MOLINO SI PRESENTA AL PRESIDIO..CON LA SCORTA!

Oggi, 19 gennaio, un nutrito gruppo di persone si è trovato davanti al tribunale di Torino per manifestare solidarietà agli arrestati del 3 gennaio, per cui era previsto il riesame.

Nella città di Torino, capitale degli sfratti e dell’ormai noto 610 (sfratto a sorpresa), la vendetta della procura è arrivata in fretta e ben otto persone hanno ricevuto denunce e misure cautelari.

Donato e Stefano addirittura sono rinchiusi nel carcere delle Vallette. Vendetta contro chi il 14 ottobre é sceso in strada, insieme a tanti solidali del quartiere Vanchiglia, per resistere allo sfratto della famiglia di Said e Kadija.

Uno sfratto brutale e violento, ad opera di una squadraccia di Giorgio Molino, noto palazzinaro e speculatore, che procura e polizia continuano a difendere senza scrupoli!

Proprio oggi questo losco individuo, che solitamente si guarda bene dal materializzarsi, soprattutto durante gli sfratti quando manda avanti i suoi sgherri sottopagati a buttare in strada famiglie che non riescono nemmeno a portarsi via i propri effetti personali, mentre era in corso il presidio, è apparso in carne ed ossa fuori dal tribunale, non sappiamo se per provocazione o per accertarsi che il lavoro della magistratura venga compiuto egregiamente. Sta di fatto che la rabbia dei solidali e delle famiglie sfrattate dalle sue proprietà presenti al presidio si è fatta sentire tanto da far prontamente intervenire le forze dell’ordine che si sono precipitate per “proteggerlo” e scortarlo fin dentro il tribunale.

In questo paese dunque le persone da difendere sono quelle che rappresentano i poteri forti, veri padroni delle città, e guai a chi osa interferire nei loro interessi.

Ma c’è chi continua a resistere!!!

Donato e Stefano liberi subito!

Tutt* liber*

Basta sfratti!

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28.07: Primo giorno di muro popolare…ma non è finita qua!

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La prima delle 3 giornate di “muro popolare” contro gli sfratti si è conclusa con un rinvio. L’emergenza casa è il problema del quale il Comune ancora non vuole occuparsi seriamente tant’è che mentre molti politici e benestanti sono al mare ci sono i poveri costretti a barricarsi per resistere alla crisi.

Così è stato in questa mattina iniziata alle 7.00 quando, insieme al nostro sportello, decine di famiglie e solidali sono scese in strada per difendere Said, sua moglie e i 3 figli. Qui non si scherza: il proprietario è il famigerato Giorgio Molino, alias il “ras delle soffitte”, proprietario di oltre 1000 alloggi e la cui carriera iniziò negli anni 70 quando ebbe le prime denunce per le condizioni fatiscenti degli alloggi che affittava ai disperati, che ha sulle spalle un processo per sfruttamento della prostituzione, un altro per aver smantellato tetti con amianto senza rispettare le norme di sicurezza e, ovviamente, contenziosi con l’Agenzia delle Entrate per milioni di tasse evase.

La presenza, la determinazione della gente, la gioia dei bambini che giocavano spensierati lì attorno, ha tenuto lontano la polizia salvo per qualche passaggio, la quale ha prontamente avvisato l’ufficiale giudiziario di non passare. La proprietà ha dimostrato ancora la sua arroganza e la sua sicurezza nella complicità delle istituzioni dicendo alla famiglia: “Siete presenti in tanti con gazebo e transenne? Va bene, passeremo alle 9 di sera con tanto di polizia!”.

Per niente intimiditi il muro popolare è rimasto davanti casa di Said tutto il pomeriggio tra tranci di pizza, caffè, giochi di bimbi, partite a carte e la gioia dello stare insieme e lottare che nessun speculatore e palazzinaro ci toglierà mai! Said e famiglia oggi non sono usciti, l’ufficiale giudiziario e la forza pubblica non si sono visti neanche da lontano.

Ma non è finita qua! Ci vediamo domani per la seconda delle tre giornate di resistenza in via Prarostino 7 per difendere casa di Antonina residente lì da oltre 40 anni!!!

La nostra lotta non va in vacanza!

Ascolta Said:

Leggil volantino distribuito durante la giornata:

NUOVO SFRATTO A TORINO….LA COLPA E’ DI MOLINO!

Questa mattina di martedì 28 luglio ci vede alle prese con un nuovo sfratto a Torino. Oggi a rischiare di finire in mezzo a una strada sono Said , la moglie e i loro tre figli, di cui l’ultimo nato da poco. Said come tanti altri è nella situazione di non riuscire più a pagare l’affitto e si è visto rifiutare l’emergenza abitativa. Come altre famiglie aveva trovato un nuovo tetto nello stabile occupato di via Bardonecchia, lo “Spazio Popolare Neruda”, poi sgomberato da Comune e Prefettura. Oggi vogliono resistere allo sfratto della casa in cui sono tornati a vivere dopo lo sgombero solo per guadagnare un po’ di tempo: lo stabile infatti ,causa la colpevole incuria del proprietario del palazzo non è mai stato bonificato ed è pieno d’amianto. Ma non ci stupiamo di nulla quando sappiamo di che personaggio stiamo parlando: il proprietario di casa di Said è ancora una volta il “dottor” Molino.

Per chi non lo conoscesse Giorgio Molino è un personaggio ben noto nella nostra città: può vantare una lunghissima carriera nel campo della truffa, dello sfruttamento dei più deboli, e nella più becera speculazione edilizia. E’ il proprietario di circa 1550 alloggi in tutta Torino, nonchè intestatario di svariate società fittizie a scatole cinesi, 200 ettari di terreno agricolo, palazzi, negozi e addirittura una caserma , tutte facenti capo all’indirizzo di una unica sede. La sua attività ha inizio negli anni ’70 quando il nostro palazzinaro senza scrupoli scopre il redditizio settore delle truffe immobiliari( che lo porteranno nel 76 a un primo arresto) e comincia a farsi conoscere in città come “il ras delle soffitte” per le condizioni fatiscenti e i prezzi esorbitanti a cui affitta i suoi alloggi a disperati e migranti che, nell’indifferenza degli enti comunali e regionali preposti all’emergenza abitativa, non trovano altre soluzioni abitative. Continua più o meno indisturbato ad arricchirsi sulle spalle dei malcapitati che lo incontrano fino al 2007, quando finisce di nuovo agli arresti per sfruttamento della prostituzione, di contorno sempre i suoi alloggi fatiscenti . In ogni caso, pare che non gli sia bastato tutto ciò, perchè torna di nuovo protagonista nel 2010 quando viene scoperto a smantellare tetti con amianto senza le dovute norme di sicurezza. Nonostante i suoi trascorsi Molino costituisce un canale preferenziale per l’amministrazione cittadina e da qualche anno intraprende la strada redditizia e sicura dell’ospitalità nel sociale. A lui erano andati i soldi che la Prefettura stanziò nel 2011 per circa duecento profughi arrivati da Lampedusa, i quali, costretti a vivere in stabili che ne avrebbero potuti ospitare la metà, costituiscono nuova fonte di arricchimento per Comune e palazzinari-squali come Molino. A lui vanno adesso quelli per la sistemazione provvisoria di 26 famiglie di rom e romeni gradualmente sgomberati dal campo di Lungostura Lazio. Era stato già anche molto attivo con l’agenzia comunale Locare, (agenzia che dovrebbe garantire affitti calmierati e agevolazioni per chi non riesce a pagare l’affitto ma che in realtà non è dissimile da una qualunque agenzia privata) ,tanto che ha ricevuto diverse attestazioni e benemerenze dal Comune per aver risolto situazioni “scomode”.

Torino è città capitale degli sfratti e mentre l’emergenza abitativa e i problemi legati alla casa raggiungono oramai sempre più ampi strati di popolazione che ,nella crisi, vivono un quotidiano impoverimento intendiamo smascherare personaggi come Molino che approfittano della situazione e del braccio che tendono loro le istituzioni (ben lontane dal voler realmente affrontare il problema casa) per sfruttare, speculare e ingrossarsi le tasche sulla pelle degli altri . Siamo stanchi di pagare il prezzo della crisi e non vogliamo più cedere ai ricatti cui siamo tutti i giorni sottoposti per poter vivere dignitosamente; siamo stanchi di un’amministrazione comunale solo impegnata nel garantire ai ricchi il loro perenne benestare e ai poveri sempre nuova povertà, complice di spregevoli palazzinari privati di cui Molino è solo un’ esempio; non cadiamo nel trabocchetto della guerra tra poveri e individuiamo chiaramente in queste figure le loro colpevoli responsabilità.

 

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TRE GIORNI DI MURO POPOLARE CONTRO GLI SFRATTI!

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Dal movimento basco abbiamo deciso di prendere l’esempio per rilanciare la pratica del picchetto anti-sfratto: costruiamo un muro popolare di solidarietà e rabbia, contro l’arroganza di chi ci sfrutta ogni giorno. Accettiamo la sfida fatta di un presente fatto di miseria ed esclusione ed espelliamo da tutti i quartieri vecchi e nuovi rigurgiti xenofobi e razzisti. Con orgoglio e determinazione, fianco a fianco, italiani e migranti, riscattiamo le nostre vite.

Invitiamo tutti e tutte a questi tre appuntamenti e ad unirsi in questa pratica di solidarietà!

Nichelino: via Artom non si arrende!No allo sfratto di Massimo e Rosy

basta-sfratti-su-un-tram-a-torinoMassimo e Rosy abitano in via Artom da tutta una vita e la loro storia potrebbe somigliare a quella di molti che ancor oggi vivono in quartiere.

Per anni la coppia ha vissuto nelle popolari, in via Artom 81/14, a casa della sorella di Rosy, che negli ultimi tre anni è dovuta andare ad assistere il figlio fuori città. Improvvisamente Rosy e Massimo, che sempre hanno pagato con regolarità affitto e spese, si sono visti aumentare l’affitto da circa 100 a 320 euro al mese.

Entrambi senza lavoro, Rosy vittima di due incidenti e costretta all’inattività per problemi di salute, non sono stati ovviamente in grado di pagare questa somma, troppo elevata per chi è senza un reddito fisso. Così ATC ha mandato loro lo sfratto.
Dopo tre anni di residenza in quell’appartamento, l’affitto e le spese sempre pagati e il consenso della sorella intestataria, è così che ATC li ha trattati. Massimo e Rosy però non si sono arresi a questo stato di cose e dopo un lungo percorso di richieste negate hanno fatto causa al Comune di Torino.


Il Comune di Torino è esattamente il primo responsabile dei problemi di chi vive in questa zona. Dopo la “riqualificazione” (se così si può chiamare) per le Olimpiadi 2006, gli abitanti di via Artom hanno visto cambiare drasticamente il loro quartiere: case popolari buttate giù per costruire nuovi palazzi a canoni calmierati (come il “Palazzo Nuovo”), nuovi spazi commerciali aperti (le vetrate) mai utilizzati, ASL e Poste sparite, servizi di traporto che peggiorano e il quartiere di nuovo abbandonato a se stesso.

Ma le promesse del Comune erano state ben altre: CASA e LAVORO per tutti i residenti di Via Artom. Promesse che ovviamente non sono state mantenute e che anzi hanno peggiorato la qualità della vita di tutti i residenti, che siano essi ragazzi, anziani o famiglie. Non è difficile sentire i commenti di chi abita qui da un po’ che dice: “Si stava meglio prima”.

Come Comitato di quartiere Mirafiori e Sportello Prendocasa Torino, abbiamo accolto la richiesta d’aiuto di Massimo e Rosy e stiamo organizzando un picchetto per evitare che vengano sbattuti in mezzo alla strada. Chiediamo a tutti gli abitanti della zona di passare a portare un po’ di solidarietà alla coppia per ricreare quel clima di comunità e aiuto reciproco che è sempre stato forte nel quartiere.

VI ASPETTIAMO MERCOLEDI’ 14 GENNAIO ORE 8.30 DEL MATTINO, IN VIA ARTOM 81/14, PER AIUTARE ROSY E MASSIMO A NON USCIRE DI CASA. AD ASPETTARVI CI SARA’ ANCHE LA COLAZIONE OFFERTA DAL COMITATO DI QUARTIERE MIRAFIORI!

 

da ComitatodiQuartiereMirafiori

Comunicato per lo sgombero di Corso Traiano 128: la lotta per il diritto alla casa non si ferma!

prendo_casaDopo 11 mesi di occupazione, la palazzina di Corso Traiano 128 è stata sgomberata. Tredici famiglie, di cui undici bambini e due donne incinte hanno perso la casa. Per lo sgombero della palazzina la questura di Torino si è fatta sporgere l’atto di “sgombero coatto”, giustificato dal sequestro giudiziario dell’immobile, dal pm Padalino, un nome tristemente noto per chi su tutto il territorio si batte per i propri diritti.
La proprietà privata non aveva richiesto lo sgombero, ma la questura e la magistratura hanno provveduto a trovare il cavillo giudiziario pur di far “rispettare la legalità”, non pensando minimamente alle conseguenze reali: hanno messo in mezzo a una strada delle persone che ora non hanno nessuna altra soluzione abitativa. Il cosiddetto “rispetto della legalità” si scontra così con un diritto fondamentale come quello all’abitare, che a Torino, città ferita da migliaia di sfratti, con molte famiglie senza casa e un contesto di continuo impoverimento delle classi sociali meno agiate, ha palesato l’insufficienza delle politiche locali sulla casa.
Il continuo rifugiarsi sotto la bandiera della “legalità” stride di fronte alla necessità e ai bisogni di migliaia di persone (a Torino nel 2013 sono stati compiuti 4000 sfratti) che oggi non hanno un posto dove poter vivere. Se parlare di “legalità” significa trattare come problema di ordine pubblico un problema di bisogni reali, agire con la forza contro le persone che cercano di tutelare i propri bisogni, i propri diritti, ma soprattutto la propria dignità, allora questo significa che le istituzioni locali, responsabili dell’emergenza abitativa in città, non si preoccupano, o proprio non capiscono la situazione che hanno di fronte.
Il Comune e la Regione, in linea con tutti i governi che si sono succeduti, hanno privilegiato politiche di svendita del patrimonio pubblico, di privatizzazione dei servizi sociali essenziali, di speculazione immobiliare (vedi il grattacielo della Regione Piemonte in costruzione proprio a pochi passi dalla palazzina sgomberata), invece di investire sull’edilizia popolare o su una moratoria degli sfratti.
L’unica proposta che il Comune ha dato ad alcune famiglie (non a tutte), è stata quella di trasferirsi in una pensione per anziani in provincia di Alessandria, non pensando alle iscrizioni alle scuole per l’infanzia e le elementari del quartiere (una spesa non indifferente per delle famiglie a reddito quasi nullo) o quei pochi lavoretti, unica fonte di sostentamento, che dovrebbero essere disdetti in caso di un trasferimento così lontano. Ma non solo per questo le famiglie non hanno accettato la proposta: queste persone non sono un problema da spostare altrove e poi dimenticarsene il prima possibile, sono persone reali e in quanto tali necessitano di una soluzione reale.
Se è questa la legalità a cui dobbiamo sottostare, allora continueremo ad opporre una illegalità costruita sui bisogni reali delle persone, sui loro desideri, sulla loro voglia di cambiamento, per una vita e un futuro capaci di portare miglioramenti effettivi e non effimeri. Quelli che oggi vengono additati come atti illegali, diventano per sempre più persone atti legittimi per opporsi alle politiche di impoverimento, precarietà e sfruttamento.
Lo sgombero della palazzina di Corso Traiano 128, gli arresti di inizio giugno, i continui attacchi ai Movimenti per il diritto alla casa di tutta Italia che da Alessandria a Palermo lottano per un futuro migliore, mettono in luce le direttive di questa classe politica che cerca di mettere in difficoltà le istanze di lotta di chi oggi non si sente più rappresentato da loro e trova nuove speranze all’interno dei percorsi dei movimenti i quali praticano una contrapposizione politica e sociale al sistema vigente.
Corso Traiano 128 non è stata la prima occupazione abitativa e sicuramente non sarà l’ultima. Le tredici famiglie sgomberate, quelle sotto sfratto e senza casa non si faranno mai abbattere da questi attacchi. La loro dignità è più forte di uno sgombero, più forte dell’abbandono che hanno subito dalle istituzioni o del tentativo di oscurare la loro situazione.
Ci faremo sentire molto presto, sempre più forte, da chi ha deciso che non vuole ascoltarci.
LA DIGNITA’ NON SI SGOMBERA!

 

#21G Ottenuta proroga grazie al picchetto anti-sfratto in una casa A.t.c. a Settimo Torinese

stop_sfrattiSfratto evitato oggi a Settimo Torinese alle case A.t.c. di via Primo Levi.

Luigi, cassa integrato, stretto dalla morsa della crisi, rimane indietro nei pagamenti; per colpa del comune che non comunicava all’A.t.c. che il signore è in cassa integrazione l’istituto ci ha messo un anno per adeguare il canone al suo redditto che si è ridotto; comune che, veniamo a scoprire dalla stessa A.t.c., non ha ancora versato la sua quota del fondo regionale degli scorsi 3 anni

Alla sua disponibilità di dargli intanto i 300€ che tirando la cinghia era riuscito a mettere da parte per loro l’istituto ha rifiutato e la soluzione da loro proposta è stata di prelevargli direttamente dalla sua busta paga 200€ ogni mese per 120 mesi per ridargli molto di più del debito che gli deve, quando lui già con lo stipendio ridotto per finanziamenti e cassa integrazione dovrà pur mangiare.

Lui ha anche chiesto di fare cambio con un alloggio più piccolo per pagare meno e riuscire più facilmente a rientrare degli arretati ma l’A.t.c., contro anche i suoi stessi interessi, non gli viene incontro con la solita motivazione del fatto che lui risulta moroso.

L’unico “aiuto” invece degli assistenti sociali è stato di togliergli il figlio di 17 anni per darlo in affidamento!

Come al solito per le mancanze delle istituzioni preposte una persona rischiava di venire privata del diritto di avere un tetto sulla testa.

Si sono dunque presentati il funzionario A.t.c. con ufficiale giudiziario, fabbro e 2 furgoni già pronti per portargli via i mobili, alla loro intransigenza di effettuare lo sfratto il picchetto ha risposto con fermezza e nonostante loro chiamassero una pattuglia dei carabinieri e minacciassero l’intervento della forza pubblica ribadiva che sarebbe rimasto fino a che non si fosse data una soluzione al signor Luigi.

Grazie alla determinazione del picchetto anti-sfratto si é quindi riusciti a venire a un accordo per evitare che Luigi perda la casa e a un piano di rientro più “umano” e più compatibile col suo redditto di cassa integrato; hanno anche accettato di cambiargli la casa troppo grande e onerosa con una più piccola e più compatibile con i suoi bisogni.

Come sempre la lotta paga e alle minacce di sfratti saremo sempre pronti a rispondere con un picchetto per difendere il diritto all’abitare.

Torino #15G #Ribaltiamo l’austerity con…il blocco degli sfratti! pt.3

sfrattoGiornata di resistenza agli sfratti oggi a Torino. Giornata che rientra appieno nella settimana di mobilitazione, lanciata da Abitare nella crisi, da oggi 15 a mercoledì 22 gennaio.

Roberto 62 anni ha perso il lavoro già da diversi anni ma per un pò è riuscito ad arrangiarsi tra il tirare la cinghia e aiuti di vicini ma a un certo punto non ce l’ha più fatta a far fronte all’affitto di 500€ dell’alloggio dove vive da solo; troppo giovane per andare in pensione coi criteri attuali, troppo vecchio anche solo per sperare di rientrare nel mondo lavorativo si è trovato sfrattato, e nessuna risposta degna ha avuto da quelle istituzioni che dovrebbero aiutare i casi come il suo: emergenza abitativa servizi sociali comune.

Già dal mattino molto presto i militanti dello sportello Prendocasa e molte persone solidali si sono trovati per dar vita a un picchetto anti-sfratto per aiutare Roberto a resistere al tentativo di buttarlo per strada. All’arrivo dell’ufficiale giudiziario, grazie al supporto di tutti e tutte, si è riusciti ad ottenere, dopo che gli si voleva dare solo 2 settimane “giusto per portare via i mobili”, un rinvio fino al 18 marzo dove, se nel frattempo non sarà stata data da chi “dovrebbe” occuparsene una sistemazione adeguata al signor Roberto, saremo ancora una volta lì a ribadire che la casa è un diritto e un bisogno primario!

Una settimana di mobilitazione accennavamo prima quella che parte oggi che, in continuità con l’assedio ai ministeri e l’accampada di Porta Pia del 19-20 ottobre di Roma, tocca il tema della resistenza agli sfratti ma non solo; anche le bollette di luce e gas che ormai sempre più persone e famiglie fanno fatica o non riescono proprio a pagare, fino a dover vivere senza luce in casa, rientra nei bisogni che sono primari e dovrebbero esserlo anche per chi è senza redditto.

Anche il tema della riappropriazione è centrale quando a fronte di case sia private che pubbliche lasciate vuote ci sono sempre più persone che vivono per strada, o che ci stanno finendo a causa degli sfratti, sopratutto per morosità incolpevole, che sono in continua crescita, e in questo senso Torino è la capitale degli sfratti con il più alto rapporto di sfratto in rapporto alla popolazione.

La logica del profitto, le privatizzazioni, le dismissioni del patrimonio pubblico, i tagli al già poco welfare che c’era stanno lasciando nella precarietà più assoluta milioni di persone, in Italia come negli altri paesi del bacino del Mediterraneo.

La rabbia per questi diritti negati dovrebbe esprimersi con forza e dovrebbe farlo subito per fronteggiare un’offensiva fatta di sfratti, distacchi delle utenze, pignoramenti e sgomberi.

Le giornate di lotta, di resistenza e di riappropriazione continuano…

#15G #RIBALTIAMO L’AUSTERITY CON…IL BLOCCO DEGLI SFRATTI! pt.2

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Nonostante il governo Letta abbia parlato di una moratoria degli sfratti di sei mesi, paventata dal decreto Milleproroghe, ci troviamo nuovamente a difendere chi rischia di perdere la casa. Come sempre dal governo riceviamo solo vane promesse.
Roberto, 62 anni, aveva un’officina, ma a causa della crisi sempre più opprimente, ha dovuto chiudere i battenti. A causa della sua età non è più riuscito a trovare un lavoro e allo stato attuale non percepisce alcun reddito per poter pagare la minima spesa. Essendo solo, Roberto non ha nessuno a cui chiedere aiuto, se non le istituzioni che dovrebbero occuparsi di casa e assistenza, che però l’hanno già abbandonato. Roberto ha cercato di rivolgersi a tutti gli enti competenti, dall’emergenza abitativa ai servizi sociali, fino al Comune stesso. Le risposte sono state le stesse che ormai anche molte famiglie in difficoltà si sentono ripetere: negazione dell’emergenza abitativa, non avente diritto alla casa popolare. Destinato a perdere la casa. Roberto ha cercato di mantenersi facendo qualche lavoretto e ha trovato sostegno presso l’ Associazione Progetto Leonardo, ma ovviamente non è bastato.  Dal marzo del 2012 non è più riuscito a pagare l’affitto e gli è arrivata l’ingiunzione di sfratto.
La casa in cui abita in vi
a Ragusa 5, è un piccolo (e non troppo confortevole) appartamento, il cui affitto di 500 euro pare sproporzionato. Sicuramente un uomo solo senza lavoro non può affrontare una spesa del genere. La proprietaria, oltre a possedere tutto il palazzo, pare abbia altre proprietà.
Dietro la storia di Roberto, che può essere simile a quella di tante persone e famiglie che a Torino subiscono un’ingiunzione di sfratto, c’è una forte volontà di non perdere la dignità e riprendersi la giusta qualità della vita. Ed è per questo che ha deciso di resistere, di affermare che la casa è un diritto cui non vuole rinunciare e denunciare i responsabili della sua situazione, coloro i quali gli hanno sbattuto più volte la porta in faccia: il Comune di Torino, chi di loro dovrebbe occuparsi di emergenza abitativa e il governo che parla di una moratoria fantasma degli sfratti, col fine di ottenere solo qualche consenso in più.
Questo è l’ennesimo esempio dell’inadeguatezza delle istituzioni; di loro non possiamo fidarci! Alziamo allora la testa contro gli sfratti, teniamoci stretta la casa e la dignità! E se non ce le daranno ce le riprenderemo!

 Progetto Leonardo Onlus
INTERVISTA A ROBERTO 62 ANNI SOTTO SFRATTO
IMMINENTE
Porta Susa 10 Gennaio 2014 a cura di Moreno D’Angelo

Chiunque voglia portare solidarietà a Roberto e partecipare al picchetto anti-sfratto, l’appuntamento è alle ore 06.30 in Via Ragusa 5. Vi aspettiamo!!

#15G #RIBALTIAMO L’AUSTERITY CON…IL BLOCCO DEGLI SFRATTI!

 

bannerSfratti

All’ interno della mobilitazione del 15-22 gennaio, a Torino si comincia con una resistenza ad uno sfratto. Nonostante le vane promesse di una moratoria paventata dal decreto Milleproroghe, ci troviamo nuovamente a difendere chi rischia di perdere la casa. Accorrete numerosi!
Dalle ore 6 picchetto:
– Via Ragusa 5

Nuova giornata di resistenza agli sfratti

Anche venerdì 13 dicembre ennesimi sfratti a Torino difesi dallo sportello Prendocasa
In via miglietti c’è la storia di Elena al 7° mese di gravidanza che si è trovata a dover pagare 750€ per una specie di cantina e non poter nemmeno accedere all’emergenza abitativa perché il contratto è stato fatto ad uso commerciale e non abitativo, l’altro sfratto era invece in via Peyron.
Nella mattinata allo sfratto in via miglietti si è palesata la digos, che ha cercato di identificare i presenti, un solidale col picchetto che era senza documenti dietro è stato minacciato di essere portato via ma poi la situazione si è calmata.
La giornata di attesa si è prolungava e poi si è scoperto che l’ufficiale giudiziario, lo stesso per tutti e due gli sfratti, non si è fermato alla vista dei picchetti ed è andato a depositare in tribunale, lo scopriremo lunedì, o i rinvii con la data o le richieste di sfratto a sorpresa come sta accadendo da un pò di mesi a Torino.
Come collettivo Prendocasa noi saremo pronti ad aiutarli e a resistere ancora una volta ai futuri accessi di questi sfratti e di chiunque sia convinto che la casa è un diritto su cui non si specula e per cui vale la pena restere con le unghie e con i denti.
Ascolta la diretta su Radio Blackout: