Solidarietà da Torino alla lotta per la casa di Padova

A Padova 11 attivisti del comitato di lotta per la casa sono state raggiunte da svariate misure cautelari che vanno dagli arresti domiciliari a obblighi di firma e divieti di dimora.
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L’assurdo reato contestato è “associazione a delinquere”, per aver partecipato a decine di picchetti anti-sfratto e aver difeso il diritto di tante famiglie ad avere una casa. Con queste misure cautelari le istituzioni provano ad intimidire gli attivisti e le famiglie che si battono quotidianamente per i loro diritti, e inoltre, magistratura e amministrazioni locali, diventano meri esecutori di una vendetta voluta da speculatori e palazzinari nei confronti di chi lotta per la casa.
Da Torino, dove quotidianamente ci battiamo contro la violenza degli sfratti a fianco delle molte famiglie alle quali viene negata la possibilità di una vita dignitosa, non possiamo che sentirci vicini ed esprimere solidarietà verso i compagni e le compagne di Padova.
La lotta per la casa è un dovere per tutti coloro che oggi si sentono minacciati dalle politiche liberticide del governo Renzi e dall’insufficienza con cui viene trattata l’emergenza abitativa nel paese.
Se le resistenze allo sfratto costituiscono un problema per le istituzioni, significa che stiamo andando nella direzione giusta, quella percorsa dal basso con famiglie e attivisti pronti a lottare per migliorare le proprie condizioni di vita.
A fianco dei compagn* di Padava, Liberi tutti!
Le famiglie occupanti dello Spazio Popolare Neruda e Progetto Prendocasa Torino

Torino, sfratto coatto della Cooperativa “Di Vittorio”

Oggi 18 febbraio le forze dell’ordine hanno bussato alla porta di Daouhadi e della sua numerosa famiglia per mettere in atto lo sfratto a sorpresa notificato nel mese di dicembre.
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Si e’ arrivati all’assurdo articolo 610 dopo alcune resistenze e picchetti portati avanti dalla famiglia tutta e da solidali che ogni giorno cercano di far fronte all’emergenza abitativa dilagante nella nostra città.
Daouhadi però questa mattina era da solo nella casa di via Tasca 23; i quattro figli (tre minori e una maggiorenne) sedevano“inconsapevolmente” tra i banchi di scuola, la moglie in ospedale alle prese con il quinto parto ed è così che la proprietà, il comune e la questura di Torino si sono sentiti “tranquilli” e “facilitati” nello sfondare la porta dell’appartamento, nel pretendere che la vita di un’intera famiglia fosse velocemente inscatolata, imbustata e messa in mezzo ad una strada.
Un presidio nutrito di resistenti e solidali ha raggiunto l’abitazione, offrendo il proprio aiuto nell’affrontare un momento così delicato, ma soprattutto cercando di rispondere il più velocemente possibile a tanta codardia delle istituzioni, pretendendo una soluzione dai servizi sociali (che peraltro non si sono presentati sul luogo, continuando a prendere tempo telefonicamente).
I proprietari, richiedenti lo sfratto, sono alcuni soggetti della Cooperativa Edile “Di Vittorio”, famosi per non essere onesti, famosi per i loro giochetti alla luce del sole. Profondamente colluso e complice il Comune di Torino.
Una volta giunti dai servizi sociali a Daouhadi e alla sua famiglia è stata fornita una soluzione temporanea ma accettata vista la forte necessità, la dimissione dall’ospedale della moglie, di trovare una sistemazione. Questo però non significa che il percorso della famiglia si esaurisca con questo palliativo. I servizi sociali dovranno mettere mano ai loro fondi e trovare le coperture per dare una sistemazione concreta e dignitosa alla famiglia.
Per questo motivo monitoreremo il lavoro che svolgeranno i servizi sociali, e se la famiglia non riterrà soddisfacente e/o dignitoso il percorso proposto dalle amministrazioni, ci batteremo insieme affinché si trovino soluzioni adeguate.
Non possiamo permettere che persone, famiglie intere, gente che aspetta risposte dall’emergenza abitativa della nostra città, sia lasciata da sola, venga sbattuta in mezzo ad una strada a sorpresa..
Le Famiglie dello Spazio Popolare Neruda
Nella foto in testa all’articolo, uno dei rappresentanti della Cooperativa “Di Vittorio” che mostra il dito medio ai primi solidali giunti sul posto per sostenere la famiglia di Daouhadi.