La loro dignità è più forte di uno sgombero, più forte dell’abbandono che hanno subito dalle istituzioni o del tentativo di oscurare la loro situazione.
Ci faremo sentire molto presto, sempre più forte, da chi ha deciso che non vuole ascoltarci.
LA DIGNITA’ NON SI SGOMBERA!

 

Torino, Corso Traiano sotto sgombero. Decine di famiglie in mezzo alla strada

corteo_casa_sgombero_traianoAggiornamento ore 19:00: Le famiglie sgomberate stamani, insieme a un gruppo di solidali, ha percorso in corteo le vie centrali della città per denunciare la criminale gestione dell’emergenza abitativa da parte del Comune e della    Prefettura. Se da una parte questi due enti ordinano gli sgomberi senza se e senza ma, dall’altra parte però non sono così lesti nel fornire una soluzione per gli ex-occupanti che da stamattina sono rimasti senza un tetto, dimostrando una totale indifferenza e disinteresse nei confronti di chi si trova in condizioni di assoluta difficoltà. Attualmente il corteo è giunto davanti alla sede RAI per evidenziare anche le responsabilità che assumono i media in questo contesto.

Aggiornamento ore 13.30: Dopo lo sgombero di questa mattina, gli occupanti di corso Traiano, buttati in mezzo alla strada questa mattina, insieme ai solidali, hanno deciso di recarsi sotto il Comune. L’appuntamento è per le 15 di questo pomeriggio in via palazzo di città.

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All’alba di questa mattina reparti mobili della polizia e dei carabinieri, per un totale di oltre cento agenti, hanno fatto irruzione all’interno dello stabile di Corso Traiano a Torino, occupato a luglio dello scorso anno all’interno della campagna #Riprendiamoci la città. L’edificio -che si trova in zona Mirafiori- dava casa a 13 famiglie, molte delle quali con bambini piccoli (oltre ad una donna incinta), che da questo momento torneranno a non avere una casa in cui vivere, segno di una risposta da parte dell’amministrazione comunale che piuttosto di risolvere l’emergenza abitativa, decide di adempire in toto al piano casa di Renzi e alla sua battaglia contro le occupazioni. In questo momento l’area limitrofa alla palazzina è completamente circondata dalle forze dell’ordine che non permettono ai e alle solidali accorse di avvicinarsi all’edificio.

polizia_sgombero_traianoNonostante la proprietà della palazzina sia di un’azienda della grande distribuzione rimasta abbandonata ormai da alcuni anni, il ruolo del Comune riguardo allo sgombero non è esente da responsabilità nell’aver buttato quest’oggi in strada decine di famiglie. Segno emblematico di come le istituzioni comunali reagiscono all’emergenza abitativa e al problema sfratti nella città di Torino.

Un atteggiamento già palese dopo le ultime mobilitazioni che vi sono state all’assessorato alla casa, negli uffici dell’emergenza abitativa e sotto la prefettura, dove sfrattati e occupanti si sono accampati dopo che il prefetto ha rifiutato di fornire risposte rispetto all’emergenza abitativa e sfratti, dimostrando quest’oggi di voler continuare a parlare un linguaggio che conosce solo sgomberi e assoluto disinteresse per chi si trova senza casa e in condizioni sociali sempre più precarie.

Torino: famiglie accampate sotto la Prefettura. Stop sfratti!

prettura La lunga e calda giornata si è conclusa e il prefetto Paola Basilone ha confermato la linea dura sulla questione emergenziale degli sfratti. Pur avendo gli strumenti per attivare     una moratoria degli sfratti in città, il prefetto preferisce non fare nulla continuando a non intervenire sulla questione dell’emergenza abitativa. Le istituzioni continuano a rimanere in silenzio, facendo passare per la normalità i migliaia di sfratti che le famiglie subiscono nella città di Torino.

La richiesta della moratoria degli sfratti fatta dalla famiglie occupanti e dagli sfrattati è un provvedimento che la prefettura può realizzare ma non intende intervenire sulla questione, non c’è nessuna volontà politica di risolvere l’emergenza abitativa, ormai divenuta una vera piaga sociale in città.

Quello che invece continua ad esserci è l’arroganza di un potere che muove i propri organi contro chi oggi pretende dignità. La questura in modo scomposto a più volte intimato l’intervento delle forze dell’ordine sui manifestanti, più volte si è presentata davanti al presidio sbraitando che l’immagine della prefettura non poteva essere danneggiata dal presidio delle famiglie e sfrattati.

La questione abitativa non può e non vuole essere risolta perché gli interessi della politica, del PD, sono rivolti altrove, nelle grandi opere, nei grandi eventi, nei grandi affari a scapito della gente che oggi vive il disagio abitativo ed economico.

Il presidio si è sciolto, le tende sono state risposte, si attende che il comune sblocchi il corto circuito che si è creato con la prefettura, visto che quest’ultima aveva dato esito positivo ad un incontro sull’emergenza abitativa in concerto con le parti istituzionali. Nell’attesa che il teatrino della politica si svolga, il presidio lascia piazza castello convinto che quella legittimità politica che oggi gli è stata negata vada riconquistata con la lotta.

 Aggiornamento ore 11.30: Le famiglie hanno passato la notte e si trovano tuttora davanti alla Prefettura, dimostrando la propria determinazione a non retrocedere davanti all’ennesimo ribalzamento di responsabilità. Da un’ora è in corso la conferenza stampa convocata già da ieri. Stop sfratti, una casa per tutti/e subito!

Aggiornameto ore 20: un numeroso gruppo di agenti della questura, sostenuti della presenza di reparti della celere, provoca ripetutamente il presidio delle famiglie, obbligandolo a spostarsi di alcuni metri da sotto il portico della prefettura. La provocazione, non a caso, arriva proprio approfittando del momento di minore affluenza in cui le famiglie e i bambini si allontananano dal presidio per recarsi a recuperare quanto necessario per trascorrere la notte davanti al palazzo.  Sembrerebbe che il prefetto, il quale stamane ha rifiutato di incontrare le famiglie, si sia  infastidito dalla determinazione del presidio che, di smuoversi dal palazzo, non ha nessuna intenzione: occupanti, sfrattati e senza casa hanno deciso, infatti, di rimanere tutta la notte. L’appuntamento è per domani mattina alle 10 davanti la prefettura, ove si terrà la conferenza stampa. Per la serata sono previsti spettacoli e letture per i bambini organizzati dalla cavallerizza 14.45 occupata.

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Continuano le mobilitazioni per il diritto all’abitare, contro gli sfratti e il decreto Lupi. Se il mese scorso, a Torino (e in molte altre città) il movimento per il diritto all’abitare è tornato nuovamente in piazza contro il “nuovo piano casa” del governo Renzi, occupando gli uffici dell’assessorato alla casa, dell’emergenza abitativa e recandosi direttamente dall’assessore welfare e politiche sociali Elide Tisi, ancora nessuna risposta viene data dalle istituzioni, se non finte promesse di convocazione di tavoli truffa, che di fatto non coinvolgevano neanche tutti gli attori istituzionali coinvolti. Primo grande assente infatti risulta essere il Prefetto, che ha la possibilità di graduare gli sfratti o di deciderne una moratoria. Nel frattempo, il Comune di Torino, rimbalza la patata bollente proprio alla Prefettura, per quelle che sono le richieste avanzate dalle centinaia di sfrattati e sfrattate, tra cui tra le altre cose, la moratoria degli sfratti, sgomberi e pignoramenti, oltre alla sospensione dell’art. 610 e dell’articolo 5 del Decreto Lupi sulla casa.

Questa mattina quindi, centinaia di sfrattati e senza casa si sono recati sotto la prefettura per chiedere un incontro, affinchè le parole e i rimbalzamenti non proseguano più e per chiedere che il prefetto si faccia carico di trovare una soluzione all’emergenza abitativa. La risposta, come ci si poteva aspettare, è stata negativa. Trovandosi di fronte all’ennesima situazione e davanti all’ennesimo rifiuto riguardo all’assunzione delle proprie responsabilità, le molte famiglie hanno deciso di non andarsene, continuando il presidio sotto l’edificio, con l’intenzione di non andarsene così facilmente. Dopo aver approntato un pranzo, i molti sfrattati e senza casa continuano a rimanere sotto la Prefettura determinati a non retrocedere di un solo passo davanti all’ennesimo ‘no’.

La lotta per la casa non si arresta!

Sfratto evitato oggi in via Buriasco 20/15, zona Mirafiori Sud.

Come ben sappiamo, la tendenza politica dei governi precedenti (perpetuate grazie al Piano Casa del governo Renzi) riguardante gli immobili pubblici è stata quella della svendita totale di questo patrimonio, per riuscire a raffazzonare qualche soldo in più da mettere nelle casse dello stato sepolto da un debito che ovviamente fa pagare a caro prezzo ai suoi cittadini.

Concetta Buscemi vive in affitto in un appartamento che era di proprietà del demanio, in cui pagava un canone calmierato. Lei è stata vittima di questa tendenza alla svendita: la sua casa è stata venduta all’asta (in quanto non aveva i soldi per comprarla lei stessa). La nuova proprietaria, una donna che ha l’abitudine di frequentare aste di immobili, ha comprato l’appartamento ad una cifra veramente irrisoria. Da brava speculatrice non poteva certo accontentarsi del canone calmierato che le pagava Concetta. Scaduto il contratto, non ha avuto ripensamenti: o si stipulava un altro contratto d’affitto a 350/400 euro o Concetta avrebbe dovuto andarsene.

Concetta è da qualche anno disoccupata e non poteva certo accettare una proposta del genere e di certo non aveva intenzione di andarsene da casa sua. Così qualche mese dopo si è ritrovata con in mano un’ingiunzione di sfratto per finita locazione.

Arrivato l’ufficiale giudiziario con proprietaria, avvocato e fabbri, quello che si sono trovati davanti è stata la volontà di continuare a lottare per il diritto alla casa. A causa delle tendenze di quest’ultimo anno, abbiamo deciso di aspettare in casa il loro arrivo, così che si arrivasse ad un confronto faccia a faccia e non rischiare che l’ufficiale vedendo il picchetto, se ne andasse senza dare una risposta. Purtroppo però le pressioni da parte della proprietà e del suo avvocato erano talmente forti che l’ufficiale, nonostante si fosse rifiutato di chiamare la forza pubblica, ha applicato la legge 610.

Ci siamo già espressi su quanto sia infame questo provvedimento, chiara risposta politica delle istituzioni a chi decide di resistere contro chi cerca di togliere un diritto fondamentale come quello di avere un tetto sulla testa. Quella dell’abolizione del 610, infatti, è stata una delle richieste portate avanti durante l’occupazione degli uffici dell’Emergenza Abitativa e durante il tavolo ottenuto con il vicesindaco Elide Tisi. Peccato che la risposta sia sempre stata il rimpallo delle proprie responsabilità: “Non è di nostra competenza”.

Grazie alla determinazione del picchetto anti-sfratto si almeno riusciti a fare in modo che Concetta non si ritrovasse dall’oggi al domani senza una casa. Ma é anche un altro messaggio che questo picchetto ha voluto mandare: nonostante la duro attacco che il movimento per il diritto all’abitare ha dovuto subire due giorni fa, noi non ci lasciamo intimidire e avvilire da queste misure repressive.

La lotta per il diritto all’abitare non si arresta, continua ad andare avanti a testa alta. Continuerete a trovarci nei picchetti, continueremo a resistere con determinazione, non abbiamo paura delle vostre minacce. Mandiamo la nostra solidarietà a tutti e tutte coloro che sono stati colpiti/e da questo tentativo di depotenziarci.

Liberi tutti! Libere tutte! Liberi/e subito!

E anche per questo… #civediamolundici !

Maxi operazione della questura contro la lotta per la casa

Torino_All’interno di una maxi operazione della questura di Torino contro le realtà che si battono per il diritto all’abitare, oggi 3 giugno arrivano anche le denunce per gli attivisti del collettivo Prendocasa che il 15 maggio del 2013 contestarono Elvi Rossi, presidente di Atc. La continua malagestione da parte del presidente dell’ATC, veniva denunciata dalle famiglie sfrattate e occupanti di case cogliendo di sorpresa il signor Rossi in un ristorante di lusso. Riproponendo l’Escrache argentino-spagnolo, il presidente dell’Atc veniva contestato, prima all’interno del ristorante e poi dopo all’esterno mentre velocemente si dirigeva verso la propria automobile di lusso, a suon di cori e sonagli.

Ascolta Luca del collettivo Prendocasa-torino:

 

Continuano gli attacchi ai movimenti sociali a chi si batte quotidianamente contro un sistema politico sempre più lontano dalle esigenze e dai bisogni delle persone. Parlare di violenza privata e minaccia come capo d’imputazione e fuori dalla realtà, quando la contestazione, legittima, a Elvi Rossi aveva lo scopo di denunciare pubblicamente i risultati di una gestione fallimentare delle case popolari: migliaia di famiglie senza case, sfrattate e senza nessuna soluzione reale da parte delle istituzioni locali.

I movimenti per la casa sono parte di un corpo sociale che oggi sente l’acuirsi del disagio abitativo, provocato dalle istituzioni che invece di garantire il diritto alla casa, affrontano la questione abitativa come mera questione di ordine pubblico. Come avvenuto per il movimento di lotta per la casa romano e per tutti i movimenti sociali che oggi alzano la testa per opporsi alle politiche di impoverimento del governo Renzi – incapace di portare soluzione reali all’emergenza abitativa che attraversa il nostro paese – anche a Torino si manifesta l’inadeguatezza delle istituzioni (targate PD) le quali delegano, per incapacità e mancata volontà politica di risolvere le questioni sociali, alla magistratura il ruolo tutto politico che quest’ultima esercita nei territori attraverso arresti e denunce nella speranza di intimorire o debellare forme di contrapposizione sociale.

Non saranno le denunce a fermarci, continueremo a lottare a fianco delle famiglie e di coloro che si battono per la casa, per la dignità, per una vita migliore.

Solidarietà agli arrestati, alle arrestate, inquisit*, domiciliat*!