Cronca di una giornata per il diritto alla casa.

Anche questa mattina la
rete per il diritto alla casa è riuscita nel suo intento: una
giovane coppia con quattro bambini non sarà sbattuta fuori di casa.

Alle 11.30 l’ufficiale
giudiziario insieme alla proprietaria e il suo avvocato, entrano in
casa della coppia per eseguire il secondo accesso di sfratto. Ad
attenderli ci sono gli attivisti della rete per il diritto alla casa
che insieme alla famiglia pretendono il rinvio dello sfratto. La
famiglia vuole più tempo per potersi organizzare,senza se e senza
ma.

La giovane coppia fa
presente che hanno fatto domanda per l’emergenza abitativa ma come
sempre i tempi di attesa sono molto lunghi e la proprietaria, una
palazzinara che vive di rendita sul loro lavoro attraverso
l’estorsione dell’affitto, ha finto comprensione spingendo per un
primo rinvio di un solo mese.

Lei ha sempre lavorato,
fin dall’età di 13 anni, e ora si ritrova in cassa integrazione,
lui disoccupato da diverso tempo, riescono a mala pena a sfamare i
loro figli. Nasce una discussione accesa,ma la giovane coppia con i
quattro bambini ottengono una proroga di due mesi.

Grazie alla
determinazione della famiglia e al supporto e alla solidarietà della
rete per il diritto alla casa, sono riusciti ad avere un rinvio fino
al 30 di agosto.

Sabrina: un altro accesso rimandato…..uniti si vince!

Un altro sfratto
bloccato, un altro risultato portato a casa grazie alla determinazione
di Sabrina e del Comitato di quartiere Vanchiglia che insieme al
Progetto PrendoCasa Torino e la Rete per il diritto alla casa hanno
bloccato l’ennesima prevaricazione di chi altrimenti avrebbe messo alla
porta una donna, madre di due figli.

Dalle ore 07.00 si sono radunati una
cinquantina di persone, che sotto casa di Sabrina attendevano l’arrivo
dell’ufficiale giudiziario e del padrone di casa. In compenso erano
presenti le forze dell’ordine, che ultimamente sembrano essere
interessate a questo problema, volendo quasi intimorire chi di questo
problema se ne fa carico in tutto e per tutto.

Dai vicini palazzi gli
inquilini incuriositi prendevano coscienza della situazione e
solidarizzavano con Sabrina, mentre i compagni, compagne e i genitori
del Comitato di quartiere Vanchiglia presidiavano e distribuivano
volantini.

All’arrivo del furgone del fabbro è stata
bloccata la strada di accesso al palazzo, facendogli capire che oltre
non sarebbe potuto andare!

Intorno alle 10:30 si è  presentato
l’ufficiale giudiziario che ha constatato l’impossibilità
 dell’eventuale sgombero e in un primo accordo con la padrona di casa si
è arrivati ad un rinvio di un mese. Intanto – e non a caso! – sul posto
è arrivata l’ispettrice dei vigili urbani preposta alla stesura del
verbale  che dovrà essere visionato e validato dalla Commissione per
l’emergenza abitativa, affinché a Sabrina sia assegnata una casa
popolare.

Grazie anche al supporto degli avvocati dello Sportello Casa e
dopo un’estenuante trattativa con le parti in causa, questa giornata si
è conclusa con una vittoria ancora più incisiva: Sabrina e i suoi figli
rimarranno nella loro casa fino al 13 settembre – rinvio di tre mesi e non di uno! –
ed entro una decina di giorni si avrà l’esito dalla Commissione per
l’emergenza abitativa per la casa popolare!


Si conclude in questo modo l’ennesima
giornata di lotta per la casa, una lotta che riaccende la speranza di
tutte quelle donne e uomini che si vedono, giorno dopo giorno, negare il
diritto ad un tetto.


CONTRO GLI SFRATTI, PER IL DIRITTO ALLA
CASA!

Un invito… particolare

Sabrina ha 35 anni. Ha due figli,
splendidi, che frequentano la scuola elementare Fontana.

Sabrina aveva un panificio, vendeva
splendide michette e focaccine. Si alzava alle 4,00 per poter fare
bene il suo mestiere e garantire ai suoi figli il necessario.

Poi è arrivata la crisi, quella crisi
che, secondo Berlusconi, andava curata con l’ottimismo; quella
crisi che, secondo il governo, era fasulla e solo nella mente dei
pessimisti.

 

 

Questa crisi “fasulla” ha
impedito a Sabrina di avere un prestito dalle banche, ne altro tipo
di sostegno per la sua attività commerciale.

Questa crisi “inesistente
ha costretto Sabrina a chiudere il suo esercizio, unico sostentamento
per la sua famiglia e per i suoi bimbi.

Ma Sabrina non si è data per vinta,
non si è fermata. Ha cercato un nuovo lavoro, un nuovo modo per
sostenersi. Non è stato facile, in un periodo nel quale a Torino ci
sono quasi 150mila cassintegrati e tante altre migliaia stanno
perdendo il lavoro.

Sabrina lavora part-time, con un
contratto a chiamata; lavora tanto per

un stipendio che, a stento, riesce a
soddisfare le sue necessità.

Sabrina ha fatto richiesta di alloggio
popolare. Ma all’ATC gli hanno risposto che non era tanto
bisognosa di alloggio
, nella Torino dell’accoglienza
chiampariniana
gli hanno assegnato un’attesa di una decina
d’anni.

Ma Sabrina non è sola. Da qualche mese
frequenta il centro sociale Askatasuna ed il Comitato di Quartiere,
dove i suoi figli possono giocare ed imparare senza dover pagare
nulla, dove lei può chiacchierare, conoscere, confrontarsi con tante
altre donne, famiglie, cittadini del territorio.

E superare quella pudica vergogna che
ti viene indotta dagli sguardi giudicanti di chi vorrebbe trattarti
come una scoria, come un perdente, come un poveretto che non ha gli
strumenti per farcela in questa vita così competitiva. E farti
sentire impotente ed emarginato.

Ma Sabrina non è emarginata per
niente. Sorride agli altri, collabora, propone attività, diviene ben
presto una delle più attive militanti del Comitato di Quartiere. E,
quando ad un’altra mamma del quartiere arriva un’ingiunzione di
sfratto, lei è in prima linea nella solidarietà, pronta a lottare
per il diritto alla casa.

Sabrina sa quali sono le difficoltà
della vita, e sa che la perdita del lavoro, o della casa, non sono
colpe individuali di cui vergognarsi, ma il frutto di un sistema
ingiusto che arricchisce e tutela chi lo gestisce e mette in
ginocchio tutti gli altri.

A Sabrina è giunta un’ingiunzione di
sfratto. Si è rivolta subito ai servizi sociali che, questa volta,
si sono attivati permettendole di fare la pratica per l’emergenza
abitativa.

La sua morosità non è determinata da
cattiva volontà, ma dall’impossibilità reale di pagare un affitto
troppo esoso.

E’tutto nero su bianco, gli atti sono
stati depositati.

Ma lo sfratto non si è fermato.

Martedì 15 giugno arriveranno gli
ufficiali giudiziari per sgomberare Sabrina dal suo appartamento.

O almeno ci proveranno. Ma quando
arriveranno, al numero 12 di via Sineo, troveranno una bella
sorpresa ad attenderli; siamo certi che, quella mattina, genitori
della scuola, cittadini del quartiere, i ragazzi del centro sociale
Askatasuna, tutto il movimento di Prendo Casa Torino, accoglierà
questi signori al grido “La casa è un diritto, Sabrina non si
sfratta”.

Non permetteremo mai che una donna con
due figli, avente pieno diritto di un alloggio popolare, finisca in
mezzo ad una strada per colpa di un sistema lento, farraginoso ed
inumano.

Per questo motivo invitiamo tutte/i a
partecipare al presidio antifratto dello Sportello Casa,

MARTEDI 15 GIUGNO DALLE ORE 8,00 IN VIA
SINEO 12, ZONA VANCHIGLIA

 

 

Nessuno sfratto in
Vanchiglia, nessuno sfratto a Torino

 

 

La casa non è un
privilegio, la casa è un diritto per tutti”

Forza Sabri, siamo tutti con te!

 

 

LA CASA TORNA IN PIAZZA – SABATO 12 – PIAZZA SAN SECONDO

 
Il Coordinamento di lotta per il diritto alla casa ritorna in piazza o meglio nella centralissima
piazza San Secondo, il salotto buono della nostra città. Cosa accadrebbe se dovesse ad un tratto
trasformarsi in un campeggio per senza tetto ? Il pavè è stato appena rifatto, le nostre schiene
potrebbero dormire sonni tranquilli, Quale casa migliore per le nostre famiglie !!

Certo il nostro sindaco non gradirebbe che si smentisse il suo ottimismo e che certe storie di
malessere sociale turbassero le sue visioni. Vasi fioriti, morbide rotonde, san pietrini in ordine e
enolandia cosa ci azzeccano con le seccature quotidiane delle famiglie. Mancano i soldi per
pagare le bollette, il lavoro dura troppo poco, l’affitto è diventato insostenibile, bisogna farsi
prestare i soldi per i libri scolastici, e così via.

Insomma, il campeggio per i senza tetto trasformerebbe il salotto buono in un incubo per chi,
come il sindaco, vede la città come il luogo frequentato dalla “possidenza”, ma potrebbe invece
suonare la sveglia sul mondo reale per tutte le persone che hanno a cuore la vita civile dell’intera
comunità cittadina.

In questa situazione di crisi sociale le prime persone in difficoltà sono i migranti. E’ già una
ingiustizia quest’ordine del malessere, perché colpisce persone che contribuiscono più di altre alla
formazione della ricchezza della città e alla tutela della coesione sociale delle famiglie nate e
vissute sul nostro territorio. Non si può pensare di rispedirli tutti a casa come fossero dei pacchi,
dicendo che per adesso non ci servono. Neppure si può dire ai nostri connazionali di risolvere le
loro difficoltà ricorrendo alla solidarietà familiare, prosciugando i magri risparmi della generazione
che li ha preceduti. Eppure l’assessore ai Servizi Sociali pensa e dice senza vergognarsi proprio
queste cose !!

Sabato vogliamo rappresentare il piazza San Secondo tutto questo e vogliamo scoprire con i
cittadini che parteciperanno, di quanta malafede, di quanta difesa cieca degli egoismi e delle
ricchezze, sono composti gli appelli ai sacrifici che ci vengono rivolti, gli obblighi che vengono
imposti alle famiglie del popolo, alle famiglie di via Allende, a tutte le famiglie che affollano le
graduatorie atc nell’attesa senza fine di una casa popolare, a tutte le persone che hanno già perso
il posto di lavoro, a quelle che rischiano di perderlo. Vogliamo riaffermare dei diritti, in primo luogo
quello alla casa e al lavoro, vogliamo che i diritti siano la risposta ai bisogni di vita e di civiltà.
Perché non può esserlo il mercato che seleziona sempre per censo ed esclude dai suoi riti quelli
che non possono pagare, quelli con redditi precari o troppo modesti.
In piazza cercheremo di capire a che punto è la crisi, quella reale delle nostre vite di tutti i giorni.
In piazza perché è in spazi aperti e pubblici che si costruisce la solidarietà e una azione comune.
Non possiamo accettare che lo Stato premi con soldi pubblici chi ha la responsabilità della crisi,
quelli che hanno fatto soldi con i soldi. Non sono le banche da finanziare ma il lavoro, progetti di
vita reale, i bisogni reali delle persone e delle comunità.
Ad asti è stata occupata da sei famiglie in emergenza abitativa una palazzina di proprietà
pubblica, che altrimenti sarebbe rimasta abbandonata all’incuria e al vandalismo. E’ una azione a
cui attribuiamo un alto valore simbolico. Sei famiglie spogliate dalla “crisi” fino al rischio della
coesione familiare, sei famiglie che non vogliono farsi denudare dal mercato e che si riappropriano
del maltolto, si riappropriano di un diritto esercitandolo, senza delegare a nessuno la loro
responsabilità, il loro pensiero, la loro volontà si essere umani.

Nel pomeriggio si discuterà di tutto questo in una assemblea allargata ai movimenti piemontesi
di lotta per la casa, di Torino, Alessandria, Vercelli e Novara. Si discuterà di legalità, di rapporto
con le istituzioni, di bisogno abitativo insoddisfatto e degli strumenti per soddisfarlo, si parlerà di
autorganizzazione, di buone azioni civiche, di difesa del lavoro, di democrazia partecipata.

PROGRAMMA:

-) ORE 8 RITROVO IN PIAZZA SAN SECONDO ,DOVE SI MONTERANNO SIMBOLICAMENTE QUALCHE TENDA, E SI ALLESTIRà IL PRESIDIO SOTTO I PORTICI DELLA FARMACIA

-)ORE 16 ASSEMBLEA CON LE REALTà PIEMONTESI DI LOTTA PER LA CASA INTERVERRANNO ALESSANDRIA TORINO VERCELLI

-) ORE 9 DUE PANINI IN COMPAGNIA, ALLIETATI DA UN PICCOLO SPETTACOLO TEATRALE : “Quasi come Hemingway" , DI ANTONIO CARLETTI

Pisa: sgomberata la tendopoli

Fonte: Infoaut.org
 
Questa mattina intorno alle 7 i vigili urbani di Pisa, protetti da
circa 50 uomini in antisommossa, hanno sgomberato le tende delle
famiglie di via Marsala.

E ancora una volta ci si sveglia presto a Pisa, le forze dell’ordine non
accennano a stancarsi: intorno alla 7 di questa mattina sono state
rimosse le tende che da ormai 10 giorni erano la casa delle famiglie
sgomberate da via Marsala il 26 maggio scorso.

I vigili urbani, protetti dai cordoni di polizia e carabinieri in
antisommossa hanno letteralmente distrutto le tende di Largo Ciro
Menotti ammassandole su un furgone: Un’azione violenta quella di
stamattina, durante la quale ancora una volta le istituzioni sono state
latitanti.

Brevi momenti di tensione si sono registrati al momento della partenza
del furgone, quando la polizia ha spintonato i solidali che nel
frattempo si erano raccolti.

Di nuovo ripristinata la legalità: il sindaco Filippeschi, in nome della
sicurezza e del decoro, gestisce come sempre un problema sociale come
una questione di ordine pubblico.
Intanto per mercoledì si appresta a stringere la mano a Maroni. Verrà
infatti, firmato il "patto per Pisa sicura", che garantirà alla città
più fondi per le telecamere e più uomini delle forze dell’ordine.

In questo momento, come previsto da giorni, è in corso la "commissione
per l’emergenza abitativa", durante la quale dovrebbe essere discussa
anche la situazione delle otto famiglie di via Marsala.
Nel frattempo gli ex-occupanti, i compagni e le compagne del Progetto
Prendocasa, i tanti solidali, si trovano in presidio davanti a Palazzo
gambacorti, sede del Comune.

Otto famiglie "di nuovo buttate in mezzo alla strada": questa è
legalità? Una domanda alla quale le Istituzioni e la città tutta, non
possono più sottrarsi.

 
                               

Ascolta Marri (Progetto PrendoCasa Pisa)

 
http://noblogs.org/flash/mp3player/mp3player.swf