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Asti:un mese di occupazione in via Allende
Il 10 Aprile 2010 sei famiglie e
la rete per il diritto alla casa hanno
sottratto all’abbandono e all’incuria un edificio di proprietà pubblica,
per
usarlo come domicilio e come luogo di incontro aperto a tutti coloro che
vogliono reagire alle ingiustizie di questa società.
Un gesto che abbiamo spiegato più volte è un gesto contro
l’immoralità del
lasciare inutilizzato un patrimonio pubblico a fronte dell’emergenza
casa e a
fronte del sempre più impattante consumo del suolo.
Da quella data storica è passato un mese e vogliamo raccontare
quest’esperienza, un ‘esperienza di condivisione e alternativa alla
crisi che
tutti noi viviamo, un’esperienza che sta facendo crescere la convivenza
tra
persone e che sta regalando anche motivi di riflessione a chi passa a
condividere un po’ del suo tempo in Via Allende.
Per questo celebreremo quella data con due appuntamenti che aprono
riflessioni su crisi attuali e passate, con amici che vengono da lontano
a
raccontarci un’ altra esperienza di lotta e ondivisione,
riappropriazione e
responsabilizzazione, un modo per mettere insieme idee e pratiche su
diritti e
lavoro.
Per questo motivo sia domenica e lunedì con l’assemblea aperta a
tutte le
realtà sociali sono appuntamenti importanti a cui non mancare.
A un mese dall’occupazione vogliamo raccontarvi la nostra esperienza e
confrontarci insieme sulle questioni del diritto al reddito e
all’abitare
attraverso due importanti appuntamenti in Via Allende:
– DOMENICA 9 MAGGIO
h 19.00 – Aperi-cena di
solidarietà
h 21.00 – Dibattito "Una
risposta ai diritti negati: l’esperienza delle fabbriche autogestite
argentine".
Interverranno: Enrico Riboni (esperto
delle
fabbriche
autogestite argentine) e Reinaldo Gimenez
(operaio della
Zanon – Fa.SinPat., la più nota esperienza
di
autogestione).
–
LUNEDI’ 10 MAGGIO
h 20.30 – Assemblea
aperta a un mese dall’occupazione.
Presentazione del
cortometraggio su Via Allende e dibattito a seguire: bilancio e
prospettive
della nostra esperienza.
Cena benefit SportelloCasa-Torino
Oggi
più che mai famiglie, precari, studenti, migranti si trovano nella
condizione di dover affrontare spese sempre più onerose e affitti
sempre più elevati, con il risultato che non si riesce ad arrivare alla
fine del mese.
Il
numero degli sfratti per morosità sta subendo una crescita esponenziale
e sempre più persone rischiano di ritrovarsi in mezzo ad una strada
dall’oggi al domani.
Ed è per questo che all’interno del centro sociale Askatasuna, è nato lo Sportello Casa, un luogo, aperto a tutti/e, dove poter ricevere consulenza legale e informazioni dirette sugli sfratti completamente gratuite.
Sportello Casa come strumento di orientamento per capire come bisogna comportarsi di fronte ad un avviso di sfratto, un luogo dove trovare informazioni e solidarietà per chi la crisi non intende pagarla.
Lo Sportello Casa è aperto tutti i martedì dalle 19.30 alle 21.00 presso
il Centro Sociale Askatasuna in C.so Regina Margherita n. 47".

Cena benefit SportelloCasa-Torino
Un altro accesso rimandato… uniti si vince!!
Questa mattina doveva avere luogo il secondo accesso di sfratto per Patience e i suoi due bambini.
La rete per il diritto alla casa e lo sportello casa prendocasa-torino ha seguito, fin dall’ inizio il caso di questa famiglia; dalle ore 8.00, si è cercato di fare un lavoro di comunicazione per gli abitanti del quartiere San Paolo, raccontando la truffa abitativa di subaffitto che Patience ha subito, per la quale rischia di essere cacciata di casa e rimanere senza una sistemazione per lei e i suoi bimbi. Il quartiere ha risposto con un’immediata solidarietà, interessandosi alla vicenda, prendendo volantini e manifestando tutta la propria vicinanza alla donna. Si è creato così nell’ arco di un paio d’ ore un forte supporto sociale di opposizione allo sfratto.
Grande supporto sia emotivo che politico è stato portato dai genitori del comitato di quartiere vanchiglia i cui figli sono compagni di scuola dei figli di Patience. Insieme alla rete contro gli sfratti per il diritto alla casa, si sono esposti in prima persona per la difesa del diritto all’ abitare.
La richiesta portata avanti da Patience e tutti noi, era semplicemente e legittimamente di avere concesso un po’ di tempo in più, per permettere a lei di trovare un altro alloggio adeguato e economicamente accessibile.
Verso le 12.00 si sono presentati il padrone di casa, l’ ufficiale giudiziario e l’ avvocatessa del privato. Non c’è stata da parte loro (in particolare l’ avvocato e il proprietario hanno dimostrato una sconcertante insensibilità alle esigenze sacrosante poste dalla donna) nessuna intenzione nè decenza nel concedere quel poco tempo che gli era stato richiesto e che Patience sarebbe stata addirittura disponibile a pagare.
E’ stata la forza della ragione e l’ unione delle persone che sono accorse per opporsi a questo sfratto ormai imminente a determinare lesito positivi della giornata: sfratto rinviato all’8 giugno.
Ascolta l’intervista a Pier Paolo su radiobalckout con il resconto e la cronistoria della giornata:
Pisa Resiste!800 in Corteo per il Diritto alla Casa
circa 800 persone: la Pisa che resiste ha sfilato alla vigilia
dell’anniversario della liberazione per opporsi allo sgombero di Via
Marsala e per rivendicare il diritto alla casa per tutti e tutte.
Alle 16 il concentramento in Piazza Sant’Antonio, nei pressi della
stazione centrale, prima tappa di un corteo che è andato a toccare
tutti i simboli della speculazione nella città toscana. Centinaia e
centinaia di persone hanno risposto attivamente all’appello di
resistenza lanciato dalle famiglie di Via Marsala: realtà politiche e
sociali, ma soprattutto occupanti di case, migranti, studenti
universitari, studenti medi, ultras in lotta contro i decreti
repressivi, lavoratori, famiglie sotto sfratto. Una composizione del corteo eterogenea ma accomunata dalla determinazione a non pagare la crisi.
Il corteo si è fermato davanti alla stazione, luogo simbolo delle
contraddizioni legate alla gestione securitaria del fenomeno
migratorio, dove ha raccolto attenzione e partecipazione dei presenti e
si è indirizzato verso Via Vespucci. Sei numeri civici di speculazione
immobiliare firmata Pampana vuoti da 20 anni: qui è stato appeso uno
striscione che recitava "Palazzo Pampana la vergogna di Pisa"; nel
frattempo diversi interventi dal microfono con i quali le famiglie di
Via Marsala hanno sottolineato la necessità di proseguire la campagna
contro lo sgombero all’insegna della denuncia dell’immenso patrimonio
immobiliare del palazzinaro Pampana. Campagna contro lo sgombero che fa
i conti con il potere massonico della proprietà, e con i tentativi di
delegittimazione degli occupanti messi in atto dalla repressione:
intimidazioni, bugie, infamie, accuse e pseudoindagini volte a
disgregare quella compatezza e solidarietà che in 45 giorni di
occupazione e decine di iniziative gli abitanti di Via Marsala hanno
creato intorno a loro, nel quartiere e nella città.
Seconda tappa del corteo gli immobili cartolarizzati degli enti
previdenziali. "Via Marsala resiste" si legge dai balconi di alcuni
appartamenti già occupati dal Progetto Prendocasa, a sottolineare la
solidarietà attiva di tutti gli occupanti e la resistenza collettiva ad
ogni speculazione che la città subisce.
Intorno alle 17:30 la manifestazione si ferma nei pressi dell’ex-cinema
Ariston, altro luogo della ristrutturazione immobiliare in senso
speculativo, ma anche obiettivo della riappropriazione del movimento:
Zona Autonoma Pisana ha ribadito la necessità di sottrarre terreno alla
rendita con l’occupazione di ogni spazio sfitto, come recentemente ha
fatto nella due giorni di riappropriazione del 26 e 27 marzo scorsi.
Sotto il Provveditorato agli studi il Collettivo Autonomo Studenti
Pisani è intervenuto rilanciando le parole d’ordine della Pisa che
Resiste, declinandola nella lotta per la riappropriazione dei saperi e
del diritto allo studio, contro la distruzione della scuola pubblica.
Dopo aver riempito di determinazione, di cori e slogan l’affollato
corso principale della città, i manifestanti hanno raggiunto Palazzo
Gambacorti, sede del Comune di Pisa.
Numerosi gli interventi da parte delle famiglie sotto sgombero, che
hanno intimato al comune ed ai suoi organi decisionali di mantenere
fede alla presa di posizione politica che giovedì scorso il consiglio
comunale ha deliberato: nessuno sgombero per famiglie occupanti in
emergenza abitativa, intervento presso autorità giudiziaria e proprietà
affinchè si possa pervenire ad una soluzione positiva della condizione
abitativa degli 8 nuclei occupanti. Un corteo che quindi non si accontenta di una mozione ma pretende fatti concreti affinchè
via Marsala non sia sgomberata, e anzi diventi il primo esempio di
lotta per il diritto all’abitare che costringa i grossi proprietari
immobiliari (vera causa dell’emergenza abitativa), a mettere a
disposizione delle esigenze sociali il proprio patrimonio sfitto.
Striscione e presa di parola da parte del Comitato contro lo sgombero
delle ex-Stallette: 10 famiglie italiane che da cinquant’anni occupano
delle case di proprietà del Comune e che adesso vuole sgomberarle,
intenzionato a valorizzare l’area in questione con progetti da milioni
di euro. Una nuova soggettività della resistenza che scende a fianco di
altre in un percorso di riappropriazione contro le politiche di rapina
attuate sia dai Privati che dalle Istituzioni pubbliche.
Il corteo blocca poi Ponte di Mezzo e il lungarno mediceo. Nel
frattempo prende parola il Collettivo Universitorio Autonomo, reduce
dall’occupazione del Polo Carmignani con cui ha inaugurato un percorso
di lotta per il diritto alla casa che vada a coinvolgere gli studenti e
le studentesse, costretti a pagare affitti da capogiro per camere
fatiscenti.
La manifestazione ha poi percorso le strette vie del centro storico
segnando l’ennesimo scandalo immobiliare della città: la Mattonaia,
proprietà del Comune sfitta e inutilizzata da trent’anni, ad eccezione
di diversi periodi in cui l’edificio è stato oggetto di
riappropriazione da parte del movimento antagonista pisano.
La giornata si conclude in Piazza Garibaldi: Via Marsala che resiste è la Pisa che Resiste.
Tutti gli interventi conclusivi, da quello della comunità senegalese a
quello dei sindacati di base, sottolineano l’unità politica che si è
creata attorno all’occupazione di Riglione, alla sua difesa, alla sua
resistenza. Via marsala come emblema, come occasione di ricomposizione
e come segnale di alternativa alle leggi che vorrebbero costringere la
popolazione a pagare la crisi.
Dopo che le Istituzioni hanno riconosciuto l’occupazione come questione
sociale e non di ordine pubblico; dopo che la città si è schierata,
esponendo striscioni allo stadio, firmando appelli, vivendo gli spazi
sociali e ludici costruiti in via marsala dal comitato territoriale
pisa-est, e soprattutto dopo che oggi è scesa in piazza mostrando senza
alcuna ambiguità quante e quali sono le persone che si opporrebbero a
qualsiasi tentativo repressivo, Pampana non ha più vie di fuga: deve ritirare le denunce, deve riprendere le trattative.
IL CONSIGLIO COMUNALE APPROVA UNA MOZIONE CONTRO LO SGOMBERO DI VIA MARSALA!
Fonte:Prendocasa-pisa
Durante la mattinata la DIGOS si è presentata alle case occupate di via
Marsala con le notifiche di sequestro preventivo dell’immobile, che
intimano alle famiglie occupanti di abbandonare la propria abitazione.
Immediata è stata la risposta di solidarietà: nel giro di poche ore è
scattata una reazione di sdegno e di rabbia che si è concretizzata nella
convocazione spontanea ed autonoma di un presidio sotto il Comune di
Pisa di centocinquanta persone: oltre alle famiglie di Via Marsala si
sono raccolte in Logge dei Banchi tutte quelle soggettività che in
questo mese hanno condiviso il percorso di riappropriazione del diritto
alla casa e di riqualificazione dello stabile.
Verso le 16 e 30 la manifestazione si è diretta all’interno della sala
delle Baleari, interrompendo il Consiglio Comunale. Le famiglie hanno
imposto all’attenzione del Consiglio la questione della notifica di
sequestro in quanto problema politico della città: non è ammissibile che
un vero e proprio palazzinaro come Pampana tenga volutamente vuote
centinaia di immobili, si mostri sordo alle richieste di trattativa con
34 persone in emergenza abitativa, richieda alla magistratura il
sequestro di un immobile che non ha e non ha mai avuto pubblica utilità,
sul quale il suo unico interesse è quello di cavare un milione di euro
da un contenzioso con il Comune.
Per questo gli occupanti hanno portato e tenuto per ore uno striscione
dove il “NO ALLO SGOMBERO” si è tradotto nella rivendicazione politica
di REQUISIZIONE degli immobili sfitti, primo tra tutti lo stabile
occupato di Via Marsala, da parte delle amministrazioni pubbliche. Lo
sgombero quindi, come questione politica sulla quale i manifestanti
hanno costretto l’amministrazione a decidere da quale parte stare.
Verso le 18 infatti è stato ottenuto un incontro delle famiglie, del
Comitato Pisa-Est e del progetto Prendocasa con i capigruppo del
consiglio comunale. Gli abitanti di via Marsala hanno esposto in prima
persona la loro posizione: nessuno uscirà dallo stabile occupato,
nessuno è disposto a farsi intimidire da un’ordinanza di sequestro
motivata con una assurda e menzognera dichiarazione di un “non
dimostrato stato di necessità”. Tutti hanno chiaro chi sono i
responsabili della propria condizione di emergenza e di conseguenza le
controparti da affrontare nel momento in cui polizia e magistratura
vogliano tentare di buttare in mezzo alla strada 34 persone.
Una determinazione che è propria di chi sta dalla parte giusta, della
dignità e della necessità, ancora più rafforzata dalla solidarietà
popolare del quartiere, conquistata con la riqualificazione dal basso e
con le tante iniziative e progetti ludici e sociali svolti e avviati, e
dalla partecipazione di importanti soggetti sociali e politici alla
causa di riappropriazione del diritto all’abitare, come la curva nord
Maurizio Alberti, il circuito del movimento antagonista in tutte le sue
articolazioni (dagli studenti medi in lotta, agli universitari, agli
spazi sociali della città), il sindacalismo di base, le associazioni di
inquilini e parte del ceto politico della sinistra.
Dall’incontro con i Capigruppo è emersa una mozione votata in tarda
serata dai consiglieri comunali che in maniera chiara e diretta conferma
lo stato di emergenza abitativa degli occupanti, la volontà
dell’amministrazione comunale di proseguire con percorsi di mediazione
abitativa per ogni singolo nucleo e, soprattutto, si schiera contro uno
sgombero da parte delle forze dell’ordine e dell’autorità giudiziaria,
rivolgendo loro “un pressante appello… affinché non si proceda ad
azioni di forza per liberare l’immobile, dando il tempo necessario alla
conclusione di percorsi attivati dall’amministrazione comunale”.
Un’importante presa di posizione che rilancia la lotta per il diritto
all’abitare e la campagna contro lo sgombero di Via Marsala. Intanto gli
occupanti proseguono le loro attività in diverse direzioni: da una
parte, insieme al Comitato territoriale Pisa-Est con le prossime
iniziative: sabato pomeriggio riqualificazione di uno spazio verde nel
quartiere con merenda popolare e domenica pranzo e inaugurazione del
corso di boxe all’interno dei fondi di via Marsala; dall’altra parte,
con il progetto Prendocasa, nella convocazione di un’importante
assemblea pubblica che si terrà stasera alle 19, con l’obiettivo di
portare avanti la campagna contro lo sgombero, incentrata sulla
requisizione degli immobili sfitti e oggetto di speculazione
immobiliare.
Via Marsala non si ferma: dopo la prima vittoria politica di ieri, in
cui la Politica cittadina ha dovuto considerare l’occupazione come
questione sociale e non di ordine pubblico, la volontà è quella di
proseguire in una mobilitazione che porti la Proprietà a ritirare le
denunce ed a riaprire la trattativa sull’uso pubblico di Via Marsala.
VIA MARSALA RESISTE!
IL DIRITTO ALLA CASA NON SI SGOMBERA!
VIA MARSALA: UN ESEMPIO DA SEGUIRE
Il Progetto PrendoCasa Torino esprime pieno
sostegno alle famiglie che occupano lo stabile di via Marsala a
Riglione (Pisa). Ci poniamo al fianco della lotta delle famiglie di via
Marsala per il diritto alla casa e contro le speculazioni e
l’arroganza dei palazzinari perché crediamo che la casa non e’ solo
un diritto ma anche un bisogno primario per tutti/e.
L’ occupazione di via Marsala e’
l’esempio di un progetto di auto organizzazione, di auto recupero dal
basso, di una pratica alternativa alle lunghissime liste di attese
per una casa popolare che non c’è, una risposta all’assenza delle
politiche abitative sui territori, all’indifferenza delle istituzioni
cittadine all’emergenza abitativa, uno “schiaffo” a tutti i
palazzinari legati solo alle logiche di profitto.
Noi stiamo dalla parte della dignità,
della determinazione e del valore espresso dalle 8 famiglie
occupanti.
NO ALLO SGOMBERO DI VIA
MARSALA!
No allo sgombero di Via Marsala
fonte: www.infoaut.org
sequestro dell’immobile di Via Marsala occupato il 13 marzo scorso.Le
forze dell’ordine si preparano duque allo sgombero degli occupanti. Le
famiglie e il comitato territoriale Pisa Est hanno subito lanciato una
mobilitazione sotto il Comune di Pisa per questo pomeriggio alle 16. E’
cominciata inoltre la diffusione di un appello tra le realtà di
movimento.
Di seguito il volantino che verrà distribuito oggi durante il presidio:
dal 2002 in via Marsala a Riglione. I percorsi di vita che ci hanno
portato alla scelta dell’occupazione sono vari, ma tutti accomunati
dalle difficoltà economiche (licenziamenti, cassintegrazione,
disoccupazione) imposte dalla crisi e dall’assenza di risposte
istituzionali al nostro bisogno di casa: tutti noi, infatti, abbiamo
fatto richiesta per la casa popolare, ma non abbiamo ottenuto un
alloggio. Quando sono arrivati gli sfratti per morosità, a fronte della
totale incapacità del Comune e degli assistenti sociali di darci una
risposta, abbiamo scelto di riprenderci quello che consideriamo un
diritto per noi e per i nostri figli. La nostra è stata una scelta di
dignità!
La scelta di occupare la palazzina di via Marsala 34 a Riglione non è
stata casuale. Questi appartamenti e i grandi fondi sottostanti,
infatti, sono di proprietà Pampana. La famiglia Pampana è nota per
possedere un’eccezionale quantità di immobili a Pisa (circa 150
appartamenti), tanti che farne una mappatura completa è praticamente
impossibile. Ma è anche nota per lasciare o aver lasciato sfitti per
anni edifici enormi che, da soli, risolverebbero l’emergenza abitativa
di centinaia di persone. Ma i palazzinari come Pampana spesso
preferiscono lasciare sfitta una grande parte del loro patrimonio per
far sì che ci siano poche case sul mercato e i prezzi degli affitti
restino alti: è questo il motivo per cui a Pisa ci sono 4000 case
sfitte!
Anche la palazzina di via Marsala fa parte delle decine di case
lasciate sfitte dalla famiglia Pampana: terminata di costruire nel
2002, non è mai stata abitata e, per questioni giudiziarie, non lo sarà
fino al 2013. La nostra proposta alla proprietà è stata fin da subito
quella di poter abitare l’immobile fino a che non avesse avuto un’altra
destinazione d’uso, pagando un affitto equo, che abbiamo già cominciato
a versare su un libretto che la proprietà può ritirare in qualsiasi
momento.
Questa proposta è stata sostenuta anche da tutto il quartiere di
Riglione, che si è costituito nel Comitato territoriale Pisa Est,
avviando fin da subito numerosi progetti sociali aperti a tutti
all’interno dei fondi: una ludoteca, una palestra popolare, una sala
prove. Via Marsala in questo mese non è stata solo una casa per otto
famiglie, ma un punto di aggregazione e socialità per tutto il
quartiere!
Oggi ci è stato notificata un’ordinanza di sequestro dell’immobile, con
l’invito ad abbandonare le nostre case entro tre giorni. Nell’ordinanza
si legge che l’immobile deve essere sgomberato perché non è dimostrata
"l’urgenza assoluta e improrogabile di procurarsi un alloggio, che sola
avrebbe potuto rendere necessaria l’occupazione".
La nostra storia lo dimostra, gli affitti arretrati che non abbiamo
potuto pagare lo dimostrano, le richieste di casa popolare che abbiamo
rivolto al Comune lo dimostrano. La nostra storia è la stessa delle
migliaia di famiglie che sempre più si scontrano con affitti troppo
cari, bollette arretrate, stipendi insufficienti a garantire una vita
dignitosa ai propri figli.
Il Comune non può nascondere la testa sotto la sabbia di fronte
all’eventualità che otto famiglie finiscano in mezzo a una strada!
Chiediamo al Comune di prendere una posizione. È l’ora di scegliere da
che parte stare: se dalla parte dei bisogni o dalla parte della
speculazione! Il Comune deve requisire i grandi immobili sfitti in
città!
Appello Coordinamento Asti-EST
LETTERA APERTA al
VESCOVO, al SINDACO, e al
PREFETTO, alle ASSOCIAZIONI
SINDACALI degli inquilini, ai
segretari CGIL-CISL-UIL, alle
ASSOCIAZIONI della piccola
proprietà immobiliare, ai
CONSIGLIERI del COMUNE e
della PROVINCIA, ai semplici
CITTADINI che hanno a cuore la
vita civile della città.
Sono nove mesi, esattamente da luglio del
2009, che ci prodighiamo – volontari di nove
associazioni e famiglie in emergenza abitativa – per tutelare un diritto riconosciuto
da tutte le Carte, il diritto all’abitare. Nove mesi di azioni consapevoli, di proposte, di
analisi, in cerca di interlocutori istituzionali. Nove mesi di investimenti in relazioni e in denaro
per costruire un approccio trasparente e socialmente sostenibile a questo gravissimo
problema. Un problema che abbiamo sintetizzato più volte con cifre inoppugnabili, rilievi
statistici che hanno il solo difetto di lasciare sotto traccia la vita reale, delle persone in carne
ed ossa che si sentono minacciate nello spazio degli affetti e della condivisione. Una arida
procedura di sfratto può minare la coesione di una famiglia.
Ripetiamo queste cifre: una quarantina di emergenze abitative, famiglie già
sfrattate o minacciate di sfratto, 600 famiglie in attesa di una casa popolare, in
condizioni abitative spesso insostenibili. Ridotta al lumicino – due decine all’anno – la
disponibilità di alloggi a canone sociale, vale a dire alla portata di redditi falcidiati dalla crisi,
nulli, modesti, intermittenti. Un buco nero di indisponibilità che solo nei primi mesi del
2012, comincerà ad essere colmato dai primi alloggi popolari di nuova costruzione (108
alloggi già cantierati).
Con queste cifre, e considerando che il bisogno abitativo insoddisfatto tende a crescere,
una gestione dell’emergenza che riduca almeno il danno sociale di situazioni familiari già
difficili, è impossibile. Dunque è necessario disporre al più presto di nuovi
alloggi.
Sono nove mesi che segnaliamo pubblicamente, con cifre, cartelli indicatori e proposte,
l’esistenza in questa città di un patrimonio inutilizzato di edilizia residenziale
pubblica e privata nonché di un patrimonio dismesso di edilizia originariamente destinata
a Servizi. E’ il lascito dell’incuria ma soprattutto di una sfrenata attività immobiliare
speculativa nonché dell’idea, sarebbe meglio dire dell’ideologia, che tutto debba per forza
essere trasformato in merce o in valore di scambio da realizzare sul mercato.
Nove mesi di azioni in difesa del diritto all’abitare che hanno avuto l’eco dei giornali e il
disinteresse per non dire l’ostilità degli Enti. Un comportamento in cui si è distinto
l’assessorato ai Servizi Sociali, con risposte irricevibili e una visione del problema filantropica
e xenofoba.
In questa situazione, dopo decine e decine di sfratti contrastati, di rinvii pagati dalle
associazioni, di contratti di locazione favoriti dalle stesse associazioni, la scelta di
occupare l’edificio di edilizia residenziale di via Allende, è stata
praticamente obbligata dall’incalzare di altri sfratti. Quell’edificio simboleggia più
di altri l’incuria e l’abbandono nonché il prevalere dell’ideologia mercantile sui bisogni delle
famiglie. Ma la scelta è stata anche moralmente obbligata, perché non si poteva
opporre un problema di astratta legalità ad un problema di giustizia, di tutela della coesione
delle famiglie, e indirettamente di salvaguardia del legame sociale della comunità cittadina.
Ci viene detto che la nostra azione può compromettere la realizzazione di un “accordo di
programma” , di cui ci sarebbero già le premesse, tra Ministero della Difesa (il proprietario
dell’edificio di via Allende), il Comune, e l’atc per un utilizzo temporaneo dell’edificio che
abbiamo “occupato”. Noi invece siamo convinti del contrario e ci proponiamo come il
quarto dei protagonisti di questo accordo, avendone tutti i titoli, anche quelli formali
(molte delle nostre associazioni sono delle Onlus). Certo, non abbiamo chiesto il permesso a
nessuno, salvo quello della nostra coscienza e del nostro modo di costruire relazioni
consapevoli, per varcare quella soglia, ma se la questione della legalità non viene
agitata in modo strumentale e dunque con una totale mancanza di rispetto per ciò che
siamo e ciò che facciamo, è un ostacolo facilmente superabile. E’ sufficiente che il Ministero
anticipi al Comune la cessione in uso dello stabile e che il Comune concordi con noi e le
famiglie le modalità di inserimento di questi sei alloggi nella procedura delle assegnazioni di
alloggi a canone sociale.
D’altra parte perfezionare un accordo di programma richiede un tempo di almeno tre mesi
(ad essere ottimisti), dunque assumiamo questo tempo per perfezionare l’accordo
con il Comune e facciamo in modo che quel che abbiamo fatto e stiamo facendo
(costruire socialità direbbe un sociologo interessato alla cosa) non vada disperso in scenari di
tutela dell’ordine pubblico. Scenari che noi non vogliamo nemmeno evocare.
Allora è bene che si sappia cosa stiamo facendo nello stabile “occupato”
(senza dimenticare che era vuoto e abbandonato da 3 anni). Abbiamo già reso l’ambiente
pulito e in ordine e stiamo procedendo a spese nostre al ripristino di infissi e di parti
dell’impianto idrico che abbiamo trovato danneggiati da atti di vandalismo. Stiamo
organizzando la vita in comune di sei famiglie, i momenti di discussione e di
dialogo necessari per condividere le difficoltà e il senso di ciò che facciamo, la
sistemazione degli ambienti circostanti in modo che il cortile e la parte a prato e alberi siano
frequentabili, soprattutto dai bambini, che sono tredici e molti in età scolare, facciamo
tutto quello che è necessario per evitare che il quartiere o la città ci
vedano come un fortino assediato o una zona franca. Una cosa è certa, il nostro
comportamento non è ispirato dalla morale, purtroppo corrente, “ognuno per sé e dio per
tutti” ma dalla morale opposta, della responsabilità di se e degli altri, della condivisione, della
solidarietà e dalla idea che ci sono beni, come questo stabile di proprietà pubblica, da
sottrarre al mercato.
Concludendo: ci aspettiamo delle conferme, degli atti
di solidarietà (ci servono condivisione e soldi, il Banco
Alimentare ha già fatto la sua parte) e una vera
interlocuzione con gli Enti pubblici. Intanto
sarebbe bene che questi ultimi dessero prova di voler aprire
un dialogo, attivando le utenze dello stabile (luce, gas,
acqua).
Asti, nella parte occidentale del pianeta, aprile 2010, le
famiglie sfrattate, il Coordinamento delle associazioni per il
diritto alla casa.