Torino, sospensione degli sgomberi per le famiglie della Falchera

Oggi le famiglie del Comitato Figli di Miccichè della Falchera si sono presentate all’appuntamento a cui sono stati costretti a partecipare Mazzù, presidente di Atc, un assessore alle politiche abitative della giunta regionale e un funzionario del comune, visto che ancora gli assessori cinque stelle non si sono ancora insediati.

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L’umore era alto fin dal principio poiché davanti all’Atc si sono ritrovate a portare la loro solidarietà tutte le realtà che da anni si occupano del diritto all’abitare, formando un blocco compatto contro il disagio abitativo, le speculazioni edilizie e la cecità istituzionale sempre più intenta a relazionarsi solo con banche e imprese. Il presidio partecipato ha reso palese le condizioni che accomunano periferie e zone più limitrofe al centro: un disagio abitativo che non lascia altra scelta che riprendersi le case pubbliche lasciate in disuso, insieme ad un impoverimento diffuso che spinge verso la creazione di coesioni anti-istituzionali, capaci di auto-organizzarsi e lottare per i propri diritti.

Il presidio si è trovato davanti la solita sfilata di celerini e digos, con la conseguente pressione psicologica, specie nei confronti dei bambini che la settimana precedente avevano dovuto assistere ai violenti sgomberi eseguiti dalle stesse divise. Il Comitato ha denunciato la militarizzazione delle loro iniziative, mentre una delegazione ha partecipato al tavolo con i rappresentanti delle istituzioni su detti. La determinazione degli occupanti di Falchera ha strappato a Mazzù un comunicato di Atc, Regione e Comune nel quale si dichiara: “di non sgomberare i 9 alloggi ancora occupati fino ad un nuovo incontro delle famiglie con il nuovo assessore di competenza del Comune di Torino. Nel frattempo, i funzionari e i servizi sociali della città daranno corso agli approfondimenti necessari a valutare le situazioni di ogni nucleo occupante per individuare possibili soluzioni abitative alternative.”

Durante il tavolo di negoziazione l’Atc ha continuato con la sua politica subdola che vuole scatenare una logica di guerra tra poveri. Infatti, insieme a una famiglia di assegnatari, alcuni funzionari dell’Atc si sono presentati alla porta di un occupante, rimasto a casa a causa della necessità di badare alla madre anziana. Come è stato fatto nei precedenti tentativi di criminalizzare le occupazioni tramite l’assegnazione delle case, alcuni solidali del quartiere hanno spiegato la situazione abitativa così da ricevere la solidarietà della stessa famiglia assegnataria. Ancora una volta, quindi, le istituzioni si vedono sconfitte dalle affinità che si creano tra occupanti e assegnatari. Infatti, questi ultimi hanno atteso per anni una soluzione che è arrivata solo ora e, per questa ragione, sanno molto bene cosa significhi doversi arrangiare per avere un tetto sopra la testa.

La giornata di oggi si inserisce in un percorso di lotta più ampio che i componenti del Comitato sono decisi ad intraprendere, uniti e forti della solidarietà del quartiere e delle altre realtà cittadine che giorno per giorno lottano per il diritto all’abitare. Questa vittoria parziale ci conferma quanto già da tempo gli stessi membri del Comitato Figli di Miccichè sanno: occupare le case popolari, oltre a dare un tetto sopra la testa ai propri figli, costringe le istituzioni ad uscire dallo loro immobilità, riuscendo a metterle in difficoltà sul piano politico e di gestione del bene pubblico.

Torino, le famiglie di Falchera occupano gli uffici Atc

Ieri, martedì 14 giugno, le famiglie occupanti delle case popolari della Falchera si sono presentate negli uffici dell’Atc in corso Dante occupando l’atrio e chiedendo un incontro con il presidente Mazzù. Dopo la giornata di resistenza e dignità di lunedì scorso, le famiglie del comitato “Figli di Miccichè” hanno deciso di portare la protesta dentro gli uffici del gestore delle case popolari, rivendicando il diritto alla casa per tutti, il blocco degli sgomberi e portando 800 firme in solidarietà con la lotta degli occupanti.

Il presidente di Atc non ha voluto ricevere la corposa delegazione di occupanti che però sono riusciti a strappare, grazie alla loro determinazione, un incontro per mercoledì 22 giugno con alcuni rappresentanti del comune, della regione e di Atc.

All’interno dell’edificio gli occupanti hanno srotolato uno striscione “No sfratti, basta casa senza gente, basta gente senza casa”

Da parte sua Atc continua con la solita litania sull’inaccettabilità delle occupazioni ritenute illegali dimenticando però che le stesse case occupate dalle famiglie in difficoltà – senza casa e costrette a vivere in piccoli alloggi in condivisione con altri nuclei familiari – erano chiuse da cinque anni senza che venissero assegnate e che proprio grazie all’azione di protesta del comitato di Falchera è stato possibile sbloccare la situazione ormai ferma da tempo.

L’intenzione di Atc e comune è quella di scatenare una guerra fra poveri per evitare di assumersi le proprie responsabilità, non ammettendo l’incapacità di gestire il patrimonio pubblico che nel frattempo continua a svendere ai privati.

La possibilità di assegnare le case popolari ancora vuote, sono circa un migliaio, ci sono ma Atc non sblocca le assegnazioni, tenendo più di 12mila famiglie in coda per la casa popolare. La dimostrazione che è possibile dare le case vuote, viene data proprio dalla celerità con cui Atc ha assegnato le tre case sgomberate nella giornata di ieri.

Per inciso, le tre case sono tutt’ora vuote in attesa delle famiglie assegnatarie…

Contro i pignoramenti delle banche, resistiamo agli sfratti!

sfratto_falchera00 Ancora una giornata di resistenza agli sfratti quest’oggi a Torino: per questa mattina era infatti prevista l’esecuzione dello sfratto di una famiglia residente nel quartiere Falchera.

La vicenda di questa famiglia è già di per sé esemplificativa della situazione in cui la crisi e la speculazione hanno trascinato moltissime persone, soprattutto in una città come Torino in cui il numero di sfratti è tra i più alti: la casa era infatti stata acquistata con un mutuo con la banca Mediolanum che negli anni ha continuato a lievitare e, sommandosi alla perdita del lavoro di uno dei due proprietari, ha messo la famiglia nell’impossibilità di poter continuare a pagare le rate.

A quel punto è subito partita la procedura di sfratto e la casa è stata messa in vendita all’asta.

Quello di oggi era il secondo accesso per tentare di eseguire lo sfratto e fin dalle prime ore della mattina un presidio composto da solidali e dal collettivo Prendocasa si è radunato sotto l’abitazione per difendere il diritto alla casa e impedire le procedure di pignoramento.

A quanto pare l’ufficiale giudiziario, vedendo il presidio, ha scelto di non presentarsi; trattandosi di pignoramento, inoltre, la decisione di eseguire lo sfratto spetta al curatore fallimentare che ha disposto il rinvio dell’operazione.

Dall’Istituto Vendite Giudiziarie è arrivata conferma del fatto che lo sfratto è stato rinviato al mese di luglio. Dal presidio anti-sfratto, rimasto in attesa fino a conferma del rinvio, si leva un messaggio chiaro rispetto all’eventualità che si cerchi di anticipare senza preavviso la data del pignoramento: ai nostri posti ci troverete, sempre!

Leggi il volantino distribuito questa mattina:

Contro i pignoramenti delle banche, resistiamo agli sfratti!

Oggi 8 Maggio, siamo qui per difendere l’ennesimo sfratto figlio della crisi e della speculazione delle banche con la complicità delle Istituzioni. Pietro e la sua famiglia vivono, qui in Falchera dal 2005 nella casa che hanno acquistato in Via delle  Querce 29. Per comprarla hanno stipulato un mutuo con la Banca Mediolanum, che li ha convinti ad accettare una proposta a tasso variabile. Dai 400 euro mensili di mutuo la famiglia di Pietro in brevissimo tempo si è trovata a dover pagare 1000 Euro al mese.
A causa della crisi il lavoro da piccolo artigiano di Pietro è diminuito e sua moglie è stata licenziata, di fronte all’impossibilità di pagare una rata così alta hanno provato a rinegoziarla con la Banca, ma l’unica risposta ricevuta è stata lo sfratto e la vendita coatta all’asta della casa. La banca recupererà così tutto il suo credito e la famiglia di Pietro perderà tutti i propri risparmi e la propria casa.

La famiglia di Pietro è entrata così a far parte di quelle 3600 famiglie che quest’anno a Torino hanno subito o subiranno un provvedimento di sfratto. È sempre più estesa, infatti l’emergenza abitativa che colpisce Torino, frutto di una mala gestione delle istituzioni locali, che come unica risposta attuano una politica di privatizzazioni, svendita del patrimonio pubblico, taglio dei posti di lavoro e impoverimento dei servizi pubblici.

A Torino, grazie alle politiche del Comune e del sindaco Fassino, sono stati smantellati tutti i servizi a sostegno dell’abitare, esistono migliaia di case ATC vuote che stanno ormai cadendo a pezzi e che non vengono assegnate, mentre le famiglie che hanno diritto alla casa popolare nella migliore delle ipotesi devono aspettare anni. In questo contesto sono sempre più forti ed estese le speculazioni di banche e palazzinari che si arricchiscono alle spalle di chi sta pagando gli effetti di questa crisi.

Di fronte alla continua assenza di politiche sociali, all’immobilità delle istituzioni di fronte alla crescita di sfratti, di cui Torino ne è la capitale, all’incapacità politica di garantire il diritto all’abitare che è sempre più spesso trattato come un mero problema di ordine pubblico, siamo convinti che l’unica risposta sia la resistenza!

La casa è un diritto, quello che ci tolgono ce lo riprenderemo!

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