Assemblea nazionale abitare nella crisi 14/15 dicembre

abitarenellacrisi-14-15-dic14 e 15 dicembre la rete “Abitare nella crisi” si incontra a Torino e Cosenza.

Come proposto nella due giorni romana del 9 e 10 novembre scorsi, i movimenti sociali impegnati nelle lotte territoriali per il diritto all’abitare contro il consumo di suolo e la precarietà alloggiativa si possono organizzare per un confronto utile e necessario. E possono farlo questa volta in forma dislocata, sperando in un maggiore coinvolgimento e una più larga condivisione. Torino e Cosenza si sono rese disponibili per ospitare i due appuntamenti.

Le mobilitazioni del mese di ottobre e la forte radicalità espressa non stanno ricevendo riscontri concreti sia sugli sfratti che in termini di programmazione di urgenti nuove politiche abitative. Per questo scambiarci sensazioni e bagaglio di esperienze diventa utile, con lo stile che ha sempre contraddistinto Abitare nella crisi.

Immaginare due luoghi diversi comunicanti tra loro (anche attraverso la rete digitale) consentirà a molt* di partecipare e soprattutto le casse esauste dei movimenti potranno respirare con meno chilometri sulle spalle da sostenere economicamente. Potrà essere anche una verifica delle cose che ci siamo detti/e il 10 novembre e che hanno prodotto tanta effervescenza, nonché le manifestazioni riuscite del 29 e 30 novembre.

La questione dell’uso delle risorse, una sola grande opera casa e reddito per tutt*, interessa a molte realtà sociali impegnate nelle città e nei territori, non solo quelle impegnate tout court nell’emergenza abitativa tra sfratti, pignoramenti e sgomberi, ma anche coloro che lottano contro lo sversamento selvaggio dei rifiuti e la gestione dell’igiene ambientale, l’invasività di infrastrutture o eventi costosi inutili, la cementificazione e lo sfruttamento di intere aree geografiche. Per non farla lunga, non possiamo immaginare questi momenti solo come confronto nella lotta per la casa ma come declinazione più larga di quel diritto all’abitare negato dalla Val di Susa a Palermo e nell’affermazione di pratiche di riappropriazione e sovranità sociale diffusa.

www.abitarenellacrisi.org

per info centro nord: centro sociale Gabrio
per info centro sud: centro sociale rialzo – 3273694595

 

Torino

Sabato 14: Assemblee tematiche

Cosenza ore 16:30 @ Occupazione ex canossiane, viale della repubblica
Torino ore 14:00 @ CSOA Gabrio, via F.Millio 42


Domenica 15: 
Assemblea plenaria ore 10

Cosenza @ Occupazione ex canossiane, viale della repubblica
Torino @ Ex-Moi occupata, Via G.Bruno 201

La casa è un diritto, resistere un dovere

Elena e suo marito vivono nella loro casa da 2 anni, e il proprietario possiede altri immobili.

La storia di Elena è simile a quella di tante altre famiglie ormai corrose dalla crisi e che a malapena riescono a mettere insieme il pranzo con la cena. Nonostante siano incappati nella macchina infernale dello sfratto hanno provato a rivolgersi alle “istituzioni” facendo richiesta di emergenza abitativa, ma la risposta è stata negativa perché il loro contratto d’affitto è ad uso “commerciale” e non abitativo! Il proprietario ha fatto bene i suoi calcoli quando ha fatto firmare il contratto, visto che il canone in questo modo poteva essere molto più alto rispetto ad un affitto ad uso abitativo, infatti Elena si è trovata a dover pagare tra affitto e spese 750 euro al mese per una casa che si trova ai limiti della “sicurezza”, con perdite e muri disastrati. Ma questo al proprietario poco è importato, l’unica sua preoccupazione è stata quella di rivolgersi al tribunale per chiedere lo sfratto quando Elena non ha più potuto sostenere l”esorbitante affitto.

Ad aggravare la situazione c’è anche il fatto che Elena si trova al 7° mese di gravidanza e, a causa dello stress dovuto all’imminente sfratto e alle condizioni precarie della casa che in questo periodo sono ancora più accentuate dall’inverno, ha accusato diversi problemi di salute tanto che il suo medico le ha consigliato di passare questi ultimi due mesi che le rimangono per giungere al termine della gravidanza, in una condizione di assoluto riposo e senza ulteriori sballottamenti che potrebbero causarle la perdita del bambino!

Per tutto questo noi oggi siamo qui con Elena e suo marito!

Siamo stufi di continuare a vedere palazzinari e speculatori senza scrupoli che si permettono di giocare con la dignità della gente attaccandosi al “bisogno” di un tetto, avvallati dal silenzio delle istituzioni e dell’apparato politico tutto che è incapace di garantire il diritto all’abitare e lo continua a trattare come un mero problema di ordine pubblico

Di fronte a tutto questo noi siamo convinti che l’unica risposta sia la resistenza!

Dalle prime ore del mattino saremo a fianco della famiglia di Elena per cercare di evitare che l’ennesimo atto di violenza venga nuovamente commesso. Quindi, invitiamo tutte e tutti a partecipare alla resistenza allo sfratto in via miglietti 13

bannerSfratti

UNA GRANDE GIORNATA DI SPORT POPOLARE

E’ stata una gran domenica di sport e socialità quella che si è svolta nell’occupazione di Pietra Alta.

Nel pomeriggio si è tenuto un allenamento collettivo della Palestra Popolare Antifa Boxe.

Tanta l’affluenza della gente del quartiere che ha vissuto molto positivamente la giornata e ha dimostrato tutto l’interesse affinchè all’interno della palazzina di Pietra Alta lo sport diventi un elemento aggregativo e di socialità che porti chiunque sia interessato (senza nessuno ostacolo dovuto all’età) a trovare lo spazio per poter confrontarsi e vivere il quartiere in maniera propositiva.

A concludere l’intensa giornata di sport, gli occupanti e le occupanti di Pietra Alta hanno allestito un banchetto con cibo e bevande per ringraziare chi ha mostrato tutto l’interesse e la volontà di costruire insieme un percorso collettivo per creare nuovi spazi aggregativi che in un quartiere popolare come quello di Falchera sono praticamente assenti.

Ringraziamo la palestra Antifaboxe e tutte le persone che hanno mostrato interesse e curiosità nel far rivivere uno spazio che il Comune di Torino aveva lasciato al degrado e all’abbandono.

I lavori per la costruzione della palestra sono già cominciati…seguiranno aggiornamenti!

Ecco le foto della giornata:

LA RESISTENZA PAGA!

via orvieto1

Anche oggi un’altra resistenza allo sfratto ha permesso che una famiglia non finisse in mezzo ad una strada.

La storia di Anna è simile a quella di ormai migliaia di famiglie. Anche lei ha provato a seguire il “percorso istituzionale” rivolgendosi all’emergenza abitativa, ma come sempre avviene ormai da anni, la risposta è stata negativa per i soliti cavilli legati al reddito, evidentemente troppo alto per una donna che si districa tra lavoretti saltuari e bambini da accudire!

Oggi Anna però non era sola ad affrontare l’arrivo dell’ufficiale giudiziario. Sin dall’alba una ventina di solidali si sono ritrovati sotto casa e hanno costruito insieme la mattinata di resistenza distribuendo volantini e comunicando che la gente che passava e che solidarizzava.

Anche gli abitanti del palazzo si sono fermati e oltre a solidarizzare, hanno più volte confermato quello che ormai è il gioco scoperto del palazzinaro proprietario che, affitta a canone agevolato, ma ricarica poi le spese condominiali senza portare giustificativi e fatture.

Alle 11.30 si presenta l’ufficiale giudiziario e, dopo un’accesa discussione con il padrone di casa che minacciava di mandare via Anna se non avesse svuotato il garage che a lui serve per continuare a speculare, Anna ha ottenuto un rinvio fino al 18 febbraio 2014.

Grazie alla determinazione di Anna il rinvio è stato ottenuto, ma se per quella data una soluzione non verrà data saremo di nuovo lì a resistere insieme a lei!

Qui di seguito il volantino distribuito nella mattinata:

“Oggi siamo qui per difendere l’ennesimo sfratto. 

Anna e i suoi due bambini di 9 anni e 14 mesi vivono in questo imponente palazzo dal 2006, anno molto noto per aver fatto diventare Torino la “città vetrina” per le Olimpiadi invernali.

Spenti i riflettori molti palazzi e immobili fatti costruire per quest’evento, sono stati lasciati al totale abbandono, oppure dati in mano a speculatori e immobiliaristi.

Questa palazzina dove Anna e i suoi bambini vivono è un esempio tangibile: il proprietario è l’immobiliare Pianel che possiede almeno 200 appartamenti tra Torino e cintura che affitta applicando il cosiddetto “canone convenzionato” in accordo con Lo.ca.re, ma che negli anni è balzato agli onori delle cronache per aver tentato di far pagare l’IMU agli affittuari.

Anche Anna ha stipulato un contratto a canone convenzionato, ma negli anni dai 300 euro iniziali è passata a pagarne più di 600 a causa del ricarico di alcune spese che non avevano neanche il giustificativo.

Ma c’è di più! Stipulare un contratto a canone convenzionato con Lo.ca.re permette al proprietario di avere una copertura di 18 mesi di morosità, ma nel caso di Anna questo non è stato applicato perché il proprietario ha mandato avanti l’ingiunzione di sfratto ben prima dello scadere dei 18 mesi.

Anna ha provato a seguire il cosiddetto percorso istituzionale rivolgendosi all’emergenza abitativa, ma la risposta ricevuta è stata negativa.            

La totale incapacità delle istituzioni di far fronte ad un’emergenza ormai così estesa da farla trattare sempre più spesso come un mero problema di ordine pubblico, la continua assenza di politiche sociali, e l’abbandono completo di tutto ciò che è patrimonio pubblico e non lasciato in mano alle speculazioni di banche e palazzinari, porta Anna oggi a non disperarsi ma ad alzare la voce per difendere un suo diritto.

Siamo convinti che l’unica risposta da dare sia la resistenza!

 La casa è un diritto, quello che ci tolgono ce lo riprenderemo!

In centinaia assediano il Comune di Torino per ottenere la residenza

torino_residenzaCirca 400 persone tra i quali rifugiati, rifugiate e occupanti di case dei diversi quartieri di Torino hanno assediato questo pomeriggio il Comune per richiedere nuovamente a gran voce la residenza che per mesi e mesi, dopo due occupazioni all’anagrafe centrale, 5 incontri e tante vane promesse, il comune di Torino continua a negare. Col passare delle settimane, infatti, è diventato evidente come le parole dei vari assessori che si erano impegnati a far fronte a questa richiesta fossero in effetti solo tali e che le intenzioni dell’amministrazione rimanevano ancorate nel continuare a negare un diritto fondamentale, costringendo così centinaia di persone in una condizione di precarietà e di non-esistenza. Senza la residenza, infatti, rifugiati e occupanti di case si vedono negato l’accesso a molti contratti di lavoro, ai servizi sociali, agli asili nido per i propri figli, così come ai corsi di formazione professionale e, in alcuni casi, la possibilità di rinnovare il permesso di soggiorno.

Per questo motivo oggi centinaia di persone si sono date appuntamento in piazza Palazzo di Città, sede della Sala Rossa dove era in corso un consiglio comunale, per rivendicare casa, reddito e dignità. Ancora una volta l’accesso al Comune era stato completamente militarizzato e blindato dalla polizia, l’unica risposta che l’amministrazione locale in questi anni si è dimostrata capace di dare di fronte alle numerose proteste contro le politiche di tagli ai servizi e alla rivendicazione di diritti tesi a garantire a tutti/e una vita dignitosa.

Solo dopo un paio di ore e su pressione della piazza gli assessori Tisi e Gallo hanno lasciato il Comune dentro il quale erano asserragliati e sono scesi nella piazza per incontrare una delegazione di occupanti. Qui è iniziata una discussione che ha fatto emergere quanto per la giunta locale la residenza sia concepita come qualcosa legata alle risorse finanziarie, una problematica che in tempo di crisi, quindi – nelle parole dell’assesore Tisi – “obbligherebbe” l’amministrazione a non concedere la residenza, sommata alla questione della “legalità” nel riconoscere ufficialmente che centinaia di persone occupano ed esistono…

Durante l’incontro la delegazione presente ha ribadito una volta di più di voler rifiutare l’ipotesi di una residenza collettiva affidata ad associazioni e comitati (una sorta di exit strategy da parte del Comune per sollevarsi da qualsiasi responsabilità), così come l’ipotesi che la residenza venga riconosciuta assieme, però, ad una denuncia per il reato di occupazione delle varie palazzine (cosa purtroppo già accaduta in altri contesti). Dopo più di 40 minuti di discussione, comunque, gli assessori hanno promesso che in tempi brevi verrà creata una soluzione apposita e temporanea per rifugiati e occupanti che dia accesso a tutti i diritti e i servizi legati alla residenza, in attesa che dal governo giunga una direttiva uniforme (e a lungo termine) sulla questione.

Questa volta l’impegno dei due assessori è stato preso di fronte ad un’intera piazza ormai a corto di pazienza nell’attendere il riconoscimento dei propri diritti e nel giro di qualche giorno dovrebbero quindi esserci aggiornamenti sulla questione… rifugiati e occupanti hanno però imparato a diffidare di politicanti bravi solo a parole e hanno promesso di tornare presto ad assediare il Comune per mettere a verifica gli impegni assunti pubblicamente dall’amministrazione!

da infoaut

Lo sport popolare arriva a Pietra Alta

pietra Alta BoxeDomenica 1 dicembre, la palestra popolare autogestita Antifa Boxe insieme a gli/le occupanti apriranno a tutto il quartiere di Pietra Alta un allenamento di boxe.

Questo evento è  stato pensato dagli/dalle occupanti per l’importanza che può avere l’avvicinare a questo sport i giovani del quartiere. La palestra popolare Antifa Boxe rifiuta le logiche del profitto e la cultura dell’apparire delle palestre capitaliste: il pugilato è uno sport e come tale richiede spirito di sacrificio e umiltà. La palestra coinvolge persone di ogni sesso ed età, dai 15 anni del più giovane allievo ai 60 del più anziano.

E’ per questo che vogliamo portare questa esperienza decennale all’interno della nostra occupazione, per proporre un’attività coinvolgente a cui tutti possono partecipare, che vada al di là di qualsiasi discriminazione di età, etnia, estrazione sociale, e abbiamo trovato nella palestra popolare Antifa Boxe il naturale alleato per questo!

Vi aspettiamo quindi domenica 1 dicembre alle ore 15 davanti a Pietra Alta Occupata, in corso Vercelli 440!

Gli/le occupanti di Pietra Alta

Torino #25N: assedio al Comune. Residenza per tutt@

Dopo due occupazioni all’anagrafe centrale, 5 incontri e tante vane promesse il comune di Torino continua a non concedere la residenza a rifugiat* e occupant* di case. L’amministrazione nega questo diritto fondamentale costringendo centinaia di persone in una condizione di precarietà e non-esistenza.
LA PAZIENZA E’ FINITA – RIPRENDIAMOCI TUTTO!
#ASSEDIO al Comune di Torino in piazza palazzo di città alle 16,30.
assedio_residenza

Torino: la resistenza paga, ancora rinvii nello ‘sfratto day’

IMG_131642595616237Nuova giornata di lotta ieri a Torino dove, come ormai di consueto nel terzo martedì del mese, erano stati fissati diversi sfratti in parti diverse della città. Tre quelli previsti per ieri; sotto ognuna delle abitazioni dalle prime ore del mattino sono stati organizzati presidi e picchetti per impedire l’esecuzione dello sfratto. In un caso, in via Braccini, dopo ore di picchetto è stato ottenuto in rinvio con articolo 610, una clausola vigliacca che rimette la decisione dello sfratto al giudice, che potrà farlo eseguire in qualsiasi momento senza avvisare la famiglia. Nel secondo caso, in corso Agnelli, l’ufficiale giudiziario non si è presentato mentre nella terza abitazione, situata in via Ormea nel quartiere di San Salvario, la resistenza ha fatto ottenere alla famiglia un rinvio di due mesi. Di seguito il comunicato del Comitato di Quartiere San Salvario sulla mattinata in via Ormea:

Oggi 19 novembre, in città, è stata organizzata la resistenza a tre sfratti: corso Agnelli 100, via Braccini 95 e, in San Salvario, via Ormea 12.

Per quanto riguarda quest’ultimo è la terza volta che Anna ha deciso di resistere ed è la terza volta che lo Sportello Casa San Salvario si ritrova sotto casa sua, dei suoi figli e dei suoi amati animali con l’obbiettivo di ottenere un rinvio. L’appuntamento per sfrattati e solidali è alle prime ore del mattino, e davvero tante sono le persone arrivate in aiuto, tra cui anche parecchi altri “sfrattandi” che già hanno resistito in passato, o che hanno intenzione di farlo.

Chi perde il lavoro perde la casa e la storia di questa famiglia è davvero emblematica: fino a qualche anno fa Anna viveva una vita agiata, ma dopo la separazione, ha perso anche il lavoro che condivideva con l’ex marito che, nonostante fosse obbligato a farlo, ha smesso anche di pagarle le spese per il mantenimento. Anna si è ritrovata così sotto sfratto e, come se non bastasse, risulta morosa e per questo non ha diritto ad una casa popolare. Questo perchè, paradossalmente, la loro assegnazione esclude proprio chi non riesce a pagare l’affitto.

Così, dopo una lunga attesa, si presenta l’ufficiale giudiziario e un rappresentante della proprietà molto indispettito dalla presenza del picchetto e che inizialmente nega il rinvio dello sfratto. Per via della “mancanza della disponibilità della forza pubblica”, la minaccia dell’ufficiale giudiziario è stata inizialmente quella dell’applicazione dell’art. 610 del C.p.c. meglio noto come sfratto a sorpresa, in modo da impedire al picchetto anti-sfratto di formarsi una seconda volta. Questo significa anche condannare lo sfrattato per giorni, settimane o mesi all’ansia di non sapere se il giorno dopo si può ancora vivere con un tetto sopra la testa. Ma le pressioni del picchetto sulla proprietaria e sull’ufficiale giudiziario han portato all’ottenimento, dopo mezz’ora di discussione, del rinvio di due mesi dello sfratto.

Nel frattempo per quanto riguarda lo sfratto di via Braccini 95 è stato applicato l’art. 610 e lo stesso pare per corso Agnelli 100, dove ufficiale giudiziario e proprietà nemmeno si presentano.

BLOCCHIAMO GLI SFRATTI!

 

fonte: infoaut

SOLIDARIETA’ ALLE STUDENTESSE E AGLI STUDENTI DELLA VERDI 15 OCCUPATA

foto comunicato

Questa mattina all’alba le studentesse e gli studenti sono stati svegliati da un ingente numero di forze dell’ordine che con la solita violenza sono entrati per sgomberare la palazzina di corso Farini occupata da un anno.

All’interno si trovavano circa 25 persone che hanno cercato di resistere alla violenza spropositata che le forze dell’ordine hanno messo in campo, arrivando addirittura a malmenare brutalmente due degli occupanti che si trovavano all’interno, mentre un’altra ragazza è stata portata al pronto soccorso.

La residenza era stata occupata un anno fa, dopo lo sgombero violento della Verdi 1, per dare una risposta a tutti quegli studenti e studentesse che, nonostante avessero diritto ad una stanza nei vari collegi universitari, si sono trovati “in mezzo ad una strada” a causa dei tagli all’EDISU voluti anche dal Presidente della Regione Cota.

E anche oggi, come un anno fa, la risposta delle “istituzioni” non si è fatta attendere e, come succede ormai quotidianamente per gli sfratti, manganelli e cariche violente sono stata la risposta.

Nel corso di questa lunga mattinata di resistenza gli studenti e le studentesse fermate vengono rilasciati a poco poco, mentre per due di loro è stato convalidato l’arresto.

Come Collettivo Prendocasa esprimiamo tutta la solidarietà ai feriti, ai fermati e ai resistenti, che più volte abbiamo visto a fianco delle famiglie e dei singoli, a fronteggiare la violenza dei manganelli della polizia, per resistere agli sfratti.

La lotta e la resistenza pagano e prima o poi ci riprenderemo tutto!

Rilanciamo l’appuntamento per questa sera alle 20,30 in piazza Santa Giulia per la fiaccolata in solidarietà con i fermati e i feriti.

Quello che ci togliete noi ce lo riprendiamo!

Pablo e Paul liberi subito!