Modena:gli sfratti e le ipocrisie..!

Modena è la città capitale degli sfratti, e tristemente in questi ultimi anni non ha perso la sua nomea. Solo nel 2011 gli sfratti sono stati 1300, quasi tutti per morosità, la percentuale più alta riscontrata in Emilia. In piena crisi il nostro sindaco cosa fa?

Vara manovre quasi inutili, come il fondo salvasfratti:

prima promesso dal governo Monti col nome di Fondo Sociale per l’affitto, poi revocato per mancanza di fondi, e poi rifinanziato dalle banche e dalle fondazioni emiliane, non dal comune o dalla provincia.

Fondo assurdamente posto in mano alle banche, fondo di cui potrebbero beneficiare le famiglie con almeno un componente che non lavora e che non abbia accumulato troppi arretrati.

Il nostro sindaco ci promette che verranno in questo modo aiutate 200 famiglie.

E noi ci chiediamo: MA CHI INTENDE PRENDERE IN GIRO?

Recentemente abbiamo appreso che in provincia di Modena ci sarebbero 1500 alloggi comunali sfitti, pronti per essere assegnati alle famiglie colpite dal terremoto. Ottimo tempismo…ma dov’erano queste case quando le circa 1.100 famiglie in lista d’attesa per alloggio ERP ne facevano richiesta ad ACER?

Le tenevano vuote prevedendo con poteri veggenti un eventuale bisogno  per occasioni straordinarie (e di rilievo nazionale…) quali i terremoti?

Ancora una volta siamo di fronte a politiche volte solo a salvare la faccia delle istituzioni e non ad aiutare la gente. Ci è stato detto che queste case non venivano assegnate perchè bisognose di ristrutturazione. E ora che serve fare bella figura sui Tg nazionali con la questione “aiuti umanitari” dove sono finite le necessità di ristrutturazione?

Sacrificate in nome del buon cuore, o forse mai esistite e usate come scusa per scatenare una guerra tra poveri.

E intanto crescono le richieste di sfratto: nel 2012 sono già quasi 3000 di cui 1/5 sono state, o verranno eseguite, con l’ausilio della forza pubblica. È questo il genere di aiuto che il comune intende dare?

Intanto negli altri stati d’Europa prendono piede misure alternative, come l’autorecupero degli immobili di proprietà pubblica o aiuti concreti dati alle famiglie, non arzigogolate e fittizie soluzioni di facciata.

Noi pensiamo che oramai sia finito il tempo di credere alle frottole delle istituzioni e sia giunta l’ora di organizzarsi dal basso per le emergenze. Come nella bassa, dove i cittadini hanno saputo autogestirsi per coprire le mancanze organizzative istituzionali.

Come a Vignola, dove la lotta di 2 donne ha portato alla nascita di un nuovo collettivo che sta pian piano scalfendo la vergognosa gestione degli alloggi popolari.

LA CASA E’ UN DIRITTO DI TUTTI!

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