Nella mattinata di Martedì 6 febbraio la polizia ha fatto irruzione in uno degli stabili occupati il 17 gennaio scorso nell’ambito della settimana nazionale di mobilitazioni indetta dalla rete Abitare nella crisi dal 15 al 22 gennaio e che già nei giorni precedenti aveva visto numerose città in mobilitazione. In quell’occasione, nella città di Torino, sono state effettuate 3 occupazioni in diversi punti della città, tra cui una palazzina in via Spano che dava un tetto a 13 famiglie. Intorno alle 8.30 di questa mattina, la polizia ha effettuato lo sgombero entrando all’interno della palazzina e sfondando le porte degli appartamenti e obbligando tutti e tutte le occupanti a permanere all’interno dello stabile.
Singolare, quanto meno ignobile, il modo in cui la polizia ha condotto questa operazione: nelle prime ore del mattino la digos ha infatti seguito un occupante che si recava al lavoro, per poi fermarlo e portarlo in questura, dove è stato trattenuto per diverse ore. Lì è stato privato delle chiavi dello stabile che ha permesso a polizia e digos un primo accesso all’interno dello stabile. Che la polizia si serva di nuovi espedienti beceri per praticare uno sgombero è sicuramente una novità ma non ci soffermiamo più di tanto sulla questione, se non rilevando l’assurdità del gesto.
A richiedere lo sgombero, il proprietario della palazzina che dopo aver lasciato il palazzo abbandonato per anni, ora tira fuori dalla tasca un fantomatico progetto di residence. Polizia, questura e proprietario quindi hanno dato il via allo sgombero, lasciando da oggi in mezzo alla strada 13 famiglie, tra cui alcuni bambini. Tra le occupanti anche una donna incinta, in questi giorni in ospedale per l’imminente parto. Non crediamo sia un caso che lo sgombero effettuato sia stato fatto proprio in sua assenza, di fronte alla difficoltà mediatica (nel gestire la situazione) che altrimenti questo avrebbe comportato. Ma di certo questo non cambia lo stato delle cose, a trovarsi in mezzo alla strada non solo da oggi ci sarà una donna con un neonato, ma le molte famiglie che cercano di appropriarsi di un diritto, quello all’abitare, e di darsi delle risposte, laddove istituzioni e compagnia non sono in grado di dare.
Le famiglie sgomberate non mancheranno di dare la giusta risposta a chi oggi continua a negare il diritto all’abitare…stay tuned!