Solidarietà agli occupanti della Montagnola

Stamane, alle 8 del mattino, violento risveglio per gli abitanti della novella occupazione abitativa di via Baldassarre Castiglione, nel quartiere romano della Montagnola: un ingentissimo dispiegamento di forze del disordine ha proceduto allo sgombero di uno stabile occupato lo scorso 7 aprile, durante il terzo “tsunami tour“, promosso dai movimenti per il diritto all’abitare.

Dei cinque stabili occupati durante quest’ondata di riappropriazioni (3 dei quali erano stati sgomberati il giorno stesso dell’occupazione) questo era più grande: ospitava, infatti, circa duecento famiglie che, in quest’enorme palazzo di proprietà dell’Inarcassa (Cassa Nazionale di Previdenza ed Assistenza per gli Ingegneri ed Architetti Liberi Professionisti), avevano finalmente trovato una sistemazione dignitosa.

Intorno alle 8 del mattino numerosi blindati di polizia e carabinieri hanno proceduto alla militarizzazione dell’intero quartiere, nel tentativo di isolare la zona ed impedire l’accesso ai solidali prontamente intervenuti. Nonostante l’immediata risposta resistente degli occupanti, saliti sul tetto per impedire l’accesso alle forze dell’ordine, la polizia ha proceduto allo sgombero violento della palazzina: numerosi, infatti, sono i/ le compagn* ferit* (con tanto di testa spaccata!).

La determinazione degli sfrattati/e non ha tardato a farsi sentire: nel pomeriggio, infatti, è stato occupato il Municipio VIII, nella cui aula consiliare è stato affisso uno striscione per rivendicare casa e reddito per tutti e tutte.

In una città che annovera 245 mila case vuote (86 mila della quali possedute da privati o grandi società) sembrerebbe che l’unica risposta del governo renziano all’emergenza abitativa – problema che ormai investe, in maniera incalzante, tutta la penisola – sia quella degli sgomberi coatti; in un paese che conta migliaia di famiglie sfrattate per morosità incolpevole, in cui cortei meticci e caparbi ribadiscono con forza il proprio no alle politiche di austerità e precarietà, la replica del governo centrale sembra viaggiare puntualmente in difesa degli interessi e delle ambizioni speculative di amministrazioni comunali e palazzinari.

Gli episodi di quest’oggi, unitamente alla violenta risposta delle forze dell’ordine contro chi è sceso in piazza il 12 aprile per manifestare il proprio dissenso verso il job act, il piano casa, le politiche di austerity e di precarietà, palesano la natura del tutto politica dell’operazione di stamattina, tesa a scoraggiare (con manganelli e lacrimogeni ad libitum) le pratiche di riappropriazione di un diritto imprescindibile, quello all’abitare.

Il collettivo Prendocasa Torino, insieme agli/alle occupanti di Pietra Alta e C.so Traiano, esprime con forza la propria solidarietà e vicinanza a tutti gli/le sfrattat*, ai/alle resistent*e a tutt* coloro i quali, con dignità e coraggio, cercano di riconquistare ‘a spinta’ i propri diritti.

Dai quartieri in lotta, con gli occupant*, gli sfrattat* e con quant* si mobilitano per il diritto all’abitare, un grido diviene incessante: la lotta per la casa non si arresta!

Il Collettivo Prendocasa Torino

Gli/le occupanti di Pietra Alta e C.so Traiano.

Torino, #29M: migliaia in piazza per la casa, contro sfratti e speculazioni

29_fronteSul finire della settimana di mobilitazione contro il piano casa di Renzi – che ha visto moltissime città in tutta Italia proporre iniziative e occupazioni – anche Torino segna un’importante tappa di avvicinamento alla manifestazione nazionale del 12 Aprile.

Per oggi era stato infatti lanciato un corteo regionale per il diritto all’abitare, costruito nelle scorse settimane dalle ormai tante realtà che in Piemonte si oppongono quotidianamente a sfratti e speculazioni in un territorio che sta pagando uno dei prezzi più alti dal punto di vista dell’emergenza abitativa (nel 2012 le richieste di sfratto in Piemonte sono state più di 6.600, mentre solo nel primo semestre del 2013 sono salite a 3.700, concentrate innanzitutto a Torino).

La manifestazione è partita nel pomeriggio dalle strade di San Salvario, uno dei quartieri popolari torinesi che sta subendo forti trasformazioni, le cui conseguenze si contano in primo luogo nei termini di un aumento esorbitante degli affitti e quindi del numero di sfratti. Più di un migliaio le famiglie occupanti di case, i rifugiati, gli sportelli per il diritto alla casa e non solo che hanno animato il corteo.

La manifestazione ha colpito lungo il percorso diversi obiettivi sensibili emblema o complici delle politiche abitative cittadine votate alla speculazione, a partire da un’agenzia immobiliare situata a pochi metri dalla partenza del corteo, in via Madama Cristina. Poco dopo, in piazza Carlina, è stato invece segnalato un palazzo attualmente vuoto ma destinato a essere trasformato in un hotel di lusso: si tratta della casa in cui abitò Gramsci, uno dei tanti esempi del patrimonio pubblico torinese che le giunte degli ultimi anni hanno svenduto pezzo dopo pezzo per rimpinguare le indebitate casse del Comune.

A quel punto la manifestazione è entrata nel cuore del centro cittadino, ricevendo la solidarietà di alcuni passanti che affollavano le strade nel pomeriggio, a riprova di quanto il problema abitativo sia una questione sentita con forza sul territorio. Una delle piazze storiche – piazza San Carlo – era stata completamente blindata da cordoni della celere e blindati perché sede della filiale centrale di Intesa San Paolo, la banca che detiene il debito torinese e di cui l’ex sindaco Chiamparino – ora in corsa per le imminenti elezioni regionali – è stato presidente, uno dei tanti esempi dello stretto intreccio tra la politica locale e gli enti speculativi. Il dispiego di forze dell’ordine non ha però impedito al corteo di colpire uno sportello della stessa banca situato poco più avanti, che è stato ricoperto di vernice e dalla scritta “Stop speculazioni. Stop sfratti, sgomberi e pignoramenti”.

Ancora manifesti e scritte contro la sede generale di diffusione immobiliare, fino a raggiungere l’ultimo obiettivo della manifestazione, una delle sedi del consiglio regionale piemontese: qui sono state ricordate le pesanti responsabilità delle ultime giunte nella dismissione del welfare locale e nelle politiche di speculazione edilizia (proprio giovedì per lanciare il corteo era stato occupato l’enorme grattacielo in costruzione in via Nizza di proprietà della Regione). In particolare l’ultima giunta Cota, al centro dello scandalo di “rimborsopoli” e da sempre fervida sostenitrice della devastazione e dello sperpero di denaro pubblico in corso in valle di Susa con il Tav. Il palazzo è stato bersagliato con uova e vernice, a lanciare un messaggio chiaro anche alla nuova giunta che si prepara a insediarsi.

Poco dopo il corteo è terminato in piazza Castello, dove dal microfono del furgone si sono alternati diversi interventi delle realtà che hanno animato la giornata di oggi. Forte il rilancio di tutti verso la manifestazione del 12 Aprile per rispondere all’attacco sferrato dal governo Renzi con il piano-casa e ribadire che l’unica grande opera che quella piazza chiederà a gran voce sarà la garanzia di casa, reddito e dignità per tutti e tutte.