Bologna – Sgombero in corso in via deMaria, cariche e feriti del Partito del Sì!

bolo_sgombSette cariche contro i solidali, utilizzo di spray al peperoncino contro neonati, pestaggio degli occupanti che non vogliono lasciare la propria casa, viabilità paralizzata; sono le conseguenze che derivano dalla decisione di sgomberare l’occupazione abitativa di via deMaria. Dal manuale della Questura di Bologna si legge oggi un’altra pagina triste per la città, resa meno amara solamente dalla dignità di chi ha resistito all’ennesima barbarie nei confronti di chi non ha la possibilità di permettersi neanche un tetto sopra la testa.

Sono le prime luci dell’alba quando le forze dell’ordine bloccano entrambi gli accessi a via deMaria, dove si trovano le due palazzine occupate nel marzo 2014 da Social Log, nelle quali da quel giorno vivevano 120 persone di diverse nazionalità e biografie.

Completamente bloccata la viabilità della Bolognina da decine di elementi di Polizia e Carabinieri, che permettono ai “tecnici” di procedere all’immediato distacco di luce e acqua per fiaccare la resistenza degli occupanti (tra cui vanno contati decine di bambini), i quali però non demordono all’ipotesi di lasciare le proprie abitazioni e iniziano la resistenza: dal tetto intanto compare una bandiera StopSfratti.

Di nebbia si fa l’assessore alla Casa, la renzianissima Gieri; si focalizza sui “disagi al traffico” (ma chi li avrà mai creati?) il presidente di Quartiere; non pervenuti infine i servizi sociali, mentre il tema del diritto alla casa ancora una volta diventa una questione puramente di ordine pubblico, finalizzato alla rendita e alla speculazione abitativa: la proprietà della palazzina è infatti del ricco speculatore locale Baschieri.

L’occupazione divenne inoltre nota alle cronache per la resistenza contro il distacco dell’acqua effettuato dalle istituzioni in ossequio al piano Casa, resistenzache a suon di azioni e campagne politiche portò nel 2015 la giunta comunale al riallaccio, segnando una forte vittoria contro le infami prescrizioni del duo Renzi-Lupi.

E oggi il Partito del Sì, quello che il modello del Piano Casa lo vorrebbe approfondire e incrementare nel segno dell’odio e del disprezzo per gli ultimi della nostra società, non ha esitato ad a sfoggiare il renzismo più spregevole: legalità contro giustizia sociale, manganellate contro la resistenza. Esattamente quello che un rafforzamento del PD renziano significherebbe per chi lotta per i propri diritti..esattamente quello che bisogna respingere attraverso la costruzione di un NO sociale verso e oltre il referendum!

Si contano diversi feriti nelle cariche interne all’occupazione, condite da utilizzo smodato di gas urticanti anche nei confronti di bambini; ma anche all’esterno si contano diversi feriti a causa delle ripetute cariche contro i solidali che volevano raggiungere l’occupazione, prima su via Carracci e poi su via Matteotti.

Ai giornalisti non è stato permesso di documentare le operazioni di sgombero, forse per evitare che si potessero vedere le ruspe in azione a demolire le case tirate su dalla polvere dagli occupanti. Nel frattempo però, Social Log non solo ha resistito allo sgombero, ma ha contemporaneamente effettuato il blocco di uno sfratto a qualche centinaio di metri da via deMaria, simboleggiando l’assoluta determinazione e volontà di proseguire la battaglia per il diritto all’abitare!

La resistenza dentro alla palazzina di via De Maria è tuttora in corso, così come il presidio solidale in via Fioravanti.

Guarda i video della giornata e segui gli aggiornamenti sulla pagina fb di SocialLog

Comitati popolari occupano uffici Atc

madonna_newsDopo una serie di incontri e discussioni sul tema delle case popolari, i Comitati di Vallette-Lucento insieme a quello di Madonna di Campagna hanno deciso di portare le proprie ragioni sotto il palazzo di Atc. Infatti intorno alle 13.30 di oggi, giovedì 29 settembre, una cinquantina di persone si sono radunate sotto gli uffici di Corso Dante a Torino con striscioni e trombette per far sentire la loro voce e le loro rivendicazioni individuando in Atc il responsabile dell’incuria che colpisce le case popolari, soprattutto per quanto riguarda la manutenzione ordinaria inesistente. Ma non solo, i Comitati hanno voluto portare anche una serie di problemi legati al caro bollette e ai conguagli arretrati, chiedendo inoltre di attivare una procedura di regolarizzazione per le famiglie che occupano alloggi lasciati vuoti da anni e non ancora assegnati.

In un primo momento i Comitati hanno formato un presidio sotto gli uffici dell’Agenzia Territoriale per la Casa “addobbando” l’ingresso principale con alcuni striscioni e cartelli fra cui “ C’è chi dice No al caro bollette” e “Basta sfratti e sgomberi”. Inutile l’invito dei Comitati al presidente Mazzù, del PD, di scendere per un confronto e dopo una serie di interventi il presidio si è spostato all’ottavo piano del palazzo, proprio dove si trova l’ufficio del presidente Mazzù.

Decisi a non lasciare il piano senza aver ottenuto una data per un incontro con Atc, i Comitati hanno ribadito le loro ragioni davanti a un presidente che cercava di trincerarsi dietro le solite frasi che in qualche modo lo sollevavano da ogni responsabilità legata alla gestione delle case popolari, ma la determinazione delle persone presenti hanno strappato e ottenuto un incontro per il 13 ottobre alle ore 9.

Leggi il comunicato del Comitato Vallette-Lucento e Madonna di Campagna:

Dopo settimane di incontri e discussioni sulle problematiche legate alle case popolari fatte nei quartieri popolari, come Comitati di Vallette-Lucento e Madonna di Campagna, abbiamo deciso di denunciare le fallimentari politiche di gestione di Atc. Le case popolari nelle quali viviamo sono completamente carenti di lavori di manutenzione ordinaria, paghiamo bollette molto care del riscaldamento oltre ai costi, per noi altissimi, per la gestione delle parti comuni, come il verde all’interno dei cortili.

Per questi motivi oggi siamo andati davanti al palazzo di Atc determinati nel voler portare le nostre ragioni al presidente Mazzù. Visto il nulla di fatto di fronte all’invito che abbiamo fatto al presidente Mazzù di scendere per confrontarsi con noi, abbiamo deciso di salire direttamente noi fino all’ottavo piano. Dopo molte scale, siamo arrivati davanti all’ufficio di Mazzù e abbiamo sollecitato la sua presenza che si è palesata dopo alcuni minuti. Insieme abbiamo denunciato la carenza di manutenzioni, il caro bollette, la difficoltà per molte famiglie nel pagare il piano di rientro per morosità incolpevole (molte famiglie si affidano agli strozzini, indebitandosi, per paura di essere sgomberate dalla propria casa) e le assurde lettere ricattatorie che Atc fa pervenire alle famiglie occupanti con le quali si annuncia che il canone di affitto finora pagato – perché molte famiglie “abusive” pagano l’affitto ad Atc – avrà un rincaro del 130% invitando, inoltre, di sgomberare la propria casa senza nessuna soluzione alternativa da parte delle istituzioni.

Grazie alla nostra determinazione e alla forza delle nostre ragione, abbiamo ottenuto un incontro con Atc per il 13 ottobre alle ore 9.

Per noi questa giornata è stata importante perché abbiamo deciso di mobilitarci insieme, fra famiglie e singoli che vivono le stesse problematiche legate alla casa, dimostrando che insieme possiamo ottenere qualcosa.

Torino, le famiglie di Falchera occupano gli uffici Atc

Ieri, martedì 14 giugno, le famiglie occupanti delle case popolari della Falchera si sono presentate negli uffici dell’Atc in corso Dante occupando l’atrio e chiedendo un incontro con il presidente Mazzù. Dopo la giornata di resistenza e dignità di lunedì scorso, le famiglie del comitato “Figli di Miccichè” hanno deciso di portare la protesta dentro gli uffici del gestore delle case popolari, rivendicando il diritto alla casa per tutti, il blocco degli sgomberi e portando 800 firme in solidarietà con la lotta degli occupanti.

Il presidente di Atc non ha voluto ricevere la corposa delegazione di occupanti che però sono riusciti a strappare, grazie alla loro determinazione, un incontro per mercoledì 22 giugno con alcuni rappresentanti del comune, della regione e di Atc.

All’interno dell’edificio gli occupanti hanno srotolato uno striscione “No sfratti, basta casa senza gente, basta gente senza casa”

Da parte sua Atc continua con la solita litania sull’inaccettabilità delle occupazioni ritenute illegali dimenticando però che le stesse case occupate dalle famiglie in difficoltà – senza casa e costrette a vivere in piccoli alloggi in condivisione con altri nuclei familiari – erano chiuse da cinque anni senza che venissero assegnate e che proprio grazie all’azione di protesta del comitato di Falchera è stato possibile sbloccare la situazione ormai ferma da tempo.

L’intenzione di Atc e comune è quella di scatenare una guerra fra poveri per evitare di assumersi le proprie responsabilità, non ammettendo l’incapacità di gestire il patrimonio pubblico che nel frattempo continua a svendere ai privati.

La possibilità di assegnare le case popolari ancora vuote, sono circa un migliaio, ci sono ma Atc non sblocca le assegnazioni, tenendo più di 12mila famiglie in coda per la casa popolare. La dimostrazione che è possibile dare le case vuote, viene data proprio dalla celerità con cui Atc ha assegnato le tre case sgomberate nella giornata di ieri.

Per inciso, le tre case sono tutt’ora vuote in attesa delle famiglie assegnatarie…

Siamo ancora qua!

Martedì 7 luglio più di trenta nuclei famigliari, che avevano trovato una soluzione alla propria emergenza abitativa occupando uno stabile pubblico lasciato all’abbandono da anni, sono state sgomberate da una massiccia operazione di polizia da quello che era diventato il loro nuovo tetto. Parliamo di famiglie, di donne, uomini e bambini costretti a una vita precaria sempre più strozzati da una crisi di cui paghiamo i ricatti tutti i giorni e che toglie ogni certezza riguardo il futuro nostro e dei nostri figli. Parliamo di crisi, ma sappiamo bene le che condizioni di vita sempre più povere e incerte che viviamo altro non sono che la conseguenza di precise scelte politiche; è stato il manchevole e colpevole operato di chi amministra Torino a rendere questa città la capitale degli sfratti d’Italia, con i suoi 4500 sfratti solo nel 2014. Il Comune infatti è da anni che si dimostra assolutamente incapace di gestire l’emergenza abitativa sempre più diffusa a Torino e si rifiuta di prendere una posizione in merito a questioni quali moratoria degli sfratti, edilizia popolare pubblica, affitti calmierati, parametri meno esclusivi per le liste delle case popolari. Sono migliaia, di contro, gli alloggi e le case ATC lasciate vuote per interesse. Ci ripetono che i soldi non ci sono, ma vediamo gettarli in opere inutili e speculazioni che arricchiscono sempre e solo le tasche già gonfie di banche, politici, costruttori e palazzinari. Intanto siamo sempre più a non arrivare a fine mese, a perdere il lavoro, non riuscire a pagare l’affitto o la scuola per i figli, mentre ci misurano la miseria in punti per la casa popolare.

Quando abbiamo occupato l’ex c.s.e.a – che abbiamo rinominato Spazio Popolare Neruda – di via Bardonecchia, quartiere Pozzo Strada, alcuni politicanti ci hanno definito ”abusivi” e “illegali” sperando di attirare su di noi l’odio degli abitanti del quartiere: sono accuse queste che non ci spaventano , crediamo nella legittimità del nostro gesto, che speriamo sempre più riproducibile, di riappropriazione diretta di un diritto che dovrebbe esserci garantito, il diritto a una casa e una vita dignitosa. Se la “legalità” si manifesta nello speculare sulla vita delle persone, nel lasciare la gente in mezzo alla strada o nell’autorizzare uno sgombero coatto all’alba di uno stabile in disuso diventato una casa per tanti , questa legalità allora non ci appartiene.

A seguito dello sgombero le soluzioni che sono state proposte dal Comune per le famiglie che avevano trovato un tetto all’ex c.s.e.a. sono state del tutto insufficienti: qualche giorno, al massimo un mese o due in casa famiglia o dormitori, spesso spaccando il nucleo famigliare. Per questo in tanti hanno rifiutato e sono determinati a continuare questa battaglia per riprendersi il diritto ad avere una casa.
Lo Spazio Popolare Neruda si stava attrezzando anche per diventare uno spazio a disposizione del quartiere per andare incontro ai bisogni espressi da chi abita in Pozzo Strada: dal sopperire ai servizi mancanti( biblioteca, ludoteca..) al poter diventare un punto di ritrovo e socialità che potesse creare aggregazione tra e per chi vive il territorio.

Ma il Comune e la Prefettura hanno preferito sgomberare uno stabile già simbolo della più becera speculazione edilizia, parliamo infatti di decine di milioni di euro sottratti alla collettività, per uno spazio poi fatto fallire a causa dell’incuria dell’amministrazione pubblica e privata, e che ora rimarrà chiuso per chissà quanti altri anni a venire, di nuovo sottratto alla collettività e ai suoi bisogni.

Questa mattina abbiamo deciso di tornare qui, con tutte le famiglie che avevano occupato l’ex C.S.E.A. per confrontarci con chi vive questo quartiere, che già si era mostrato aperto e solidale e con cui abbiamo tutta l’intenzione di continuare ad avere a che fare, perché crediamo che la dignità, come la solidarietà, non si sgombera.

Le famiglie sgomberate dall’ex C.S.E.A

Elide Tisi ha mentito? Retroscena da via Bardonecchia

tisiL’assessore alle politiche sociali Elide Tisi non ha mancato di intervenire sullo sgombero delle trenta famiglie che avevano occupato l’ex Csea di via Bardonecchia, ribattezzandolo Spazio Sociale Neruda. Ha sostenuto che, all’evidente dramma dell’emergenza abitativa (Torino, in cui sono state cacciate 4.500 famiglie dalle case dove abitavano nel solo 2014, è una sorta di capitale degli sfratti), occorre rispondere “senza atteggiamenti ideologici” e con percorsi “che restino all’interno della legalità”. Una contraddizione in termini, visto che (a netto degli scopi speculativi e di controllo sociale che ha la politica istituzionale sulla casa) se l’ordinamento non soltanto non risolve, ma produce le sofferenze sociali che causano il dramma abitativo, è evidente che l’unico possibile atteggiamento non ideologico è sposare un’attiva indifferenza rispetto al carattere legale o illegale, ossia interno o esterno all’ordinamento, di questo o quel comportamento che rappresenti una soluzione al problema abitativo, ponendosi semmai l’obiettivo dell’efficacia dei percorsi volti a dare una casa a chi non ce l’ha.

Le dichiarazioni di Elide Tisi, tuttavia, contengono qualcosa di peggio di una mera contraddizione. L’assessore (e vicesindaco nella giunta Fassino) ha infatti dichiarato al periodico on line Nuova Società di non esser stata al corrente dello sgombero fino a martedì mattina, ossia fino all’intervento manu militari della polizia. Ha aggiunto testualmente, a riprova di ciò: “Lo sgombero di via Bardonecchia non dipende da noi ma da chi è proprietario dell’immobile, che chiede di intervenire alla Prefettura”. Povera Elide: tipica politicante magicamente all’oscuro di ciò che le accade intorno, abituata dal mestiere che fa a scaricare su livelli istituzionali diversi dal suo le responsabilità dirette o indirette non soltanto dei drammi sociali che non può risolvere (perché causati dall’ordinamento che difende con la sua appartenenza istituzionale, la sua ideologia della legalità e le sue false promesse), ma anche della repressione scomposta che le istituzioni oppongono alle soluzioni che autonomamente la gente è in grado di trovare (il Neruda, e molti altri edifici occupati a Torino, lo dimostrano).

Occorre, in ogni caso, verificare se la professione di estraneità e ignoranza dell’assessore reggano all’analisi di alcune circostanze. In primo luogo non è chiaro perché, se il comune era all’oscuro dello sgombero, non soltanto la polizia municipale, ma anche una folta schiera di assistenti sociali (che risponde alla Tisi sul piano gerarchico) si trovava all’interno della struttura immediatamente dopo l’ingresso delle forze dell’ordine, sostanzialmente per accompagnare il loro operato (che ha compreso la distruzione vandalica di tutti i sanitari presenti nella struttura per impedire un’eventuale rioccupazione: complimenti…). A coordinarli è stato avvistato, fin dal primo mattino, Uberto Moreggia, responsabile (sempre per conto dell’assessorato di Tisi) del settore Famiglie e Adulti in difficoltà. Coincidenza? Tutt’altro: diversi elementi lasciano pensare che l’assessorato non soltanto fosse al corrente della preparazione dello sgombero, ma abbia attivamente collaborato con la polizia, e in particolare con l’ufficio politico della questura (Digos), anche nei giorni precedenti, nella fase dei sopralluoghi che hanno permesso di organizzare l’operazione.

Di cosa stiamo parlando? Di un episodio che abbiamo potuto ricostruire grazie ad alcune testimonianze. Due occupanti hanno dichiarato a chi scrive che il 29 giugno, verso le 23.00, alcuni utenti del dormitorio di via Marsigli, adiacente all’ex Csea, hanno avvicinato i ragazzi che presidiavano l’occupazione presso i cancelli della stessa, riferendo che “gente di merda” (leggi: agenti in borghese) era entrata nel dormitorio e stava colloquiando con alcuni operatori. Il giorno successivo, 30 giugno, due poliziotti, indicati dagli occupanti come appartenenti all’ufficio politico (Digos), sono stati avvistati dall’ex Csea mentre erano intenti ad osservare e fotografare l’edificio da una finestra situata al primo piano del dormitorio. Se ne potrebbe dedurre che la polizia abbia utilizzato una struttura di competenza comunale, che opera sotto la responsabilità dell’assessorato alle politiche sociali, per spiare l’occupazione in previsione dell’irruzione di alcuni giorni dopo, senza che la sua presenza fosse ignota agli operatori del dormitorio. Alla faccia dell’“estraneità” dell’assessorato alla dinamica dello sgombero! Come poteva l’assessore/vicesindaco ignorare che la polizia stava preparando l’operazione, quando all’interno di una realtà di sua diretta competenza si svolgevano indagini finalizzate a monitorare le caratteristiche dell’edificio e ciò che vi accadeva all’interno, in vista dello sgombero?

Il proprietario dell’ex Csea è Cassa Depositi e Prestiti, ed è del tutto verosimile che sia stato questo ente a chiedere formalmente lo sgombero al prefetto. Questo non significa però in alcun modo che Elide Tisi fosse all’oscuro dell’operazione e della sua preparazione, né che avesse negato il suo assenso alle procedure necessarie, tenuto conto di tutte le circostanze appena elencate. Si affaccia, allora, una domanda: perché la Tisi, intervistata da Giulia Zanotti per Nuova Società, ha lasciato intendere di non saperne nulla? I casi sono due: o nel suo assessorato vige il caos, e quindi tanto i dirigenti degli uffici quanto gli operatori agiscono a sua totale insaputa su materie così delicate, oppure il vicesindaco ha voluto scaricare ogni responsabilità su attori apparentemente esterni, come la proprietà dell’edificio e la prefettura, per uscire “pulita” da una vicenda in cui decine di famiglie con bambini in condizioni di povertà, che avevano risolto insieme il problema abitativo, sono state sbattute nuovamente in una situazione di precarietà da un’istituzione da lei diretta e formalmente deputata a trovare una soluzione per le persone a basso reddito che finiscono in mezzo a una strada.

Ai contemporanei la sentenza tutt’altro che ardua, ma urgente come tutte quelle che permettono di distinguere i bugiardi dalle persone che, quando si alzano, non hanno motivo di vergognarsi guardandosi allo specchio.

da Quiete o tempesta

Mors tua vita mea

Stefano Bolognesi, consigliere di Circoscrizione del quartiere Pozzo Strada, nella sua pagina fb si dice soddisfatto dello sgombero dello Spazio Popolare Neruda e continua la sua litania su quante famiglie erano presenti nell’occupazione, quante hanno diritto ad avere una casa ecc ecc.

Sulla legalità e sul diritto abbiamo già detto che oggi non si può fare politica sulla pelle della gente: la verità sotto gli occhi di tutti è che la politica oggi non è in grado di dare soluzioni reali e definitive a chi finisce in mezzo a una strada. La politica oggi non è in grado di garantire il diritto alla casa.

Cosa bisogna fare per sottrarsi dalla strada? Perché l’occupazione di stabili pubblici, svenduti per fare cassa senza che i guadagni siano stati redistribuiti sul territorio, dovrebbe essere un atto illegale?

Legalità si trasforma in legittimità per le famiglie senza casa che, pur avendo fatto i percorsi dell’emergenza abitativa, le lunghe code in via Corte d’Appello, ricevono una risposta negativa alla domanda: “Avete una casa per la mia famiglia?”

Con l’aumentare della povertà, oggi parlare di legalità dalla propria poltrona in ufficio o dal divano della propria casa è facile. Meno facile è vivere situazioni di disagio, vivere in macchina o gestire una quotidianità con l’incubo dello sfratto. Diciamo queste cose non “per far colpo” su chi leggerà questo post ma riportiamo la realtà così come la conosciamo.

L’opportunismo politico del consigliere è vergognoso. L’abbiamo visto quando si presentò all’occupazione con la sua camicia bella nuova e stirata mentre le famiglie spostavano cumuli di immondizia lasciati lì dalle istituzioni per cui il consigliere lavora e che fino al nostro arrivo non aveva mosso un dito per migliorare quel posto o per denunciarne la speculazione in atto. Né prima e né dopo lo scandalo delle tangenti al CSEA.

Noi, al contrario del consigliere, con la gente del quartiere di Pozzo Strada ci confrontavamo. In tanti sono passati a portarci sostegno e solidarietà…molti, fra cui due panettieri del quartiere, portavano l’invenduto alle famiglie, come gesto di solidarietà e aiuto verso il prossimo. Nella raccolta firme per il riallaccio dell’acqua, abbiamo ricevuto più di 500 adesioni. Molti giovani ci avevano chiesto se era possibile riutilizzare spazi per il quartiere per una biblioteca (ad oggi chiusa), stanze con internet gratuito, una ludoteca e altri laboratori. Perché in quel luogo occupato, lontano dagli intrallazzi della politica ci si sentiva a proprio agio.

La verità taciuta nella vicenda dello sgombero del Neruda è che quel rapporto che si andava a creare con la gente di Pozzo Strada risultava scomodo ai politicanti “appassionati del loro lavoro” che fanno “politica per passione” come Bolognesi. Dava fastidio quel legame di solidarietà instaurato con le famiglie, dava fastidio quando le persone, gli ex insegnanti CSEA ci riportavamo il loro giudizio favorevole all’occupazione e il tentativo da parte degli occupanti di restituire uno stabile di proprietà pubblica al quartiere.

Oggi Bolognesi continua la sua crociata contro le occupazioni ma continua a ritenersi solidale con le famiglie: fa finta di preoccuparsi se queste famiglie hanno ottenuto una soluzione…peccato che le soluzioni sono temporanee, precarie e che fra qualche mese il problema della casa si ripresenterà.

Ovviamente il Bolognesi questo tipo di soluzioni tampone le conosce bene.

Quindi, in conclusione, quando la smetterà di nascondersi dietro quel buonismo da politicante di professione che cerca solo consensi per il suo partito?

Noi, a differenza del Bolognesi che elargisce consigli e avvertimenti, siamo più umili e diciamo solo di non credere alle panzane di questi loschi personaggi ma di toccare con mano le situazioni.

La gente del quartiere Pozzo Strada lo faceva e si sporcava le mani con noi, il Bolognesi costruisce le sue “verità” a tavolino a suon di interpellanze per giustificare uno stipendio che molte famiglie si sognano.

Ecco cosa fanno quando sgomberano un luogo occupato dalle famiglie

Questo è lo spettacolo indegno, e che vi invitiamo a far girare, che si sono lasciati dietro gli “eroici” tutori dell’ordine intervenuti questa mattina all’alba per sgomberare lo Spazio Popolare Neruda.
Il progetto che era stato avviato in queste settimane in via Bardonecchia, quello di costruire assieme uno spazio comune, aperto a tutti, un luogo di incontro e socialità per il quartiere e non solo una casa per famiglie in difficoltà, è stato brutalmente calpestato da anfibi, caschi e manganelli, dalla violenza arrogante di chi ha a cuore solo il perseguimento dei propri interessi, ad ogni costo.
Viviamo in una città in cui da anni l’amministrazione preferisce mandare avanti la forza pubblica piuttosto che cercare soluzioni degne di fronte a un’emergenza abitativa dai numeri impressionanti. Una città in cui, piuttosto che aprire le porte dei tantissimi spazi abbandonati che ci sono, si preferisce far sfasciare e demolire sanitari praticamente nuovi, in perfetto stato, per evitare nuove occupazioni e restituire un luogo all’abbandono per chissà quanto tempo, fino a quando qualcuno non ci metterà sopra le mani per l’ennesima speculazione.
Oggi ci hanno buttato fuori con la forza dal Neruda, ma presto o tardi una nuova occupazione tornerà ad opporsi a questa gestione vergognosa dell’emergenza abitativa. Gli sgomberi non ci fermano: CASA PER TUTTI/E, SFRATTI PER NESSUNO!

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Torino: Sgomberato lo Spazio Popolare Neruda

neruda_nerudaOre 15,30: le quattro compagne sono scese dal tetto alla fine delle “trattative” accompagnate dalle famiglie sgomberate tra gli applausi dei solidali accorsi sul posto. Il virgolettato è d’obbligo perché anche oggi, durante i colloqui con gli assistenti sociali convocati in fretta e furia, si sono sprecati i ricattini per accettare pseudo-soluzioni provvisorie (mamme e bambini mandati via con una pacca sulla spalla e l’indirizzo di qualche istituto caritativo…). Pochi sono in realtà i nuclei familiari che hanno accettato le offerte del comune capendo bene dove va a parare chi è più interessato a nascondere la polvere sotto il tappeto che a trovare soluzioni dignitose e stabili. Le famiglie restanti saranno invece accolte in altre occupazioni torinesi, perché la lotta non lascia nessuno indietro. Casa per tutti, sfratti per nessuno! Alla prossima!

Ore 13,20: Continua la resistenza sul tetto dello stabile, nonostante la continua pressione delle forze dell’ordine che poco fa hanno impedito ai solidali in presidio di fare arrivare l’acqua ai compagni. Proseguono anche le trattative per trovare una soluzione abitativa immediata agli occupanti, ma a quanto sembra il Comune sembra pronto a rinviare la decisione ad un incontro con l’assessore alle politiche sociali, comunque non prima di giovedì. L’eventuale soluzione riguarderebbe, inoltre, i soli nuclei famigliari lasciando senza un tetto i singoli che avevano trovato casa nello Spazio Popolare Neruda. Ancora tante le persone accorse al presidio sotto l’occupazione abitativa che rinnovano l’invito a recarsi all’incrocio tra via Marsigli e corso Peschiera.

***

Alle prime ore del giorno la polizia ha circondato lo spazio popolare Neruda, la palazzina occupata un paio di settimane fa da una trentina di famiglie sotto sfratto, per procedere allo sgombero.

All’interno dell’edificio, un’ex scuola che il Comune nel 2013 ha ceduto alla Cassa Deposito e Prestiti, una trentina di persone, tra cui una decina di bambini piccoli. Alcuni compagn* stanno resistendo sul tetto sventolando la bandiera Stop Sfratti, ostacolando l’operazione e chiedendo la garanzia che tutte le famiglie sotto sgombero ottengano una soluzione reale e dignitosa.

All’esterno del Neruda un gruppo di compagni e solidali sta sostenendo gli occupanti e bloccando la strada per impedire l’arrivo dei pompieri con l’autoscala.

La minaccia di uno sgombero era già stata paventata nei giorni scorsi da Questura e Prefettura, mandate ancora una volta avanti da un’amministrazione incapace di far fronte a un’emergenza abitativa dilagante.

Solo tre giorni fa le famiglie occupanti avevano percorso in corteo le strade del quartiere Pozzo Strada, per opporsi all’eventualita’ dello sgombero e dichiarandosi pronte a resistere.

Un’occupante si è sentita male durante lo sgombero ed è stato necessario l’intervento di un’ambulanza.

Benvenuti allo Spazio Popolare Neruda – Pozzo Strada

festa_spazio_neruda01Sabato 27 giugno all’interno dello stabile occupato “Spazio Popolare Neruda – Pozzo Strada” in via Bardonecchia 151, si è tenuta la festa di quartiere. Una giornata di socialità e giochi per i più piccoli, un momento nato dalla volontà di presentarci agli abitanti del quartiere con i quali abbiamo intenzione di costruire un percorso condiviso sulla possibilità di apertura degli spazi pubblici dello stabile occupato. Infatti alle 18 è iniziata l’assemblea popolare di quartiere per cercare di capire insieme in che modo poter sfruttare al meglio gli spazi che verranno adibiti ad uso pubblico per la gente di Pozzo Strada. Le proposte fatte nell’assemblea sono state diverse: ludoteca, biblioteca, aule studio e postazioni internet. Insieme, famiglie e abitanti, possiamo realizzare alcune attività che oggi sono assenti o insufficienti nel quartiere, facendo rinascere l’ex Mario Enrico.

 

 

festa_spazio_neruda00All’interno della giornata di festa, fra merende, spettacoli di magia per bambini e partite di calcetto, si è presentato il consigliere di circoscrizione Stefano Bolognesi di Forza Italia, il quale aveva richiesto lo sgombero dello stabile alcuni giorni prima. Dopo questa sua dichiarazione, dicevamo, si è presentato con la sua faccia di tolla per visionare lo stabile a titolo di semplice cittadino, accompagnato da due loschi individui del movimento tricolore, gruppuscolo di destra xenofobo e razzista, nostalgici fascisti la cui figura di riferimento è il defunto Giorgio Almirante, fondatore dell’ex MSI (Ovviamente i tre personaggi, Bolognesi e i due del movimento tricolore, non vanno in giro insieme per caso: basta andare a vedere la pagina Facebook di Stefano Bolognesi che fra le sue foto non poteva mancare il loro idolo, Almirante)

Bloccati i due fascisti sull’uscio del portone, al consigliere di circoscrizione veniva invece concessa una veloce visita all’interno dello stabile. L’accoglienza da parte delle famiglie, insieme al collettivo Prendocasa e alle persone presenti in quel momento, non è stata, giustamente, delle migliori: gli abbiamo sbattuto in faccia le sue dichiarazioni sullo sgombero fatta nei giorni precedenti e l’uso strumentale del disagio abitativo delle famiglie occupanti per scopi elettorali.

Veloce e indolore il giro turistico del consigliere di Forza Italia, il quale sosteneva di portare solidarietà alle famiglie, condannando però la riappropriazione. Con questa contraddizione, tipica del mero politicante attaccato alla poltrona e ai suoi privilegi, incapace di portare soluzioni reali alle migliaia di famiglie in emergenza abitativa, veniva accompagnato all’uscita dell’occupazione.

festa_spazio_neruda02Dopo questa piccola parentesi, la giornata è continuata all’insegna della festa e del divertimento, incontrando la gente di quartiere arrivata per curiosità – quella sana curiosità della gente comune non quella strumentale e provocatoria del consigliere di circoscrizione – o perché già passata nei giorni precedenti portando solidarietà alle famiglie occupanti.

Per questo ci teniamo a ringraziare quanti sono passati sabato 27 portando la solidarietà alle famiglie e contribuendo alla riuscita della giornata.

Occupare uno stabile per un bisogno abitativo urgente, diventa una necessità quando le istituzioni locali non sono in grado di garantire il diritto all’abitare e al contempo restituisce alla collettività un bene pubblico lasciato all’incuria e alla speculazione.

Sicuramente ci saranno altre assemblee con il quartiere per definire l’utilizzo degli spazi comuni. Seguiteci sulla nostra pagina Facebook: Spazio Popolare Neruda – Pozzo Strada

A Firenze è guerra alle occupazioni: doppio sgombero. Corteo!

firenze_sgomberoPer spianare la strada all’approvazione della nuova legge regionale sulla casa parte la campagna di sgomberi. Mentre ancora si resiste in via Baracca si organizza la risposta dei movimenti. Alle 18 corteo da Piazza Medaglie d’oro.

 

Aggiornamento ore 19.00 Cariche della polizia per allontanare il corteo dalla sede del PD. I reponsabili politici degli sgomberi di stamani e della nuova legge regionale sulla casa ancora una volta trincerati dietro scudi e manganelli. Nessuna tregua per voi!

Aggiornamento ore 18.30 Parte il corteo che si snoda per le vie di Novoli

Aggiornamento ore 13.20: infame provocazione poliziesca. Una camionetta di celere carica a tutta velocità il presidio di 150 persone che da piazza Puccini aveva raggiunto via Baracca dopo lo sgombero.  stasera tutti in piazza!

 

Attacco diretto alle lotte per l’abitare. Nelle prime ore della mattina la polizia si è presentata in forze alla nuova occupazione di via Benedetto Marcello, angolo via Toselli. A sgombero eseguito, mentre si raggruppava il presidio accorso in solidarietà, giungevano voci di un ingente schieramento di polizia nei pressi di via Baracca. Verso le 10 circa 12 camionette hanno chiuso la strada in entrambe le direzioni procedendo allo sgombero dello stabile al civico 18, occupato da quest’estate e che ospitava anche lo spazio sociale di lotta.
Nel corso dello sgombero gli occupanti hanno provato a forzare il blocco di polizia provocando una carica. Non si registrano feriti. Mentre scriviamo alcuni occupanti resistono ancora dentro la palazzina. Nel frattempo un presidio del Movimento di lotta per la casa si è ricomposto in piazza Puccini, nei pressi di via Baracca, lanciando per questa sera alle 18 un corteo di risposta agli sgomberi con partenza in piazza Medaglie d’Oro a Novoli.

Un primo bilancio parla di circa 150 occupanti sgomberati. I fatti di oggi rappresentano un’offensiva politica della Questura di Firenze, tesa a mettere in difficoltà la progettualità delle lotte moltiplicando le emergenze. Giusto lunedì sera a Firenze si era tenuta un’importante assemblea che rilanciava la contestazione alla nuova legge regionale sulla casa voluta dalla renziana Stefania Saccardi. Con la convocazione di un corteo per il giorno della prevista approvazione si è promesso di contrastare in tutti i modi l’applicazione delle nuove misure di massacro del diritto all’abitare: restrizione criteri di accesso alla casa popolare, aumento dei canoni minimi di locazione, mobilità coatta, esclusione degli occupanti dai bandi ERP. Il corteo di stasera in risposta agli sgomberi sarà un primo momento in cui dimostrare la capacità di reazione delle lotte a questi vigliacchi attacchi. Ci vediamo nelle strade!