La casa è un diritto, resistiamo agli sfratti!

stop_sfrattiAntonio e M. vivono insieme nell’appartamento ATC di Via Ivrea 21 da 10 anni. Per 10 anni ogni mese oltre al canone hanno regolarmente pagato ad ATC 100 Euro per coprire una vecchia morosità.
L’anno scorso, come molti, a causa della crisi hanno perso il lavoro e non sono riusciti più a far fronte a tutte le spese.
L’ATC ha prontamente fatto domanda e ottenuto l’ingiunzione di sfratto. Così ogni volta che Antonio non riesce a pagare puntualmente la rata, ATC minaccia di lasciarli senza casa e si presenta a riscuotere con l’ufficiale giudiziario. Ogni volta la minaccia di sfratto è rimandata solo di un mese o al massimo due.
Antonio e M. , senza lavoro questa volta non sono riusciti a far fronte alla richiesta di ATC, che oggi 23 Ottobre voleva eseguire uno sfratto sgomberandoli dal loro appartamento.
L’ATC voleva aggiungere la casa di Antonio e M alle altre 1.000 case che lascia vuote, al degrado e all’abbandono, a Torino.
ATC, nella Torino capitale degli sfratti, non solo non assegna le case popolari a quelle tante famiglie che ne hanno fatto richiesta e sono risultate idonee, ma sfratta quelle famiglie che con la crisi hanno perso il lavoro e non possono più pagare tutte le spese.
L’anno scorso solo 600 famiglie sulle 10.000 della graduatoria, si sono viste assegnare una casa popolare e sempre più famiglie che una casa ATC ce l’avevano sono oggi costrette a dormire in situazioni di fortuna, in macchina, in dormitori o per strada.
Mentre le famiglie vivono questa emergenza, aumentano i numeri dei funzionari ATC, alcuni dei quali ultimamente indagati per corruzione e turbativa d’asta, e aumentano i loro stipendi che raggiungono i 140.000€ l’anno. Mentre non si assegnano più le case, non si fanno i lavori di manutenzione nei palazzi ATC e non vengono garantiti anche i servizi più elementari, ATC costa alla comunità sempre più cara.
Stamattina ad aspettare i funzionari ATC Antonio e M. non erano soli, un picchetto di solidali era già lì fin dalle prime ore dal mattino.
I funzionari non si sono fatti vedere e l’unico segnale è giunto telefonicamente: la comunicazione alla famiglia del rinvio dello sfratto, promettendo la data del rinvio via telegramma.
Subito dopo arrivava un’altra telefonata, questa volta dagli assistenti sociali che convocavano la famiglia a colloquio per il giorno dopo.
Le istituzioni non avendo risposte concrete, come al solito tentano di trasformare il problema abitativo in un problema sociale paventando l’intervento dell’assistenza sociale. Ma l’unico problema che l’assistente sociale deve risolvere è quello di contrastare la volontà di questa famiglia di tenersi un tetto sulla testa.
Di fronte alla continua assenza di politiche sociali e all’incapacità politica di garantire il diritto all’abitare che è sempre più spesso trattato come un mero problema di ordine pubblico, siamo convinti che l’unica risposta sia la resistenza!
La casa è un diritto, quello che ci tolgono ce lo riprenderemo

Lo sportello casa è aperto tutti i martedì dalle 19.30 alle 21 presso il centro sociale Askatasuna in corso Regina Margherita 47 a Torino.

 CELL.+39 327/3569208

Nessuna compatibilità

reddito-600x330Tanto si è detto sulla manifestazione di sabato scorso a Roma, sulla variegata e numerosa partecipazione, sull’assedio ai ministeri e la tendopoli ancora esistente, sulla rabbia sprigionata da parte di molti giovani davanti al ministero dell’economia ma non si è esplicitato, o forse troppo poco, sulla legittimità politica e il suo portato di illegalità della manifestazione romana.

Entra a gamba tesa nell’agenda politica dei palazzi la questione casa e non solo, non perché in questi mesi (anni ormai..) le resistenze agli sfratti, le iniziative di occupazione abitative e simboliche non ci siano state o non siano state efficaci – strumenti dell’agire politico dal basso capaci di far emergere la questione abitativa da un punto di vista politico e la sua diretta rivendicazione a chi dovrebbe garantire il diritto all’abitare ponendosi a muso duro contro le istituzioni – ma perché lor signori pensano di far entrare, dopo la grandiosa manifestazione di sabato, nel quadro della compatibilità non solo una manifestazione numericamente numerosa, ma una rivendicazione vincente dal punto di vista politico e ricompositivo degli strati sociali stanchi, rabbiosi, che gridano a gran voce che questa crisi non vogliamo pagarla che altrimenti gli scapperebbe di mano, non riuscendo a controllare un portato così grande di protagonismo autorganizzato capace di rappresentarsi collettivamente senza bisogno di sigle né di sindacati né di partiti politici, attraverso l’uso di assemblee e momenti di partecipazione diretta senza deleghe, nelle quali tutti e tutte portano il loro contributo.
Ulteriore dimostrazione della legittimità politica del #19o è la partecipazione numerosa (non stiamo a fare la guerra dei numeri è un dato di fatto) trasversale, attraversata da vari soggetti sociali, oltre ai movimenti presenti sui territori– disoccupati, cassa integrati, occupanti, sfrattati, migranti, studenti, precari, pubblico impiego etc – che vogliono contare e pretendono di essere protagonisti sul piano politico, su il piano della trasformazione politica e sociale che, seppur con piccoli passi, si fa breccia. “Non ci rappresenta nessuno” è il pensiero collettivo che, insieme a varie istanze di lotta, agita le manifestazioni, le lotte, propulsore di una voglia di cambiamento radicale e radicato.

Dicevamo, allora, legittimità politica ma non solo. Le migliaia di persone dietro allo striscione “Una sola grande opera casa reddito per tutt*” erano e sono occupanti e/o sfrattati in procinto di occupare degli stabili vuoti, lasciati all’abbandono totale dalle istituzioni, case vuote buone per la rendita dei soliti noti. Questo per dire che l’occupazione è quell’atto di illegalità che la manifestazione di sabato portava con se; azione diretta di riappropriazione non solo di un diritto calpestato, ma delle città, del territorio. Oggi quell’atto illegale diventa per noi legittimo. Occupare perché cosci dell’incapacità politica dei palazzi di dare soluzione reali alle migliaia di famiglie senza casa. Una pratica agita dal basso, attraverso la lotta, le resistenze agli sfratti, perché diventa un atto politico praticato da molti che dilaga nelle città che si fa strumento di classe, di pratica di lotta negli ambiti urbani delle nostre città. E quindi non accettiamo che venga sdoganato dai politici avvoltoi, giornalisti, informazione embeded, procuratori come Caselli che parla di manifestazione – quella di sabato scorso – “ nel pieno diritto della legalità”. Totalmente il contrario, illegalità diffusa, praticata quotidianamente attraverso le occupazioni di quelle migliaia di persone che sabato hanno percorso le vie di Roma e che continueranno a costruire percorsi di lotta e di riappropriazione perché il #19o sia tutti i giorni. Una possibilità di cambiamento reale che si apre per tutti e tutte, un inizio per continuare a sollevarci e assediare i palazzi del potere…la sfida per una riscossa sociale praticabile. A noi spetta costruire il futuro, riprenderci il presente.

Libertà per tutti gli/le arrestati/e! Con questo pensiero, con questa volontà nel cuore, continuiamo a costruire pratiche di rottura e di contrapposizione nelle nostre città, partendo da oggi con un presidio sotto il comune di Torino e con la partecipazione alle giornate fiorentine.

#15O ATC: occupanti e inquilni insieme contro sfratti e minacce

Diverse famiglie oc20131015_103638cupanti di case ed inquilini ATC oggi si sono ritrovati insieme sotto la sede centrale dell’ATC per pretendere un incontro con il presidente Elvi Rossi. Il gesto ha voluto rimandare al mittente le lettere di minacce ricevute da molti inquilini in merito al paventato sfratto se non avessero provveduto a pagare entro il 30 dicembre i 480 euro obbligatori da versare ogni anno alle casse dell’ente. Oltre a questo i presenti denunciavano la malagestione dell’ente da parte della dirigenza che continua a percepire lauti stipendi nonostante un assoluto fallimento della gestione e 5 funzionari indagati per corruzione e turbativa d’asta proprio in relazione alla manutenzione delle case popolari.

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Dopo aver occupato per una mezz’oretta l’atrio con gli sportelli dell’ente i presenti hanno ottenuto di essere ricevuti dal presidente nelle loro totalità, nonostante i tentativi da parte della digos di proporre la solita manfrina della delegazione.

Determinati e giustamente arrabbiati, con l’aggiunta di molte persone presenti agli sportelli che ne condividevano la protesta, è stato richiesto che:

  • il presidente si esprimesse formalmente, come già fatto dall’ANCI, una moratoria sugli sfratti (compresi quelli ATC di diretta competenza);
  • fosse garantita una moratoria al pagamento dei 480 euro obbligatori che in questo momento gli inquilini non possono e non vogliono pagare ;
  • l’apertura delle (troppe) case  ATC vuote, con eventuale autorecupero da parte degli inquilini

 

Di seguito il volantino distribuito durante l’iniziativa:

ATC VERGOGNA!

 

Nella Torino ormai balzata agli onori delle cronache come capitale degli sfratti (4000 sfratti dall’inizio dell’anno), l’ATC cerca di metterci del suo mandando lettere (ne sono già arrivate almeno 4000) agli abitanti delle case popolari minacciando lo sfratto se non provvedono al pagamento di almeno 480 euro per le bollette arretrate entro 30 giorni.

L’ATC però forse dimentica che per almeno 20 anni gli stessi abitanti delle case popolari hanno pagato direttamente dalle buste paga il contributo GESCAL che a quanto pare agli inizi degli anni 2000 era di quasi 5,4 milardi di euro.

Crediamo che a questo punto l’ATC debba dare delle risposte sull’uso di questi soldi che appartengono alla collettività.

L’ATC dovrebbe anche rispondere sul perchè abbia circa 1.000 sue case vuote che vengono lasciate al totale abbandono, uno scandalo quando migliaia di persone che hanno fatto domanda per la casa popolare aspettano anni per avere una casa che è un loro diritto.

E che dire degli stipendi di tutti i funzionari, alcuni dei quali ultimamente indagati per corruzione e turbativa d’asta, e direttori che sono lievitati costantemente negli anni: il proprio consiglio d’amministrazione è passato dai 229.786€ del 2007 ai 320.000€ del 2011 di costi, e compensi esorbitanti anche per i singoli dirigenti, fino a 140.000€ l’anno.

Insomma pare che i soldi per gestire adeguatamente il patrimonio di edilizia popolare della città non ci siano, ma gli stipendi dei manager, pagati con soldi pubblici, continuano ad aumentare e per i funzionari si trova comunque il modo di arrotondare con le tangenti, mentre le persone arrivano tutti i giorni a dover fare i conti con il riuscire a mettere insieme il pranzo con la cena!

Come abitanti delle case popolari del villaggio Snia di Barriera di Milano (Pietra Alta), insieme alle famiglie delle case popolari di Settimo Torinese, della Falchera, San Paolo e altre famiglie e/o singoli di altri quartieri popolari che si trovano nella nostra stessa situazione, rivendichiamo il diritto all’abitare!

Siamo stufi di subire e abbassare la testa!

Siamo famiglie con bambini e pensionati che ricevono la minima con cui dobbiamo arrivare a fine mese, privandoci di molte cose, pensando solo alle spese necessarie per noi e i nostri figli. Ma oggi fare questo diventa sempre più difficile. I problemi che ci perseguitano anche nei sogni, non interessano né ad ATC, né al Comune di Torino. Siamo convinti che in questo momento dove il disagio economico e abitativo diventa sempre più forte, non si possa minare il diritto alla casa attraverso ingiunzioni di sfratto, attraverso lettere intimidatorie che ATC continua a mandare alle famiglie delle case popolari. Oggi la nostra rabbia è indirizzata ad ATC ma anche il Comune ha le sue responsabilità, il quale preferisce vedere famiglie sfrattate che dormono in macchina, nei parchi o sui marciapiedi invece di chiedere il blocco degli sfratti per tutti.

Non dobbiamo più permettere che la nostra dignità venga calpestata da chi vuol farci crede che siamo noi a dover pagare la malagestione del patrimonio pubblico.

Siamo convinti che “uniti si possa vincere” ed è per questo che chiediamo a tutti di partecipare alla nostra protesta martedì 15 ottobre alle 10:30 in Corso Dante davanti all’ATC.

Chiederemo direttamente al presidente Elvi Rossi, presidente di ATC, di darci le risposte che cerchiamo e pretendiamo!

Il diritto alla casa non si minaccia! La dignità non si sfratta!

Famiglie, pensionati e singoli delle case popolari