Spagna: il governo scatena la caccia agli attivisti antisfratto

imagesDa contropiano.org :
Il tribunale di giustizia dell’UE ha bocciato la legge spagnola sugli sfratti, ma il governo del Madrid non vuole saperne di cambiare la normativa. In tutto il paese continuano i suicidi, ma alle azioni di denuncia dei comitati Stop Desahucios l’esecutivo risponde accusando gli sfrattati di essere al servizio dell’ETA e di protestare in modo violento.

L’avevano promesso, i coordinamenti contro gli sfratti, che se la classe politica non avesse tramutato in legge in tempi rapidi una proposta di iniziativa popolare che ha raccolto in poco tempo più di un milione di firme, sarebbe scattato un massiccio e capillare programma di mobilitazioni nei confronti dei singoli deputati, senatori e rappresentanti politici inadempienti. Detto, fatto. Di fronte all’immobilismo del Partido Popular al governo, a inizio marzo in diverse città sono scattati i cosiddetti “escraches”. Un termine – che potremmo tradurre efficacemente con ‘sputtanamento’ – nato in America Latina e che si è cominciato ad utilizzare in Argentina quando i componenti delle associazioni che rivendicavano verità e giustizia per i desaparecidos e per i bambini rapiti dal regime a famiglie antifasciste cominciarono a dirigere la propria protesta contro rappresentanti politici istituzionali, organizzando presìdi davanti alle loro abitazioni o addirittura rumorose irruzioni nei ristoranti o nei bar che frequentavano.

Lo scorso 14 marzo il Tribunale di Giustizia dell’Unione Europea ha emesso una sentenza secondo la quale la legislazione spagnola in merito agli sfratti viola le direttive comunitarie in quanto non garantisce la protezione dei cittadini di fronte alle clausole abusive che le banche inseriscono nei contratti di concessione dei mutui. Soprattutto perché la legge spagnola non permette ai giudici di bloccare gli sfratti in caso di contestazione da parte degli sfrattati dei contratti con le banche, che a volte vengono quindi sanzionati ma ormai a sfratto avvenuto. Una bocciatura senza appello di una legge antica mai corretta, che concede potere assoluto alle banche, che mette a loro disposizione la forza pubblica senza nessuna possibilità di mediazione e che finora ha causato decine di suicidi tra coloro che erano stati buttati fuori dalle loro case o stavano per esserlo. Dall’inizio della crisi sono stati ben 500 mila gli ordini di sfratto emessi dai tribunali, mentre solo in 570 casi i coordinamenti popolari spontanei sono riusciti ad evitarli e bloccarli.

In seguito al pronunciamento del Tribunale del Lussemburgo, la Commissione Europea ha chiesto a Madrid di modificare la propria legislazione in merito, ma la risposta da parte di Rajoy e del Partito Popolare è stata arrogante, ed ha preso le forme di una crescente mobilitazione nei confronti dei coordinamenti dei cittadini colpiti dai mutui e dagli sfratti – las Plataformas de los Afectados por las Hipotecas – che nel frattempo erano di nuovo passati alla mobilitazione, impegnandosi in una serie di azioni di denuncia – gli escrache, appunto – nei confronti di una decina di deputati contrari all’approvazione della Leggi di Iniziativa Popolare presentata dai movimenti sociali. La campagna, dopo le manifestazioni massicce dei mesi scorsi, è partita con un vero e proprio bombardamento di lettere e mail ai membri del Congresso dei Deputati in cui si avvertivano i politici inadempienti che se non si fossero attivati immediatamente per l’approvazione della riforma della legge sugli sfratti “porteremo la realtà degli sfrattati nel loro ambiente”. Mentre i tribunali di tutta la Spagna vengono sommersi di ricorsi degli sfrattati che chiedono di bloccare gli sgomberi sulla base della sentenza del Tribunale del Lussemburgo, gli escraches hanno preso di mira alcuni illustri esponenti della destra. A Madrid, Oviedo, Valencia, Barcellona e Bilbao i deputati e i dirigenti del PP sono stati sanzionati nei loro domicili, all’interno di hotel e stazioni, durante convegni o mentre passeggiavano da decine, a volte da centinaia di rumorosi e arrabbiati attivisti dei coordinamenti contro gli sfratti.

La reazione del governo e del Partito Popolare è stata rabbiosa e violenta. I portavoce del Partito di Rajoy – in particolare Esteban Gonzalez Pons e Cristina Cifuentes – hanno occupato per giorni i media con dichiarazioni al vetriolo che comparavano la campagna delle PAH alla ‘kale borroka’, cioè alla guerriglia urbana realizzata per anni dai movimenti giovanili baschi. E non sono mancate neanche le accuse, nei confronti dei movimenti degli sfrattati, di essere manovrati dall’ETA (!) o comunque di utilizzare forme terroristiche contro i rappresentanti politici. Una campagna di criminalizzazione alla quale i movimenti sociali e i gruppi di sinistra hanno risposto per le rime. Ma che ora il governo vuole trasformare in una vera e propria caccia agli attivisti delle PAH. Il ministro degli interni di Madrid ha infatti dettato precise istruzioni ai servizi di sicurezza affinché impediscano gli ‘escraches’ nei confronti dei rappresentanti politici, assicurino la loro protezione e perseguano coloro che ne “mettono a rischio la sicurezza”. C’è quindi da aspettarsi una nuova ondata di denunce e arresti nei confronti di quegli attivisti che partecipino ai presidi, ai sit in e alle azioni di sanzionamento nei confronti dei rappresentanti di una classe politica ormai spudoratamente al servizio di banche e capitale finanziario.

A Pietra Alta il calore e la socialità non mancano

SAMSUNGLa gioia dei bambini e delle bambine del quartiere di Pietra Alta hanno movimentato la festa di primavera organizzata nello stabile occupato Pietra Alta. Merende e giochi, socialità e tanto divertimento hanno portato il calore di un sole mancato in una giornata di primavera ancora un po’ uggiosa e fredda. Fra crepes e laboratori di pittura per i bambini e le bambine la festa di primavera a Pietra Alta si è svolta ottimamente grazie anche alla collaborazione di tutto il quartiere che si è mobilitato per venire a supportate un’ iniziativa organizzata dagli occupanti dello stabile e dal collettivo Prendocasa. In un quartiere privo o quasi di punti di aggregazione e di spazi sociali, lo stabile occupato apre al quartiere gli spazi in comune nei quali, a termine dei lavori, verranno socializzati con le famiglie che hanno intenzione di mettersi in gioco ( in senso letterario visto che si prevedono dopo scuola, laboratori per i bambini e le bambine ecc…) organizzando con loro la fruibilità che tali spazi offrono. In questo senso intendiamo non sostituirci alle istituzioni locali che privano interi quartieri di servizi sociali ma insieme alle famiglie cerchiamo di rispondere a dei bisogni e delle esigenze che il quartiere cerca di realizzare in modo autonomo offrendo le proprie disponibilità e capacità.

Il comune di Torino continua con la sua politica di tagli ai servizi socio abitativi costringendo molte famiglie a vivere per strada o in macchina criminalizzando però chi occupa gli stabile per poter vivere dignitosamente con la propria famiglia. Contemporaneamente ATC minaccia o meglio esclude, per chi decide giustamente di occupare, della possibilità di avere una casa popolare (quelle poche che ATC assegna all’anno, pochissime rispetto alla domanda…). In questo senso non manca la collaborazione dei servizi sociali che fanno del vero e proprio terrorismo psicologico attraverso minacce di portar via i figli alle famiglie che decidono di autorganizzarsi per trovarsi da soli una soluzione reale al diritto alla casa. Minacce che ovviamente cadono nel vuoto visto le numerose occupazioni ad uso abitativo che la città di Torino continua ad avere ormai da qualche tempo. Neppure una disgrazia come quella di qualche mese fa è riuscita a smuovere dalle poltrone i politicanti della città che continuano a far finta di niente dopo la rumorosa manifestazioni degli abitanti di Pietra Alta, i quali denunciavano la mancanza, pretendendone la costruzione,  di un passaggio pedonale sopra elevato che attraversi corso vercelli.

Fra discorsi di questo genere e la forza nel sentirsi uniti nell’affrontare tali questioni, la festa di primavera ha saputo portare non solo gioia e sorrisi sui volti di tutti e tutte ma ha saputo affrontare questioni e contraddizioni da far emergere. Insomma, calore, socialità e voglia di attivarsi a Pietra Alta non mancano.

Guarda le foto della giornata:

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Festa di primavera a Pietra Alta Occupata

L’invito aperto a tutti e tutte, grandi e piccini per festeggiare con noi l’inizio della primavera.

Giochi, musica e merenda vi aspettano a Pietra Alta Occupata!

Gioved’ 28 marzo alle ore 15.30 in corso vercelli 440

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in caso di pioggia l’iniziativa verrà spostata all’interno dell’occupazione

Chi ruba a chi?

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“Chiunque occupi abusivamente un alloggio popolare e’ un ladro di case: non solo commette un reato ma calpesta anche i diritti delle tante famiglie in difficoltà che hanno fatto domanda e sono in attesa di un tetto”.

Questa la dichiarazione -immaginiamo studiata e ponderata- del Presidente di ATC Torino Elvio Rossi in merito all’occupazione di ieri da parte di una famiglia sfrattata di un alloggio popolare nel complesso di corso Racconigi. Nel comunicato di ATC si legge anche che l’alloggio occupato era in attesa di lavori di ristrutturazione e bonifica e che sarebbero circa 500 gli alloggi ATC vuoti in Torino. Iniziamo a fare alcune precisazioni su queste ultime affermazioni: l’alloggio occupato era vuoto da circa due anni e gli unici soldi spesi sono stati quelli per rafforzare le serrature della porta; da fonti giornalistiche risulterebbero circa 900 gli alloggi ATC, ma non ci interessa qui una disputa sui numeri dato che anche solo 500 alloggi vuoti sono un’enormità per un’agenzia territoriale della casa che ogni anno assegna -se va bene- 500 case popolari!

Ci dicono appunto che molte case vengono lasciate vuote perchè i soldi non ci sono, ed è una tiritera che tante, troppe volte abbiamo sentito, ma siccome il Presidente Elvio Rossi usa parole forti -”ladri”- anche su questo è bene fare un po’ di chiarezza.
E allora vediamo se i soldi non ci sono o piuttosto qualcuno se li ruba… Alla legge che prevedeva un tetto massimo di retribuzione per le cariche del Consiglio di Amministrazione delle ATC pari a: 60.000 euro annui per il Presidente (5.000 euro mensili) e 30.000 euro annui per il VicePresidente (2.500 euro mensili) e che assegnava un gettone di presenza per ogni seduta del CdA pari a 70 euro, un rimborso spese forfettario, calcolato in base al rimborso chilometrico riconosciuto ai consiglieri regionali, relativo ad ogni seduta di CdA, i manager ATC hanno continuato negli ultimi anni ad aumentarsi gli stipendi ben oltre i limiti previsti dalla legge stessa.
Il totale indicato dalla legge risulterebbe è dunque poco sotto i 100.000€. Ma attraverso il sistema delle aziende partecipate in realtà i costi complessivi degli amministratori sono lievitati in maniera esponenziale. Nel 2007 la cifra era di 229.786 €, fino a raggiungere i 297.668€ nel 2010. Nel novembre del 2010 sono stati inoltre nominati nuovi consiglieri nel consiglio d’amministrazione, e i costi complessivi son aumentati fino a oltre 320.000 euro nel 2011. E già, proprio quel sistema tra ATC e partecipate finito al centro di un’inchiesta che ha portato giusto ieri mattina ad una perquisizione della finanza nella sede di ATC: risultano indagati cinque funzionari, alcuni dei quali lavorano presso società controllate da Atc al 100%, Atc Project.to e Ma.Net, che si occupano della progettazione e della manutenzione delle case popolari. L’accusa nei loro confronti è di corruzione e turbativa d’asta.
E per quanto riguarda ancora la gestione del patrimonio di edilizia popolare, più di tante parole può essere indicativa una breve carrellata di alcuni titoli di quotidiani locali degli ultimi mesi: “Case Atc invase dai vermi – Piovono anche nei piatti”, “Ma cosa aspettano che crolli?”, “Dopo il crollo di sei mesi fa si sono dimenticati di noi”, “La nonna è in ospedale: l’Atc caccia la nipote che deve partorire”, “Acqua in ogni stanza vivere è impossibile”, “Quartiere Atc allo sfascio”, “Cento famiglie ancora al freddo”… e molti altri si possono trovare proprio sul sito di ATC Torino  (http://www.atc.torino.it/www/risp_giornali.aspx)

Insomma pare che i soldi per gestire adeguatamente il patrimonio di edilizia popolare della città non ci siano, ma gli stipendi dei manager pagati con soldi pubblici continuano ad aumentare e per i funzionari che non stanno ai vertici si trova comunque il modo di arrotondare con le tangenti. Intanto moltissimi complessi di case popolari vengono lasciati all’incuria e gli appartamenti popolari abbandonati sono uno scandalo nella Torino capitale italiana degli sfratti.

Chi ruba a chi, Presidente Rossi?

Sportello Diritto alla Casa Zona San Paolo
csoa gabrio

Basta case vuote!

basta_case_vuote19 marzo, ennesima giornata di sfratti a Torino, sempre più capitale di questa infame pratica. Ma in via Gaglianico, i solidali che alle 6 arrivano per mettere in atto il picchetto trovano un’amara sorpresa: la strada è occupata da celere e digos, blindati e volanti, che giunti intorno alle 5, e dopo aver sfondato la porta di fatto stanno già eseguendo lo sgombero della famiglia, composta da 5 persone. 5 persone che per comune questura e prefettura possono tranquillamente trovare posto sotto un ponte. I solidali, a distanza ed immediatamente identificati dalla digos, non possono far altro che assistere agli eventi e concordare il trasporto delle masserizie della famiglia. Come sempre è da sottolineare la sensibilità delle forze dell’ordine che, di fronte ad una situazione drammatica, ad una donna che piange perché non sa della propria sorte, non trovano di meglio che sghignazzare e rivolgere insulti razzisti. Complimenti.

Va meglio all’altro picchetto in zona San Paolo, che forte di una presenza di trenta persone tra compagn* ed occupanti di case, strappa una proroga fino a giugno.
Resta però il fatto che una famiglia (ad un terzo accesso) ha dovuto abbandonare l’alloggio e rischia seriamente di rimanere per strada, nell’assoluto disinteresse delle istituzioni. Per l’assessora Tisi e per il sindaco Fassino il problema della casa è solo un problema di ordine pubblico, al quale rispondere con strategie pseudo-militari.

Non così per i/le compagn* dello sportello Casa di Zona San Paolo e per gli occupanti degli edifici del quartiere: perché la casa è un diritto e Torino è piena di alloggi, intere palazzine vuote. Perché non ci si può rassegnare alla crisi che morde tutti i giorni, come non si può delegare alle istituzioni la risoluzione di un problema come quello della casa, istituzioni che sanno solo regalare pezzi di patrimonio pubblico a banche e finanziarie.
Per questo nel pomeriggio, dopo un corteo per il quartiere, tra slogan e i tamburi della SambaBand, viene occupato un alloggio ATC all’interno del complesso di case popolari di Corso Racconigi in zona San Paolo. Una risposta immediata ad un problema impellente, una scelta di dignità per una famiglia che non si rassegna alla propria condizione.
Evidentemente toccare direttamente gli interessi dell’ATC deve aver infastidito non poco. Nel tardo pomeriggio si materializzava in modo massiccio una digos molto nervosa e minacciosa. La presenza di un paio di blindati parcheggiati in Piazza Adriano pare facesse presagire ad un intervento immediato, ma probabilmente il fatto di essersi dovuti confrontare con la presenza di decine e decine di solidali arrivati in pochi minuti a sostegno della nuova occupazione, ha scoraggiato al momento uno sgombero.
Chi crede che in questo modo si possa intimidire o stancare chi porta avanti le lotte per il diritto all’abitare è parecchio fuori strada.

Sappiano lor signori che non ci sfiancheranno, perché chi lotta è vivo/a.
“Basta case vuote” con queste parole d’ordine ci si è mossi ieri, ogni sfratto deve avere una risposta immediata, non si possono tollerare uomini, donne, bambini in mezzo alla strada. Se le case ci sono e rimangono vuote, si possono requisire, è una scelta politica, altrimenti non possiamo che continuare ad occupare.

Sportello Diritto alla Casa Zona San Paolo

da csoagabrio

Nuova giornata di resistenza a San Salvario.

stop_sfrattiTorino_Hesham e famiglia, composta da genitori e quattro figli tutti minorenni di cui una bambina molto malata, vittima prima di un padrone di casa che riceveva i soldi dell’affitto ma non pagava il suo mutuo, e dopo di una banca preoccupata più a vendere subito l’alloggio che ad interessarsi dei residenti dell’alloggio, dopo aver resistito e ottenuto da soli due rinvii in precedenza, questa volta hanno deciso di collaborare assieme al neonato Sportello Casa San Salvario che, fin dalle prime ore del mattino, ha presidiato il portone con un nutrito numero di solidali.

Molto importante la risposta del quartiere con tante persone che si sono avvicinate al presidio per mostrare la loro solidarietà, ma anche famiglie nella stessa situazione di Hesham che ci hanno chiesto una collaborazione in futuro a testimonianza del fatto che a San Salvario esiste un forte problema riguardo la casa.

La mattinata si è svolta in maniera molto tranquilla, sempre sotto l’occhio vigile di digos e polizia, culminata con il rinvio da parte dell’ufficiale giudiziario al 21 Maggio.

Per concludere è partito un corteo spontaneo che ha attraversato il mercato di Piazza Madama.

La neve e il freddo non ci hanno fermato: la lotta paga.

basta sfratti, la casa è un diritto

SPORTELLO CASA SAN SALVARIO

UNITI CONTRO GLI SFRATTI!

13-03-2013-17Come già avevamo annunciato oggi 13 marzo, in via Orvieto 8, è avvenuto il terzo accesso dello sfratto di Angela.

Dopo aver montato un presidio, siamo venuti a conoscenza che un’altra madre, all’interno dello stesso palazzo, avrebbe avuto l’accesso: Liliana. Le storie di queste due donne si assomigliano: anche Liliana, dopo aver perso il lavoro, si è vista negare l’emergenza abitativa e proporre come soluzione quella dell’ housing sociale a pagamento. Ovviamente lei, preferendo pensare al sostentamento dei figli, ha cominciato a non pagare più l’affitto e a rifiutare l’”offerta”.

Nell’arco della mattinata, altre tre persone dello stesso stabile si sono rivolte a noi per problemi analoghi, condividendo la stessa rabbia e sdegno che accomunano Angela e Liliana e confermando tutte le situazioni poco chiare inerenti ad un affitto che dal 2006 è inspiegabilmente aumentato di quasi 300 euro. La situazione del palazzo di via Orvieto 8, appare chiaro, è la dimostrazione di come palazzinari ultra arricchiti riescano a fare i loro comodi sulle spalle degli inquilini non incorrendo ad alcuna conseguenza.

Prima ancora che arrivasse l’ufficiale giudiziario, sono giunti al presidio tre agenti della digos, giustificando la loro intromissione causa della nostra presenza lì, che implicava il bisogno di un intervento di ordine pubblico. Gli agenti, minacciando di andare a prendere di persona l’ufficiale giudiziario, sono stati allontanati dai compagni e le compagne presenti, mentre alcuni si sono chiusi in casa con le sfrattate.

Verso mezzogiorno la digos e l’ufficiale giudiziario sono tornati. Mentre erano in corso le trattative per la proroga dello sfratto tra compagni/e e digos ci sono stati spintoni per impedire agli agenti di entrare nel condominio e anche gli inquilini del palazzo hanno reagito con forza, non riconoscendo il lavoro della polizia come servizio per i cittadini, ma piuttosto come l’ennesima difesa degli interessi del loro strozzino.

Gli sfratti sono stati prorogati di un mese (16 aprile) per Angela e tre mesi (16 giugno) per Liliana. Ma quel che è ancora più positivo è che gli inquilini dello stabile ci hanno manifestato la necessità di organizzarsi tra di loro per far fronte ad una situazione ingestibile di invivibilità nel condominio. Hanno assunto la consapevolezza che da soli non riusciranno mai a risolvere questa situazione, ma organizzandosi, agendo insieme, la possibilità c’è.

Come collettivo Prendocasa noi saremo pronti ad aiutarli e a resistere ancora una volta ai futuri accessi di Angela e Liliana e di chiunque sia convinto che la casa è un diritto su cui non si specula e per cui vale la pena resistere con le unghie e con i denti.

 

Ma se ce la togliete ce la riprenderemo!

Sfratti a sorpresa e arresti

Torino_Preoccupati per le numerose resistenze contro gli sfratti, la questura e ufficiali giudiziari giocano d’anticipo…

stop_sfrattiIn Borgo San Paolo una famiglia resiste allo sfratto da qualche mese. Grazie ai vari rinvii, ottenuti tramite le resistenze della famiglia insieme allo sportello casa di zona san paolo, l’esecuzione dello sfratto doveva avvenire il 19 marzo ma l’ufficiale giudiziario e la questura torinese giocano d’anticipo per evitare di trovarsi di fronte all’ennesima resistenza che avrebbe creato dei problemi ad eseguire lo sfratto. Il tutto avviene sotto silenzio, grazie ad una ordinanza del Tribunale che da il via libera all’esecuzione immediata avvenuta il 7 marzo.

In Borgo Vittoria situazione analoga ieri mattina 11 marzo: picchetto antisfratto sotto l’abitazione della famiglia che attende l’ufficiale giudiziario il quale non si presenta ma comunica per telefono alla famiglia che lo sfratto non verrà eseguito e che sarà il giudice a decidere quando il nuovo accesso ma senza nessun preavviso. La minaccia di usare la strategia dello sfratto a sorpresa porta il picchetto antisfratto ad occupare l’ufficio notifiche esecuzioni, base degli ufficiali giudiziari.

L’arrivo di volanti e agenti in borghese costringe gli occupanti a radunarsi nel cortile per essere identificati. Intanto una parte del presidio fuori dagli uffici viene caricato. A fine giornata si conteranno dieci fermi dei quali sette rilasciati e tre trattenuti in questura fino a questa mattina.

Notizia di questa mattina è che la detenzione in questura si è tramutata in arresti. Le tre compagne arrestate sono state portate al carcere delle Vallette in attesa della conferma o meno della convalida di arresto.

Intanto questa mattina un altro sfratto è stato rinviato in via Lombroso, grazie al picchetto resistente costituito dalla famiglia sotto sfratto insieme allo sportello casa di San Salvario.

da infoaut

Mercoledì 13 Marzo Resistenza allo sfratto in Via Orvieto 8. Noi stiamo con Angela!

sfratti Il caso di Angela, davanti al quale ci troviamo di fronte, è l’ennesimo esempio della situazione che un numero sempre maggiore di uomini e donne si trova a fronteggiare.

Quello di Via Orvieto 8 è un palazzone di 22 piani interamente di proprietà di un dirigente d’impresa, un vero e proprio strozzino che noncurante del peso della crisi che le persone sono quotidianamente costrette a pagare pensa bene di approfittare ancora aumentando negli anni gli affitti ed esigendo spese condominiali esorbitanti per servizi di cui i condomini non vedono nemmeno l’ombra; un palazzinaro già denunciato poiché cercò di far pagare l’IMU agli inquilini del palazzo, dove già sono avvenuti altri sfratti per morosità.
E’ in questo scenario che si connota il caso di Angela, operaia cassaintegrata con gravi problemi di salute e due figli a carico, che si è trovata impossibilitata nel pagare ancora un affitto troppo alto. Successivamente alla sua ingiunzione di sfratto nel Novembre 2011 nonostante il suo reddito minimo le è stata negata l’emergenza abitativa a causa delle norme fissate che impongono un calo del reddito certificato pari o inferiore al 50% del reddito precedente, condizione che difficilmente si viene a verificare, lasciandola nella condizione di cercare di andare incontro al proprietario del palazzo continuando a versare fino a Maggio con sacrificio quello che le era possibile, senza ovviamente ottenere risultato.

Il 27 Febbraio Angela ha subito il secondo accesso da parte dell’ufficiale giudiziario; dopo la vigliaccheria di chi guadagna sulle spalle delle persone speculando sulla casa, seguono le bugie delle istituzioni, che in quella giornata ha rinviato lo sfratto di soli 15 giorni, al 13 Marzo, col contentino di un “progetto” pensato per lei da parte del comune, che altro non è che la sistemazione in una casa-albergo che Angela dovrà comunque pagare.

Noi non accettiamo lo strozzinaggio di figuri interessati più all’ opulenza delle proprie tasche che alla dignità della persona, noi non ci stiamo ai ricatti di un’amministrazione comunale troppo occupata nella costruzione di opere fatiscenti e inutili che non al far sì che la città sia a misura dei bisogni di chi la città la vive.
Per questo invitiamo tutti e tutte assieme a noi Mercoledì in Via Orvieto 8, al fianco di Angela, a resistere!

La casa è un diritto, e se non ce la daranno, ce la prenderemo!

Collettivo Prendocasa Torino