Presentazione del libro CASA CASINA, merenda e laboratorio per bambini!

IMG-20151202-WA0025Venerdì 11 dicembre alle 16.30 siete invitati tutti e tutte allo Spazio Popolare Neruda per un pomeriggio dedicato ai bambini!

Merenda, presentazione del libro CASA CASINA di Manuela Mapelli e laboratorio creativo!

Vi aspettiamo in Corso Ciriè 7 per un pomeriggio divertente ed educativo per i bimbi!

Sosteniamo il Neruda! Campagna donazioni riscaldamento e bagni!

donazioni nerudaCome evidenziato dal titolo, questa è una richiesta di aiuto.

Il 31 ottobre scorso, in quaranta nuclei familiari, abbiamo occupato l’ex istituto Casale non più utilizzato da anni. Molti di noi hanno subito uno sfratto o un pignoramento, altri una casa non ce l’avevano più da un po’ di tempo ed erano ospitati da amici o giravano per dormitori o peggio dormivano in mezzo alla strada.

Oggi che finalmente abbiamo nuovamente un tetto sopra la testa dobbiamo cercare di renderla più vivibile, e per farlo abbiamo bisogno del vostro sostegno.

Sostenerci oggi vuol dire stare dalla parte del diritto fondamentale di avere un tetto sopra la testa, per riconquistare una vita dignitosa e un futuro per i nostri figli.

In molti hanno già contribuito a migliorare la nostra situazione partendo dalle donazioni di generi di prima necessità, come quelli alimentari, fino ai letti e i giochi per i bambini. Per questo non smetteremo mai di ringraziarvi e speriamo di poter ricambiare con i nostri mezzi, cercando di essere utili per il nostro nuovo quartiere attraverso piccoli progetti a costo zero come ad esempio la ludoteca popolare con il doposcuola.

La nostra nuova casa, l’ex istituto Casale, era un edificio scolastico destinato allo svolgimento di lezioni, di conseguenza mancano alcune delle strutture fondamentali per la vita quotidiana (per esempio cucine, acqua calda, docce, ecc.).

Come famiglie stiamo cercando di mettere ognuna il proprio contributo economico per affrontare i costi dei lavori sopra citati, ma purtroppo le nostre situazioni finanziarie non ci permettono di coprirne la totalità.

Per questo abbiamo bisogno di un aiuto, ci sono mille modi, tutti egualmente importanti di dimostrare sensibilità e sostegno concreto. Uno di questi è contribuire all’acquisto dei materiali occorrenti.

Anche chi non può partecipare fisicamente e direttamente alle iniziative di solidarietà può farlo donando il suo contributo economico.

Abbiamo quindi pensato di attivare un conto corrente postale apposito (poste pay evolution) che vi permette di donare presso qualsiasi sportello postale, tabaccheria o online tramite la vostra carta di credito:

Numero carta: 5333171018955902

Codice fiscale: LVLDNT88L07F280I

Oppure tramite bonifico bancario:

IBAN: IT36S0760105138274300974304
Intestato a: Donato Laviola

Per una totale trasparenza alleghiamo all’appello un primo preventivo del costo dei materiali necessari.

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Solidarietà alle famiglie di Via Collegno 37! La dignità non si sgombera!

Dopo lo sgombero di due giorni fa dell’ ExTelecom a Bologna, ora tocca a Torino. Questa mattinata ha visto come protagoniste dell’ennesimo sopruso delle forze dell’ordine, le 14 famiglie senza casa che la scorsa settimana si sono riappropriate di uno spazio abbandonato in via Collegno 37.

Come a Bologna, anche a Torino si è visto per l’ennesima volta che, per amministrazioni e istituzioni, le priorità siano salvarsi la poltrona e riempirsi le tasche sulla testa di chi tutti i giorni lotta per arrivare alla fine del mese, demandando la gestione di un problema sociale a questura e magistratura.

Così come era già capitato alle famiglie dello Spazio Popolare Neruda,sgomberate a luglio il Comune tira fuori dal cappello finte soluzioni abitative, come quella di una provvisoria sistemazione in una palestra.
Proposta che le famiglie di via Collegno hanno caldamente rinviato al mittente e a cui hanno risposto nel pomeriggio con l’occupazione della circoscrizione 3 della città. Nessuna risposta è stata data dai funzionari del Comune, e le persone presenti sono determinate a resistere fino a che non si troveranno delle alternative concrete alla situazione.

Davanti ad uno stato che ripetutamente ci sbatte le porte in faccia, davanti ad amministrazioni cieche di fronte al problema dell’emergenza abitativa, davanti a istituzioni che, a braccetto con palazzinari,banche e privati, continuano a calpestare la dignità delle persone, non si può fare altro che continuare a lottare a testa alta.

Come sportello Prendocasa ed ex occupanti delloSpazio Popolare Neruda esprimamo quindi tutta la nostra solidarietà alle famiglie di Via Collegno 37!

La dignità non si sgombera!

#stopsfratti #stopsgomberi

Comunicato per lo sgombero di Corso Traiano 128: la lotta per il diritto alla casa non si ferma!

prendo_casaDopo 11 mesi di occupazione, la palazzina di Corso Traiano 128 è stata sgomberata. Tredici famiglie, di cui undici bambini e due donne incinte hanno perso la casa. Per lo sgombero della palazzina la questura di Torino si è fatta sporgere l’atto di “sgombero coatto”, giustificato dal sequestro giudiziario dell’immobile, dal pm Padalino, un nome tristemente noto per chi su tutto il territorio si batte per i propri diritti.
La proprietà privata non aveva richiesto lo sgombero, ma la questura e la magistratura hanno provveduto a trovare il cavillo giudiziario pur di far “rispettare la legalità”, non pensando minimamente alle conseguenze reali: hanno messo in mezzo a una strada delle persone che ora non hanno nessuna altra soluzione abitativa. Il cosiddetto “rispetto della legalità” si scontra così con un diritto fondamentale come quello all’abitare, che a Torino, città ferita da migliaia di sfratti, con molte famiglie senza casa e un contesto di continuo impoverimento delle classi sociali meno agiate, ha palesato l’insufficienza delle politiche locali sulla casa.
Il continuo rifugiarsi sotto la bandiera della “legalità” stride di fronte alla necessità e ai bisogni di migliaia di persone (a Torino nel 2013 sono stati compiuti 4000 sfratti) che oggi non hanno un posto dove poter vivere. Se parlare di “legalità” significa trattare come problema di ordine pubblico un problema di bisogni reali, agire con la forza contro le persone che cercano di tutelare i propri bisogni, i propri diritti, ma soprattutto la propria dignità, allora questo significa che le istituzioni locali, responsabili dell’emergenza abitativa in città, non si preoccupano, o proprio non capiscono la situazione che hanno di fronte.
Il Comune e la Regione, in linea con tutti i governi che si sono succeduti, hanno privilegiato politiche di svendita del patrimonio pubblico, di privatizzazione dei servizi sociali essenziali, di speculazione immobiliare (vedi il grattacielo della Regione Piemonte in costruzione proprio a pochi passi dalla palazzina sgomberata), invece di investire sull’edilizia popolare o su una moratoria degli sfratti.
L’unica proposta che il Comune ha dato ad alcune famiglie (non a tutte), è stata quella di trasferirsi in una pensione per anziani in provincia di Alessandria, non pensando alle iscrizioni alle scuole per l’infanzia e le elementari del quartiere (una spesa non indifferente per delle famiglie a reddito quasi nullo) o quei pochi lavoretti, unica fonte di sostentamento, che dovrebbero essere disdetti in caso di un trasferimento così lontano. Ma non solo per questo le famiglie non hanno accettato la proposta: queste persone non sono un problema da spostare altrove e poi dimenticarsene il prima possibile, sono persone reali e in quanto tali necessitano di una soluzione reale.
Se è questa la legalità a cui dobbiamo sottostare, allora continueremo ad opporre una illegalità costruita sui bisogni reali delle persone, sui loro desideri, sulla loro voglia di cambiamento, per una vita e un futuro capaci di portare miglioramenti effettivi e non effimeri. Quelli che oggi vengono additati come atti illegali, diventano per sempre più persone atti legittimi per opporsi alle politiche di impoverimento, precarietà e sfruttamento.
Lo sgombero della palazzina di Corso Traiano 128, gli arresti di inizio giugno, i continui attacchi ai Movimenti per il diritto alla casa di tutta Italia che da Alessandria a Palermo lottano per un futuro migliore, mettono in luce le direttive di questa classe politica che cerca di mettere in difficoltà le istanze di lotta di chi oggi non si sente più rappresentato da loro e trova nuove speranze all’interno dei percorsi dei movimenti i quali praticano una contrapposizione politica e sociale al sistema vigente.
Corso Traiano 128 non è stata la prima occupazione abitativa e sicuramente non sarà l’ultima. Le tredici famiglie sgomberate, quelle sotto sfratto e senza casa non si faranno mai abbattere da questi attacchi. La loro dignità è più forte di uno sgombero, più forte dell’abbandono che hanno subito dalle istituzioni o del tentativo di oscurare la loro situazione.
Ci faremo sentire molto presto, sempre più forte, da chi ha deciso che non vuole ascoltarci.
LA DIGNITA’ NON SI SGOMBERA!

 

Torino, Corso Traiano sotto sgombero. Decine di famiglie in mezzo alla strada

corteo_casa_sgombero_traianoAggiornamento ore 19:00: Le famiglie sgomberate stamani, insieme a un gruppo di solidali, ha percorso in corteo le vie centrali della città per denunciare la criminale gestione dell’emergenza abitativa da parte del Comune e della    Prefettura. Se da una parte questi due enti ordinano gli sgomberi senza se e senza ma, dall’altra parte però non sono così lesti nel fornire una soluzione per gli ex-occupanti che da stamattina sono rimasti senza un tetto, dimostrando una totale indifferenza e disinteresse nei confronti di chi si trova in condizioni di assoluta difficoltà. Attualmente il corteo è giunto davanti alla sede RAI per evidenziare anche le responsabilità che assumono i media in questo contesto.

Aggiornamento ore 13.30: Dopo lo sgombero di questa mattina, gli occupanti di corso Traiano, buttati in mezzo alla strada questa mattina, insieme ai solidali, hanno deciso di recarsi sotto il Comune. L’appuntamento è per le 15 di questo pomeriggio in via palazzo di città.

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All’alba di questa mattina reparti mobili della polizia e dei carabinieri, per un totale di oltre cento agenti, hanno fatto irruzione all’interno dello stabile di Corso Traiano a Torino, occupato a luglio dello scorso anno all’interno della campagna #Riprendiamoci la città. L’edificio -che si trova in zona Mirafiori- dava casa a 13 famiglie, molte delle quali con bambini piccoli (oltre ad una donna incinta), che da questo momento torneranno a non avere una casa in cui vivere, segno di una risposta da parte dell’amministrazione comunale che piuttosto di risolvere l’emergenza abitativa, decide di adempire in toto al piano casa di Renzi e alla sua battaglia contro le occupazioni. In questo momento l’area limitrofa alla palazzina è completamente circondata dalle forze dell’ordine che non permettono ai e alle solidali accorse di avvicinarsi all’edificio.

polizia_sgombero_traianoNonostante la proprietà della palazzina sia di un’azienda della grande distribuzione rimasta abbandonata ormai da alcuni anni, il ruolo del Comune riguardo allo sgombero non è esente da responsabilità nell’aver buttato quest’oggi in strada decine di famiglie. Segno emblematico di come le istituzioni comunali reagiscono all’emergenza abitativa e al problema sfratti nella città di Torino.

Un atteggiamento già palese dopo le ultime mobilitazioni che vi sono state all’assessorato alla casa, negli uffici dell’emergenza abitativa e sotto la prefettura, dove sfrattati e occupanti si sono accampati dopo che il prefetto ha rifiutato di fornire risposte rispetto all’emergenza abitativa e sfratti, dimostrando quest’oggi di voler continuare a parlare un linguaggio che conosce solo sgomberi e assoluto disinteresse per chi si trova senza casa e in condizioni sociali sempre più precarie.

MERCOLEDì 21 MAGGIO, CORSO TRAIANO 128 OCCUPATO presenta: Jobs Act e Piano Casa: cosa ci aspetta in futuro?

PIANO CASA e JOB ACT sono le soluzioni alla crisi che il governo renziano vorrebbe attuare, spianando le strada alla deriva di precarietà che già colpisce milioni di lavoratori, disoccupati e studenti.
Ci sembra doveroso interrogarci sul contenuto di un Piano Casa che svende gli alloggi pubblici, mette a disposizione fondi fittizi per il sostegno agli affitti, vieta di ottenere la residenza e gli allacci delle utenze a chi, spinto da necessità, occupa case altrimenti lasciate al degrado.
Lo stesso piano casa prevede inoltre l’esclusione per 5 anni dalle liste per l’assegnazione delle case popolari, come se non fosse abbastanza degradante aspettare di raggiungere la quota di punti necessaria per un diritto fondamentale come quello alla casa.
Ci sembra doveroso interrogarci sul contenuto di un Job Act che legittima i licenziamenti ingiustificati, aumenta la possibilità per le aziende di assumere tramite apprendistato senza alcuna offerta formativa, allunga esponenzialmente i tempi di inserimento lavorativo all’Traiano 21insegna della richiesta di maggiore flessibilità.
Rifiutiamo fermamente un modello sociale che privilegia i soliti speculatori e palazzinari, che non si occupa delle reali esigenze dei cittadini,che anzi li tiene ogni giorno in un bilico precario, in condizione di non poter pensare al domani.
Rivendichiamo e pretendiamo il diritto alla casa, al lavoro e alla dignità per tutti e tutte.

Interverranno:
Sportello Prendocasa Torino
A. Ariotto – avvocato-
Mariacristina – sudentessa I.M.S. “Regina Margherita”

ORE 18 APERITIVO BENEFIT CIRCOLO RICREATIVO di CORSO TRAIANO 128 OCCUPATO.

ORE 19 DIBATTITO PUBBLICO SU JOBS ACT E PIANO CASA.

Ci vediamo l’11!!!

Sgomberati gli ex bagni pubblici occupati dalle famiglie

Questa mattina del 12 febbraio a Torino gli ex bagni pubblici di via Roccavione (appena dietro la stazione Dora) sono stati sgomberati a meno di una settimana dall’ sgomberooccupazione. Lo stabile era vuoto dal 2009 e da qualche giorno ospitava due famiglie e due ragazzi che insieme ad altri nuclei avevano precedentemente occupato una palazzina di via Spano(zona torino sud) da cui erano stati al medesimo modo sbattuti fuori su richiesta del privato palazzinaro proprietario. La riappropriazione dei Bagni(stavolta di proprietà pubblica ,comunale) da parte dei senza casa è stata proprio la prima risposta che, insieme agli sportelli casa della città, si era voluta dare a questo precedente sgombero: infatti l’occupazione ha consentito da un lato di dare una soluzione abitativa immediata alle famiglie con più urgenza di un tetto,e dall’altro tramite una conferenza stampa si è voluto chiamare ad un confronto pubblico il Comune in tutti i suoi apparati atti alle politiche sulla casa e all’emergenza abitativa affinchè si esponessero pubblicamente nel garantire una soluzione alternativa per gli altri occupanti ancora senza casa. Dal momento che sono le inadeguate politiche comunali la causa di una situazione di assoluta emergenza abitativa in città, che vede sempre più sfratti e sfrattati a fronte di speculazioni edilizie pubbliche e private che lasciano alloggi a marcire e ingrassano assessori e palazzinari, era dovere del comune dare una risposta. E la risposta è stata data con lo sgombero di questa mattina .Anziché requisire alloggi sfitti o ridistribuire le case atc vuote il Comune preferisce  ridurre il problema a mera questione di ordine pubblico e presentare dieci camionette sotto una occupazione abitativa e lasciare le famiglie in mezzo a una strada; anziché calmierare gli affitti o lavorare per una moratoria degli sfratti, a Torino  entra in vigore l’articolo 610,che prescrive lo sfratto a sorpresa: non ti diciamo quando avrai lo sfratto così non ti organizzi per contrastarlo-e non importa se il prezzo che paghi è vivere nell’ansia di perdere la casa da un momento all’altro. Soluzioni per una tutela istituzionale del diritto alla casa ce ne sono, ma evidentemente comune e regione preferiscono spendere i soldi in altro modo, e privatizzazioni e svendita del demanio pubblico sono all’ordine del giorno mentre la vivibilità dei territori si fa sempre più difficile e la vita di chi paga i costi della crisi sempre più precaria.  All’interno dell’occupazione sgomberata stamattina viveva anche una giovane coppia nigeriana ,Elena e Denis che avevano festeggiato la nascita del loro bambino proprio il giorno dello sgombero da via Spano: una simile storia si è naturalmente dimostrata più che appetibile per media mainstream che ne hanno scritto sui loro giornali( non appena appurato che non era tutta un’invenzione, né che stavamo sequestrando una donna incinta all’interno di una occupazione- voci queste arrivate da più parti) e per l’assessore alle politiche sociali Tisi che si è dimostrata da subito interessata alla vicenda, promettendo una sistemazione per la giovane famiglia: quale migliore pubblicità infatti avrebbe potuto trovare? E infine il comune una sistemazione per Elena l’ha tirata fuori dal cappello questa mattina: un monolocale soppalcato senza spese dove potranno vivere tutti e tre per un massimo di nove mesi: Elena aveva infatti espresso il rifiuto categorico di accettare qualsiasi proposta che prevedesse lo spaccamento del nucleo famigliare e quindi il rifiuto di  rivolgersi agli assistenti sociali per la concreta paura che la separassero dal marito o dal figlio, prassi abituale in questi casi. Sicuramente il succedersi di due sgomberi violenti in poco più di una settimana testimonia la volontà di Comune e Questura di mostrare i muscoli nei confronti delle occupazioni ma mostra anche la paura che hanno  nel radicamento e nella legittimazione nei quartieri degli spazi occupati, e nell’estendersi di questa pratica di riappropriazione che diventa sempre più riproducibile e  accettata da chi vive i territori. Cresce infatti il numero delle occupazioni sull’intero territorio nazionale, e cresce il numero di abitanti che si autoorganizzano e con il supporto degli sportelli casa dei centri sociali e dei comitati di quartieri ( che sopperiscono de facto all’assenza politica sul tema casa) costruiscono dal basso un’alternativa reale a un presente di crisi, austerità  e soppressione dei diritti. Continueremo per la nostra strada e torneremo ad occupare con chi è ancora senza un tetto, seguendo quel filo che va dalla riappropriazione della casa alla riappropriazione di utenze, servizi e delle mille altre forme di reddito che ci viene negato.

Dopo lo sgombero, nuova occupazione!

viaroccavioneTorino: dopo lo sgombero della palazzina occupata di via Spano avvenuta martedì mattina, questo pomeriggio le 13 famiglie lasciate in mezzo ad una strada in pieno inverno hanno dato vita ad una nuova occupazione abitativa.

Già nella partecipata assemblea tenutasi martedì pomeriggio in seguito allo sgombero era stato detto chiaramente che la risposta a quanto avvenuto in via Spano non avrebbe tardato ad arrivare e così è stato: poco fa le famiglie, assieme alle realtà che portano avanti la lotta per il diritto alla casa sul territorio torinese, hanno occupato gli ex bagni municipali di via Conte Roccavione. Si tratta di un edificio di proprietà del Comune abbandonato da tempo e che da oggi tornerà a vivere dando un tetto sopra la testa alle famiglie sgomberate due giorni fa. In questo momento gli occupanti sono riuniti in assemblea dopo aver informato il quartiere di quanto avvenuto e invitato tutti a portare solidarietà attiva alla nuova occupazione.

Quello degli ex bagni occupati quest’oggi è solo uno dei tanti esempi di edifici (pubblici e privati) lasciati all’abbandono e al degrado in una città che da un lato conta 50mila casa vuote e dall’altro detiene l’infelice primato di capitale degli sfratti. Di fronte a questa situazione e all’indifferenza di un Comune incapace di dare alcun tipo di risposta all’emergenza abitativa cittadina (se non quella di svendere pezzo a pezzo il patrimonio pubblico per tentare di coprire i debiti dell’amministrazione), sono sempre più le persone che decidono di riprendersi il diritto ad un’esistenza dignitosa occupando edifici sfitti.

Dopo lo sgombero di martedì mattina (la cui responsabilità va imputata non solo alle sollecitazioni del palazzinaro che possedeva lo stabile ma anche a Comune e Questura torinesi che continuano ad affrontare l’emergenza abitativa come mero problema di ordine pubblico), l’occupazione di oggi costituisce la miglior risposta di chi senza casa non è più disposto a stare e all’arroganza di sfratti e sgomberi oppone la solidarietà e la determinazione nel riprendersi il diritto all’abitare un pezzo alla volta.

Ascolta la conferenza stampa all’interno della nuova occupazione:

https://prendocasa-torino.noblogs.org/files/2014/02/conf_stampa_occupaz.mp3

Torino, sgomberata occupazione abitativa di via Spano

via_spanoNella mattinata di Martedì 6 febbraio la polizia ha fatto irruzione in uno degli stabili occupati il 17 gennaio scorso nell’ambito della settimana nazionale di mobilitazioni indetta dalla rete Abitare nella crisi dal 15 al 22 gennaio e che già nei giorni precedenti aveva visto numerose città in mobilitazione. In quell’occasione, nella città di Torino, sono state effettuate 3 occupazioni in diversi punti della città, tra cui una palazzina in via Spano che dava un tetto a 13 famiglie. Intorno alle 8.30 di questa mattina, la polizia ha effettuato lo sgombero entrando all’interno della palazzina e sfondando le porte degli appartamenti e obbligando tutti e tutte le occupanti a permanere all’interno dello stabile.

Singolare, quanto meno ignobile, il modo in cui la polizia ha condotto questa operazione: nelle prime ore del mattino la digos ha infatti seguito un occupante che si recava al lavoro, per poi fermarlo e portarlo in questura, dove è stato trattenuto per diverse ore. Lì è stato privato delle chiavi dello stabile che ha permesso a polizia e digos un primo accesso all’interno dello stabile. Che la polizia si serva di nuovi espedienti beceri per praticare uno sgombero è sicuramente una novità ma non ci soffermiamo più di tanto sulla questione, se non rilevando l’assurdità del gesto.

A richiedere lo sgombero, il proprietario della palazzina che dopo aver lasciato il palazzo abbandonato per anni, ora tira fuori dalla tasca un fantomatico progetto di residence. Polizia, questura e proprietario quindi hanno dato il via allo sgombero, lasciando da oggi in mezzo alla strada 13 famiglie, tra cui alcuni bambini. Tra le  occupanti anche una donna incinta, in questi giorni in ospedale per l’imminente parto. Non crediamo sia un caso che lo sgombero effettuato sia stato fatto proprio in sua assenza, di fronte alla difficoltà mediatica (nel gestire la situazione) che altrimenti questo avrebbe comportato. Ma di certo questo non cambia lo stato delle cose, a trovarsi in mezzo alla strada non solo da oggi ci sarà una donna con un neonato, ma le molte famiglie che cercano di appropriarsi di un diritto, quello all’abitare, e di darsi delle risposte, laddove istituzioni e compagnia non sono in grado di dare.

Le famiglie sgomberate non mancheranno di dare la giusta risposta a chi oggi continua a negare il diritto all’abitare…stay tuned!

Torino – #17G #Ribaltiamo l’austerity con…LA RIAPPROPRIAZIONE!! #RIPRENDIAMOCI LA CITTA’

Tris per il diritto alla casa

RIPR_LA_CITTà

 

Nell’epoca del neoliberismo la crisi viene utilizzata come leva per lo spoglio dei diritti fondamentali. Tutte quelle conquiste sociali ottenute attraverso la lotta ci vengono oggi negate grazie alle politiche di austerità, alla morale del sacrificio, della competitività, della produttività. A questa narrazione bisogna contrapporre la nostra volontà di sottrarci alle logiche della precarietà e dello sfruttamento utilizzando due importanti strumenti: la ricomposizione e la riappropriazione. Ricomposizione delle lotte, prima di tutto, per dare più forza alle nostre idee e allargare lo spettro della nostra azione. Tutte le ricadute della crisi sulle nostre vite devono essere combattute, così da sviluppare un immaginario unificante e un riconoscimento politico e sociale delle nostre vertenze. Ed è proprio nella connessione tra territori e istanze differenti, per trovare obiettivi comuni praticabili, che mettiamo in pratica la riappropriazione, vista come uno strumento efficacie per rispondere collettivamente ai bisogni immediati e per inceppare il meccanismo di precarizzazione dell’esistenza. Questo percorso, che ha visto una delle sue tappe fondamentali il 19 ottobre, è stato rilanciato dalla rete ‘Abitare nella crisi’ all’interno della settimana di mobilitazione (15-22 gennaio). A Torino il drammatico fenomeno della perdita della casa ha numeri esorbitanti: si parla di migliaia di famiglie sotto sfratto (dato in continua crescita), mentre oltre 50000 alloggi rimangono sfitti. Per cercare di fronteggiare questa emergenza nel corso degli ultimi tre anni si sono auto-organizzati, con percorsi dal basso di partecipazione e di lotta, gli sportelli di resistenza agli sfratti.

Gli obiettivi e gli strumenti che prima e dopo il 19 ottobre hanno rinforzato le lotte sui territori oggi si riflettono a Torino, dove  le famiglie sotto sfratto, i rifugiati e le rifugiate e gli student* continuano il percorso di riappropriazione in città, occupando altri tre edifici sfitti. Le risposte messe in campo dalle istituzioni sono insoddisfacenti rispetto alla gravità della situazione: come movimenti di lotta per la casa da tempo chiediamo un’immediata moratoria degli sfratti e la requisizione degli alloggi sfitti; le istituzioni a livello locale inventano Fondi per la morosità con i soldi delle fondazioni bancarie mettendo in campo soluzioni che nella migliore delle ipotesi “salvano” poco più di 200 famiglie, e a livello nazionale la finta proroga del decreto milleproroghe  interviene solamente per gli sfratti per finita locazione, un nulla rispetto alle centinaia di migliaia per morosità.

Nell’ottica di allargamento della lotta vogliamo rivolgerci anche a chi la casa ce l’ha ancora, ma non riesce ad affrontare le spese per soddisfare i bisogni primari (gas, luce, acqua, beni alimentari). Per far questo proponiamo, in tutti i territori, una moratoria sui distacchi per morosità e un adeguamento al costo delle utenze in base al reddito (chi non ha reddito non deve pagare nulla!).

Tre nuove occupazioni in città: una casa per le famiglie sfrattate nella palazzina abbandonata di via Spano 41/bis; una casa per i rifugiati nella struttura di via Madonna della Salette 12A, una riapprorpiazione studentesca per ridare vita agli ex Bagni Municipali di San Secondo, in via Legnano 5. Tre nuove occupazioni che si vanno ad aggiungere alle tante altre che in città rappresentano l’unica reale alternativa alla crisi degli sfratti.

 

riprendiamoci le città, riprendiamoci tutto!