Lettera pubblica di Manuela

Riceviamo e pubblichiamo con piacere questa lettera scritta da Manuela, nella quale ci racconta le sue impressioni dopo lo sgombero coatto dalla loro abitazione in via mercadante 102 a torino.La famiglia composta da 3 figli piccoli, più un altro in arrivo (Manuela è al quinto mese di gravidanza), è stata protagonista di una giornata, il 17 luglio, al limite dell’impossibile dove polizia , digos e ufficiale giudiziario, incuranti della situazione delicata dovuta alla gravidanza della giovane donna, non hanno esitato a manifestare la loro brutalità di fronte alla donna incinta e ai suoi 3 piccoli figli. L’immobilità del comune, incapace di trovare una sistemazione abitativa dignitosa per la famiglia, ha reso praticabile lo sgombero coatto eseguito dalla questura torinese. Solo grazie al gesto estremo di Antonio, marito di Manuela, il quale si è sporto dal cornicione del balcone per alcune ore, ha permesso loro di poter usufruire di una sistemazione tampone, 90 giorni all’interno di una “casa albergo” al costo di 400 euro al mese (una situazione di strozzinaggio legalizzato da parte del comune che chiede ad una famiglia in difficoltà economica, con tre figli e un altro in arrivo, un vergognoso e caro affitto per un alloggio di 35 metri quadri…)

La famiglia di Manuela è solo un esempio fra le numerose famiglie che vivono il disagio abitativo, la paura dello sfratto, di vedersi scaraventare fuori casa da brutti ceffi, in divisa e non,  che con fare brutale tolgono alle famiglie un bisogno primario e necessario, la casa.

Questa “politica degli sgomberi” usata contro le famiglie colpite da morosità incolpevole, impossibilitate a pagar l’affitto per mancanza di reddito è il frutto di una mala gestione delle istituzioni locali che, invece di dare risposte alle famiglie che vivono un disagio abitativo, si prodigano a privatizzare, vendere patrimonio pubblico, tagliare posti di lavori impoverendo i servizi pubblici, al solo scopo di mantenere i propri privilegi da casta dentro e fuori palazzo civico.

A fronte di tutto ciò, le resistenze agli sfratti, le occupazioni a scopo abitativo, le proteste di insegnanti, precari, lavoratori, disoccupati, insomma di una metropoli stanca di Fassino come di tutti gli altri politicanti di professione, fan ben sperare in mobilitazioni di protesta capaci di far traballare chi su quella poltrona ha costruito la sua carriera e il suo conto in banca…

Di seguito la lettera di Manuela

In merito alla ricostruzione fornita dai giornali sullo sfratto eseguito in via mercadante 102 e sull’emergenza sfratti a Torino, io Manuela protagonista della vicenda insieme a mio marito Antonio vorrei condividere alcune considerazioni.

Fino ad un anno fa, con i nostri tre bambini, siamo sempre riusciti a sopravvivere con dignità. Fino a quando, a causa del calo del nostro unico reddito, non siamo riusciti a pagare l’intero importo dell’affitto e dopo soli due mesi è arrivato lo sfratto.

Immediatamente ci siamo attivati per cercare una soluzione, ma tutte le istituzioni ci hanno chiuso la porta in faccia, dirottandoci verso associazioni private caritatevoli. Nonostante abbiamo il punteggio massimo per la casa popolare dovremo aspettare tre anni, mentre per l’emergenza abitativa non siamo abbastanza poveri.

Lo stesso De Simone del team dell’assessore Tisi, che si è prodigato nel pubblicizzare l’intervento del Comune a nostro favore, fino al giorno prima in modo arrogante ci ha detto di non poter far nulla e di cercarci una casa autonomamente.

L’unica risposta è stata ottenuta martedì 17 alle 6 quando è arrivato un vero esercito di polizia, neanche fossimo una nuova cosca mafiosa.

Senza nessun tentativo di mediazione, hanno da subito cercato di sfondare la porta con ogni mezzo per poi sbriciolarla a colpi di accetta.

Ci hanno invaso la casa, noncuranti  della presenza dei bambini e della mia gravidanza a rischio. Provocandoci, trattandoci come criminali e cercando di allontanare gli unici che da subito ci sono stati solidali, i ragazzi di prendocasa.

Solo di fronte al gesto coraggioso di mio marito ed alla fermezza di non muoversi dal cornicione fino all’ottenimento di una soluzione si è aperto uno spiraglio e sono finalmente arrivati i rappresentanti delle istituzioni, tra cui il consigliere Grimaldi unico capace di dimostrare umanità.

È diventato evidente come tra i funzionari della questura ed i rappresentanti delle istituzioni scattasse il panico per la paura che la situazione sfuggisse di mano provocando una cattiva pubblicità visto l’arrivo dei giornalisti.

Finalmente ci viene prospettata una “casa”, arrivata all’ultimo momento come se non fosse stato possibile in tutto questo anno di richieste agli uffici del Comune e che avrebbe potuto se arrivata più tempestivamente evitare questa mattinata da incubo per la mia famiglia.

Soluzione comunque inadeguata e temporanea, decisamente cara, 400 euro mensili a carico nostro, piccola (35 metri quadri per sei persone) per quanto dotata di tecnologie e lussi di cui faremo a meno.

Negli ultimi due giorni in molti mi hanno detto che non avrei dovuto pubblicizzare la mia situazione e stare in silenzio, ma leggendo sulla stampa dell’ipotesi di una moratoria per gli sfratti a Torino mi convinco che solo la nostra determinazione è stata in grado di dare una piccola svegliata alle istituzioni.

 

Manuela

 


Diretta da via mercadante

Sveglia presto questa mattina per la famiglia di Antonio ed Emanuele e i loro 3 figli. La polizia, 5 camionette, è arrivata intorno alle 6.30 sotto la loro abitazione con l’intenzione di sgomberare.

L’ufficiale giudiziario per adesso non si è ancora presentato.

Insieme alla famiglia di Antonio ed Emanuela, alcuni studenti e attivisti di prendocasa – torino che si stanno adoperando per resistere allo sfratto coatto.

La situazione della famiglia era stata segnalata tempo fa al comune di Torino, il quale non ha saputo trovare soluzione abitative.

Antonio ed Emanuela, donna coraggiosa, incinta da qualche mese, si preparano ha resistere allo sgombero.

Per questi motivi invitiamo tutti e tute a portare la loro solidarietà in via mercadante 102

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Aggiornamento ore 9.45

Antonio scende dal cornicione, ottenendo una soluzione per tutta la famiglia all’interno di un albergo sociale per 90 giorni.

Una soluzione temporanea ottenuta solo grazie alla determinazione e il coraggio della famiglia.

Da segnalare la solidarietà dimostrata attraverso uno striscione “Siamo con voi, coraggio” dall’ospedale “San Giovanni Bosco”, vicino alla casa di Antonio ed Emanuela.

Aggiornamento ore 9

Dopo l’inutile intervento del fabbro che non è riuscito a manomettere la serratura dell’abitazione, la polizia insieme alla Digors entrano in casa buttando giù la porta a colpi d’accetta.

Antonio, il marito di Emanuela, sale sul cornicione del condominio…

Aggiornamento ore 7:45

La polizia entra in casa sfondando la porta

 

Questa giornata di resistenza si conclude con questo, seppur piccolo, risultato, ottenuto solo grazie alla determinazione messa in campo dalla famiglia di Antonio ed Emanuela. Le ultimissime novità ci dicono che Antonio si è recato presso la casa albergo in via Ivrea 24 per visionare l’appartamento.

Emanuela, moglie di Antonio, invece è stata accompagnata all’ospedale per un controllo, ricordiamo che la signora è al quinto mese di gravidanza, dovuto allo stress di questa mattina, causa l’arroganza poliziesca e della digos nel cercare di effettuare a tutti i costi, senza esitare di fronte ad una donna incinta, lo sgombero coatto.

Vale la pena ribadire ancora una volta come il comune di Torino, oltre a tagliare servizi pubblici, privatizzandoli a scopo lucrativo, se ne infischi totalmente se le questioni di emergenza abitativa vengono affrontate come delle questioni di ordine pubblico, cercando di mettere una pezza solo all’ultimo minuto, la cui attenzione è stata richiamata dal gesto coraggioso di Antonio, che arrampicandosi sul cornicione del condominio ha fatto scattare l’intervento tardivo, considerata la situazione delicata dovuta alla gravidanza di Emanuela, più volte denunciata dalla famiglia al comune, del consigliere di sel Grimaldi.

La continua assenza di politiche sociali, l’immobilità delle istituzioni di fronte alla crescita di sfratti, di cui Torino ne è la capitale, l’incapacità politica di garantire il diritto all’abitare, accresceranno sicuramente le resistenze agli sfratti.

Ovviamente questa soluzione tampone non risolve la questione abitativa di questa famiglia, che per adesso si accontenta del risultato ottenuto, ricordando che il diritto all’abitare non si contratta e che alla scadenza dei 90 giorni se non ci saranno soluzioni abitative reali, compatibili con le esigenze della famiglia, si provvederà a far si che Antonio ed Emanuela con i loro 3 figli più il piccolo in arrivo, trovino la giusta sistemazione che meritano.

Leggi il comunicato di PrendoCasa

“Sveglia presto oggi per  Antonio, Emanuela e i loro 3 figli. La famiglia, infatti, questa mattina si è trovata a dover affrontare il  3° accesso dell’ufficiale giudiziario, visto che nonostante la loro situazione fosse stata segnalata tempo fa al comune di Torino, nessuna soluzione adeguata era stata proposta  fino a questa mattina.

La polizia, 5 camionette, insieme all’ufficiale giudiziario e al fabbro, è arrivata intorno alle 6.30 sotto la loro abitazione con l’intenzione di uno sgombero coatto. Insieme alla famiglia di Antonio ed Emanuela, ad attenderli c’erano anche alcuni studenti e attivisti di Prendocasa Torino che si sono adoperati affinchè Emanuela (che peraltro è al 5° mese di gravidanza) e la sua famiglia rimanessero all’interno dell’appartamento senza essere sbattuti  in mezza alla strada, come si preannunciava dall’ingente dispiego di forze dell’ordine.

Dopo un inutile tentativo del fabbro di manomettere la serratura dell’abitazione la polizia, insieme alla Digos, è entrata in casa sfondando la porta a colpi di accetta. Antonio è salito sul cornicione del condominio e solo dopo un’estenuante trattativa, la soluzione tardiva e tampone del comune è arrivata con il temporaneo inserimento della famiglia  nell’albergo sociale  di via Ivrea per 90 giorni.

Ovviamente tutto questo è stato possibile solo grazie alla determinazione e al coraggio della famiglia di Antonio ed Emanuela e dei solidali che sono accorsi per sostenerli. Da segnalare soprattutto la solidarietà dimostrata attraverso uno striscione “Siamo con voi, coraggio” dall’Ospedale San Giovanni Bosco, vicino alla casa di Antonio ed Emanuela.

E dopo questa lunga mattinata di lotta e resistenza, non possiamo che  confermare che Fassino e la sua cricca di consiglieri ha nuovamente dimostrato come quello che sta loro più a cuore non sia il diritto di avere un tetto, ma quello di usare la forza con chi la crisi la sta pagando!

La casa è un diritto!

Prendocasa Torino

Resistere agli sfratti, difendere i diritti

Siamo arrivati al terzo accesso per Antonio ed Emanuela,che vivono nell’appartamento di via mercadante 102 dal 2010 insieme ai loro tre bambini. Qualche anno fa avevano comprato una casa, ma poco dopo a causa della crisi cambiano le cose e lo stipendio di Antonio non è più sufficiente per pagare il mutuo. Decidono di vendere la casa ed i mobili. I soldi ricavati dalla casa servono per estinguere il mutuo, quelli dei mobili per la caparra della casa in affitto e le spese del trasloco.

Antonio ed Emanuela si fidano del nuovo acquirente che deve stipulare in fretta il nuovo mutuo, in questi tempi di crisi è difficile vendere un immobile. Così firmano l’atto notarile in cui nell’importo totale è stato inserito anche il valore dei mobili ( pattuito con un accordo verbale) che una nota del notaio dichiara come somma da restituire all’acquirente. Il nuovo acquirente fa una causa e la vince e la scorsa estate il conto in banca di Antonio viene bloccato e gli viene detratto 1/5 dello stipendio. A luglio la padrona di casa, che possiede vari appartamenti in Torino, presenta il conto del conguaglio e di altre spese di sua competenza.

Nonostante le sia fatta presente la difficile situazione è irremovibile. Così arriva lo sfratto, nonostante per un anno e mezzo abbiano sempre pagato l’affitto con regolarità. Antonio ed Emanuela percorrono immediatamente tutte le vie istituzionali, ma di fronte ad una famiglia monoreddito con tre bambini ed un quarto in arrivo l’emergenza abitativa valuta che la situazione non è abbastanza critica per poter intervenire. De simone, responsabile dell’emergenza abitativa dirotta la famiglia verso un trafila interminabile attraverso associazioni ed enti che si conclude con un nulla di fatto.

Le istituzioni non avendo risposte concrete, come al solito tentano di trasformare il problema abitativo in un problema sociale paventando l’intervento dell’assistenza sociale e la divisione del nucleo familiare. Ma questa famiglia non ha nessun problema, come attesta una lettera delle stesse assistenti sociali. Questa storia rende evidente una volta di più gli effetti della politica “sociale” del Comune di Torino e di Fassino. Il Comune sta svendendo il patrimonio pubblico (caserme, palazzi, terreni) per ripagare il debito da loro stessi creato, ridistribuire in termini di ricchezza sociale sul territorio. L’agenzia comunale tc, mantiene così come i vari palazzinari e speculatori dell’edilizia, centinaia di alloggi sfitti facendo crescere smisuratamente le liste di attesa per un alloggio popolare.

La mancanza di una politica seria di risposta all’emergenza abitativa che colpisce la nostra città, il taglio continuo del welfare, dei servizi e la privatizzazione degli asili nido sono i tratti distintivi della politica di Fassino e del Comune.

Convinti che la casa sia un diritto l’unica via percorribile è quella della lotta e della resistenza allo sfratto.

Invitiamo tutti e tutte a partecipare numerosi alla difesa dello sfratto di Antonio ed Emanuela.

Naturalmente saremo lì fin dalle prime ore del mattino.

Appuntamento martedì 17 luglio in via mercadante 102, Torino

 

Ascolta Valentina di Prendocasa

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