MOLINO SI PRESENTA AL PRESIDIO..CON LA SCORTA!

Oggi, 19 gennaio, un nutrito gruppo di persone si è trovato davanti al tribunale di Torino per manifestare solidarietà agli arrestati del 3 gennaio, per cui era previsto il riesame.

Nella città di Torino, capitale degli sfratti e dell’ormai noto 610 (sfratto a sorpresa), la vendetta della procura è arrivata in fretta e ben otto persone hanno ricevuto denunce e misure cautelari.

Donato e Stefano addirittura sono rinchiusi nel carcere delle Vallette. Vendetta contro chi il 14 ottobre é sceso in strada, insieme a tanti solidali del quartiere Vanchiglia, per resistere allo sfratto della famiglia di Said e Kadija.

Uno sfratto brutale e violento, ad opera di una squadraccia di Giorgio Molino, noto palazzinaro e speculatore, che procura e polizia continuano a difendere senza scrupoli!

Proprio oggi questo losco individuo, che solitamente si guarda bene dal materializzarsi, soprattutto durante gli sfratti quando manda avanti i suoi sgherri sottopagati a buttare in strada famiglie che non riescono nemmeno a portarsi via i propri effetti personali, mentre era in corso il presidio, è apparso in carne ed ossa fuori dal tribunale, non sappiamo se per provocazione o per accertarsi che il lavoro della magistratura venga compiuto egregiamente. Sta di fatto che la rabbia dei solidali e delle famiglie sfrattate dalle sue proprietà presenti al presidio si è fatta sentire tanto da far prontamente intervenire le forze dell’ordine che si sono precipitate per “proteggerlo” e scortarlo fin dentro il tribunale.

In questo paese dunque le persone da difendere sono quelle che rappresentano i poteri forti, veri padroni delle città, e guai a chi osa interferire nei loro interessi.

Ma c’è chi continua a resistere!!!

Donato e Stefano liberi subito!

Tutt* liber*

Basta sfratti!

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Sosteniamo il Neruda! Campagna donazioni riscaldamento e bagni!

donazioni nerudaCome evidenziato dal titolo, questa è una richiesta di aiuto.

Il 31 ottobre scorso, in quaranta nuclei familiari, abbiamo occupato l’ex istituto Casale non più utilizzato da anni. Molti di noi hanno subito uno sfratto o un pignoramento, altri una casa non ce l’avevano più da un po’ di tempo ed erano ospitati da amici o giravano per dormitori o peggio dormivano in mezzo alla strada.

Oggi che finalmente abbiamo nuovamente un tetto sopra la testa dobbiamo cercare di renderla più vivibile, e per farlo abbiamo bisogno del vostro sostegno.

Sostenerci oggi vuol dire stare dalla parte del diritto fondamentale di avere un tetto sopra la testa, per riconquistare una vita dignitosa e un futuro per i nostri figli.

In molti hanno già contribuito a migliorare la nostra situazione partendo dalle donazioni di generi di prima necessità, come quelli alimentari, fino ai letti e i giochi per i bambini. Per questo non smetteremo mai di ringraziarvi e speriamo di poter ricambiare con i nostri mezzi, cercando di essere utili per il nostro nuovo quartiere attraverso piccoli progetti a costo zero come ad esempio la ludoteca popolare con il doposcuola.

La nostra nuova casa, l’ex istituto Casale, era un edificio scolastico destinato allo svolgimento di lezioni, di conseguenza mancano alcune delle strutture fondamentali per la vita quotidiana (per esempio cucine, acqua calda, docce, ecc.).

Come famiglie stiamo cercando di mettere ognuna il proprio contributo economico per affrontare i costi dei lavori sopra citati, ma purtroppo le nostre situazioni finanziarie non ci permettono di coprirne la totalità.

Per questo abbiamo bisogno di un aiuto, ci sono mille modi, tutti egualmente importanti di dimostrare sensibilità e sostegno concreto. Uno di questi è contribuire all’acquisto dei materiali occorrenti.

Anche chi non può partecipare fisicamente e direttamente alle iniziative di solidarietà può farlo donando il suo contributo economico.

Abbiamo quindi pensato di attivare un conto corrente postale apposito (poste pay evolution) che vi permette di donare presso qualsiasi sportello postale, tabaccheria o online tramite la vostra carta di credito:

Numero carta: 5333171018955902

Codice fiscale: LVLDNT88L07F280I

Oppure tramite bonifico bancario:

IBAN: IT36S0760105138274300974304
Intestato a: Donato Laviola

Per una totale trasparenza alleghiamo all’appello un primo preventivo del costo dei materiali necessari.

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Comunicato per lo sgombero di Corso Traiano 128: la lotta per il diritto alla casa non si ferma!

prendo_casaDopo 11 mesi di occupazione, la palazzina di Corso Traiano 128 è stata sgomberata. Tredici famiglie, di cui undici bambini e due donne incinte hanno perso la casa. Per lo sgombero della palazzina la questura di Torino si è fatta sporgere l’atto di “sgombero coatto”, giustificato dal sequestro giudiziario dell’immobile, dal pm Padalino, un nome tristemente noto per chi su tutto il territorio si batte per i propri diritti.
La proprietà privata non aveva richiesto lo sgombero, ma la questura e la magistratura hanno provveduto a trovare il cavillo giudiziario pur di far “rispettare la legalità”, non pensando minimamente alle conseguenze reali: hanno messo in mezzo a una strada delle persone che ora non hanno nessuna altra soluzione abitativa. Il cosiddetto “rispetto della legalità” si scontra così con un diritto fondamentale come quello all’abitare, che a Torino, città ferita da migliaia di sfratti, con molte famiglie senza casa e un contesto di continuo impoverimento delle classi sociali meno agiate, ha palesato l’insufficienza delle politiche locali sulla casa.
Il continuo rifugiarsi sotto la bandiera della “legalità” stride di fronte alla necessità e ai bisogni di migliaia di persone (a Torino nel 2013 sono stati compiuti 4000 sfratti) che oggi non hanno un posto dove poter vivere. Se parlare di “legalità” significa trattare come problema di ordine pubblico un problema di bisogni reali, agire con la forza contro le persone che cercano di tutelare i propri bisogni, i propri diritti, ma soprattutto la propria dignità, allora questo significa che le istituzioni locali, responsabili dell’emergenza abitativa in città, non si preoccupano, o proprio non capiscono la situazione che hanno di fronte.
Il Comune e la Regione, in linea con tutti i governi che si sono succeduti, hanno privilegiato politiche di svendita del patrimonio pubblico, di privatizzazione dei servizi sociali essenziali, di speculazione immobiliare (vedi il grattacielo della Regione Piemonte in costruzione proprio a pochi passi dalla palazzina sgomberata), invece di investire sull’edilizia popolare o su una moratoria degli sfratti.
L’unica proposta che il Comune ha dato ad alcune famiglie (non a tutte), è stata quella di trasferirsi in una pensione per anziani in provincia di Alessandria, non pensando alle iscrizioni alle scuole per l’infanzia e le elementari del quartiere (una spesa non indifferente per delle famiglie a reddito quasi nullo) o quei pochi lavoretti, unica fonte di sostentamento, che dovrebbero essere disdetti in caso di un trasferimento così lontano. Ma non solo per questo le famiglie non hanno accettato la proposta: queste persone non sono un problema da spostare altrove e poi dimenticarsene il prima possibile, sono persone reali e in quanto tali necessitano di una soluzione reale.
Se è questa la legalità a cui dobbiamo sottostare, allora continueremo ad opporre una illegalità costruita sui bisogni reali delle persone, sui loro desideri, sulla loro voglia di cambiamento, per una vita e un futuro capaci di portare miglioramenti effettivi e non effimeri. Quelli che oggi vengono additati come atti illegali, diventano per sempre più persone atti legittimi per opporsi alle politiche di impoverimento, precarietà e sfruttamento.
Lo sgombero della palazzina di Corso Traiano 128, gli arresti di inizio giugno, i continui attacchi ai Movimenti per il diritto alla casa di tutta Italia che da Alessandria a Palermo lottano per un futuro migliore, mettono in luce le direttive di questa classe politica che cerca di mettere in difficoltà le istanze di lotta di chi oggi non si sente più rappresentato da loro e trova nuove speranze all’interno dei percorsi dei movimenti i quali praticano una contrapposizione politica e sociale al sistema vigente.
Corso Traiano 128 non è stata la prima occupazione abitativa e sicuramente non sarà l’ultima. Le tredici famiglie sgomberate, quelle sotto sfratto e senza casa non si faranno mai abbattere da questi attacchi. La loro dignità è più forte di uno sgombero, più forte dell’abbandono che hanno subito dalle istituzioni o del tentativo di oscurare la loro situazione.
Ci faremo sentire molto presto, sempre più forte, da chi ha deciso che non vuole ascoltarci.
LA DIGNITA’ NON SI SGOMBERA!

 

La lotta per la casa non si arresta!

E se la lotta per la casa non si arresta, sono i militanti ad essere arrestati. Sembrerebbe questa la logica perversa con la quale ieri la magistratura capitolina ha inasprito le misure cautelari per i compagni Paolo e Luca, esponenti rispettivamente dei Blocchi Precari Metropolitani e del Coordinamento Cittadino di lotta per la casa di Roma.

Al termine di una settimana di mobilitazione che ha visto scendere nelle piazze romane – e non soltanto in quelle – migliaia di persone determinate a ribadire il più vivo dissenso verso il “Piano-Casa”, dopo un percorso su scala nazionale di mobilitazione e di lotte intrapreso il 19 ottobre e mai arrestatosi, la risposta delle istituzioni reitera quel carattere intimidatorio col quale la magistratura italiana tenta di soffocare la libertà dei compagni/e e ogni variegata forma di conflitto sociale.

E infatti proprio ieri – giornata in cui un copioso corteo ha sfilato per le strade della capitale sino al Colosseo (sfidando il novello protocollo sulla sicurezza per Roma Capitale, presentato due giorni fa dal ministro dell’Interno Angelino Alfano) – al termine della conferenza stampa indetta dai movimenti per il diritto all’abitare in seguito all’approvazione definitiva alla Camera del “Piano-Casa” (passato con 272 voti favorevoli e 92 contrari), gli agenti della Digos capitolina hanno arrestato Luca e Paolo, colpevoli di lottare insieme a un movimento che, di arrestarsi, non ci pensa lontanamente.

Le motivazione del magistrato inquirente sembrerebbero configurarsi come un monito per chi continua a lottare ed esprime alti livelli conflittuali: le misure cautelari, infatti, sarebbero scattate a causa della recidività che ha contraddistinto il percorso di lotta dei due compagni.

Luca e Paolo infatti, dopo la richiesta di revoca dell’obbligo di firma imposto dopo i fatti del 31 ottobre di via del Tritone, si sono visti notificare in piazza, davanti agli occhi resistenti del movimento romano – anziché nelle loro abitazioni – gli arresti domiciliari, che parrebbero ordinati dalla magistratura in seguito ai fatti del 12 aprile. Ed è proprio questo modus operandi, che ammonisce pubblicamente chi, nonostante i divieti della magistratura, continua a resistere (non a caso poco prima dell’arresto il movimento di lotta per la casa aveva indetto un’assemblea pubblica per oggi), a palesare la natura del tutto intimidatoria di queste misure restrittive, tese a colpire chi si batte nella lotta per quel diritto inalienabile che è la casa.

L’approvazione alla Camera del cosiddetto “Piano-Casa” ha, infatti, tutto il sapore di un attacco ai movimenti per il diritto all’abitare: se decreti fatti ad hoc per inibire le occupazioni e le riappropriazioni non riescono a fermare un movimento di lotta forte e determinato, se un governo risponde all’emergenza abitativa con un decreto (l’articolo 5, fortemente pregno di incostituzionalità) contestatissimo in tutto il territorio nazionale, ecco che, qui come in Val di Susa, arriva la magistratura, che tenta di impedire le lotte territoriali e di movimento accanendosi giuridicamente su alcuni compagni/e.

Il collettivo PrendoCasa di Torino, insieme agli occupanti e agli sfrattati, esprime la più viva solidarietà a Luca e Paolo, ribadendo con forza che quella lotta che abbiamo così a cuore, quella della casa, non si fermerà nédopo questi arresti né in seguito all’approvazione di questo decreto che salvaguardia solamente gli interessi dei palazzinari, della banche e del potere costituito.

Luca e Paolo liberi, liberi subito!

Solidarietà agli occupanti della Montagnola

Stamane, alle 8 del mattino, violento risveglio per gli abitanti della novella occupazione abitativa di via Baldassarre Castiglione, nel quartiere romano della Montagnola: un ingentissimo dispiegamento di forze del disordine ha proceduto allo sgombero di uno stabile occupato lo scorso 7 aprile, durante il terzo “tsunami tour“, promosso dai movimenti per il diritto all’abitare.

Dei cinque stabili occupati durante quest’ondata di riappropriazioni (3 dei quali erano stati sgomberati il giorno stesso dell’occupazione) questo era più grande: ospitava, infatti, circa duecento famiglie che, in quest’enorme palazzo di proprietà dell’Inarcassa (Cassa Nazionale di Previdenza ed Assistenza per gli Ingegneri ed Architetti Liberi Professionisti), avevano finalmente trovato una sistemazione dignitosa.

Intorno alle 8 del mattino numerosi blindati di polizia e carabinieri hanno proceduto alla militarizzazione dell’intero quartiere, nel tentativo di isolare la zona ed impedire l’accesso ai solidali prontamente intervenuti. Nonostante l’immediata risposta resistente degli occupanti, saliti sul tetto per impedire l’accesso alle forze dell’ordine, la polizia ha proceduto allo sgombero violento della palazzina: numerosi, infatti, sono i/ le compagn* ferit* (con tanto di testa spaccata!).

La determinazione degli sfrattati/e non ha tardato a farsi sentire: nel pomeriggio, infatti, è stato occupato il Municipio VIII, nella cui aula consiliare è stato affisso uno striscione per rivendicare casa e reddito per tutti e tutte.

In una città che annovera 245 mila case vuote (86 mila della quali possedute da privati o grandi società) sembrerebbe che l’unica risposta del governo renziano all’emergenza abitativa – problema che ormai investe, in maniera incalzante, tutta la penisola – sia quella degli sgomberi coatti; in un paese che conta migliaia di famiglie sfrattate per morosità incolpevole, in cui cortei meticci e caparbi ribadiscono con forza il proprio no alle politiche di austerità e precarietà, la replica del governo centrale sembra viaggiare puntualmente in difesa degli interessi e delle ambizioni speculative di amministrazioni comunali e palazzinari.

Gli episodi di quest’oggi, unitamente alla violenta risposta delle forze dell’ordine contro chi è sceso in piazza il 12 aprile per manifestare il proprio dissenso verso il job act, il piano casa, le politiche di austerity e di precarietà, palesano la natura del tutto politica dell’operazione di stamattina, tesa a scoraggiare (con manganelli e lacrimogeni ad libitum) le pratiche di riappropriazione di un diritto imprescindibile, quello all’abitare.

Il collettivo Prendocasa Torino, insieme agli/alle occupanti di Pietra Alta e C.so Traiano, esprime con forza la propria solidarietà e vicinanza a tutti gli/le sfrattat*, ai/alle resistent*e a tutt* coloro i quali, con dignità e coraggio, cercano di riconquistare ‘a spinta’ i propri diritti.

Dai quartieri in lotta, con gli occupant*, gli sfrattat* e con quant* si mobilitano per il diritto all’abitare, un grido diviene incessante: la lotta per la casa non si arresta!

Il Collettivo Prendocasa Torino

Gli/le occupanti di Pietra Alta e C.so Traiano.

Torino – #17G #Ribaltiamo l’austerity con…LA RIAPPROPRIAZIONE!! #RIPRENDIAMOCI LA CITTA’

Tris per il diritto alla casa

RIPR_LA_CITTà

 

Nell’epoca del neoliberismo la crisi viene utilizzata come leva per lo spoglio dei diritti fondamentali. Tutte quelle conquiste sociali ottenute attraverso la lotta ci vengono oggi negate grazie alle politiche di austerità, alla morale del sacrificio, della competitività, della produttività. A questa narrazione bisogna contrapporre la nostra volontà di sottrarci alle logiche della precarietà e dello sfruttamento utilizzando due importanti strumenti: la ricomposizione e la riappropriazione. Ricomposizione delle lotte, prima di tutto, per dare più forza alle nostre idee e allargare lo spettro della nostra azione. Tutte le ricadute della crisi sulle nostre vite devono essere combattute, così da sviluppare un immaginario unificante e un riconoscimento politico e sociale delle nostre vertenze. Ed è proprio nella connessione tra territori e istanze differenti, per trovare obiettivi comuni praticabili, che mettiamo in pratica la riappropriazione, vista come uno strumento efficacie per rispondere collettivamente ai bisogni immediati e per inceppare il meccanismo di precarizzazione dell’esistenza. Questo percorso, che ha visto una delle sue tappe fondamentali il 19 ottobre, è stato rilanciato dalla rete ‘Abitare nella crisi’ all’interno della settimana di mobilitazione (15-22 gennaio). A Torino il drammatico fenomeno della perdita della casa ha numeri esorbitanti: si parla di migliaia di famiglie sotto sfratto (dato in continua crescita), mentre oltre 50000 alloggi rimangono sfitti. Per cercare di fronteggiare questa emergenza nel corso degli ultimi tre anni si sono auto-organizzati, con percorsi dal basso di partecipazione e di lotta, gli sportelli di resistenza agli sfratti.

Gli obiettivi e gli strumenti che prima e dopo il 19 ottobre hanno rinforzato le lotte sui territori oggi si riflettono a Torino, dove  le famiglie sotto sfratto, i rifugiati e le rifugiate e gli student* continuano il percorso di riappropriazione in città, occupando altri tre edifici sfitti. Le risposte messe in campo dalle istituzioni sono insoddisfacenti rispetto alla gravità della situazione: come movimenti di lotta per la casa da tempo chiediamo un’immediata moratoria degli sfratti e la requisizione degli alloggi sfitti; le istituzioni a livello locale inventano Fondi per la morosità con i soldi delle fondazioni bancarie mettendo in campo soluzioni che nella migliore delle ipotesi “salvano” poco più di 200 famiglie, e a livello nazionale la finta proroga del decreto milleproroghe  interviene solamente per gli sfratti per finita locazione, un nulla rispetto alle centinaia di migliaia per morosità.

Nell’ottica di allargamento della lotta vogliamo rivolgerci anche a chi la casa ce l’ha ancora, ma non riesce ad affrontare le spese per soddisfare i bisogni primari (gas, luce, acqua, beni alimentari). Per far questo proponiamo, in tutti i territori, una moratoria sui distacchi per morosità e un adeguamento al costo delle utenze in base al reddito (chi non ha reddito non deve pagare nulla!).

Tre nuove occupazioni in città: una casa per le famiglie sfrattate nella palazzina abbandonata di via Spano 41/bis; una casa per i rifugiati nella struttura di via Madonna della Salette 12A, una riapprorpiazione studentesca per ridare vita agli ex Bagni Municipali di San Secondo, in via Legnano 5. Tre nuove occupazioni che si vanno ad aggiungere alle tante altre che in città rappresentano l’unica reale alternativa alla crisi degli sfratti.

 

riprendiamoci le città, riprendiamoci tutto!

 

Si avvicina una settimana di lotta…

V L’ultimo appuntamento di #Abitarenellacrisi si è svolto tra Torino e Cosenza il 14 e il 15 dicembre  2013. La discussione si è aperta in vari tavoli uguali in entrambe le città e si è conclusa in  un’assemblea plenaria in cui si sono confrontate sull’andamento dell’incontro. Nonostante la  lontananza fin da subito l’biettivo è stato chiaro e ci siamo trovati subito d’accordo sul che fare: dal  15 al 22 gennaio 2014 si darà vita ad una settimana di mobilitazione nazionale  dislocata nei territori, un’iniziativa che però non ha al centro solo la questione sfratti ma assume  connotati più larghi nel praticare il diritto all’abitare.

 Significa che le mobilitazioni riguarderanno prefetture, comuni, regioni, aziende  municipalizzate e non, che gestiscono patrimonio pubblico, energia, acqua, salute, servizi  sociali, formazione e studio, accoglienzaUna settimana di iniziative sia di denuncia che di  riappropriazione, laddove l’occupazione di edifici abbandonati non solo si rende sempre più  necessaria per far fronte alla problematica sfratti, ma diventa anche strumento essenziale per l’attivazione di percorsi di ricomposizione sociale e politica dentro i quartieri ed i territori.
(clicca qui per il report degli incontri)
http://www.abitarenellacrisi.org/wordpress/?p=2459

Si è infine dato un secondo appuntamento a Firenze il 12 Gennaio, per preparare la settimana di lotta:

http://www.abitarenellacrisi.org/wordpress/?p=2521  (leggi l’appello)

http://www.infoaut.org/index.php/blog/precariato-sociale/item/10250-dal-15-al-22-gennaio-rompere-le-compatibilit%C3%A0-bloccare-tutto (leggi il documento redatto da Luca Fagiano del Coordinamento cittadino di lotta per la casa di Roma e Paolo Di Vetta dei Blocchi Precari Metropolitani)

Anche a Torino ci stiamo organizzando con le altre realtà che si occupano di diritto all’abitare per costruire una settimana di mobilitazione. Le parole d’ordine sono quelle che da tempo, insieme a sfrattati e occupanti di case, portiamo in ogni picchetto e manifestazione: diritto alla casa, riappropriazione, dignità, requisizione delle case sfitte.

Ma questa settimana ci da la possibilità di cominciare a portare in campo un discorso anche più ampio: la riappropriazione del reddito. Autoriduzione, bollette, tasse, lotta all’austerity queste sono le carte sul piatto.

Vi invitiamo a rimanere sintonizzati sui nostri canali per sapere quali saranno le nostre iniziative.

http://radioblackout.org/

http://www.abitarenellacrisi.org/

http://www.infoaut.org/

LA RESISTENZA PAGA!

via orvieto1

Anche oggi un’altra resistenza allo sfratto ha permesso che una famiglia non finisse in mezzo ad una strada.

La storia di Anna è simile a quella di ormai migliaia di famiglie. Anche lei ha provato a seguire il “percorso istituzionale” rivolgendosi all’emergenza abitativa, ma come sempre avviene ormai da anni, la risposta è stata negativa per i soliti cavilli legati al reddito, evidentemente troppo alto per una donna che si districa tra lavoretti saltuari e bambini da accudire!

Oggi Anna però non era sola ad affrontare l’arrivo dell’ufficiale giudiziario. Sin dall’alba una ventina di solidali si sono ritrovati sotto casa e hanno costruito insieme la mattinata di resistenza distribuendo volantini e comunicando che la gente che passava e che solidarizzava.

Anche gli abitanti del palazzo si sono fermati e oltre a solidarizzare, hanno più volte confermato quello che ormai è il gioco scoperto del palazzinaro proprietario che, affitta a canone agevolato, ma ricarica poi le spese condominiali senza portare giustificativi e fatture.

Alle 11.30 si presenta l’ufficiale giudiziario e, dopo un’accesa discussione con il padrone di casa che minacciava di mandare via Anna se non avesse svuotato il garage che a lui serve per continuare a speculare, Anna ha ottenuto un rinvio fino al 18 febbraio 2014.

Grazie alla determinazione di Anna il rinvio è stato ottenuto, ma se per quella data una soluzione non verrà data saremo di nuovo lì a resistere insieme a lei!

Qui di seguito il volantino distribuito nella mattinata:

“Oggi siamo qui per difendere l’ennesimo sfratto. 

Anna e i suoi due bambini di 9 anni e 14 mesi vivono in questo imponente palazzo dal 2006, anno molto noto per aver fatto diventare Torino la “città vetrina” per le Olimpiadi invernali.

Spenti i riflettori molti palazzi e immobili fatti costruire per quest’evento, sono stati lasciati al totale abbandono, oppure dati in mano a speculatori e immobiliaristi.

Questa palazzina dove Anna e i suoi bambini vivono è un esempio tangibile: il proprietario è l’immobiliare Pianel che possiede almeno 200 appartamenti tra Torino e cintura che affitta applicando il cosiddetto “canone convenzionato” in accordo con Lo.ca.re, ma che negli anni è balzato agli onori delle cronache per aver tentato di far pagare l’IMU agli affittuari.

Anche Anna ha stipulato un contratto a canone convenzionato, ma negli anni dai 300 euro iniziali è passata a pagarne più di 600 a causa del ricarico di alcune spese che non avevano neanche il giustificativo.

Ma c’è di più! Stipulare un contratto a canone convenzionato con Lo.ca.re permette al proprietario di avere una copertura di 18 mesi di morosità, ma nel caso di Anna questo non è stato applicato perché il proprietario ha mandato avanti l’ingiunzione di sfratto ben prima dello scadere dei 18 mesi.

Anna ha provato a seguire il cosiddetto percorso istituzionale rivolgendosi all’emergenza abitativa, ma la risposta ricevuta è stata negativa.            

La totale incapacità delle istituzioni di far fronte ad un’emergenza ormai così estesa da farla trattare sempre più spesso come un mero problema di ordine pubblico, la continua assenza di politiche sociali, e l’abbandono completo di tutto ciò che è patrimonio pubblico e non lasciato in mano alle speculazioni di banche e palazzinari, porta Anna oggi a non disperarsi ma ad alzare la voce per difendere un suo diritto.

Siamo convinti che l’unica risposta da dare sia la resistenza!

 La casa è un diritto, quello che ci tolgono ce lo riprenderemo!

SOLIDARIETA’ ALLE STUDENTESSE E AGLI STUDENTI DELLA VERDI 15 OCCUPATA

foto comunicato

Questa mattina all’alba le studentesse e gli studenti sono stati svegliati da un ingente numero di forze dell’ordine che con la solita violenza sono entrati per sgomberare la palazzina di corso Farini occupata da un anno.

All’interno si trovavano circa 25 persone che hanno cercato di resistere alla violenza spropositata che le forze dell’ordine hanno messo in campo, arrivando addirittura a malmenare brutalmente due degli occupanti che si trovavano all’interno, mentre un’altra ragazza è stata portata al pronto soccorso.

La residenza era stata occupata un anno fa, dopo lo sgombero violento della Verdi 1, per dare una risposta a tutti quegli studenti e studentesse che, nonostante avessero diritto ad una stanza nei vari collegi universitari, si sono trovati “in mezzo ad una strada” a causa dei tagli all’EDISU voluti anche dal Presidente della Regione Cota.

E anche oggi, come un anno fa, la risposta delle “istituzioni” non si è fatta attendere e, come succede ormai quotidianamente per gli sfratti, manganelli e cariche violente sono stata la risposta.

Nel corso di questa lunga mattinata di resistenza gli studenti e le studentesse fermate vengono rilasciati a poco poco, mentre per due di loro è stato convalidato l’arresto.

Come Collettivo Prendocasa esprimiamo tutta la solidarietà ai feriti, ai fermati e ai resistenti, che più volte abbiamo visto a fianco delle famiglie e dei singoli, a fronteggiare la violenza dei manganelli della polizia, per resistere agli sfratti.

La lotta e la resistenza pagano e prima o poi ci riprenderemo tutto!

Rilanciamo l’appuntamento per questa sera alle 20,30 in piazza Santa Giulia per la fiaccolata in solidarietà con i fermati e i feriti.

Quello che ci togliete noi ce lo riprendiamo!

Pablo e Paul liberi subito!

La lotta per la casa non si arresta, Tommaso e Lorenzo liberi subito!

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Aggiornamento post processo: I DUE COMPAGNI ARRESTATI SONO STATI ASSOLTI:

ascolta l’intervista realizzata da Radio Blackout:


Nella notte di lunedì due giovani compagni di un collettivo del quartiere san salvario di Torino sono stati arrestati. Chi li ha conosciuti negli ultimi anni è perché li ha trovati all’alba a difendere le famiglie sfrattate del quartiere, sempre in prima fila.

Anche il loro arresto è motivato dalla stessa nobile causa in quanto Tommaso e Lorenzo stavano entrando per fare un sopralluogo in una delle tante case lasciate sfitte dalla speculazione edilizia propio in vista di trovare delle soluzioni alle famiglie sfrattate.

San Salvario è un quartire popolare di Torino molto prossimo al centro in cui si sta effettuando una scellerata speculazione edilizia: per anni è stato volutamente all’abbandono da parte di qualsisi intervento di manutenzione per fare abbassare i prezzi degli alloggi ma da un decina di anni a questa parte è in corso un mirata speculazione così come avvenne nel quadrilatero romano un decennio prima. Qui infatti si sta spostando la movida cittadina dopo aver ucciso i murazzi a suon di sequestri (ultimo quello del noto centro sociale CSA Murazzi solo ieri) con conseguente aumento del valore degli immobili che continuano a salire nonostante la crisi in controtendenza con il resto della città e nuovi progetti ri riqualificazione vengono fatti in quartiere a dispetto della volontà dei cittadini che lo abitano (ad esempio parcheggio sotterraneo fortemete contestato).

In somma le accuse a Lorenzo e Tommaso di furto con scasso vanno rimandate al mittente, la loro è una delle tante forme di riapproriazione contro chi invece ci sta ribando il futuro.

Stamane il processo per direttissima, seguiranno aggiornamenti.

LORENZO E TOMMASO LIBERI !!

di seguito il comunicato dello sportello san salvario:

 
Libertà per Lorenzo e Tommaso!
Questa notte due compagnisono stati arrestati nel tentativo di occupare una palazzina sfittain San Salvario.
La Torino della crisieconomica, della cassa integrazione e delle privatizzazione èprotagonista in Italia sul fronte dell’emergenza abitativa. Eppurenella sola provincia torinese 40000 alloggi rimangono sfitti e ve nesono altri 10000 in costruzione, con la speculazione edilizia cherappresenta una delle voci più importanti del bilancio comunale.
L’emergenza abitativa haquindi investito anche questa zona della nostra città e svariatefamiglie sono rimaste senza casa dopo essere state sfrattate. Aldramma della perdita di un posto dove vivere da oltre due anni ci siè organizzati su ogni territorio con picchetti antisfratto, creandocosì una rete di solidarietà fra le persone che rischiano diperdere la casa.
Non sempre però fareresistenza passiva è sufficiente per impedire che intere famigliefiniscano in mezzo ad una strada.
E’ questa necessità cheha spinto Lorenzo e Tommaso ad entrare in uno dei tanti edifici vuotida anni e in mano alla speculazione che spesso in San Salvario sirealizza in affitti in nero a soli clandestini.
Quelli in cui si sonointrodotti i due compagni sono solo alcuni dei 40000 alloggi sfittinella Torino capitale degli sfratti.
Ribadiamo quindi la nostrapiù completa solidarietà e vicinanza ai due ragazzi in stato diarresto e ne chiediamo la scarcerazione immediata.
Libertà per Lorenzo e Tommaso!
Contro gli sfratti e laspeculazione, picchetti e occupazione!
Sportello casa SanSalvario,Sportello diritto alla casa zona San Paolo, Prendocasa Torino

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