diario dell’occupazione

Sabato 10 Aprile


1° giorno d’occupazione

   (h 5.30) In una quarantina, tra famiglie, volontari e compagni ci
ritroviamo dentro la palazzina vuota di via Allende. L’aria fredda e il
buio ci mantengono vicini nella prima assemblea dello Spazio Abitativo
Occupato, ma c’è calore nell’aria. Parliamo di come comportarci con le
Ff.Oo, di come avviare la prima mattinata e soprattutto del corteo
pomeridiano, sul quale ancora non siamo in grado di fare previsioni.
Tante cose tutte insieme. Si prospetta una faticosa giornata.

   Attorno alle 8 si presentano i primi due digos. Ascoltano le
nostre richieste e le nostre motivazione dalla voce di uno dei nostri
delegati, mentre tutti gli altri sono all’erta. Non ci sono collusioni,
il dialogo si conclude tranquillamente e noi possiamo rimetterci al
lavoro.

   Sotto l’insostituibile direzione pragmatica di Pinuccia puliamo
due appartamenti e attiviamo tre servizi. Nonostante la mancanza
d’acqua (manca l’allacciamento) il risultato è più che soddisfacente.

   Nel cortile, mentre i bambini giocano incuranti, i ragazzi del
collettivo scrivono gli striscioni per il corteo e volantinano per il
quartiere il testo di auto-presentazione delle famiglie.

   Arrivano i primi compagni di Prendocasa Torino, anche loro presi,
come tutti, nelle lotte per il diritto alla casa. Fanno domande,
chiedono, li sentiamo nostri complici su tutti i fronti.

   Oreste e Luca non riescono a staccarsi dall’ingresso per il
viavai di gente che chiede informazioni e dimostra la propria
solidarietà.

   Una insegnante precaria, in affitto nel palazzo di fronte al
nostro ci chiama. Chiede se abbiamo bisogno di qualcosa, chiediamo di
riempire una tanica d’acqua e torniamo con una borsata di bevande,
birra, caffè.

   Il quartiere sembra rispondere positivamente. Questo ci da forza!

   Pranzo frugale e veloce, per riuscire ad arrivare in tempo al
concentramento del corteo. Abbiamo qualche timore, temiamo in un flop.
Per la strada incontriamo i compagni di Alessandria, sono arrivati in
forze, si informano sull’occupazione, ci portano due bruciatori per
cucinare. Insieme a loro ci dirigiamo verso Piazza San Secondo
improvvisando un mini-corteo fra le bancarelle del mercato.

   Il furgone con la musica ci sta già aspettando in zona. Lo hanno
portato i compagni di un altro sportello per la casa di Torino:
“Il-legale”, che danno così un grande contributo al corteo.

   Partiamo in più di duecentocinquanta, una folla festosa ma
determinata: Asti ha risposto al nostro appello! Questa determinazione
la facciamo sentire tutta, dal microfono, nei cori improvvisati davanti
alle bancarelle, negli striscioni che rivendicano il diritto alla casa:
“VOGLIAMO TUTTO, SOPRATTUTTO UN TETTO”, “CI VOLETE SOTTO I PONTI, CI
VEDRETE NELLE STRADE”, “MAI PIÙ CASE VUOTE, MAI PIÙ FAMIGLIE NELLA
STRADA”, ecc…

 
   Ricordiamo al microfono che Asti è piena di palazzi vuoti . Ci
fermiamo davanti all’ex-ospedale, davanti all’ex-enel e ribadiamo che
lo spazio c’è, gli alloggi ci sono, basta prenderli. Importante è anche
la tappa finale, la Way-Assauto, simbolo della crisi ad Asti, simbolo
delle casse-integrazioni, della precarietà, della mancanza di lavoro,
di reddito, di crisi.

   Ma il corteo non finisce dove previsto. Tutti e tutte vogliono
andare a vedere e solidarizzare con gli occupanti, dentro lo spazio
occupato. E allora via, ci si gira e allunghiamo fino a via Allende 13.

    Un ingresso fiero, quello del corteo dentro i cancelli aperti. Un ingresso gioioso, in un giorno di riappropriazione di un diritto
più che di quattro mura. La meta inevitabile di un percorso (quello dei
contrasti e dei presidi sotto l’assessorato) che non ha ricevuto
risposte da una amministrazione che crede di avere dita tanto grosse da
potercisi nascondere.

   La giornata finisce con una cena solidale tra gli occupanti e le
persone che dopo il corteo o prima di buttarsi nella movida astigiana
del sabato passano a salutare e a dare cenni di consenso.     

   Ringraziamo ancora la solidarietà senza parsimonia offertaci
dagli sportelli di Torino e Alessandria. Stiamo combattendo un unica
battaglia.

Nella stanchezza finisce la prima giornata.

 

2° giorno d’occupazione

 
   La mattina della domenica inizia presto, la voglia di cominciare
a rendere vivibile lo stabile si fa sentire, cominciano i primi lavori
(quelli più grossolani). La palazzina è vuota da anni, ma mostra segni
di passaggi notturni di persone che in passato molto probabilmente
l’hanno già usata, come dimostrano le porte interne quasi tutte
sfondate. Vengono tolte le macerie e gli oggetti ingombranti, tolto
ragnatele, cambiato aria e i primi due alloggi si rendono vivibili.

   Dopo la mattinata intensa qualcuno scrive l’ordine del giorno
dell’assemblea del pomeriggio, la voglia di riflettere sulla
manifestazione del giorno precedente e di cosa ci aspetterà lunedi è
tanta.

   Nella mattinata passa anche l’avvocato che ci annuncia che la
palazzina, essendo del Ministero della Difesa demaniale potrà essere
sgomberata solo da un ordinanza del prefetto. Non sappiamo come
prendere questa notizia. Ad oggi, i rapporti con il prefetto, nei
contrasti, nei presidi sotto l’assessorato, nelle occupazioni del
comune, lo hanno dimostrato essere l’unica istituzione locale
intenzionata ad un confronto serio e alla valutazione di una revisione
generale delle politiche abitative… ma non possiamo prevederne la
risposta in questo caso. Attendiamo tranquilli e sicuri…

   Il pomeriggio passa velocemente, il cortile si riempie di bambini
rumorosi che ci confermano come quello che stiamo facendo sia giusto.
Di fronte alla prospettiva dell’assessorato (la possibilità di vedere
le famiglie divise) sappiamo che questa è l’unica soluzione.

   Alle 18 in punto inizia l’assemblea, cominciamo una riflessione
sulla manifestazione del giorno precedente. L’entusiasmo che il corteo
ha suscitato è palpabile.

   Gradevole interruzione delle cuoche e dei cuochi con vassoi di manicaretti da tutto il mondo.

   Concludiamo la serata con un film. Riff-Raff, di Ken Loach. Ci
immedesimiamo senza troppi dubbi nelle dinamiche che avvolgono la trama.

   L’attesa del lunedì comincia a farsi sentire, visto che fino adesso reazioni non ce ne sono state.    

   L’attenzione rimane alta

 

3° giorno d’occupazione

    Anche questa notte le famiglie insieme ai volontari delle
associazioni hanno dormito presso la palazzina occupata.  Alcuni di
loro si danno i turni in modo da tenersi pronti a possibili sgomberi,
ma a parte qualche passaggio di polizia e carabinieri la notte passa
tranquilla

   Alle 6 già qualcuno si alza. Un papà si deve presentare sul posto
di lavoro: se tutto va bene per qualche mese ci potrà essere un
contratto. La disoccupazione è finita già da qualche mese per lui,
quindi un contratto temporaneo vuol dire avere un minimo di
tranquillità economica al primo stipendio (misero).

   Verso le 7 e 30 si alzano poco alla volta tutti. Caffè caldo per
svegliarci e riscaldare i muscoli intorpiditi. Ci mettiamo in moto. La
voglia di fare non manca. Se ieri sono stati fatti i lavori più
grossolani, oggi si passerà ai lavori più particolari che prenderanno
sicuramente le prossime giornate .

   Anche i rifiuti non mancano. L’A.s.p. ha i depositi poco
distanti. Degli operatori ci hanno messo a disposizione dei bidoni
all’esterno, in modo che almeno l’immondizia possa essere portata via.
Finalmente non avremo più decine di sacconi in mezzo al cortile.

   Uno dei tanti abitanti del quartiere intorno alle 8 passa davanti
al nostro cancello, ci chiede come va e ci regala dei sacchi neri.

   Verso le nove cominciano ad arrivare altre famiglie del
coordinamento insieme agli altri volontari. Arriva anche un’altra
emergenza. Un padre di famiglia che ieri ci ha visti in corteo confida
ad Egle la propria situazione e, al tavolo dello sportello allestito
alla bell’e meglio nell’atrio, compila la relativa scheda.

   Questa giornata può essere importante. C’è un appuntamento per le
12 con il prefetto in piazza Alfieri. Dobbiamo valutare la sua
posizione.

   All’incontro vanno Carlo, Luca, Stefano e due famiglie. Il vice
prefetto non si fa attendere. Dopo l’incontro si ritorna alla palazzina
e decidiamo di indire una riunione per le 21, bisogna informare tutti e
discutere della vitalità da dare allo spazio.

   Intanto i lavori procedono e si comincia a stilare l’elenco del
materiale da usare per fare del cemento o dare il bianco. Passa un
amico idraulico che ci dice lo stato degli impianti. Le notizie
purtroppo non sono buonissime soprattutto per quanto riguarda le
caldaie.

   Il sottofondo di tutto ciò sono sempre i bambini che rientrando dalla scuola colorano numerosi il cortile .

   La sera si conclude con la tanto attesa riunione, dove finalmente
tutti saranno messi al corrente sulle posizioni del prefetto.

   La tesi della prefettura è semplice: bisogna ristabilire la
legalità per poter aprire qualsiasi trattativa e poter intraprendere la
strada per far rientrare la palazzina in un progetto che potrebbe
vederla passare in uso per le emergenze abitative.

   La nostra delegazione ha risposto che se “ristabilire la
legalità” significa sgombero, noi scaveremo un fossato intorno al
palazzo.

   Sabato mattina non abbiamo certo fatto qualcosa di simbolico e
ritornare nuovamente (per chissà quanti mesi) ad una situazione
insostenibile non è una prospettiva che si può considerare. Vogliamo
stabilire la legalità con le famiglie in emergenza dentro.

   Di questa  palazzina si era a conoscenza da tanti mesi e
rientrava all’interno di un pacco di possibili luoghi da utilizzare.
Nei mesi precedenti ne abbiamo parlato fino alla nausea. Perché
continuare a temporeggiare?

   Comunque di uscita dalla palazzina senza una proposta seria non
se ne discute. Noi chiediamo che almeno venga usata come alloggi per le
emergenze e che si rimettano in discussione tutte le emergenze. Al
momento sono una 40tina, non solo le 6 che al momento occupano lo
stabile. Visto che tante altre tra pochissimo si troveranno nella loro
stessa situazione, è ovvio che bisogna trovare altri alloggi.

   La serata si conclude parecchio tardi. I bimbi sono stanchi, ci
sistemiamo su brande e materassini e comincia la terza notte….

  


Le famiglie di Via Allende 13_Asti


Coordinamento Asti-est.

Un pensiero su “diario dell’occupazione

  1. Fermo restando che anch’io sono ilniuniqa in affitto e quindi conosco le difficolte0 di non avere una casa propria, le mie finestre danno proprio sul cortile comune al civico 62 e 69. Musica alta proveniente da tutte le parti a tutte le ore, senza il minimo rispetto sei vicinii. Vorrei ricordare che la nostra liberte0 finisce dove comincia quella degli altri!!

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