Circa 400 persone tra i quali rifugiati, rifugiate e occupanti di case dei diversi quartieri di Torino hanno assediato questo pomeriggio il Comune per richiedere nuovamente a gran voce la residenza che per mesi e mesi, dopo due occupazioni all’anagrafe centrale, 5 incontri e tante vane promesse, il comune di Torino continua a negare. Col passare delle settimane, infatti, è diventato evidente come le parole dei vari assessori che si erano impegnati a far fronte a questa richiesta fossero in effetti solo tali e che le intenzioni dell’amministrazione rimanevano ancorate nel continuare a negare un diritto fondamentale, costringendo così centinaia di persone in una condizione di precarietà e di non-esistenza. Senza la residenza, infatti, rifugiati e occupanti di case si vedono negato l’accesso a molti contratti di lavoro, ai servizi sociali, agli asili nido per i propri figli, così come ai corsi di formazione professionale e, in alcuni casi, la possibilità di rinnovare il permesso di soggiorno.
Per questo motivo oggi centinaia di persone si sono date appuntamento in piazza Palazzo di Città, sede della Sala Rossa dove era in corso un consiglio comunale, per rivendicare casa, reddito e dignità. Ancora una volta l’accesso al Comune era stato completamente militarizzato e blindato dalla polizia, l’unica risposta che l’amministrazione locale in questi anni si è dimostrata capace di dare di fronte alle numerose proteste contro le politiche di tagli ai servizi e alla rivendicazione di diritti tesi a garantire a tutti/e una vita dignitosa.
Solo dopo un paio di ore e su pressione della piazza gli assessori Tisi e Gallo hanno lasciato il Comune dentro il quale erano asserragliati e sono scesi nella piazza per incontrare una delegazione di occupanti. Qui è iniziata una discussione che ha fatto emergere quanto per la giunta locale la residenza sia concepita come qualcosa legata alle risorse finanziarie, una problematica che in tempo di crisi, quindi – nelle parole dell’assesore Tisi – “obbligherebbe” l’amministrazione a non concedere la residenza, sommata alla questione della “legalità” nel riconoscere ufficialmente che centinaia di persone occupano ed esistono…
Durante l’incontro la delegazione presente ha ribadito una volta di più di voler rifiutare l’ipotesi di una residenza collettiva affidata ad associazioni e comitati (una sorta di exit strategy da parte del Comune per sollevarsi da qualsiasi responsabilità), così come l’ipotesi che la residenza venga riconosciuta assieme, però, ad una denuncia per il reato di occupazione delle varie palazzine (cosa purtroppo già accaduta in altri contesti). Dopo più di 40 minuti di discussione, comunque, gli assessori hanno promesso che in tempi brevi verrà creata una soluzione apposita e temporanea per rifugiati e occupanti che dia accesso a tutti i diritti e i servizi legati alla residenza, in attesa che dal governo giunga una direttiva uniforme (e a lungo termine) sulla questione.
Questa volta l’impegno dei due assessori è stato preso di fronte ad un’intera piazza ormai a corto di pazienza nell’attendere il riconoscimento dei propri diritti e nel giro di qualche giorno dovrebbero quindi esserci aggiornamenti sulla questione… rifugiati e occupanti hanno però imparato a diffidare di politicanti bravi solo a parole e hanno promesso di tornare presto ad assediare il Comune per mettere a verifica gli impegni assunti pubblicamente dall’amministrazione!
da infoaut