Presentazione del libro CASA CASINA, merenda e laboratorio per bambini!

IMG-20151202-WA0025Venerdì 11 dicembre alle 16.30 siete invitati tutti e tutte allo Spazio Popolare Neruda per un pomeriggio dedicato ai bambini!

Merenda, presentazione del libro CASA CASINA di Manuela Mapelli e laboratorio creativo!

Vi aspettiamo in Corso Ciriè 7 per un pomeriggio divertente ed educativo per i bimbi!

Elide Tisi: sapevamo dello sgombero di via Bardonecchia

fass_tisiLa mobilitazione delle famiglie sgomberate dallo Spazio Popolare Neruda si è conclusa dopo una lunga giornata. Sin dal mattino, con un presidio davanti all’emergenza abitativa, l’iniziativa è proseguita per tutto il pomeriggio dove, grazie alla determinazione delle famiglie, si è riuscito ad ottenere un incontro con il vice-sindaco Elide Tisi. Durante questo incontro la Tisi si è posta sulla difensiva per poi dover ammettere che il Comune era a conoscenza dello sgombero, in concerto con Prefettura e Questura, dello stabile occupato di via Bardonecchia. Non solo, il Comune era anche a conoscenza della mancanza dell’acqua all’interno dello stabile, privando coscientemente di un bisogno fondamentale e assetando, per ben due settimane, intere famiglie con bambini.

Durante l’incontro la Tis cercava di salvarsi in corner, affermando che le soluzioni temporanee concesse alle famiglie sgomberate, sono appunto temporanee per poter trovare il tempo e cercare soluzioni diverse, ma non definitive.

L’ipocrisia politica della Tisi anche oggi è andata in scena: le responsabilità delle politiche fallimentari sulla casa vengono tramutate, attraverso una logica perversa della gestione dell’emergenza casa, in soluzioni necessarie (leggi temporanee) affinché si possa avere il tempo per trovarne di migliori, giocando sull’opinione pubblica attraverso gli articoli dei giornali che, nei giorni successivi allo sgombero, vendevano come ottimali.

Operazione che non riesce però con la gente comune, che oggi tocca con mano il disastro sociale creato dalle politiche fallimentari del Comune in piena sintonia con le direttive del governo Renzi che attraverso il Piano casa criminalizza chi occupa e taglia le utenze nelle occupazioni.

Solo personaggi come Stefano Bolognesi, arrivista politico di Forza Italia e consigliere di Circoscrizione del quartiere di Pozzo Strada, in modo sfrontato e ipocrita, sosteneva le menzogne del Comune, affermando nella sua pagina fb: “La Stampa del 08.07.2015 “Occupazione terminata ,L’ex Csea sgomberato all’ alba”Il Comune offre sistemazioni alle famiglie allontanate, ma è polemica”
Questa volta devo fare i complimenti al giornalista per aver raccontato i fatti in modo reale….Sostengo sempre che le bugie hanno le gambe corte,e anche in questo caso sveleremo la Verità,mi dispiace solo per chi “CREDE ANCORA CHE GLI ASINI VOLINO”….In alcuni casi certi personaggi non richiedono neanche la documentazione, ma si fanno andare bene le parole…E A PARLARE SIAMO BRAVI TUTTI….SI VUOLE ANANRCHIA O GIUSTIZIA,INFORMIAMOCI E POI SE NE RIPARLERà!

La realtà sotto il sole è ben diversa e come al solito viene manipolata dai politicanti che sulle false promesse costruiscono la propria carriera.

Guarda il video dell’incontro

Elide Tisi ha mentito? Retroscena da via Bardonecchia

tisiL’assessore alle politiche sociali Elide Tisi non ha mancato di intervenire sullo sgombero delle trenta famiglie che avevano occupato l’ex Csea di via Bardonecchia, ribattezzandolo Spazio Sociale Neruda. Ha sostenuto che, all’evidente dramma dell’emergenza abitativa (Torino, in cui sono state cacciate 4.500 famiglie dalle case dove abitavano nel solo 2014, è una sorta di capitale degli sfratti), occorre rispondere “senza atteggiamenti ideologici” e con percorsi “che restino all’interno della legalità”. Una contraddizione in termini, visto che (a netto degli scopi speculativi e di controllo sociale che ha la politica istituzionale sulla casa) se l’ordinamento non soltanto non risolve, ma produce le sofferenze sociali che causano il dramma abitativo, è evidente che l’unico possibile atteggiamento non ideologico è sposare un’attiva indifferenza rispetto al carattere legale o illegale, ossia interno o esterno all’ordinamento, di questo o quel comportamento che rappresenti una soluzione al problema abitativo, ponendosi semmai l’obiettivo dell’efficacia dei percorsi volti a dare una casa a chi non ce l’ha.

Le dichiarazioni di Elide Tisi, tuttavia, contengono qualcosa di peggio di una mera contraddizione. L’assessore (e vicesindaco nella giunta Fassino) ha infatti dichiarato al periodico on line Nuova Società di non esser stata al corrente dello sgombero fino a martedì mattina, ossia fino all’intervento manu militari della polizia. Ha aggiunto testualmente, a riprova di ciò: “Lo sgombero di via Bardonecchia non dipende da noi ma da chi è proprietario dell’immobile, che chiede di intervenire alla Prefettura”. Povera Elide: tipica politicante magicamente all’oscuro di ciò che le accade intorno, abituata dal mestiere che fa a scaricare su livelli istituzionali diversi dal suo le responsabilità dirette o indirette non soltanto dei drammi sociali che non può risolvere (perché causati dall’ordinamento che difende con la sua appartenenza istituzionale, la sua ideologia della legalità e le sue false promesse), ma anche della repressione scomposta che le istituzioni oppongono alle soluzioni che autonomamente la gente è in grado di trovare (il Neruda, e molti altri edifici occupati a Torino, lo dimostrano).

Occorre, in ogni caso, verificare se la professione di estraneità e ignoranza dell’assessore reggano all’analisi di alcune circostanze. In primo luogo non è chiaro perché, se il comune era all’oscuro dello sgombero, non soltanto la polizia municipale, ma anche una folta schiera di assistenti sociali (che risponde alla Tisi sul piano gerarchico) si trovava all’interno della struttura immediatamente dopo l’ingresso delle forze dell’ordine, sostanzialmente per accompagnare il loro operato (che ha compreso la distruzione vandalica di tutti i sanitari presenti nella struttura per impedire un’eventuale rioccupazione: complimenti…). A coordinarli è stato avvistato, fin dal primo mattino, Uberto Moreggia, responsabile (sempre per conto dell’assessorato di Tisi) del settore Famiglie e Adulti in difficoltà. Coincidenza? Tutt’altro: diversi elementi lasciano pensare che l’assessorato non soltanto fosse al corrente della preparazione dello sgombero, ma abbia attivamente collaborato con la polizia, e in particolare con l’ufficio politico della questura (Digos), anche nei giorni precedenti, nella fase dei sopralluoghi che hanno permesso di organizzare l’operazione.

Di cosa stiamo parlando? Di un episodio che abbiamo potuto ricostruire grazie ad alcune testimonianze. Due occupanti hanno dichiarato a chi scrive che il 29 giugno, verso le 23.00, alcuni utenti del dormitorio di via Marsigli, adiacente all’ex Csea, hanno avvicinato i ragazzi che presidiavano l’occupazione presso i cancelli della stessa, riferendo che “gente di merda” (leggi: agenti in borghese) era entrata nel dormitorio e stava colloquiando con alcuni operatori. Il giorno successivo, 30 giugno, due poliziotti, indicati dagli occupanti come appartenenti all’ufficio politico (Digos), sono stati avvistati dall’ex Csea mentre erano intenti ad osservare e fotografare l’edificio da una finestra situata al primo piano del dormitorio. Se ne potrebbe dedurre che la polizia abbia utilizzato una struttura di competenza comunale, che opera sotto la responsabilità dell’assessorato alle politiche sociali, per spiare l’occupazione in previsione dell’irruzione di alcuni giorni dopo, senza che la sua presenza fosse ignota agli operatori del dormitorio. Alla faccia dell’“estraneità” dell’assessorato alla dinamica dello sgombero! Come poteva l’assessore/vicesindaco ignorare che la polizia stava preparando l’operazione, quando all’interno di una realtà di sua diretta competenza si svolgevano indagini finalizzate a monitorare le caratteristiche dell’edificio e ciò che vi accadeva all’interno, in vista dello sgombero?

Il proprietario dell’ex Csea è Cassa Depositi e Prestiti, ed è del tutto verosimile che sia stato questo ente a chiedere formalmente lo sgombero al prefetto. Questo non significa però in alcun modo che Elide Tisi fosse all’oscuro dell’operazione e della sua preparazione, né che avesse negato il suo assenso alle procedure necessarie, tenuto conto di tutte le circostanze appena elencate. Si affaccia, allora, una domanda: perché la Tisi, intervistata da Giulia Zanotti per Nuova Società, ha lasciato intendere di non saperne nulla? I casi sono due: o nel suo assessorato vige il caos, e quindi tanto i dirigenti degli uffici quanto gli operatori agiscono a sua totale insaputa su materie così delicate, oppure il vicesindaco ha voluto scaricare ogni responsabilità su attori apparentemente esterni, come la proprietà dell’edificio e la prefettura, per uscire “pulita” da una vicenda in cui decine di famiglie con bambini in condizioni di povertà, che avevano risolto insieme il problema abitativo, sono state sbattute nuovamente in una situazione di precarietà da un’istituzione da lei diretta e formalmente deputata a trovare una soluzione per le persone a basso reddito che finiscono in mezzo a una strada.

Ai contemporanei la sentenza tutt’altro che ardua, ma urgente come tutte quelle che permettono di distinguere i bugiardi dalle persone che, quando si alzano, non hanno motivo di vergognarsi guardandosi allo specchio.

da Quiete o tempesta

Torino: 200 in corteo per sostenere il Neruda contro le minacce di sgombero

neruda_corteo A circa due settimane dall’occupazione, quest’oggi le famiglie dello Spazio Popolare Neruda si sono mosse in corteo per le vie del quartiere Pozzo Strada.

Un corteo nato dalla volontà di presentarsi al quartiere, che in questi giorni di occupazione si è dimostrato solidale e interessato alla nascita di questa nuova esperienza, ma anche per respingere con determinazione le minacce di sgombero che Questura e Prefettura hanno avanzato negli ultimi giorni, proponendosi così di affrontare ancora una volta l’emergenza abitativa nei termini di un problema di ordine pubblico, strada, questa, privilegiata dall’amministrazione comunale in questi anni di crisi.

Nei giorni scorsi la minaccia di rimettere per strada decine di famiglie, molte delle quali con bambini piccoli, aveva fatto nascere da parte degli occupanti e dei compagni dello Sportello Prendocasa un appello alla solidarietà e alla mobilitazione, che è culminato nel corteo di oggi dopo tre giorni di attività e momenti di socialità. Un corteo festoso e determinato, aperto dai bimbi dell’occupazione e composto da circa 200 persone tra occupanti e solidali, che intorno alle 17 è partito dal Neruda per snodarsi per le vie del quartiere. La manifestazione si è più volte fermata lungo il percorso per spiegare le ragioni dell’occupazione, presentandosi agli abitanti e invitandoli a sostenere e attraversare il nuovo spazio per costruirlo assieme e farne non solo una casa per decine di famiglie ma anche un luogo di incontro e socialità, in uno dei tanti quartieri torinesi che da questo punto di vista soffrono la mancanza di spazi adibiti a questo scopo.

Un corteo che ha chiarito l’intenzione di non fare nessun passo indietro rispetto all’occupazione, rivendicando una casa per tutti e tutte e pretendendo soprattutto l’immediato riallaccio dell’acqua corrente nella palazzina da parte dell’amministrazione comunale, che finora ha invece sfruttato la mancanza di acqua come pretesto per richiedere lo sgombero. La manifestazione è stata anche l’occasione per sottolineare l’importanza di esperienze di occupazione e rioccupazione come strumento per riprendersi diritti e dignità quotidianamente negati, respingendo al tempo stesso le retoriche razziste della guerra tra poveri.

Il corteo si è concluso ritornando al Neruda e rilanciando l’invito a sostenere lo spazio nei prossimi giorni.

da infoaut

Torino, nuova occupazione. Decine di famiglie prendono casa in via Bardonecchia

torino_occupazioneNuova occupazione a scopo abitativo a Torino. Decine di famiglie con bambini hanno trovato casa in un’edificio (ex scuola) in via Bardonecchia 151, di proprietà comunale fino al 2013, quando il comune ha deciso di venderlo alla Cassa Depositi e Prestiti, società per azioni finanziaria partecipata dallo Stato all’80%, che a sua volta ha intenzione di venderlo all’ennesimo palazzinaro e speculatore immobiliare per costruire case che con molta probabilità rimarranno vuote. Così questa mattina, famiglie e solidali hanno aperto le porte dell’edificio e sono entrati, rilevando lo stato di abbandono a cui era ormai sottoposto e con l’intenzione ora di fare un senso all’ennesimo edificio lasciato vuoto. Con le famiglie anche numerosi solidali che insieme a loro hanno deciso non solo di riappropriarsi del bisogni e della dignità, ma di dare vita a questo spazio anche con attività utili al quartiere in cui è situato.

In una Torino in cui solo nel 2014 sono state sfrattate oltre 4500 famiglie senza alcun intervento da parte delle istituzioni alle quali ormai rimane il triste primato di aver creato una situazione sociale disastrata, questa nuova occupazione riesce a dare respiro e una dignità a decine e decine di famiglie.

Intanto gli occupanti rilanciano già per sabato 27 giugno con un’iniziativa nella nuova occupazione di via Bardonecchia, per un pomeriggio di giochi e merenda per i più piccoli, un aperitivo e un’assemblea aperta a tutti e tutte per approcciarsi al quartiere e farsi conoscere.

Leggi il comunicato del collettivo Prendocasa – Torino:

Nella mattinata di domenica 21giugno, 30 famiglie hanno occupato lo stabile di via Bardonecchia 151, uno degli innumerevoli edifici pubblici da anni abbandonato dall’amministrazione comunale torinese. La riappropriazione dello stabile si inserisce in quel percorso di azione diretta che molte famiglie stanno attuando in città: di fronte all’immobilismo delle istituzioni locali incapaci di dare soluzioni reali agli innumerevoli sfratti, le famiglie si organizzano e occupano, trovando una soluzione immediatamente praticabile allontanando la paura di subire uno sfratto coatto attraverso l’uso della forza pubblica.

La storia dello stabile occupato è simile a quella di altri immobili di proprietà comunale: acquisito nel 1958, il comune nel 1997 affida l’immobile al Consorzio per lo Sviluppo dell’Elettronica e dell’Automazione (CSE), una delle tante “municipalizzate” svendute ai privati. Fallito il consorzio nel 2012, il Comune lo vende all’attuale proprietà, la Cassa Depositi e Prestiti, società finanziaria partecipata dallo Stato all’80% . L’immobile viene messo all’asta ma non trova, per ben tre volte, nessun acquirente. Attualmente l’edificio risulta ancora di proprietà della Cassa Depositi e Prestiti ma sembra che sia stato adocchiato da uno dei tanti marchi della grande distribuzione che per adesso non ha avanzato nessuna offerta.

Come dicevamo una storia che si ripete per quegli edifici pubblici che diventano occasione di speculazione e profitto per l’interesse privato. Il solito esempio di soldi e risorse pubbliche mal gestite dalle istituzioni.

Con l’occupazione a scopo abitativo dello stabile di via Bardonecchia si vogliono denunciare non solo gli affari speculativi dei privati con la complicità delle amministrazioni pubbliche, ma anche i continui fallimenti delle politiche socio-abitative del Comune che svende patrimonio pubblico ai privati per fare cassa senza redistribuire sul territorio la ricchezza acquisita dalla vendita degli immobili.

Oggi le 30 famiglie che si sono riappropriate dello stabile, riconquistano quella dignità che meritano e si riprendono un bene pubblico che, nell’interesse della collettività, viene sottratto alla rendita privata. Le famiglie occupanti, inoltre, a breve si confronteranno con gli abitanti del quartiere di Pozzo Strada e San Paolo per capire quali attività potranno essere svolte negli spazi che non verranno adibiti ad uso abitativo.

NUOVA OCCUPAZIONE ABITATIVA IN CITTA’!

casa okQuesta mattina quattro famiglie con i loro bambini e il Collettivo Prendocasa hanno deciso di occupare lo stabile di Corso Vercelli 440, una delle tante case vuote a cavallo tra i quartieri di Barriera di Milano e Falchera.

Le loro storie si assomigliano e si intrecciano con quelle delle 3000 famiglie che quest’anno a Torino hanno subito uno sfratto esecutivo. Con l’acuirsi della crisi economica, la perdita di lavoro o la diminuzione del reddito pagare l’affitto è infatti sempre più difficile e spesso impossibile. Di fronte a questa situazione che sempre di più è un’emergenza quotidiana il Comune di Torino risponde  continuando ad effettuare tagli al sociale ed alle politiche abitative.  Si moltiplicano ogni giorno i casi di famiglie allontanate con la forza dal proprio alloggio nel silenzio più assoluto.

Crediamo che la responsabilità di questa situazione sia delle istituzioni che hanno generato la crisi che stiamo vivendo, in primis il Comune di Torino che per creare una città vetrina inesistente ( basti pensare alle olimpiadi del 2006) ha creato delle voragini nei conti pubblici ed adesso svende tutto il patrimonio pubblico invece di destinarlo alle famiglie in emergenza. Nella nostra città ci sono 56 mila alloggi vuoti e ben 30 mila famiglie in difficoltà che hanno perso o stanno perdendo la propria casa. Anche qui in barriera di Milano o in Falchera, basta fare un giro tra le case popolari per rendersi conto di quanti siano gli alloggi di ATC non assegnati e gli stabili del Comune vuoti. È questo il caso della palazzina che abbiamo deciso di riprenderci oggi, l’ex-comando dei vigili urbani, inutilizzato dal 2008.

Oggi quindi occupiamo questo stabile così come hanno già fatto tante altre famiglie che soffocate dalla crisi hanno deciso di portare avanti un percorso di dignità attraverso la riappropriazione.

Anche insieme a loro la speranza è che tutto questo non passi sotto silenzio pre-elettorale, né che ci si accontenti delle mille promesse già sentite e che sicuramente in tanti faranno solo per accaparrarsi qualche voto.

Convinti che la casa sia un diritto e che la dignità si affermi anche riprendendosi ciò che ci viene tolto invitiamo tutti e tutte a portare solidarietà alle nuove famiglie occupanti.

 

Quel che ci tolgono a poco a poco ce lo riprenderemo!

Di seguito il volantino distribuito questa mattina

 

SENZA CASA NON POSSIAMO STARE!

OCCUPIAMO!

Gli sfratti a Torino sono in continuo aumento. Sempre più famiglie si vedono portare via la casa dalle banche o sfrattati da proprietari troppo abituati alla loro rendita sicura, le ingiunzioni di sfratto per morosità incolpevole con relativo sgombero non si contano più.

Le istituzioni e media vogliono farci credere che la colpa è della crisi economica, che noi, di certo, non abbiamo creato, a causa di questa però ci costringono a pagare sempre di più attraverso l’aumento delle tasse, mettendone di nuove (imu), tagliano i servizi sociali e intanto aumenta la disoccupazione e si perde il reddito.

La situazione è drammatica ma questo sembra non sfiorare minimamente politici e istituzioni locali, incapaci di dare delle soluzioni continuano ad appoggiare la linea dura: sei moroso arriva lo sfratto e la forza pubblica deve eseguire, poco importa se hai figli o meno, se nel nucleo famigliare ci sono persone gravemente malate o disabili….

Anche ATC ormai segue la linea dura e se non riesci a pagare l’affitto ti sbatte fuori casa. Siamo in piena emergenza sociale, il diritto all’abitare non è (più?) garantito, ci vogliono vedere vivere sotto i ponti o in angoli scuri della città dove sorgono baraccopoli costruite con mezzi di fortuna.

Noi, famiglie e singoli, abbiamo deciso di non voler perdere la nostra dignità e di riprenderci un diritto che oggi nessuno è in grado di tutelare. Abbiamo deciso che senza casa non possiamo rimanere, che insieme ci possiamo aiutare.

Per questo oggi occupiamo questo stabile, dismesso da alcuni anni, così come molte altre famiglie e non solo hanno già fatto in città trovandosi nella nostra stessa situazione.

Anche insieme a loro vorremmo che tutto questo non passasse sotto silenzio pre-elettorale, né ci accontenteremo delle mille promesse che sicuramente tutti faranno per accaparrarsi qualche voto. La volontà e quello di costruire qualcosa dal basso unendo tutte le forze presenti in città.

Vorremmo che questo stabile non fosse soltanto un posto in cui abitare ma anche un posto vissuto dai vicini e dal quartiere avendo una ampio spazio al piano terra in cui poter realizzare le più svariate iniziative che vogliate proporre. Per questo l’invito rivolto a tutti è quello di venirci a trovare per conoscerci, discutere e realizzare nuove cose insieme.

Siamo consapevoli che ci sia molto lavoro da fare per rendere questo stabile decoroso e utilizzabile in sicurezza per cui chiunque avesse delle capacità e/o del tempo da condividere è il benvenuto/a!

QUEL CHE CI TOLGONO A POCO A POCO CE LO RIPRENDEREMO!

Torino 20/01/2013 GLI/LE OCCUPANTI

Fot. In prop. Via sant’ottavio 20