Nuova occupazione a scopo abitativo a Torino. Decine di famiglie con bambini hanno trovato casa in un’edificio (ex scuola) in via Bardonecchia 151, di proprietà comunale fino al 2013, quando il comune ha deciso di venderlo alla Cassa Depositi e Prestiti, società per azioni finanziaria partecipata dallo Stato all’80%, che a sua volta ha intenzione di venderlo all’ennesimo palazzinaro e speculatore immobiliare per costruire case che con molta probabilità rimarranno vuote. Così questa mattina, famiglie e solidali hanno aperto le porte dell’edificio e sono entrati, rilevando lo stato di abbandono a cui era ormai sottoposto e con l’intenzione ora di fare un senso all’ennesimo edificio lasciato vuoto. Con le famiglie anche numerosi solidali che insieme a loro hanno deciso non solo di riappropriarsi del bisogni e della dignità, ma di dare vita a questo spazio anche con attività utili al quartiere in cui è situato.
In una Torino in cui solo nel 2014 sono state sfrattate oltre 4500 famiglie senza alcun intervento da parte delle istituzioni alle quali ormai rimane il triste primato di aver creato una situazione sociale disastrata, questa nuova occupazione riesce a dare respiro e una dignità a decine e decine di famiglie.
Intanto gli occupanti rilanciano già per sabato 27 giugno con un’iniziativa nella nuova occupazione di via Bardonecchia, per un pomeriggio di giochi e merenda per i più piccoli, un aperitivo e un’assemblea aperta a tutti e tutte per approcciarsi al quartiere e farsi conoscere.
Leggi il comunicato del collettivo Prendocasa – Torino:
Nella mattinata di domenica 21giugno, 30 famiglie hanno occupato lo stabile di via Bardonecchia 151, uno degli innumerevoli edifici pubblici da anni abbandonato dall’amministrazione comunale torinese. La riappropriazione dello stabile si inserisce in quel percorso di azione diretta che molte famiglie stanno attuando in città: di fronte all’immobilismo delle istituzioni locali incapaci di dare soluzioni reali agli innumerevoli sfratti, le famiglie si organizzano e occupano, trovando una soluzione immediatamente praticabile allontanando la paura di subire uno sfratto coatto attraverso l’uso della forza pubblica.
La storia dello stabile occupato è simile a quella di altri immobili di proprietà comunale: acquisito nel 1958, il comune nel 1997 affida l’immobile al Consorzio per lo Sviluppo dell’Elettronica e dell’Automazione (CSE), una delle tante “municipalizzate” svendute ai privati. Fallito il consorzio nel 2012, il Comune lo vende all’attuale proprietà, la Cassa Depositi e Prestiti, società finanziaria partecipata dallo Stato all’80% . L’immobile viene messo all’asta ma non trova, per ben tre volte, nessun acquirente. Attualmente l’edificio risulta ancora di proprietà della Cassa Depositi e Prestiti ma sembra che sia stato adocchiato da uno dei tanti marchi della grande distribuzione che per adesso non ha avanzato nessuna offerta.
Come dicevamo una storia che si ripete per quegli edifici pubblici che diventano occasione di speculazione e profitto per l’interesse privato. Il solito esempio di soldi e risorse pubbliche mal gestite dalle istituzioni.
Con l’occupazione a scopo abitativo dello stabile di via Bardonecchia si vogliono denunciare non solo gli affari speculativi dei privati con la complicità delle amministrazioni pubbliche, ma anche i continui fallimenti delle politiche socio-abitative del Comune che svende patrimonio pubblico ai privati per fare cassa senza redistribuire sul territorio la ricchezza acquisita dalla vendita degli immobili.
Oggi le 30 famiglie che si sono riappropriate dello stabile, riconquistano quella dignità che meritano e si riprendono un bene pubblico che, nell’interesse della collettività, viene sottratto alla rendita privata. Le famiglie occupanti, inoltre, a breve si confronteranno con gli abitanti del quartiere di Pozzo Strada e San Paolo per capire quali attività potranno essere svolte negli spazi che non verranno adibiti ad uso abitativo.