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Torino: la resistenza paga, ancora rinvii nello ‘sfratto day’
Nuova giornata di lotta ieri a Torino dove, come ormai di consueto nel terzo martedì del mese, erano stati fissati diversi sfratti in parti diverse della città. Tre quelli previsti per ieri; sotto ognuna delle abitazioni dalle prime ore del mattino sono stati organizzati presidi e picchetti per impedire l’esecuzione dello sfratto. In un caso, in via Braccini, dopo ore di picchetto è stato ottenuto in rinvio con articolo 610, una clausola vigliacca che rimette la decisione dello sfratto al giudice, che potrà farlo eseguire in qualsiasi momento senza avvisare la famiglia. Nel secondo caso, in corso Agnelli, l’ufficiale giudiziario non si è presentato mentre nella terza abitazione, situata in via Ormea nel quartiere di San Salvario, la resistenza ha fatto ottenere alla famiglia un rinvio di due mesi. Di seguito il comunicato del Comitato di Quartiere San Salvario sulla mattinata in via Ormea:
Oggi 19 novembre, in città, è stata organizzata la resistenza a tre sfratti: corso Agnelli 100, via Braccini 95 e, in San Salvario, via Ormea 12.
Per quanto riguarda quest’ultimo è la terza volta che Anna ha deciso di resistere ed è la terza volta che lo Sportello Casa San Salvario si ritrova sotto casa sua, dei suoi figli e dei suoi amati animali con l’obbiettivo di ottenere un rinvio. L’appuntamento per sfrattati e solidali è alle prime ore del mattino, e davvero tante sono le persone arrivate in aiuto, tra cui anche parecchi altri “sfrattandi” che già hanno resistito in passato, o che hanno intenzione di farlo.
Chi perde il lavoro perde la casa e la storia di questa famiglia è davvero emblematica: fino a qualche anno fa Anna viveva una vita agiata, ma dopo la separazione, ha perso anche il lavoro che condivideva con l’ex marito che, nonostante fosse obbligato a farlo, ha smesso anche di pagarle le spese per il mantenimento. Anna si è ritrovata così sotto sfratto e, come se non bastasse, risulta morosa e per questo non ha diritto ad una casa popolare. Questo perchè, paradossalmente, la loro assegnazione esclude proprio chi non riesce a pagare l’affitto.
Così, dopo una lunga attesa, si presenta l’ufficiale giudiziario e un rappresentante della proprietà molto indispettito dalla presenza del picchetto e che inizialmente nega il rinvio dello sfratto. Per via della “mancanza della disponibilità della forza pubblica”, la minaccia dell’ufficiale giudiziario è stata inizialmente quella dell’applicazione dell’art. 610 del C.p.c. meglio noto come sfratto a sorpresa, in modo da impedire al picchetto anti-sfratto di formarsi una seconda volta. Questo significa anche condannare lo sfrattato per giorni, settimane o mesi all’ansia di non sapere se il giorno dopo si può ancora vivere con un tetto sopra la testa. Ma le pressioni del picchetto sulla proprietaria e sull’ufficiale giudiziario han portato all’ottenimento, dopo mezz’ora di discussione, del rinvio di due mesi dello sfratto.
Nel frattempo per quanto riguarda lo sfratto di via Braccini 95 è stato applicato l’art. 610 e lo stesso pare per corso Agnelli 100, dove ufficiale giudiziario e proprietà nemmeno si presentano.
BLOCCHIAMO GLI SFRATTI!
fonte: infoaut
Un altro sfratto evitato
Torino_Fatima e Bolila Noliar Abdalazia sono una coppia di marocchini di 55 e 54 anni, senza figli, che decidono di rispondere alla città capitale degli sfratti, delle continue privatizzazioni dei servizi pubblici, dei tagli. Dalle prime ore del mattino, Fatima e suo marito si organizzano per opporsi allo sfratto dalla loro abitazione, arrivato per morosità incolpevole dovuta dall’assenza di reddito. Il primo avviso risale a giugno 2012. Poi, nonostante i due abbiano ricominciato a lavorare riuscendo a pagare l’affitto e a coprire la morosità la padrona di casa decide di andare avanti con l’ingiunzione di sfratto. Se da una parte cè una padrona di casa che preferisce liberare il proprio alloggio per poterlo vendere, dall’altra parte c’è l’immobilità delle istituzioni incapaci di rispondere alla crescente emergenza abitativa che colpisce molte famiglie torinesi. La gerarchizzazione del reddito che permette o meno di rientrare nelle liste dell’emergenza abitativa, non concede a Fatima e Bolila di poter usufruire di questo strumento, ormai in esaurimento per le numerose richieste. L’unica cosa che viene loro concessa è un piccolo contributo di Locare e null’altro, un migliaio di euro per potersi trovare una nuova casa…poca cosa se si prendono in considerazione gli affitti per nulla economici e le anticipazioni mensili se si passa dalle agenzie immobiliari. Pagliativi che il sindaco Fassino continua a vendere come risposte positive di aiuto economico alle famiglie in difficoltà. Balle! La verità risiede nelle numerose famiglie che iscritte alle liste per le case popolari non riceve alcun aiuto, nessuna casa (quest’anno solo 500 alloggi popolari verranno concessi….) e vengono liquidate con cifre ridicole dalle istituzioni incapaci di garantire il diritto all’abitare.
In questo quadro sempre più famiglie, singoli, si organizzano per resistere agli sfratti. Fatima e suo marito oggi ottengono una proroga fino al 25 gennaio, giorno in cui torneremo insieme a loro a resistere affinchè si raggiunga una soluzione abitativa dignitosa e soprattutto che esaudisca il volere di Fatima e Bolila.