Torino #25N: assedio al Comune. Residenza per tutt@

Dopo due occupazioni all’anagrafe centrale, 5 incontri e tante vane promesse il comune di Torino continua a non concedere la residenza a rifugiat* e occupant* di case. L’amministrazione nega questo diritto fondamentale costringendo centinaia di persone in una condizione di precarietà e non-esistenza.
LA PAZIENZA E’ FINITA – RIPRENDIAMOCI TUTTO!
#ASSEDIO al Comune di Torino in piazza palazzo di città alle 16,30.
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Torino: la resistenza paga, ancora rinvii nello ‘sfratto day’

IMG_131642595616237Nuova giornata di lotta ieri a Torino dove, come ormai di consueto nel terzo martedì del mese, erano stati fissati diversi sfratti in parti diverse della città. Tre quelli previsti per ieri; sotto ognuna delle abitazioni dalle prime ore del mattino sono stati organizzati presidi e picchetti per impedire l’esecuzione dello sfratto. In un caso, in via Braccini, dopo ore di picchetto è stato ottenuto in rinvio con articolo 610, una clausola vigliacca che rimette la decisione dello sfratto al giudice, che potrà farlo eseguire in qualsiasi momento senza avvisare la famiglia. Nel secondo caso, in corso Agnelli, l’ufficiale giudiziario non si è presentato mentre nella terza abitazione, situata in via Ormea nel quartiere di San Salvario, la resistenza ha fatto ottenere alla famiglia un rinvio di due mesi. Di seguito il comunicato del Comitato di Quartiere San Salvario sulla mattinata in via Ormea:

Oggi 19 novembre, in città, è stata organizzata la resistenza a tre sfratti: corso Agnelli 100, via Braccini 95 e, in San Salvario, via Ormea 12.

Per quanto riguarda quest’ultimo è la terza volta che Anna ha deciso di resistere ed è la terza volta che lo Sportello Casa San Salvario si ritrova sotto casa sua, dei suoi figli e dei suoi amati animali con l’obbiettivo di ottenere un rinvio. L’appuntamento per sfrattati e solidali è alle prime ore del mattino, e davvero tante sono le persone arrivate in aiuto, tra cui anche parecchi altri “sfrattandi” che già hanno resistito in passato, o che hanno intenzione di farlo.

Chi perde il lavoro perde la casa e la storia di questa famiglia è davvero emblematica: fino a qualche anno fa Anna viveva una vita agiata, ma dopo la separazione, ha perso anche il lavoro che condivideva con l’ex marito che, nonostante fosse obbligato a farlo, ha smesso anche di pagarle le spese per il mantenimento. Anna si è ritrovata così sotto sfratto e, come se non bastasse, risulta morosa e per questo non ha diritto ad una casa popolare. Questo perchè, paradossalmente, la loro assegnazione esclude proprio chi non riesce a pagare l’affitto.

Così, dopo una lunga attesa, si presenta l’ufficiale giudiziario e un rappresentante della proprietà molto indispettito dalla presenza del picchetto e che inizialmente nega il rinvio dello sfratto. Per via della “mancanza della disponibilità della forza pubblica”, la minaccia dell’ufficiale giudiziario è stata inizialmente quella dell’applicazione dell’art. 610 del C.p.c. meglio noto come sfratto a sorpresa, in modo da impedire al picchetto anti-sfratto di formarsi una seconda volta. Questo significa anche condannare lo sfrattato per giorni, settimane o mesi all’ansia di non sapere se il giorno dopo si può ancora vivere con un tetto sopra la testa. Ma le pressioni del picchetto sulla proprietaria e sull’ufficiale giudiziario han portato all’ottenimento, dopo mezz’ora di discussione, del rinvio di due mesi dello sfratto.

Nel frattempo per quanto riguarda lo sfratto di via Braccini 95 è stato applicato l’art. 610 e lo stesso pare per corso Agnelli 100, dove ufficiale giudiziario e proprietà nemmeno si presentano.

BLOCCHIAMO GLI SFRATTI!

 

fonte: infoaut

SOLIDARIETA’ ALLE STUDENTESSE E AGLI STUDENTI DELLA VERDI 15 OCCUPATA

foto comunicato

Questa mattina all’alba le studentesse e gli studenti sono stati svegliati da un ingente numero di forze dell’ordine che con la solita violenza sono entrati per sgomberare la palazzina di corso Farini occupata da un anno.

All’interno si trovavano circa 25 persone che hanno cercato di resistere alla violenza spropositata che le forze dell’ordine hanno messo in campo, arrivando addirittura a malmenare brutalmente due degli occupanti che si trovavano all’interno, mentre un’altra ragazza è stata portata al pronto soccorso.

La residenza era stata occupata un anno fa, dopo lo sgombero violento della Verdi 1, per dare una risposta a tutti quegli studenti e studentesse che, nonostante avessero diritto ad una stanza nei vari collegi universitari, si sono trovati “in mezzo ad una strada” a causa dei tagli all’EDISU voluti anche dal Presidente della Regione Cota.

E anche oggi, come un anno fa, la risposta delle “istituzioni” non si è fatta attendere e, come succede ormai quotidianamente per gli sfratti, manganelli e cariche violente sono stata la risposta.

Nel corso di questa lunga mattinata di resistenza gli studenti e le studentesse fermate vengono rilasciati a poco poco, mentre per due di loro è stato convalidato l’arresto.

Come Collettivo Prendocasa esprimiamo tutta la solidarietà ai feriti, ai fermati e ai resistenti, che più volte abbiamo visto a fianco delle famiglie e dei singoli, a fronteggiare la violenza dei manganelli della polizia, per resistere agli sfratti.

La lotta e la resistenza pagano e prima o poi ci riprenderemo tutto!

Rilanciamo l’appuntamento per questa sera alle 20,30 in piazza Santa Giulia per la fiaccolata in solidarietà con i fermati e i feriti.

Quello che ci togliete noi ce lo riprendiamo!

Pablo e Paul liberi subito!

La casa è un diritto, resistiamo agli sfratti!

stop_sfrattiAntonio e M. vivono insieme nell’appartamento ATC di Via Ivrea 21 da 10 anni. Per 10 anni ogni mese oltre al canone hanno regolarmente pagato ad ATC 100 Euro per coprire una vecchia morosità.
L’anno scorso, come molti, a causa della crisi hanno perso il lavoro e non sono riusciti più a far fronte a tutte le spese.
L’ATC ha prontamente fatto domanda e ottenuto l’ingiunzione di sfratto. Così ogni volta che Antonio non riesce a pagare puntualmente la rata, ATC minaccia di lasciarli senza casa e si presenta a riscuotere con l’ufficiale giudiziario. Ogni volta la minaccia di sfratto è rimandata solo di un mese o al massimo due.
Antonio e M. , senza lavoro questa volta non sono riusciti a far fronte alla richiesta di ATC, che oggi 23 Ottobre voleva eseguire uno sfratto sgomberandoli dal loro appartamento.
L’ATC voleva aggiungere la casa di Antonio e M alle altre 1.000 case che lascia vuote, al degrado e all’abbandono, a Torino.
ATC, nella Torino capitale degli sfratti, non solo non assegna le case popolari a quelle tante famiglie che ne hanno fatto richiesta e sono risultate idonee, ma sfratta quelle famiglie che con la crisi hanno perso il lavoro e non possono più pagare tutte le spese.
L’anno scorso solo 600 famiglie sulle 10.000 della graduatoria, si sono viste assegnare una casa popolare e sempre più famiglie che una casa ATC ce l’avevano sono oggi costrette a dormire in situazioni di fortuna, in macchina, in dormitori o per strada.
Mentre le famiglie vivono questa emergenza, aumentano i numeri dei funzionari ATC, alcuni dei quali ultimamente indagati per corruzione e turbativa d’asta, e aumentano i loro stipendi che raggiungono i 140.000€ l’anno. Mentre non si assegnano più le case, non si fanno i lavori di manutenzione nei palazzi ATC e non vengono garantiti anche i servizi più elementari, ATC costa alla comunità sempre più cara.
Stamattina ad aspettare i funzionari ATC Antonio e M. non erano soli, un picchetto di solidali era già lì fin dalle prime ore dal mattino.
I funzionari non si sono fatti vedere e l’unico segnale è giunto telefonicamente: la comunicazione alla famiglia del rinvio dello sfratto, promettendo la data del rinvio via telegramma.
Subito dopo arrivava un’altra telefonata, questa volta dagli assistenti sociali che convocavano la famiglia a colloquio per il giorno dopo.
Le istituzioni non avendo risposte concrete, come al solito tentano di trasformare il problema abitativo in un problema sociale paventando l’intervento dell’assistenza sociale. Ma l’unico problema che l’assistente sociale deve risolvere è quello di contrastare la volontà di questa famiglia di tenersi un tetto sulla testa.
Di fronte alla continua assenza di politiche sociali e all’incapacità politica di garantire il diritto all’abitare che è sempre più spesso trattato come un mero problema di ordine pubblico, siamo convinti che l’unica risposta sia la resistenza!
La casa è un diritto, quello che ci tolgono ce lo riprenderemo

Lo sportello casa è aperto tutti i martedì dalle 19.30 alle 21 presso il centro sociale Askatasuna in corso Regina Margherita 47 a Torino.

 CELL.+39 327/3569208

Nessuna compatibilità

reddito-600x330Tanto si è detto sulla manifestazione di sabato scorso a Roma, sulla variegata e numerosa partecipazione, sull’assedio ai ministeri e la tendopoli ancora esistente, sulla rabbia sprigionata da parte di molti giovani davanti al ministero dell’economia ma non si è esplicitato, o forse troppo poco, sulla legittimità politica e il suo portato di illegalità della manifestazione romana.

Entra a gamba tesa nell’agenda politica dei palazzi la questione casa e non solo, non perché in questi mesi (anni ormai..) le resistenze agli sfratti, le iniziative di occupazione abitative e simboliche non ci siano state o non siano state efficaci – strumenti dell’agire politico dal basso capaci di far emergere la questione abitativa da un punto di vista politico e la sua diretta rivendicazione a chi dovrebbe garantire il diritto all’abitare ponendosi a muso duro contro le istituzioni – ma perché lor signori pensano di far entrare, dopo la grandiosa manifestazione di sabato, nel quadro della compatibilità non solo una manifestazione numericamente numerosa, ma una rivendicazione vincente dal punto di vista politico e ricompositivo degli strati sociali stanchi, rabbiosi, che gridano a gran voce che questa crisi non vogliamo pagarla che altrimenti gli scapperebbe di mano, non riuscendo a controllare un portato così grande di protagonismo autorganizzato capace di rappresentarsi collettivamente senza bisogno di sigle né di sindacati né di partiti politici, attraverso l’uso di assemblee e momenti di partecipazione diretta senza deleghe, nelle quali tutti e tutte portano il loro contributo.
Ulteriore dimostrazione della legittimità politica del #19o è la partecipazione numerosa (non stiamo a fare la guerra dei numeri è un dato di fatto) trasversale, attraversata da vari soggetti sociali, oltre ai movimenti presenti sui territori– disoccupati, cassa integrati, occupanti, sfrattati, migranti, studenti, precari, pubblico impiego etc – che vogliono contare e pretendono di essere protagonisti sul piano politico, su il piano della trasformazione politica e sociale che, seppur con piccoli passi, si fa breccia. “Non ci rappresenta nessuno” è il pensiero collettivo che, insieme a varie istanze di lotta, agita le manifestazioni, le lotte, propulsore di una voglia di cambiamento radicale e radicato.

Dicevamo, allora, legittimità politica ma non solo. Le migliaia di persone dietro allo striscione “Una sola grande opera casa reddito per tutt*” erano e sono occupanti e/o sfrattati in procinto di occupare degli stabili vuoti, lasciati all’abbandono totale dalle istituzioni, case vuote buone per la rendita dei soliti noti. Questo per dire che l’occupazione è quell’atto di illegalità che la manifestazione di sabato portava con se; azione diretta di riappropriazione non solo di un diritto calpestato, ma delle città, del territorio. Oggi quell’atto illegale diventa per noi legittimo. Occupare perché cosci dell’incapacità politica dei palazzi di dare soluzione reali alle migliaia di famiglie senza casa. Una pratica agita dal basso, attraverso la lotta, le resistenze agli sfratti, perché diventa un atto politico praticato da molti che dilaga nelle città che si fa strumento di classe, di pratica di lotta negli ambiti urbani delle nostre città. E quindi non accettiamo che venga sdoganato dai politici avvoltoi, giornalisti, informazione embeded, procuratori come Caselli che parla di manifestazione – quella di sabato scorso – “ nel pieno diritto della legalità”. Totalmente il contrario, illegalità diffusa, praticata quotidianamente attraverso le occupazioni di quelle migliaia di persone che sabato hanno percorso le vie di Roma e che continueranno a costruire percorsi di lotta e di riappropriazione perché il #19o sia tutti i giorni. Una possibilità di cambiamento reale che si apre per tutti e tutte, un inizio per continuare a sollevarci e assediare i palazzi del potere…la sfida per una riscossa sociale praticabile. A noi spetta costruire il futuro, riprenderci il presente.

Libertà per tutti gli/le arrestati/e! Con questo pensiero, con questa volontà nel cuore, continuiamo a costruire pratiche di rottura e di contrapposizione nelle nostre città, partendo da oggi con un presidio sotto il comune di Torino e con la partecipazione alle giornate fiorentine.

Denunce per sfratti e occupazioni a Torino

stop_sfrattiLa polizia ha notificato 20 avvisi di garanzia per occupazione e per resistenza per un’inchiesta, giunta alla chiusura delle indagini, coordinata dai pm Padalino e Rinaudo.

6 denunce sono arrivate per altrettanti abitanti di una occupazione in via Monginevro, 6 invece ad occupanti di via Frejus, 16 denunce per violenza e minacce riguardano invece 3 picchetti antisfratto che erano stati fatti in via Di Nanni 76 nel quartiere San Paolo.

Prosegue dunque la repressione su chi a Torino lotta per il diritto alla casa e su chi in mancanza di risposte dalle istituzioni cittadine è costretto ad occupare colpevole di mettere in luce le loro mancanze; i numeri sono drammatici 4.000 sfratti in città nel 2012 (quest’anno sicuramente anche di più visto il trend in aumento anno dopo anno) 3.400 pignoramenti, circa 55.000 case sfitte, 1.000 case ATC vuote.

Queste denunce; che sicuramente non fermeranno i vari collettivi e sportelli che in città aiutano chi per sfratto e non si vede negato il diritto all’abitare; arrivano proprio in vista del 19 ottobre, giornata in cui sfrattati, sgomberati, occupanti, rifugiati, disoccupati, precari, giovani studenti invaderanno le strade di Roma per pretendere da chi sta nei luoghi di potere il diritto alla casa, il blocco degli sfratti, il diritto alla residenza per chi ha dovuto occupare.

Perché la grande opera di cui c’è bisogno è casa, redditto e dignità per tutti.

Leggi il comunicato del csoa Gabrio:

Nel corso dell’ultima settimana il fiato pesante della Porcura di Torino si è fatto sentire con insistenza sul collo di diversi compagn*, sfrattati, occupanti e attivist* della lotta contro gli sfratti e per il diritto alla casa.

6 denunce per occupazione sono state recapitate ad altrettanti abitanti della casa di via Monginevro, altre 4 denunce sono state recapitate alla casa occupata di via Frejus, 16 denunce per violenza e minacce infine riguardano tre picchetti antisfratto in via Di Nanni 76, indirizzo di una palazzina in quartiere San Paolo, da dove i proprietari stanno sfrattando uno dopo l’altro i diversi inquilini, con l’evidente intenzione di svuotare tutta la casa. A proposito della situazione interna alla palazzina, vale la pena annotare le pressioni che i proprietari stanno mettendo in atto nei confronti dell’inquilinato, pressioni fatte di serrature cambiate con ancora le procedure di sfratto in corso e sospensione dell’erogazione dell’acqua in appartamenti affittati da famiglie con bambini.

Il PM titolare di queste inchiesta (e anche delle altre due!), manco a dirlo, è il dottor Rinaudo, a testimoniare ancora una volta la volontà politica della Procura torinese di continuare l’attacco alle lotte sociali. Ravvisiamo come l’emergenza abitativa nella città di Torino continui a trovare esclusivamente risposte legate alla sfera dell’ordine pubblico e della repressione. A fronte di una città devastata dalla crisi, conosciuta nel giro di qualche anno come “capitale degli sfratti”, le uniche misure messe in campo dalla controparte istituzionale  sono state quelle volte a colpire tanto chi resiste agli sfratti (con mezzi quali la concentrazione dei picchetti nel 3° martedì del mese o con l’uso dell’art.610) quanto chi senza casa decide di prendersene una (attraverso sgomberi e intimidazioni).

Per quello che ci riguarda non sono certo questi provvedimenti che ci faranno cambiare rotta sul terreno della lotta per la casa: continueremo a organizzare picchetti antisfratto per evitare che famiglie intere vengano sbattute in mezzo ad una strada, continueremo con convinzione ad aprire ed occupare le case lasciate vuote, sicuri che la riappropriazione organizzata dal basso rappresenti una delle migliori ricette contro gli sfratti e per affrontare realmente il problema casa.

Per il blocco generalizzato di sfratti, sgomberi e pignoramenti
Per la requisizione degli immobili lasciati vuoti e la loro destinazione sociale
Verso il 19 ottobre, la sola grande opera che vogliamo: casa e reddito per tutt*!

#19O #sollevazione #stopsfratti #occupysfitto

Sportello Diritto alla Casa e Spazi Occupati Zona San Paolo
csoa gabrio

Sfratto con cariche a Torino, a Roma occupata sede Anci.

blocco-sfrattiSolito terzo martedì del mese a Torino con l’accorpamento nello stesso giorno degli sfratti, ormai da tempo la questura adotta questa strategia nel tentativo di dividere chi partecipa ai picchetti con gli sfrattati, ma che non sta servendo a far diminuire la sempre maggior solidarietà nei quartieri con chi ha uno sfratto.

Nello sfratto di Corso Agnelli la resistenza e la determinazione dei partecipanti al picchetto sono riusiti ad ottenuto un rinvio.

In via Berthollet invece la polizia si è presentata con 6 camionette, per eseguire uno sfratto di 3 persone i celerini non hanno avuto remore di caricare il picchetto 2 volte con scene di inseguimento per le vie del quartiere. Diverse persone sono state fermate durante le cariche e portate in commissariato per essere identificate, 5 di queste, tra cui un abitante del quartiere che solidarizzava, sono state trattenute e portate in questura per essere schedate.

Per il comune più indebitato d’Italia il problema abitativo è solo un mero aspetto di ordine pubblico da demandare alla questura; comune presente, unico tra l’altro, al Forum Scenari Immobiliari che la dice lunga che l’unico vero interesse è fare cassa per il bilancio anche a costo di fare speculazioni edilizie.

 

Nel frattempo a Roma i movimenti per il diritto all’abitare hanno occupato la sede dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) in via dei Prefetti, esponendo uno striscione che punta il dito contro la situazione sempre più insostenibile del diritto all’abitare in tutta Italia, chiedendo il blocco immediato degli sfratti e rilanciando verso la giornata di mobilitazione nazionale del 19 ottobre.

Alle 11:30 circa è arrivata la celere ma il presidio non si è fatto intimidire, centinaia di sfrattati e attivisti dei movimenti per il diritto all’abitare hanno continuato a presidiare interno ed esterno dell’edificio per esigere risposte concrete sull’emergenza casa.

Le priorità di Fassino: consegnare la città in mano ai privati

le mani sulla cittàIl nuovo piano per rilanciare Torino sembra pronto o meglio verrà presentato in giunta comunale fra dieci giorni dall’assessore all’urbanistica Stefano Lo Russo. Il “Programma della trasformazione urbana” vuol essere un documento corposo fra una serie di investimenti e operazioni immobiliari. La priorità per il sindaco Fassino è attrarre nuovi capitali in città per attivare un nuovo piano urbanistico attraverso capitali privati. La grande idea, in realtà il territorio urbano è da sempre luogo di nuovi settori di investimenti di capitale e profitto, nasce da un incontro con i boss del mattone tenutosi a Santa Margherita Ligure durante il Forum Scenari Immobiliari. In ballo ci sono diverse aree della città di Torino: dalla Continassa fino all’ ex area Thyssen in corso Romania. In sintesi, il comune di Torino per far cassa (senza tra l’altro redistribuire sul territorio la ricchezza accumulata, in termini di servizi pubblici e/o sociali, sempre più ridotti all’osso) vuole dare in concessione a privati grosse fette di territorio pubblico. Questo già accade, per esempio, per il parcheggio sotterraneo in corso Marconi sul quale esiste un comitato “Salviamo corso Marconi” il quale si oppone alla devastazione dello storico corso, evidenziando i grossi limiti del progetto che, oltre ad essere utile solo a chi può permettersi l’acquisto di un posto auto perché privato (ininfluenti quindi al fine dell’ampliamento dei parcheggi pubblici) intaccherebbe falde acquifere con annessi grossi rischi strutturali per case e palazzi, dovuti alla perforatura del sottosuolo attraverso l’uso di una talpa gigante (oltre al disagio creato da anni di cantiere costruito proprio vicino ad un asilo).

Ovviamente la giunta comunale e il sindaco di Torino in testa hanno ritenuto inutili e faziose le obiezioni esposte dalla gente del quartiere di San Salvario, perché si sa i profitti sono sempre meglio dei benefici di un’opera…

Ma torniamo al “Programma della trasformazione urbana” e alla priorità del sindaco Fassino…

Ci viene da chiedere se non sarebbero altre le priorità da destinare alla città più indebitata d’Italia e con il più alto tasso di sfratti per morosità che costringe molte famiglie a vivere in auto (per chi ce l’ha) o al parco sulle panchine. Basta leggere la cronaca per rendersi conto di quante famiglie e/o singoli vivono il disagio economico e abitativo, ormai trasformato in vera emergenza sulla quale non vi sono soluzioni che il palazzo di città sia in grado di dare. Molte sono le tendopoli che famiglie di immigrati ed italiani fanno sotto il comune passando inosservate dai media e sgomberate appena possibile per non destare una brutta immagine della città, indifferente alle questioni sociali che dovrebbero essere le vere priorità delle istituzioni.

Consegnare la città in mano ai privati, i quali ancor meno del comune si occuperanno dei disagi della popolazione, sottraendo risorse pubbliche, significa essere ciechi di fronte alle emergenze sociali che la città vive. Se le condizioni sono queste sta a noi, disoccupati, precari, studenti, esodati, far sgranare gli occhi ad una amministrazione sorda e cieca di fronte alla questione del diritto all’abitare, rompendo il silenzio e aumentando le occupazioni in città, mobilitandoci insieme a coloro che non vogliono più subire diktat politici ed economici, ed essere noi a dettare le priorità per migliorare le nostre condizioni di vita.

Pisa, rinviato sfratto: si apre una stagione di lotta sulla casa

sfratto pisaQuesta mattina è stato difeso dal Progetto Prendocasa l’ennesimo sfratto, in una situazione in cui non sono mancati momenti di tensione con le forze dell’ordine giunte alle 6 di mattina all’abitazione della famiglia.

Inoltre gli assistenti sociali, duramente attaccati dalle famiglie sotto sfratto pochi mesi fa con le occupazioni degli edifici pubblici in svendita, continuano a dimostrare che non hanno nessuna volontà di agire nella direzione di risolvere il problema che accomuna centinaia di famiglie.

La storia è quella di Islam, lavoratore delle bancarelle del Duomo e la sua famiglia, alle prese con lo sfratto per morosità, dovuto in parte dai pignoramenti della merce in vendita perchè indebitato di 5000 Euro, giunto al sesto tentativo di accesso da parte dell’ufficiale giudiziario. Già alle 7 di mattina mentre alcune famiglie con lo sfratto e altri solidali giungevano al picchetto ci sono stati i primi momenti accesi con la polizia che si è fatta trovare davanti al portone, decisi a buttare in mezzo alla strada la famiglia. Dopo qualche minuto il picchetto anti-sfratto si è fatto molto numeroso e ha acquistato forza tanto da arrivare a far rinviare lo sfratto al 31 ottobre. L’emergenza abitativa continua a dilagare nella città di Pisa: soltanto nei mesi di settembre e ottobre ci saranno centinaia di sfratti in tutta la città soprattutto nei quartieri popolari di Cisanello, Cep e S.Ermete. Proprio da questi quartieri giungono le notizie di come l’amministrazione comunale sta gestendo l’emergenza sfratti: di recente, gli alloggi popolari dell’Apes sfitti invece di essere assegnati vengono blindate le porte o distrutti gli impianti interni e i sanitari, mosse escogitate dal Comune per prevenire le occupazioni in bianco che si stanno moltiplicando in diverse zone della periferia, continuando così il favorimento delle evidenti speculazioni edilizie.

Mentre crisi, sfratti, licenziamenti e disoccupazione diventano sempre di più la normalità che vivono quotidianamente tantissime persone e le Istituzioni continuano a dimostrare il totale distacco con gli strati sociali impoveriti, forme di resistenza come lo sfratto di stamani e nuove occupazioni sociali nei quartieri, sono le fondamentali basi da cui partire per massificare il movimento contro gli sfratti. La partecipazione diretta di chi ha lo sfratto durante i picchetti delle altre famiglie sta dimostrando che la paura e la vergogna di vivere costantemente in uno stato di insicurezza economica e sociale viene meno soltanto con la lotta contro l’arroganza di assistenti sociali, ufficiale giudiziari e amministrazioni comunali.

da infoaut

 

Verso e oltre il 19 ottobre

roma15m-300x157Domenica 1° Settembre alle ore 11 assemblea Abitare nella crisi verso il #19ottobre

” Dalla valle alla metropoli”

Presso il campeggio Notav di Venaus

Dalla Valle alla Metropoli” che si è tenuta il 20 ed il 21 Luglio scorso presso il campeggio di lotta NO TAV, allo scopo di rendere concreti ed operativi i propositi ed i contenuti emersi nelle partecipate assemblee di luglio, per costruire la MANIFESTAZIONE NAZIONALE convocata per il 19 Ottobre prossimo a Roma, dentro un autunno di conflitto, lotte, autorganizzazione.

Riportiamo qui di seguito il comunicato uscito dalla due giorni di discussione assembleare tenutasi al campeggio notav di Venaus il 20 e 21 luglio 2013).

Movimenti di lotta per la casa e per il diritto all’abitare, centri sociali e spazi occupati, collettivi studenteschi e precari, militanti del movimento no tav e di altre lotte a difesa del territorio, ci siamo incontrati al campeggio di lotta di Venaus – tra cariche nei boschi e momenti di lotta e condivisione – per costruire un percorso comune che guardi avanti, verso un autunno di conflitto di cui tutt* condividiamo l’urgenza.
Abbiamo individuato nella data del 19 ottobre (già indicata dalla 2 giorni sull’abitare a Porto Fluviale) un’occasione utile per mettere a verifica un percorso e intrecciarne molti altri. Una giornata in cui assediare i Ministeri che traducono le direttive della troika in leggi e decreti che distruggono le nostre vite. Un punto di partenza dunque e non di arrivo. Non una scadenza ma un processo in costruzione, da articolare nei differenti territori da cui proveniamo.
Raccogliamo la proposta uscita dagli incontri avvenuti al campeggio del Monte Amiata di una mobilitazione diffusa sul territorio in occasione del 12 ottobre sul tema del colonialismo sui territori, attendiamo la conferma di una giornata di mobilitazione transnazionale dall’Hub Meeting di Barcellona per il prossimo 15 ottobre e c’impegnamo nella costruzione di iniziative territoriali di avvicinamento, sostenendo lo sciopero del sindacalismo conflittuale e di base del 18 ottobre. Non una data ma una settimana di mobilitazione.
Una riflessione comune ha registrato una necessità che è anche un auspicio: c’è bisogno di un salto di qualità nell’agire dei movimenti; non si può continuare a condurre battaglie divise che si consumano nel proprio ciclo fisiologico o nella separatezza della propria specificità, quando il comando che ci governa dall’alto impone ogni giorno nuove misure di austerità che decidono le finanziarie di interi paesi. Lottare contro il Tav non è diverso dall’occupare una palazzina per dare un tetto a chi non ce l’ha, difendere uno sfratto, lottare per l’erogazione di un reddito dignitoso per tutt*, difendere servizi essenziali alla persona o sostenere attivamente le lotte che si producono nel mondo del lavoro.
Il tema della riappropriazione è emerso con forza come necessario corollario alla difesa dei territori dalla valorizzazione capitalistica. La parole d’ordine del “Non pago!” e dell’“Occupiamo tutto!” le poniamo come metodo e programma, da agire nella quotidianità dei nostri percorsi. Battaglie concrete da iniziare a proporre e attivare dentro quella composizione sociale fluida di nuovi poveri che vede sempre più simili nelle condizioni di vita e nei bisogni precari, migranti, studenti fuori sede, operai e ceti medi. Riprendendoci le case di cui abbiamo bisogno per vivere, auto-riducendoci le bollette del gas, dell’acqua e della luce, per iniziare a ridurre il ricatto di un lavoro salariato sempre più esiguo e costretto in una competizione al ribasso.
Su tutti questi temi, nella costruzione di questa settimana di mobilitazioni, verso e oltre il 19 ottobre, invitiamo tutti quei soggetti, quei collettivi e quelle singolarità che non abbiamo ancora avuto modo o occasione di incontrare a raggiungerci e confrontarsi con noi, aperti nella discussione e nel confonto, con la discriminante precisa però di mantenere il profilo di indipendenza e autonomia di un percorso che si vuole sganciato da interessi partitici e di rappresentanza istituzionale. C’impegnamo quindi fin da ora a costruire momenti assembleari e di organizzazione nei singoli territori di provenienza e una giornata di assemblea generale da costruire a Roma nella seconda metà di settembre.
Assemblea “Dalla valle alle metropoli”
Venaus, campeggio di lotta notav, 20-21 luglio 2013