circa 800 persone: la Pisa che resiste ha sfilato alla vigilia
dell’anniversario della liberazione per opporsi allo sgombero di Via
Marsala e per rivendicare il diritto alla casa per tutti e tutte.
Alle 16 il concentramento in Piazza Sant’Antonio, nei pressi della
stazione centrale, prima tappa di un corteo che è andato a toccare
tutti i simboli della speculazione nella città toscana. Centinaia e
centinaia di persone hanno risposto attivamente all’appello di
resistenza lanciato dalle famiglie di Via Marsala: realtà politiche e
sociali, ma soprattutto occupanti di case, migranti, studenti
universitari, studenti medi, ultras in lotta contro i decreti
repressivi, lavoratori, famiglie sotto sfratto. Una composizione del corteo eterogenea ma accomunata dalla determinazione a non pagare la crisi.
Il corteo si è fermato davanti alla stazione, luogo simbolo delle
contraddizioni legate alla gestione securitaria del fenomeno
migratorio, dove ha raccolto attenzione e partecipazione dei presenti e
si è indirizzato verso Via Vespucci. Sei numeri civici di speculazione
immobiliare firmata Pampana vuoti da 20 anni: qui è stato appeso uno
striscione che recitava "Palazzo Pampana la vergogna di Pisa"; nel
frattempo diversi interventi dal microfono con i quali le famiglie di
Via Marsala hanno sottolineato la necessità di proseguire la campagna
contro lo sgombero all’insegna della denuncia dell’immenso patrimonio
immobiliare del palazzinaro Pampana. Campagna contro lo sgombero che fa
i conti con il potere massonico della proprietà, e con i tentativi di
delegittimazione degli occupanti messi in atto dalla repressione:
intimidazioni, bugie, infamie, accuse e pseudoindagini volte a
disgregare quella compatezza e solidarietà che in 45 giorni di
occupazione e decine di iniziative gli abitanti di Via Marsala hanno
creato intorno a loro, nel quartiere e nella città.
Seconda tappa del corteo gli immobili cartolarizzati degli enti
previdenziali. "Via Marsala resiste" si legge dai balconi di alcuni
appartamenti già occupati dal Progetto Prendocasa, a sottolineare la
solidarietà attiva di tutti gli occupanti e la resistenza collettiva ad
ogni speculazione che la città subisce.
Intorno alle 17:30 la manifestazione si ferma nei pressi dell’ex-cinema
Ariston, altro luogo della ristrutturazione immobiliare in senso
speculativo, ma anche obiettivo della riappropriazione del movimento:
Zona Autonoma Pisana ha ribadito la necessità di sottrarre terreno alla
rendita con l’occupazione di ogni spazio sfitto, come recentemente ha
fatto nella due giorni di riappropriazione del 26 e 27 marzo scorsi.
Sotto il Provveditorato agli studi il Collettivo Autonomo Studenti
Pisani è intervenuto rilanciando le parole d’ordine della Pisa che
Resiste, declinandola nella lotta per la riappropriazione dei saperi e
del diritto allo studio, contro la distruzione della scuola pubblica.
Dopo aver riempito di determinazione, di cori e slogan l’affollato
corso principale della città, i manifestanti hanno raggiunto Palazzo
Gambacorti, sede del Comune di Pisa.
Numerosi gli interventi da parte delle famiglie sotto sgombero, che
hanno intimato al comune ed ai suoi organi decisionali di mantenere
fede alla presa di posizione politica che giovedì scorso il consiglio
comunale ha deliberato: nessuno sgombero per famiglie occupanti in
emergenza abitativa, intervento presso autorità giudiziaria e proprietà
affinchè si possa pervenire ad una soluzione positiva della condizione
abitativa degli 8 nuclei occupanti. Un corteo che quindi non si accontenta di una mozione ma pretende fatti concreti affinchè
via Marsala non sia sgomberata, e anzi diventi il primo esempio di
lotta per il diritto all’abitare che costringa i grossi proprietari
immobiliari (vera causa dell’emergenza abitativa), a mettere a
disposizione delle esigenze sociali il proprio patrimonio sfitto.
Striscione e presa di parola da parte del Comitato contro lo sgombero
delle ex-Stallette: 10 famiglie italiane che da cinquant’anni occupano
delle case di proprietà del Comune e che adesso vuole sgomberarle,
intenzionato a valorizzare l’area in questione con progetti da milioni
di euro. Una nuova soggettività della resistenza che scende a fianco di
altre in un percorso di riappropriazione contro le politiche di rapina
attuate sia dai Privati che dalle Istituzioni pubbliche.
Il corteo blocca poi Ponte di Mezzo e il lungarno mediceo. Nel
frattempo prende parola il Collettivo Universitorio Autonomo, reduce
dall’occupazione del Polo Carmignani con cui ha inaugurato un percorso
di lotta per il diritto alla casa che vada a coinvolgere gli studenti e
le studentesse, costretti a pagare affitti da capogiro per camere
fatiscenti.
La manifestazione ha poi percorso le strette vie del centro storico
segnando l’ennesimo scandalo immobiliare della città: la Mattonaia,
proprietà del Comune sfitta e inutilizzata da trent’anni, ad eccezione
di diversi periodi in cui l’edificio è stato oggetto di
riappropriazione da parte del movimento antagonista pisano.
La giornata si conclude in Piazza Garibaldi: Via Marsala che resiste è la Pisa che Resiste.
Tutti gli interventi conclusivi, da quello della comunità senegalese a
quello dei sindacati di base, sottolineano l’unità politica che si è
creata attorno all’occupazione di Riglione, alla sua difesa, alla sua
resistenza. Via marsala come emblema, come occasione di ricomposizione
e come segnale di alternativa alle leggi che vorrebbero costringere la
popolazione a pagare la crisi.
Dopo che le Istituzioni hanno riconosciuto l’occupazione come questione
sociale e non di ordine pubblico; dopo che la città si è schierata,
esponendo striscioni allo stadio, firmando appelli, vivendo gli spazi
sociali e ludici costruiti in via marsala dal comitato territoriale
pisa-est, e soprattutto dopo che oggi è scesa in piazza mostrando senza
alcuna ambiguità quante e quali sono le persone che si opporrebbero a
qualsiasi tentativo repressivo, Pampana non ha più vie di fuga: deve ritirare le denunce, deve riprendere le trattative.