Torino è la città con il maggior numero di sfratti per morosità in Italia, la notizia non stupisce, in una metropoli dove la crisi e le sue politiche di fuoriuscita da parte del governo cittadino e nazionale attaccano direttamente il reddito delle famiglie, i servizi sociali e quelli pubblici, in una metropoli dove trovare lavoro è sempre più difficile e perderlo è all’ordine del giorno, dove i costi degli affitti si fanno sempre più esorbitanti e la “riqualificazione” di zone popolari e periferiche contribuisce ai meccanismi di speculazione e aumento dei costi, gli sfratti sono all’ordine del giorno, e ne sono testimoni le tante piccole, grandi resistenze che negli ultimi tempi si stanno dando su questa questione.
Nel 2011 gli sfratti per morosità a Torino sono stati 2.343, un abitante su 360 ha subito lo sfratto in sostanza.
Le risposte della città a quest’emergenza sono come sempre inclassificabili ed inadeguate, gli ammortizzatori sociali sono pessocchè inesistenti e la dignità delle persone sfrattate viene calpestata senza riguardo, intervenendo senza problemi con l’uso delle forze dell’ordine, l’unica vera risposta che la politica torinese da tempo a questa parte sa dare ai problemi sociali che si verificano in città.
In questo contesto il reddito di chi vive e lavora a Torino viene eroso con le tante privatizzazioni di servizi pubblici e di ex-municipalizzate, con l’aumento dei prezzi vertiginoso di questi servizi, con cicli di cassaintegrazione per i meno giovani, con lavori precari e insufficenti per i più giovani.
Torino durante l’amministrazione Chiamparino-Fassino ha più volte cambiato velo, da capitale dei giovani, a capitale dello sport, ma è evidente che è capitale unicamente del debito e della crisi. Le uniche vie di uscita da questa situazione sono quelle costruite dal basso, autorganizzate, capaci di opporsi a sfratti e rapine legali di chi governa e gestisce questa città.
da infoaut