Una giornata storica per questa città, per il diritto all’abitare in generale e per tutti quelli che quotidianamente lottano contro la protervia di uno stato che affronta i disagi sociali secondo i dettami della troika, investendo negli sgomberi e nella repressione di tutti quei movimenti che rispondono alla crisi con l’autorganizzazione e la riappropriazione dei diritti. Tra i diritti irrinunciabili e qualificanti di un sistema sociale c’è quello ad un’abitazione dignitosa che strappi la gente al ricatto dell’affitto o, peggio, al dramma della strada.
Una requisizione che inserisce un’ulteriore tassello nel percorso della lotta per la casa cosentina che dal 2010 in poi ha visto una evoluzione positiva, riuscendo a sensibilizzare le orecchie dell’amministrazione comunale. Dall’istituzione di una delega specifica per l’emergenza casa passando alla requisizione di palazzo Francini per arrivare fino ad oggi. Altri segni che il percorso del Comitato Prendocasa ha agito propositivamente – non solo per slogan- è il ripristino della destinazione d’uso ad alloggi popolari dei sette palazzi del centro storico precedentemente ed impropriamente assegnati all’unical e l’apertura di un tavolo interistituzionale (con Regione, Aterp, Comune e Comitato) che affronti il diritto alla casa non più in chiave emergenziale ma strutturale cambiando una legge regionale inadeguata e logora. Questo ciclo importante è la dimostrazione di come le misure di giustizia che proponiamo possano diventare ricette amministrative concrete per intervenire nel dramma abitativo, misure di “buon senso” contro l’arroganza della speculazione edilizia e gli effetti dell’emergenza casa.
L’ordinanza stessa porta il segno di questo confronto e per la prima volta non si parla più di nuovi metri cubi di cemento bensì di recupero e autorecupero dell’esistente, Canossiane permettendo! E già. L’ordinanza infatti è un atto forte ma temporaneo, 90 giorni nei quali l’amministrazione proverà ad acquisire l’immobile per poi sperimentare l’autorecupero dell’immobile assieme agli occupanti stessi e durante i quali le suore potrebbero fare ricorso al Tar avverso l’ordinanza. Vedremo.
Cinque anni di manifestazioni, partecipazione, denunce, sgomberi, sacrifici e lotta per arrivare ad un risultato che, anche se parziale, è storico. Una battaglia vinta grazie a tutti quelli che in questi mesi ci hanno dimostrato la solidarietà: compagni e compagne dalle molteplici appartenenze, persone senza appartenenza politica e tantissimi cattolici che cercano per altri sentieri le nostre stesse risposte. Questo composito mosaico ci mostra una Cosenza solidale e ribelle che oggi gioisce per una vittoria collettiva, patrimonio comune di chi sogna ancora pari diritti e dignità per tutt* e giustizia sociale.