Torino è ancora capitale degli sfratti. E’ dal 2008, anno in cui si registra l’inizio della crisi in Italia, che l’emergenza abitativa continua a crescere senza accennare ad una diminuzione nella nostra città e su tutto il territorio nazionale.
La perdita di reddito, collegata alla disoccupazione e alle spese gravose che ci troviamo ogni giorno ad affrontare (tasse, bollette, spese scolastiche), sono sicuramente i fattori principali per cui una famiglia o una persona non riescono più a pagare l’affitto o il mutuo.
L’insufficienza ed inadeguatezza delle politiche abitative e sociali nel nostro paese, e soprattutto nella nostra città, vanno ricercate nella responsabilità delle amministrazioni cittadine e nelle precise scelte del governo. E’ chiaro che con il Piano Casa, varato dall’ex ministro Lupi e da Matteo Renzi, e il nuovo decreto-legge che agevola il pignoramento degli immobili da parte degli istituti bancari, le istituzioni non hanno intenzione di estirpare il problema alla radice (da ricercarsi cioè in una povertà che abbraccia strati sempre più ampi della popolazione), ma preferiscono piuttosto garantirsi la benevolenza (e il voto) di chi possiede il patrimonio immobiliare.
Banche, speculatori, grandi proprietari di case, agenzie immobiliari sono i soliti beneficiari dei favori del governo, mentre l’edilizia residenziale pubblica, gli sfrattati, le famiglie in grave difficoltà economica e gli occupanti di case, vengo sempre più lasciati al declino e all’abbandono, se non vengono addirittura criminalizzati (vedi art.5 del “Piano Casa” che impedisce l’allaccio delle utenze e la fissazione della residenza nelle occupazioni abitative e la continua repressione degli attivisti che lottano per il diritto all’abitare).
A Torino sempre meno fondi vengono destinati alle politiche territoriali sulla casa, sempre meno case popolari vengono costruite o ristrutturate (quando non vengono vendute o demolite), per non parlare dei servizi sociali che invece di svolgere un’azione d’appoggio per i soggetti in difficoltà, diventano addirittura un problema per le famiglie in disagio abitativo che si vedono continuamente minacciate della separazione dai propri figli.
I dati del 2015 sono chiari: 4632 sfratti (il numero più alto mai registrato) e un aumento del 10,8% dei pignoramenti. Questo ci dimostra che la tendenza non solo non è in calo, ma che il problema non si limita a colpire gli strati meno abbienti della società, ma anche chi si può permettere di aprire un mutuo.
Nell’andare a ricercare risposte o proposte riguardanti l’emergenza casa torinese, spesso ci siamo dovuti scontrare nell’inefficienza, nell’ignoranza e l’arroganza delle amministrazioni cittadine. Andare a tirare l’orecchio a Fassino e Chiamparino o all’assessore alle politiche abitative e sociale Elide Tisi, non ci ha certo dato speranza o fiducia che siano loro a risolvere i problemi abitativi della città, quanto piuttosto ci hanno dato la consapevolezza che non faranno altro che peggiorarlo e che solo attraverso la lotta, l’organizzazione dal basso, il mutuo aiuto e la solidarietà attiva tra le famiglie sotto sfratto abbiamo la possibilità di non soccombere agli interessi di potere del “sistema Torino”.
Ci diamo come obiettivo la conquista di condizioni dignitose per tutte le persone che vivono nel territorio di Torino, uscire dall’isolamento in cui ci vogliono tenere le istituzioni: NON CI VOGLIAMO PIU’ VERGOGNARE DELLA NOSTRA SITUAZIONE! LA COLPA DI CIO’ CHE SUCCEDE E’ DELLA POLITICA CITTADINA, NON DELLE PERSONE!
Continueremo la denuncia delle speculazioni: Il Comune ha scelto di attuare una politica che non dà risposte adeguate, se non attraverso soluzioni tampone, ma dalle quali traggono profitto BANCHE, COOPERATIVE e SPECULATORI EDILIZI. Una politica di interessi che fa il gioco soltanto di chi già possiede grandi ricchezze e che la crisi non la pagherà mai, caricando sulle famiglie e sulle persone in difficoltà un debito insostenibile.
Lotteremo ogni giorno per un blocco immediato degli sfratti, degli sgomberi e dei pignoramenti. Mutui congelati e a tasso zero per le famiglie in difficoltà economica; per una nuova edilizia popolare, per la destinazione degli edifici pubblici in disuso agli sfrattati e requisizione degli appartamenti sfitti.
Vogliamo prezzi degli affitti, bollette e costi della vita calmierati in base al reddito.
Abbiamo già detto che noi siamo coloro che lottano per la propria dignità. Noi siamo le famiglie costrette ad occupare una casa per poter dormire al caldo d’inverno. Noi siamo disoccupati o lavoratori precari. Noi siamo coloro che sognano un futuro migliore per i nostri figli. Alcuni di noi hanno fatto molti chilometri per inseguire questo sogno. Noi, nonostante tutte le difficoltà e differenze, siamo uniti nella ricerca e nella lotta per realizzare questo desiderio. Ma siamo anche quelli che vengono messi al margine della società, relegati a chiedere assistenza o carità. Noi siamo quelli che, nonostante le scarsissime risorse, facciamo la nostra parte per far circolare l’economia di cui tanto ci si preoccupa. Ci siamo stancati di tendere la mano per un tozzo di pane.
E soprattutto noi sappiamo quale sarà il nostro posto all’interno di questo corteo. E’ all’interno delle LOTTE SOCIALI che noi da mesi ci muoviamo in città e sarà ancora quella l’unica bandiera sotto cui porteremo i nostri bisogni e le nostre ragioni.
Invitiamo tutti i nostri amici e le nostre amiche, i nostri sostenitori e sostenitrici, i nostri compagni e le nostre compagne di lotta e di vita ad unirsi a noi, per un primo maggio che non sia la solita passerella di partiti e sindacati amici di chi ci affama, ma che sia un primo maggio di lotta e rivendicazione, il primo maggio di chi, come noi, vuole vedere migliorare la propria condizione di vita.
Raccogliamo, inoltre, l’invito della rete nazionale “Abitare nella Crisi” alla partecipazione alla giornata di mobilitazione diffusa su tutti i territori del 28 maggio, dove, giusto ad una settimana dalla scadenza elettorale delle amministrative, sarà importante dare voce a quella parte di Torino che non si accontenta di false promesse, che non si rassegna a vedersi negato il diritto all’abitare e ad una città in cui vivere dignitosamente. Per partecipare alla costruzione dell’appuntamento invitiamo tutte le realtà dell’autorganizzazione sociale, i sindacati di base, i collettivi ed i comitati, tutti e tutte, ad una prima riunione cittadina per martedì 3 maggio alle ore 18.30 presso lo Spazio Popolare Neruda di corso Ciriè 7.