Le priorità di Fassino: consegnare la città in mano ai privati

le mani sulla cittàIl nuovo piano per rilanciare Torino sembra pronto o meglio verrà presentato in giunta comunale fra dieci giorni dall’assessore all’urbanistica Stefano Lo Russo. Il “Programma della trasformazione urbana” vuol essere un documento corposo fra una serie di investimenti e operazioni immobiliari. La priorità per il sindaco Fassino è attrarre nuovi capitali in città per attivare un nuovo piano urbanistico attraverso capitali privati. La grande idea, in realtà il territorio urbano è da sempre luogo di nuovi settori di investimenti di capitale e profitto, nasce da un incontro con i boss del mattone tenutosi a Santa Margherita Ligure durante il Forum Scenari Immobiliari. In ballo ci sono diverse aree della città di Torino: dalla Continassa fino all’ ex area Thyssen in corso Romania. In sintesi, il comune di Torino per far cassa (senza tra l’altro redistribuire sul territorio la ricchezza accumulata, in termini di servizi pubblici e/o sociali, sempre più ridotti all’osso) vuole dare in concessione a privati grosse fette di territorio pubblico. Questo già accade, per esempio, per il parcheggio sotterraneo in corso Marconi sul quale esiste un comitato “Salviamo corso Marconi” il quale si oppone alla devastazione dello storico corso, evidenziando i grossi limiti del progetto che, oltre ad essere utile solo a chi può permettersi l’acquisto di un posto auto perché privato (ininfluenti quindi al fine dell’ampliamento dei parcheggi pubblici) intaccherebbe falde acquifere con annessi grossi rischi strutturali per case e palazzi, dovuti alla perforatura del sottosuolo attraverso l’uso di una talpa gigante (oltre al disagio creato da anni di cantiere costruito proprio vicino ad un asilo).

Ovviamente la giunta comunale e il sindaco di Torino in testa hanno ritenuto inutili e faziose le obiezioni esposte dalla gente del quartiere di San Salvario, perché si sa i profitti sono sempre meglio dei benefici di un’opera…

Ma torniamo al “Programma della trasformazione urbana” e alla priorità del sindaco Fassino…

Ci viene da chiedere se non sarebbero altre le priorità da destinare alla città più indebitata d’Italia e con il più alto tasso di sfratti per morosità che costringe molte famiglie a vivere in auto (per chi ce l’ha) o al parco sulle panchine. Basta leggere la cronaca per rendersi conto di quante famiglie e/o singoli vivono il disagio economico e abitativo, ormai trasformato in vera emergenza sulla quale non vi sono soluzioni che il palazzo di città sia in grado di dare. Molte sono le tendopoli che famiglie di immigrati ed italiani fanno sotto il comune passando inosservate dai media e sgomberate appena possibile per non destare una brutta immagine della città, indifferente alle questioni sociali che dovrebbero essere le vere priorità delle istituzioni.

Consegnare la città in mano ai privati, i quali ancor meno del comune si occuperanno dei disagi della popolazione, sottraendo risorse pubbliche, significa essere ciechi di fronte alle emergenze sociali che la città vive. Se le condizioni sono queste sta a noi, disoccupati, precari, studenti, esodati, far sgranare gli occhi ad una amministrazione sorda e cieca di fronte alla questione del diritto all’abitare, rompendo il silenzio e aumentando le occupazioni in città, mobilitandoci insieme a coloro che non vogliono più subire diktat politici ed economici, ed essere noi a dettare le priorità per migliorare le nostre condizioni di vita.

Nuova occupazione a Torino, 10 famiglie prendono casa

prendo_casaLa battaglia contro gli sfratti e per il diritto all’abitare ha segnato un nuovo importante risultato quest’oggi a Torino con la nascita di una nuova occupazione in corso Traiano 128, nel quartiere di Mirafiori. Si tratta di una palazzina di proprietà di un’azienda della grande distribuzione rimasta abbandonata ormai da alcuni anni.

L’iniziativa è stata portata avanti da alcune famiglie sfrattate affiancate dallo Sportello per il diritto alla casa Zona San Paolo, dal collettivo Prendocasa e dal comitato di quartiere di San Salvario e si pone in continuità con il corteo di alcune settimane fa che ha avviato un percorso cittadino per il diritto all’abitare e in cui il problema della casa è stato posto con forza di fronte a delle istituzioni ormai da tempo immobili e incapaci di dare risposte agli effetti della crisi.

Ad aver preso casa con l’occupazione di oggi sono ben 10 famiglie di italiani, migranti e rifugiati, tutte accomunate dalla volontà di mobilitarsi assieme per riprendersi il diritto ad un tetto sopra la testa.

Da segnalare l’atteggiamento nervoso delle forze dell’ordine che, poco dopo l’ingresso nella palazzina da parte delle famiglie e dei comitati, ha fatto giungere sul posto due volanti che hanno tentato di trattenere due compagni impegnati nella lotta per la casa e di requisire alcuni strumenti da lavoro utilizzati poco prima per l’ingresso nell’edificio. Di fronte alla reazione e alla determinazione delle persone presenti gli agenti hanno però abbandonato in fretta il tentativo e si sono allontanati.

Nel frattempo sono iniziati i lavori di pulizia e ristrutturazione all’interno dello stabile per renderlo immediatamente disponibile all’abitazione.

In una città come Torino in cui, con la crisi, la questione abitativa ha assunto da tempo i tratti di una vera e propria emergenza e in cui l’amministrazione locale si rifiuta di avviare la moratoria sugli sfratti che da più parti viene richiesta per dare il segnale di un impegno concreto su questo fronte, una decina di famiglie ha deciso oggi di prendersi autonomamente le risposte ai propri bisogni che il Comune non è in grado di dare.

#riprendiamocilacittà!

Torino, più di mille persone in corteo per il diritto all’abitare

casa_torino#riprendiamocilacitta

Oltre mille persone oggi sono scese in piazza a Torino per rivendicare il diritto alla casa.

Ad aprire il corteo le famiglie delle diverse occupazioni cittadine che partendo da corso Marconi ha attraversato il centro cittadino passando per piazza San Carlo poi piazza Castello per poi concludersi a Porta Nuova.

Un corteo lungo e partecipato che non ha mancato di indicare i responsabili della crisi e chi ci specula sopra. Durante il percorso, ricco di interventi di tutte le realta’ presenti, sono state indicate le agenzie immobiliari che con il loro pizzo legalizzato di fatto rappresentano un ulteriore ostacolo a chi cerca un tetto sotto cui stare, cosi’ come la Banca Intesa San Paolo vera proprietaria della citta’ che non ha dimenticato di premiare l’ex-sindaco Chiamparino con una poltrona nel consiglio d’amministraizone della sua Fondazione per essere stato un fedele alleato durante il suo mandato (ricordiamo ad esempio delibere all’ordine del giorno mandate direttamente all’allora sindaco  dal cda della banca) ma soprattutto vera forza determinante le politiche speculative notevolmente incrementate dalle olimpiadi in poi.

Azioni sono state anche fatte per indicare alcuni grossi stabili vuoti presenti nel centro citta’.

Un primo momento ricompositivo che ha visto tutte le realta’ che in citta’ e non solo fanno intervento per il diritto alla casa rivendicare il proprio diritto alle occupazioni  e la propria determinazione.

Torino. #15Giugno, riprendiamoci la città!

#15giugnoCorteo contro sfratti e speculazioni, per il diritto all’abitare!

Contro la crisi e le politiche di austerità, riprendiamoci la città! La dignità ne si sfratta ne si sgombera!

#15GiugnoRiprendiamociLaCittà

Nel corso dell’ultimo paio d’anni sono cresciuti fino a diventare appuntamenti quasi quotidiani i picchetti e le iniziative contro gli sfratti e i pignoramenti. Si sono moltiplicate le nuove occupazioni abitative che hanno coinvolto e visto protagonisti nuclei familiari, anziani soli, giovani precar*, student* e rifugiati politici espulsi dal circuito del business dell’emergenza nord Africa.

D’altronde le cifre della “questione casa” nella nostra città parlano da sole: poco meno di 4mila le persone sfrattate senza una casa, poco meno di 50mila gli appartamenti vuoti nella nostra città; circa un migliaio le case popolari che potrebbero essere sistemate e assegnate, invece che lasciate vuote, protette da serrature sempre più blindate che la polizia municipale installa su ordine di ATC.
Le istituzioni, primo fra tutti il Comune di Torino, non perdono occasione per dimostrare ancora una volta la loro inconsistenza: parlano di legalità per non assumersi le proprie responsabilità politiche, e ogni volta che famiglie, uomini, donne e bambini senza casa si impossessano di un edificio abbandonato, gridano allo scandalo e invocano soluzioni di ordine pubblico. Intanto lasciano a marcire l’edilizia popolare, e tramite società di cartolarizzazione e fondi immobiliari speculativi il Comune continua a vendersi parti sempre più considerevoli di patrimonio immobiliare pubblico, per coprire la voragine che il grande evento olimpico ha aperto nelle casse comunali. Crescono disoccupazione e precarietà, e accettare un lavoro a qualsiasi condizione è per molt* un ricatto quotidiano. Anche l’accordo siglato pochi giorni fa dai sindacati confederali appare piegato ad una logica di co-gestione della crisi e quindi ad una volontà di subordinare gli interessi delle classi precarie e subalterne a quelli del capitale e dell’impresa.

A questo si oppongono le lotte per il diritto all’abitare, alla casa, alla difesa dei beni comuni, sempre più protagoniste in diversi quartieri della nostra città  e che sono uno dei pochi argini alla crisi economica che stanno pagando solo quei settori sociali subalterni che certamente non hanno la responsabilità di averla prodotta. Sono lotte importanti perché partendo dall’auto-organizzazione rappresentano una risposta concreta alla precarietà e a quella difficoltà ormai diffusa di arrivare alla fine del mese. Attraverso l’occupazione di stabili pubblici e privati, le lotte per il diritto all’abitare focalizzano il conflitto sul terreno della riappropriazione diretta, dimostrando una possibilità reale di liberare la vita dalle politiche di austerità e di riconquistare parte del reddito di cui veniamo quotidianamente derubati.

Anche nella nostra città come nel resto del paese ci troviamo a dover fronteggiare politiche che hanno favorito soltanto gli interessi dei grandi proprietari immobiliari, con un’edilizia residenziale pubblica ridotta all’osso, con la svendita di case e palazzine pubblici, con le truffe del cosiddetto housing sociale.

Tutto questo mentre l’intera gestione del territorio e dell’urbanistica provoca ogni giorno un vero e proprio saccheggio della città, dove gli spazi pubblici sono sempre di meno e dove i grandi gruppi immobiliari vanno a braccetto con i soliti Banca Intesa e Unicredit per continuare a costruire case che quasi nessuno avrà i soldi per comprare. La salvaguardia del territorio spetta a noi opponendoci alla cementificazione selvaggia che sottrae territorio per dare spazio ad opere inutili che invece di migliorare le nostre vite le peggiorano.

Crediamo dunque che le questioni sul piatto siano molte, e che le vicende degli ultimi mesi impongano di allargare ragionamenti e prospettive per mettere in comune pratiche di lotta e resistenza per il diritto alla casa insieme alle varie vertenze che prendono vita nella nostra città.

Spazi Occupati Zona San Paolo, Pietra Alta Occupata, Ex Moi Occupata – Comitato di Solidarietà, Verdi15Occupata, Sportello Casa Zona San Salvario, Progetto PrendoCasa To, ASIA Usb To,  Movimento Rifugiati e Migranti, USB To, CUB To, Confederazione Cobas To, SICobas To, Comitato Cantieristi, Comitato SniaRischiosa, Operatori Sociali Non Dormienti, Riscossa Proletaria, Comitato quartiere Vanchiglia, Coordinamento Asti-Est e famiglie occupanti, Progetto PrendoCasa Chieri, CSOA Gabrio, Network Antagonista Torino, PRC-RifondazioneComunista, Giovani Comunisti, CSP Partito Comunista, Sinistra Critica Torino

Per adesioni: riprendiamoci_lacitt@yahoo.itQuesto indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

Sabato 15 Giugno 2013 – Ore 16 – Corso Marconi ang. Via Madama Cristina – Torino

* Contro sgomberi e pignoramenti

* Blocco degli sfratti e affitti calmierati

* Requisizione degli alloggi sfitti

* Per un ritorno all’edilizia residenziale pubblica (ERP)

* Contro le speculazioni edilizie e la svendita del patrimonio pubblico

* Per la vivibilità dei territori

* In difesa delle case occupate

*Per il diritto alla residenza negli stabili occupati

*Reddito per tutti e tutte

Per un corteo cittadino per il diritto alla casa, contro sfratti e speculazioni

Nel corso dell’ultimo paio d’anni sono cresciuti fino a diventare appuntamenti quasi quotidiani i picchetti e le iniziative contro gli sfratti e i pignoramenti. Si sono moltiplicate le nuove occupazioni abitative che hanno coinvolto e visto protagonisti nuclei familiari, anziani soli, giovani precar*, student* e rifugiati politici espulsi dal circuito del business dell’emergenza nord Africa.

D’altronde le cifre della “questione casa” nella nostra città parlano da sole: poco meno di 4mila le persone sfrattate senza una casa, poco meno di 50mila gli appartamenti vuoti nella nostra città; circa un migliaio le case popolari che potrebbero essere sistemate e assegnate, invece che lasciate vuote, protette da serrature sempre più blindate che la polizia municipale installa su ordine di ATC.

Le istituzioni, primo fra tutti il Comune di Torino, non perdono occasione per dimostrare ancora una volta la loro inconsistenza: parlano di legalità per non assumersi le proprie responsabilità politiche, e ogni volta che famiglie, uomini, donne e bambini senza casa si impossessano di un edificio abbandonato, gridano allo scandalo e invocano soluzioni di ordine pubblico. Intanto lasciano a marcire l’edilizia popolare, e tramite società di cartolarizzazione e fondi immobiliari speculativi il Comune continua a vendersi parti sempre più considerevoli di patrimonio immobiliare pubblico, per coprire la voragine che il grande evento olimpico ha aperto nelle casse comunali.

Queste lotte sempre più protagoniste in diversi quartieri della nostra città sono uno dei pochi argini alla crisi economica che stanno pagando solo quei settori sociali subalterni che certamente non hanno la responsabilità di averla prodotta. Sono lotte importanti perché partendo dall’auto-organizzazione rappresentano una risposta concreta alla precarietà e a quella difficoltà ormai diffusa di arrivare alla fine del mese. E certo non si tratta di lotte esclusivamente rivendicative: attraverso l’occupazione di stabili pubblici e privati, le lotte per il diritto all’abitare focalizzano il conflitto sul terreno della riappropriazione diretta, dimostrando una possibilità reale di liberare la vita dalle politiche di austerità e di riconquistare parte del reddito di cui veniamo quotidianamente derubati.

Per questo le occupazioni sono fastidiose per chi governa questa città: perché con la loro semplice presenza testimoniano che esiste la possibilità di organizzarsi, mettere in piedi una rete di solidarietà, opporsi concretamente agli sfratti, e garantirsi collettivamente una casa in cui vivere. Perché la loro presenza ostacola progetti speculativi, e la loro esistenza fa emergere con forza e rabbia la questione della casa a Torino.

Anche nella nostra città come nel resto del paese ci troviamo a dover fronteggiare politiche che hanno favorito soltanto gli interessi dei grandi proprietari immobiliari, con un’edilizia residenziale pubblica ridotta all’osso, con la svendita di case e palazzine pubblici, con le truffe del cosiddetto housing sociale.

Tutto questo mentre l’intera gestione del territorio e dell’urbanistica provoca ogni giorno un vero e proprio saccheggio della città, dove gli spazi pubblici sono sempre di meno e dove i grandi gruppi immobiliari vanno a braccetto con i soliti Banca Intesa e Unicredit per continuare a costruire case che quasi nessuno avrà i soldi per comprare. La salvaguardia del territorio spetta a noi opponendoci alla cementificazione selvaggia che sottrae territorio per dare spazio ad opere inutili che invece di migliorare le nostre vite le peggiorano.

 Crediamo dunque che le questioni sul piatto siano molte, e che le vicende degli ultimi mesi impongano di allargare ragionamenti e prospettive per mettere in comune pratiche di lotta e resistenza per il diritto alla casa insieme alle varie vertenze che prendono vita nella nostra città.

 Per questi motivi proponiamo un incontro pubblico di avvicinamento al corteo cittadino del 15 giugno per il diritto alla casa e all’abitare, contro sgomberi e pignoramenti, blocco degli sfratti e affitti calmierati, per un ritorno all’edilizia residenziale pubblica (ERP), contro le speculazioni edilizie e la svendita del patrimonio pubblico in difesa delle case occupate, per il diritto alla residenza negli stabili occupati.

Lunedì 3 giugno ore 21 al Centro di Incontro San Salvario in via Lombroso 16 Torino

Spazi Occupati zona San Paolo – Sportello casa zona San Salvario – Progetto PrendocasaTorino – USB – Verdi15Occupata – ExMoi – Comitato di Solidarietà con Rifugiati e Migranti – Pietra Alta Occupata – Movimento Migranti Rifugiati – Asia Torino

Contro i pignoramenti delle banche, resistiamo agli sfratti!

sfratto_falchera00 Ancora una giornata di resistenza agli sfratti quest’oggi a Torino: per questa mattina era infatti prevista l’esecuzione dello sfratto di una famiglia residente nel quartiere Falchera.

La vicenda di questa famiglia è già di per sé esemplificativa della situazione in cui la crisi e la speculazione hanno trascinato moltissime persone, soprattutto in una città come Torino in cui il numero di sfratti è tra i più alti: la casa era infatti stata acquistata con un mutuo con la banca Mediolanum che negli anni ha continuato a lievitare e, sommandosi alla perdita del lavoro di uno dei due proprietari, ha messo la famiglia nell’impossibilità di poter continuare a pagare le rate.

A quel punto è subito partita la procedura di sfratto e la casa è stata messa in vendita all’asta.

Quello di oggi era il secondo accesso per tentare di eseguire lo sfratto e fin dalle prime ore della mattina un presidio composto da solidali e dal collettivo Prendocasa si è radunato sotto l’abitazione per difendere il diritto alla casa e impedire le procedure di pignoramento.

A quanto pare l’ufficiale giudiziario, vedendo il presidio, ha scelto di non presentarsi; trattandosi di pignoramento, inoltre, la decisione di eseguire lo sfratto spetta al curatore fallimentare che ha disposto il rinvio dell’operazione.

Dall’Istituto Vendite Giudiziarie è arrivata conferma del fatto che lo sfratto è stato rinviato al mese di luglio. Dal presidio anti-sfratto, rimasto in attesa fino a conferma del rinvio, si leva un messaggio chiaro rispetto all’eventualità che si cerchi di anticipare senza preavviso la data del pignoramento: ai nostri posti ci troverete, sempre!

Leggi il volantino distribuito questa mattina:

Contro i pignoramenti delle banche, resistiamo agli sfratti!

Oggi 8 Maggio, siamo qui per difendere l’ennesimo sfratto figlio della crisi e della speculazione delle banche con la complicità delle Istituzioni. Pietro e la sua famiglia vivono, qui in Falchera dal 2005 nella casa che hanno acquistato in Via delle  Querce 29. Per comprarla hanno stipulato un mutuo con la Banca Mediolanum, che li ha convinti ad accettare una proposta a tasso variabile. Dai 400 euro mensili di mutuo la famiglia di Pietro in brevissimo tempo si è trovata a dover pagare 1000 Euro al mese.
A causa della crisi il lavoro da piccolo artigiano di Pietro è diminuito e sua moglie è stata licenziata, di fronte all’impossibilità di pagare una rata così alta hanno provato a rinegoziarla con la Banca, ma l’unica risposta ricevuta è stata lo sfratto e la vendita coatta all’asta della casa. La banca recupererà così tutto il suo credito e la famiglia di Pietro perderà tutti i propri risparmi e la propria casa.

La famiglia di Pietro è entrata così a far parte di quelle 3600 famiglie che quest’anno a Torino hanno subito o subiranno un provvedimento di sfratto. È sempre più estesa, infatti l’emergenza abitativa che colpisce Torino, frutto di una mala gestione delle istituzioni locali, che come unica risposta attuano una politica di privatizzazioni, svendita del patrimonio pubblico, taglio dei posti di lavoro e impoverimento dei servizi pubblici.

A Torino, grazie alle politiche del Comune e del sindaco Fassino, sono stati smantellati tutti i servizi a sostegno dell’abitare, esistono migliaia di case ATC vuote che stanno ormai cadendo a pezzi e che non vengono assegnate, mentre le famiglie che hanno diritto alla casa popolare nella migliore delle ipotesi devono aspettare anni. In questo contesto sono sempre più forti ed estese le speculazioni di banche e palazzinari che si arricchiscono alle spalle di chi sta pagando gli effetti di questa crisi.

Di fronte alla continua assenza di politiche sociali, all’immobilità delle istituzioni di fronte alla crescita di sfratti, di cui Torino ne è la capitale, all’incapacità politica di garantire il diritto all’abitare che è sempre più spesso trattato come un mero problema di ordine pubblico, siamo convinti che l’unica risposta sia la resistenza!

La casa è un diritto, quello che ci tolgono ce lo riprenderemo!

sfratto_falchera01

sfratto_falchera02

#19A – Pietra Alta scende in piazza a fianco dei rifugiati

pietra_alta Nel panorama di mobilitazioni che hanno segnato questo 19 aprile di lotta in tutto il Paese,come collettivo Prendocasa Torino abbiamo deciso di scendere in piazza a fianco  dei rifugiati che  nelle scorse settimane hanno occupato l’ex villaggio olimpico,e gli sfrattati  di Pietra Alta occupata.

A unire questi due soggetti è dapprima il diritto negato da una controparte individuata nell’amministrazione comunale ad avere una casa, poi una legittima risposta di riappropriazione: occupazione delle palazzine costruite a doc per le olimpiadi 2006 e poi lasciate vuote a marcire (quasi a tristi testimoni dell’insensato e più che mai male indirizzato spreco dei soldi pubblici in opere inutili) per gli uni; occupazione di una ex caserma dei vigili urbani in corso Vercelli, per gli altri.pitra_alta_3

Nuclei familiari e singoli, stranieri e italiani hanno fatto fronte così alla loro situazione di emergenza,ma non basta: in questo 19 aprile per il reddito,per i servizi, per i diritti e per la dignità dei cittadini, e quindi necessariamente contro chi tutto questo non garantisce, si è andati insieme ad occupare,in corteo, l’anagrafe centrale di Torino, per rivendicare un ulteriore diritto e condizione dirimente per una vita dignitosa: la residenza. Senza residenza è infatti negato l’accesso ai servizi socio-sanitari e non ci si può attivare per cercare lavoro; vengono così ridotti 450 rifugiati in impronte digitali, nemmeno liberi di spostarsi altrove. Rifiutandosi di cadere nella trappola della cosìdetta ‘guerra tra poveri‘,ma mobilitandosi insieme, gli occupanti dell’Ex Moi e di Pietra Alta non sono andati ad elemosinare nulla: sono rimasti all’interno della struttura, scegliendo per questa volta di non  interrompere l’attività dei vari sportelli,sino a costringere l’assessore comunale all’anagrafe a presentarsi e rispondere ad un confronto con loro.

In risposta, è stato garantito un incontro fissato per la prossima settimana, anche con l’assessore alla casa (responsabile in primis della disastrosa situazione abitativa di una Torino capitale degli sfratti e della pessima gestione delle case popolari), nel quale dovrebbe essere affrontato il tema della residenza per i rifugiati.

Quale che sia l’esito di questo scambio tra funzionari di un’amministrazione comunale incapace e sorda ai problemi reali dei cittadini in una regione in fallimento, la giornata del 19 è stata solo l’inizio della battaglia per la residenza e la casa: torneremo all’anagrafe e nelle piazze finché  sarà necessario; è forte infatti la determinazione di chi non vuol più cedere ai ricatti istituzionali dei tempi di crisi, ma è deciso a riappropriarsi dei diritti e degli spazi che gli sono stati tolti.

Ascolta Costanza del collettivo PrendoCasa Torino (RadioBlackOut):

Basta case vuote!

basta_case_vuote19 marzo, ennesima giornata di sfratti a Torino, sempre più capitale di questa infame pratica. Ma in via Gaglianico, i solidali che alle 6 arrivano per mettere in atto il picchetto trovano un’amara sorpresa: la strada è occupata da celere e digos, blindati e volanti, che giunti intorno alle 5, e dopo aver sfondato la porta di fatto stanno già eseguendo lo sgombero della famiglia, composta da 5 persone. 5 persone che per comune questura e prefettura possono tranquillamente trovare posto sotto un ponte. I solidali, a distanza ed immediatamente identificati dalla digos, non possono far altro che assistere agli eventi e concordare il trasporto delle masserizie della famiglia. Come sempre è da sottolineare la sensibilità delle forze dell’ordine che, di fronte ad una situazione drammatica, ad una donna che piange perché non sa della propria sorte, non trovano di meglio che sghignazzare e rivolgere insulti razzisti. Complimenti.

Va meglio all’altro picchetto in zona San Paolo, che forte di una presenza di trenta persone tra compagn* ed occupanti di case, strappa una proroga fino a giugno.
Resta però il fatto che una famiglia (ad un terzo accesso) ha dovuto abbandonare l’alloggio e rischia seriamente di rimanere per strada, nell’assoluto disinteresse delle istituzioni. Per l’assessora Tisi e per il sindaco Fassino il problema della casa è solo un problema di ordine pubblico, al quale rispondere con strategie pseudo-militari.

Non così per i/le compagn* dello sportello Casa di Zona San Paolo e per gli occupanti degli edifici del quartiere: perché la casa è un diritto e Torino è piena di alloggi, intere palazzine vuote. Perché non ci si può rassegnare alla crisi che morde tutti i giorni, come non si può delegare alle istituzioni la risoluzione di un problema come quello della casa, istituzioni che sanno solo regalare pezzi di patrimonio pubblico a banche e finanziarie.
Per questo nel pomeriggio, dopo un corteo per il quartiere, tra slogan e i tamburi della SambaBand, viene occupato un alloggio ATC all’interno del complesso di case popolari di Corso Racconigi in zona San Paolo. Una risposta immediata ad un problema impellente, una scelta di dignità per una famiglia che non si rassegna alla propria condizione.
Evidentemente toccare direttamente gli interessi dell’ATC deve aver infastidito non poco. Nel tardo pomeriggio si materializzava in modo massiccio una digos molto nervosa e minacciosa. La presenza di un paio di blindati parcheggiati in Piazza Adriano pare facesse presagire ad un intervento immediato, ma probabilmente il fatto di essersi dovuti confrontare con la presenza di decine e decine di solidali arrivati in pochi minuti a sostegno della nuova occupazione, ha scoraggiato al momento uno sgombero.
Chi crede che in questo modo si possa intimidire o stancare chi porta avanti le lotte per il diritto all’abitare è parecchio fuori strada.

Sappiano lor signori che non ci sfiancheranno, perché chi lotta è vivo/a.
“Basta case vuote” con queste parole d’ordine ci si è mossi ieri, ogni sfratto deve avere una risposta immediata, non si possono tollerare uomini, donne, bambini in mezzo alla strada. Se le case ci sono e rimangono vuote, si possono requisire, è una scelta politica, altrimenti non possiamo che continuare ad occupare.

Sportello Diritto alla Casa Zona San Paolo

da csoagabrio

Sfratti a sorpresa e arresti

Torino_Preoccupati per le numerose resistenze contro gli sfratti, la questura e ufficiali giudiziari giocano d’anticipo…

stop_sfrattiIn Borgo San Paolo una famiglia resiste allo sfratto da qualche mese. Grazie ai vari rinvii, ottenuti tramite le resistenze della famiglia insieme allo sportello casa di zona san paolo, l’esecuzione dello sfratto doveva avvenire il 19 marzo ma l’ufficiale giudiziario e la questura torinese giocano d’anticipo per evitare di trovarsi di fronte all’ennesima resistenza che avrebbe creato dei problemi ad eseguire lo sfratto. Il tutto avviene sotto silenzio, grazie ad una ordinanza del Tribunale che da il via libera all’esecuzione immediata avvenuta il 7 marzo.

In Borgo Vittoria situazione analoga ieri mattina 11 marzo: picchetto antisfratto sotto l’abitazione della famiglia che attende l’ufficiale giudiziario il quale non si presenta ma comunica per telefono alla famiglia che lo sfratto non verrà eseguito e che sarà il giudice a decidere quando il nuovo accesso ma senza nessun preavviso. La minaccia di usare la strategia dello sfratto a sorpresa porta il picchetto antisfratto ad occupare l’ufficio notifiche esecuzioni, base degli ufficiali giudiziari.

L’arrivo di volanti e agenti in borghese costringe gli occupanti a radunarsi nel cortile per essere identificati. Intanto una parte del presidio fuori dagli uffici viene caricato. A fine giornata si conteranno dieci fermi dei quali sette rilasciati e tre trattenuti in questura fino a questa mattina.

Notizia di questa mattina è che la detenzione in questura si è tramutata in arresti. Le tre compagne arrestate sono state portate al carcere delle Vallette in attesa della conferma o meno della convalida di arresto.

Intanto questa mattina un altro sfratto è stato rinviato in via Lombroso, grazie al picchetto resistente costituito dalla famiglia sotto sfratto insieme allo sportello casa di San Salvario.

da infoaut