Quotidianamente lottiamo con tutti/tutte quelle persone a cui viene negato un diritto basilare: il diritto all’abitare e a poter condurre una vita dignitosa, senza affitti da strozzini, senza dover stare in case fatiscenti o con la paura di essere sbattuti in mezzo una strada qualora i problemi economici non permettano più di pagare un affitto.
Questo diritto nella città di Torino, con più di 4500 sfratti all’anno, viene violato costantemente.
Oggi eravamo in tanti, uomini, donne e bambini a bloccare il traffico sotto il Comune in Piazza Palazzo di Città, per denunciare lo stato di emergenzialità attuale a cui Fassino e la sua giunta non sanno dare risposta.
Eravamo in tanti ed eravamo uniti, perché non ci interessa risolvere il problema del singolo, quello a cui auspichiamo è una risoluzione strutturale del problema e che gli organi preposti si assumano le proprie responsabilità cominciando a requisire case sfitte e riassegnandole, facendo una moratoria degli sfratti e smettendola di lucrare sulla vita delle persone con illusori progetti di housing sociale. La politica cittadina sembra andare tutta in favore di speculatori immobiliari e palazzinari, invece che in direzione delle persone in difficoltà economica, continuano a svendere il patrimonio immobiliare di proprietà comunale a prezzi ridicoli invece che assegnarli a famiglie che hanno perso la casa e lasciano l’edilizia residenziale pubblica ormai abbandonata a se stessa: liste d’attesa infinite, requisiti d’accesso alle graduatorie sempre più complessi e assurdi (senza contare il nuovo calcolo ISEE, col quale siamo diventati tutti improvvisamente ricchi!), alloggi lasciati vuoti con la scusa della ristrutturazione, inchieste su ATC riguardo appalti truccati, ecc.
A luglio avevamo occupato uno stabile in via Bardonecchia (il Neruda Occupato, sede dell’ex csea da tempo abbandonato nonostante l’ottimo stato della struttura) da cui dopo poco tempo siamo stati sgomberati, senza comunque dare un’alternativa a chi quel posto se l’era ripreso dandogli nuova vita con spazi destinati ad abitazione e luoghi destinati ad attività per il quartiere..
Sarebbe troppo scomodo per le istituzioni ammettere la loro incapacità nell’affrontare politicamente questa situazione e che la pratica dell’occupazione e dell’autorganizzazione sia l’unico modo (a causa di questa incapacità) per alcune famiglie di vivere una vita dignitosa, infatti nessuno ha voluto incontrarci e mettersi faccia a faccia con la realtà.
Ma noi siamo andati via promettendo ai politicanti riuniti in consiglio che avrebbero sentito ancora parlare di noi, continueremo a lottare uniti per il diritto di avere un tetto sopra la testa. E se non ce lo garantiscono, ce lo riprenderemo!