Torino – #17G #Ribaltiamo l’austerity con…LA RIAPPROPRIAZIONE!! #RIPRENDIAMOCI LA CITTA’

Tris per il diritto alla casa

RIPR_LA_CITTà

 

Nell’epoca del neoliberismo la crisi viene utilizzata come leva per lo spoglio dei diritti fondamentali. Tutte quelle conquiste sociali ottenute attraverso la lotta ci vengono oggi negate grazie alle politiche di austerità, alla morale del sacrificio, della competitività, della produttività. A questa narrazione bisogna contrapporre la nostra volontà di sottrarci alle logiche della precarietà e dello sfruttamento utilizzando due importanti strumenti: la ricomposizione e la riappropriazione. Ricomposizione delle lotte, prima di tutto, per dare più forza alle nostre idee e allargare lo spettro della nostra azione. Tutte le ricadute della crisi sulle nostre vite devono essere combattute, così da sviluppare un immaginario unificante e un riconoscimento politico e sociale delle nostre vertenze. Ed è proprio nella connessione tra territori e istanze differenti, per trovare obiettivi comuni praticabili, che mettiamo in pratica la riappropriazione, vista come uno strumento efficacie per rispondere collettivamente ai bisogni immediati e per inceppare il meccanismo di precarizzazione dell’esistenza. Questo percorso, che ha visto una delle sue tappe fondamentali il 19 ottobre, è stato rilanciato dalla rete ‘Abitare nella crisi’ all’interno della settimana di mobilitazione (15-22 gennaio). A Torino il drammatico fenomeno della perdita della casa ha numeri esorbitanti: si parla di migliaia di famiglie sotto sfratto (dato in continua crescita), mentre oltre 50000 alloggi rimangono sfitti. Per cercare di fronteggiare questa emergenza nel corso degli ultimi tre anni si sono auto-organizzati, con percorsi dal basso di partecipazione e di lotta, gli sportelli di resistenza agli sfratti.

Gli obiettivi e gli strumenti che prima e dopo il 19 ottobre hanno rinforzato le lotte sui territori oggi si riflettono a Torino, dove  le famiglie sotto sfratto, i rifugiati e le rifugiate e gli student* continuano il percorso di riappropriazione in città, occupando altri tre edifici sfitti. Le risposte messe in campo dalle istituzioni sono insoddisfacenti rispetto alla gravità della situazione: come movimenti di lotta per la casa da tempo chiediamo un’immediata moratoria degli sfratti e la requisizione degli alloggi sfitti; le istituzioni a livello locale inventano Fondi per la morosità con i soldi delle fondazioni bancarie mettendo in campo soluzioni che nella migliore delle ipotesi “salvano” poco più di 200 famiglie, e a livello nazionale la finta proroga del decreto milleproroghe  interviene solamente per gli sfratti per finita locazione, un nulla rispetto alle centinaia di migliaia per morosità.

Nell’ottica di allargamento della lotta vogliamo rivolgerci anche a chi la casa ce l’ha ancora, ma non riesce ad affrontare le spese per soddisfare i bisogni primari (gas, luce, acqua, beni alimentari). Per far questo proponiamo, in tutti i territori, una moratoria sui distacchi per morosità e un adeguamento al costo delle utenze in base al reddito (chi non ha reddito non deve pagare nulla!).

Tre nuove occupazioni in città: una casa per le famiglie sfrattate nella palazzina abbandonata di via Spano 41/bis; una casa per i rifugiati nella struttura di via Madonna della Salette 12A, una riapprorpiazione studentesca per ridare vita agli ex Bagni Municipali di San Secondo, in via Legnano 5. Tre nuove occupazioni che si vanno ad aggiungere alle tante altre che in città rappresentano l’unica reale alternativa alla crisi degli sfratti.

 

riprendiamoci le città, riprendiamoci tutto!

 

#Ribaltiamo l’austerity con…IL TAGLIO DELLE BOLLETTE!

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Nuovo appuntamento all’interno della settimana #15-22G.

Quotidianamente e da tempo ormai ci troviamo nella condizione di doverci confrontare con questa crisi economica ed istituzionale che pur non avendo contribuito a creare sentiamo pesare solo sulle nostre spalle, di noi lavoratori, disoccupati, migranti, studenti, precari, pensionati, madri e padri di famiglia che hanno figli da mantenere, un mutuo da pagare, che non riescono ad arrivare a fine mese.

Ci dicono che noi dobbiamo vivere in un regime di austerità perchè le casse dello Stato sono vuote e poi assistiamo a uno scenario di soldi pubblici gettati in opere inutili e stipendi da capogiro mentre va avanti un teatrino della politica che palesa e forza sempre più il divario tra persone vere e quella che si può ben definire una casta, che mira solo a riprodurre se stessa e tenersi ben strette le sue poltrone, che ha perso qualsiasi legittimità nel rappresentarci; ha sicuramente perso qualsiasi credibilità o falsa pretesa di legalità, in un Piemonte recentemente segnato da squallide storie di assurdi rimborsi e corruzione che ha infangato senza possibilità di ritorno un’amministrazione regionale e comunale, che da quando ha la pretesa di amministrarci altro non ha fatto se non tagliare fondi all’istruzione, alla sanità, ai servizi, e che va a braccetto con un governo che ci prende in giro, e adesso vuole ulteriormente strozzinarci con vecchie nuove tasse, prima su tutte la Tares.

Torino è la capitale di sfratti d’Italia, ogni giorno nuclei famigliari, italiani e stranieri, perdono il tetto sopra la testa perchè non riescono più a pagare un affitto sempre più alto, – come pagare un affitto quando non si trova un lavoro?- mentre le risposte dell’ente preposto all’emergenza abitativa sono inadeguate (se non nulle) e lasciano campo libero alle mille declinazioni della speculazione, dai palazzinari e agenzie private fino all’ housing sociale. Mentre le liste per la casa popolare si fanno sempre più lunghe e irraggiungibile diventa l’assegnazione, e mentre aumentano i numeri delle vittime della crisi, ancora pensano di accontentarci con un fondo salva sfratti ridicolo sia in dimensioni sia in criteri di accessibilità. Privatizzazioni e dismissioni del suolo pubblico sono all’ordine del giorno e il prezzo che paghiamo è una sempre maggior precarizzazione e un generale impoverimento delle nostre vite.

Sempre più però sono coloro che a fronte di questo triste scenario cercano un’alternativa e prendono la strada di chi non cede al ricatto in atto sulle nostre esistenze, tenendosi ben stretta la propria dignità: la strada di chi decide di riprendersi ciò che gli spetta, i propri spazi, i propri tempi, una migliore qualità della vita, di riappropriarsi di tutti quei diritti che gli sono stati negati.

Come?
Ad esempio riprendendosi le case lasciate vuote a marcire per dare una casa a chi non l’ha o per fare una palestra per tutti; o andando a bloccare gli sfratti di quelli che sono venuti a darti una mano con il tuo perchè uniti dagli stessi bisogni e dalla stessa controparte possiamo vincere; dando vita a comitati di quartiere che decidano davvero sui loro quartieri, contro una riqualificazione urbana che alza alle stelle i prezzi di affitti e di ogni cosa, rendendo invivibili ai più intere zone, e spingendo chi non può permetterselo in periferia; scendendo in piazza con i rifugiati affinchè ottengano la residenza per poter mandare a scuola i figli e accedere alle cure sanitarie; stando al fianco degli studenti e i giovani che non ne possono più di scuole che crollano in pezzi, di borse di studio soppresse che sottraggono loro desideri e futuro, e pure di pagare biglietti per i mezzi pubblici sempre più alti; solidarizzando con i lavoratori in sciopero, dai facchini al settore trasporti, contro licenziamenti e privatizzazioni; ed anche alzando la voce per chiedere che il costo delle bollette sia direttamente proporzionale al reddito di ciascuno.

Per il 20 di gennaio in tutta Italia sono previste mobilitazioni e blocchi che affrontino e rivendichino tutti quanti questi temi di casa e reddito e poi ancora salute, lavoro, studio. A Torino abbiamo deciso di attraversare quella giornata andando a chiedere conto alle grandi aziende che gestiscono le utenze del caro bolletta, andando ad indicare i responsabili di uno strozzinaggio che si fa maggiormente pesante in tempi di crisi, e portando con determinazione la nostra vertenza: l’adeguamento del costo delle bollette al reddito di chi deve pagarle; chi non ha niente quindi, non deve pagare niente e non può per questo rimanere senza acqua e luce: queste devono infatti essere garantite per tutti! Per questo il nostro appello è quello di trovarci tutti sotto l’IREN in Via Confienza 10 in data lunedì 20.

RIBALTIAMO L’ AUSTERITY CON..IL TAGLIO DELLE BOLLETTE!

#15G #RIBALTIAMO L’AUSTERITY CON…IL BLOCCO DEGLI SFRATTI! pt.2

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Nonostante il governo Letta abbia parlato di una moratoria degli sfratti di sei mesi, paventata dal decreto Milleproroghe, ci troviamo nuovamente a difendere chi rischia di perdere la casa. Come sempre dal governo riceviamo solo vane promesse.
Roberto, 62 anni, aveva un’officina, ma a causa della crisi sempre più opprimente, ha dovuto chiudere i battenti. A causa della sua età non è più riuscito a trovare un lavoro e allo stato attuale non percepisce alcun reddito per poter pagare la minima spesa. Essendo solo, Roberto non ha nessuno a cui chiedere aiuto, se non le istituzioni che dovrebbero occuparsi di casa e assistenza, che però l’hanno già abbandonato. Roberto ha cercato di rivolgersi a tutti gli enti competenti, dall’emergenza abitativa ai servizi sociali, fino al Comune stesso. Le risposte sono state le stesse che ormai anche molte famiglie in difficoltà si sentono ripetere: negazione dell’emergenza abitativa, non avente diritto alla casa popolare. Destinato a perdere la casa. Roberto ha cercato di mantenersi facendo qualche lavoretto e ha trovato sostegno presso l’ Associazione Progetto Leonardo, ma ovviamente non è bastato.  Dal marzo del 2012 non è più riuscito a pagare l’affitto e gli è arrivata l’ingiunzione di sfratto.
La casa in cui abita in vi
a Ragusa 5, è un piccolo (e non troppo confortevole) appartamento, il cui affitto di 500 euro pare sproporzionato. Sicuramente un uomo solo senza lavoro non può affrontare una spesa del genere. La proprietaria, oltre a possedere tutto il palazzo, pare abbia altre proprietà.
Dietro la storia di Roberto, che può essere simile a quella di tante persone e famiglie che a Torino subiscono un’ingiunzione di sfratto, c’è una forte volontà di non perdere la dignità e riprendersi la giusta qualità della vita. Ed è per questo che ha deciso di resistere, di affermare che la casa è un diritto cui non vuole rinunciare e denunciare i responsabili della sua situazione, coloro i quali gli hanno sbattuto più volte la porta in faccia: il Comune di Torino, chi di loro dovrebbe occuparsi di emergenza abitativa e il governo che parla di una moratoria fantasma degli sfratti, col fine di ottenere solo qualche consenso in più.
Questo è l’ennesimo esempio dell’inadeguatezza delle istituzioni; di loro non possiamo fidarci! Alziamo allora la testa contro gli sfratti, teniamoci stretta la casa e la dignità! E se non ce le daranno ce le riprenderemo!

 Progetto Leonardo Onlus
INTERVISTA A ROBERTO 62 ANNI SOTTO SFRATTO
IMMINENTE
Porta Susa 10 Gennaio 2014 a cura di Moreno D’Angelo

Chiunque voglia portare solidarietà a Roberto e partecipare al picchetto anti-sfratto, l’appuntamento è alle ore 06.30 in Via Ragusa 5. Vi aspettiamo!!

#15G #RIBALTIAMO L’AUSTERITY CON…IL BLOCCO DEGLI SFRATTI!

 

bannerSfratti

All’ interno della mobilitazione del 15-22 gennaio, a Torino si comincia con una resistenza ad uno sfratto. Nonostante le vane promesse di una moratoria paventata dal decreto Milleproroghe, ci troviamo nuovamente a difendere chi rischia di perdere la casa. Accorrete numerosi!
Dalle ore 6 picchetto:
– Via Ragusa 5

Si avvicina una settimana di lotta…

V L’ultimo appuntamento di #Abitarenellacrisi si è svolto tra Torino e Cosenza il 14 e il 15 dicembre  2013. La discussione si è aperta in vari tavoli uguali in entrambe le città e si è conclusa in  un’assemblea plenaria in cui si sono confrontate sull’andamento dell’incontro. Nonostante la  lontananza fin da subito l’biettivo è stato chiaro e ci siamo trovati subito d’accordo sul che fare: dal  15 al 22 gennaio 2014 si darà vita ad una settimana di mobilitazione nazionale  dislocata nei territori, un’iniziativa che però non ha al centro solo la questione sfratti ma assume  connotati più larghi nel praticare il diritto all’abitare.

 Significa che le mobilitazioni riguarderanno prefetture, comuni, regioni, aziende  municipalizzate e non, che gestiscono patrimonio pubblico, energia, acqua, salute, servizi  sociali, formazione e studio, accoglienzaUna settimana di iniziative sia di denuncia che di  riappropriazione, laddove l’occupazione di edifici abbandonati non solo si rende sempre più  necessaria per far fronte alla problematica sfratti, ma diventa anche strumento essenziale per l’attivazione di percorsi di ricomposizione sociale e politica dentro i quartieri ed i territori.
(clicca qui per il report degli incontri)
http://www.abitarenellacrisi.org/wordpress/?p=2459

Si è infine dato un secondo appuntamento a Firenze il 12 Gennaio, per preparare la settimana di lotta:

http://www.abitarenellacrisi.org/wordpress/?p=2521  (leggi l’appello)

http://www.infoaut.org/index.php/blog/precariato-sociale/item/10250-dal-15-al-22-gennaio-rompere-le-compatibilit%C3%A0-bloccare-tutto (leggi il documento redatto da Luca Fagiano del Coordinamento cittadino di lotta per la casa di Roma e Paolo Di Vetta dei Blocchi Precari Metropolitani)

Anche a Torino ci stiamo organizzando con le altre realtà che si occupano di diritto all’abitare per costruire una settimana di mobilitazione. Le parole d’ordine sono quelle che da tempo, insieme a sfrattati e occupanti di case, portiamo in ogni picchetto e manifestazione: diritto alla casa, riappropriazione, dignità, requisizione delle case sfitte.

Ma questa settimana ci da la possibilità di cominciare a portare in campo un discorso anche più ampio: la riappropriazione del reddito. Autoriduzione, bollette, tasse, lotta all’austerity queste sono le carte sul piatto.

Vi invitiamo a rimanere sintonizzati sui nostri canali per sapere quali saranno le nostre iniziative.

http://radioblackout.org/

http://www.abitarenellacrisi.org/

http://www.infoaut.org/

Assemblea nazionale abitare nella crisi 14/15 dicembre

abitarenellacrisi-14-15-dic14 e 15 dicembre la rete “Abitare nella crisi” si incontra a Torino e Cosenza.

Come proposto nella due giorni romana del 9 e 10 novembre scorsi, i movimenti sociali impegnati nelle lotte territoriali per il diritto all’abitare contro il consumo di suolo e la precarietà alloggiativa si possono organizzare per un confronto utile e necessario. E possono farlo questa volta in forma dislocata, sperando in un maggiore coinvolgimento e una più larga condivisione. Torino e Cosenza si sono rese disponibili per ospitare i due appuntamenti.

Le mobilitazioni del mese di ottobre e la forte radicalità espressa non stanno ricevendo riscontri concreti sia sugli sfratti che in termini di programmazione di urgenti nuove politiche abitative. Per questo scambiarci sensazioni e bagaglio di esperienze diventa utile, con lo stile che ha sempre contraddistinto Abitare nella crisi.

Immaginare due luoghi diversi comunicanti tra loro (anche attraverso la rete digitale) consentirà a molt* di partecipare e soprattutto le casse esauste dei movimenti potranno respirare con meno chilometri sulle spalle da sostenere economicamente. Potrà essere anche una verifica delle cose che ci siamo detti/e il 10 novembre e che hanno prodotto tanta effervescenza, nonché le manifestazioni riuscite del 29 e 30 novembre.

La questione dell’uso delle risorse, una sola grande opera casa e reddito per tutt*, interessa a molte realtà sociali impegnate nelle città e nei territori, non solo quelle impegnate tout court nell’emergenza abitativa tra sfratti, pignoramenti e sgomberi, ma anche coloro che lottano contro lo sversamento selvaggio dei rifiuti e la gestione dell’igiene ambientale, l’invasività di infrastrutture o eventi costosi inutili, la cementificazione e lo sfruttamento di intere aree geografiche. Per non farla lunga, non possiamo immaginare questi momenti solo come confronto nella lotta per la casa ma come declinazione più larga di quel diritto all’abitare negato dalla Val di Susa a Palermo e nell’affermazione di pratiche di riappropriazione e sovranità sociale diffusa.

www.abitarenellacrisi.org

per info centro nord: centro sociale Gabrio
per info centro sud: centro sociale rialzo – 3273694595

 

Torino

Sabato 14: Assemblee tematiche

Cosenza ore 16:30 @ Occupazione ex canossiane, viale della repubblica
Torino ore 14:00 @ CSOA Gabrio, via F.Millio 42


Domenica 15: 
Assemblea plenaria ore 10

Cosenza @ Occupazione ex canossiane, viale della repubblica
Torino @ Ex-Moi occupata, Via G.Bruno 201

La casa è un diritto, resistere un dovere

Elena e suo marito vivono nella loro casa da 2 anni, e il proprietario possiede altri immobili.

La storia di Elena è simile a quella di tante altre famiglie ormai corrose dalla crisi e che a malapena riescono a mettere insieme il pranzo con la cena. Nonostante siano incappati nella macchina infernale dello sfratto hanno provato a rivolgersi alle “istituzioni” facendo richiesta di emergenza abitativa, ma la risposta è stata negativa perché il loro contratto d’affitto è ad uso “commerciale” e non abitativo! Il proprietario ha fatto bene i suoi calcoli quando ha fatto firmare il contratto, visto che il canone in questo modo poteva essere molto più alto rispetto ad un affitto ad uso abitativo, infatti Elena si è trovata a dover pagare tra affitto e spese 750 euro al mese per una casa che si trova ai limiti della “sicurezza”, con perdite e muri disastrati. Ma questo al proprietario poco è importato, l’unica sua preoccupazione è stata quella di rivolgersi al tribunale per chiedere lo sfratto quando Elena non ha più potuto sostenere l”esorbitante affitto.

Ad aggravare la situazione c’è anche il fatto che Elena si trova al 7° mese di gravidanza e, a causa dello stress dovuto all’imminente sfratto e alle condizioni precarie della casa che in questo periodo sono ancora più accentuate dall’inverno, ha accusato diversi problemi di salute tanto che il suo medico le ha consigliato di passare questi ultimi due mesi che le rimangono per giungere al termine della gravidanza, in una condizione di assoluto riposo e senza ulteriori sballottamenti che potrebbero causarle la perdita del bambino!

Per tutto questo noi oggi siamo qui con Elena e suo marito!

Siamo stufi di continuare a vedere palazzinari e speculatori senza scrupoli che si permettono di giocare con la dignità della gente attaccandosi al “bisogno” di un tetto, avvallati dal silenzio delle istituzioni e dell’apparato politico tutto che è incapace di garantire il diritto all’abitare e lo continua a trattare come un mero problema di ordine pubblico

Di fronte a tutto questo noi siamo convinti che l’unica risposta sia la resistenza!

Dalle prime ore del mattino saremo a fianco della famiglia di Elena per cercare di evitare che l’ennesimo atto di violenza venga nuovamente commesso. Quindi, invitiamo tutte e tutti a partecipare alla resistenza allo sfratto in via miglietti 13

bannerSfratti

LA RESISTENZA PAGA!

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Anche oggi un’altra resistenza allo sfratto ha permesso che una famiglia non finisse in mezzo ad una strada.

La storia di Anna è simile a quella di ormai migliaia di famiglie. Anche lei ha provato a seguire il “percorso istituzionale” rivolgendosi all’emergenza abitativa, ma come sempre avviene ormai da anni, la risposta è stata negativa per i soliti cavilli legati al reddito, evidentemente troppo alto per una donna che si districa tra lavoretti saltuari e bambini da accudire!

Oggi Anna però non era sola ad affrontare l’arrivo dell’ufficiale giudiziario. Sin dall’alba una ventina di solidali si sono ritrovati sotto casa e hanno costruito insieme la mattinata di resistenza distribuendo volantini e comunicando che la gente che passava e che solidarizzava.

Anche gli abitanti del palazzo si sono fermati e oltre a solidarizzare, hanno più volte confermato quello che ormai è il gioco scoperto del palazzinaro proprietario che, affitta a canone agevolato, ma ricarica poi le spese condominiali senza portare giustificativi e fatture.

Alle 11.30 si presenta l’ufficiale giudiziario e, dopo un’accesa discussione con il padrone di casa che minacciava di mandare via Anna se non avesse svuotato il garage che a lui serve per continuare a speculare, Anna ha ottenuto un rinvio fino al 18 febbraio 2014.

Grazie alla determinazione di Anna il rinvio è stato ottenuto, ma se per quella data una soluzione non verrà data saremo di nuovo lì a resistere insieme a lei!

Qui di seguito il volantino distribuito nella mattinata:

“Oggi siamo qui per difendere l’ennesimo sfratto. 

Anna e i suoi due bambini di 9 anni e 14 mesi vivono in questo imponente palazzo dal 2006, anno molto noto per aver fatto diventare Torino la “città vetrina” per le Olimpiadi invernali.

Spenti i riflettori molti palazzi e immobili fatti costruire per quest’evento, sono stati lasciati al totale abbandono, oppure dati in mano a speculatori e immobiliaristi.

Questa palazzina dove Anna e i suoi bambini vivono è un esempio tangibile: il proprietario è l’immobiliare Pianel che possiede almeno 200 appartamenti tra Torino e cintura che affitta applicando il cosiddetto “canone convenzionato” in accordo con Lo.ca.re, ma che negli anni è balzato agli onori delle cronache per aver tentato di far pagare l’IMU agli affittuari.

Anche Anna ha stipulato un contratto a canone convenzionato, ma negli anni dai 300 euro iniziali è passata a pagarne più di 600 a causa del ricarico di alcune spese che non avevano neanche il giustificativo.

Ma c’è di più! Stipulare un contratto a canone convenzionato con Lo.ca.re permette al proprietario di avere una copertura di 18 mesi di morosità, ma nel caso di Anna questo non è stato applicato perché il proprietario ha mandato avanti l’ingiunzione di sfratto ben prima dello scadere dei 18 mesi.

Anna ha provato a seguire il cosiddetto percorso istituzionale rivolgendosi all’emergenza abitativa, ma la risposta ricevuta è stata negativa.            

La totale incapacità delle istituzioni di far fronte ad un’emergenza ormai così estesa da farla trattare sempre più spesso come un mero problema di ordine pubblico, la continua assenza di politiche sociali, e l’abbandono completo di tutto ciò che è patrimonio pubblico e non lasciato in mano alle speculazioni di banche e palazzinari, porta Anna oggi a non disperarsi ma ad alzare la voce per difendere un suo diritto.

Siamo convinti che l’unica risposta da dare sia la resistenza!

 La casa è un diritto, quello che ci tolgono ce lo riprenderemo!

In centinaia assediano il Comune di Torino per ottenere la residenza

torino_residenzaCirca 400 persone tra i quali rifugiati, rifugiate e occupanti di case dei diversi quartieri di Torino hanno assediato questo pomeriggio il Comune per richiedere nuovamente a gran voce la residenza che per mesi e mesi, dopo due occupazioni all’anagrafe centrale, 5 incontri e tante vane promesse, il comune di Torino continua a negare. Col passare delle settimane, infatti, è diventato evidente come le parole dei vari assessori che si erano impegnati a far fronte a questa richiesta fossero in effetti solo tali e che le intenzioni dell’amministrazione rimanevano ancorate nel continuare a negare un diritto fondamentale, costringendo così centinaia di persone in una condizione di precarietà e di non-esistenza. Senza la residenza, infatti, rifugiati e occupanti di case si vedono negato l’accesso a molti contratti di lavoro, ai servizi sociali, agli asili nido per i propri figli, così come ai corsi di formazione professionale e, in alcuni casi, la possibilità di rinnovare il permesso di soggiorno.

Per questo motivo oggi centinaia di persone si sono date appuntamento in piazza Palazzo di Città, sede della Sala Rossa dove era in corso un consiglio comunale, per rivendicare casa, reddito e dignità. Ancora una volta l’accesso al Comune era stato completamente militarizzato e blindato dalla polizia, l’unica risposta che l’amministrazione locale in questi anni si è dimostrata capace di dare di fronte alle numerose proteste contro le politiche di tagli ai servizi e alla rivendicazione di diritti tesi a garantire a tutti/e una vita dignitosa.

Solo dopo un paio di ore e su pressione della piazza gli assessori Tisi e Gallo hanno lasciato il Comune dentro il quale erano asserragliati e sono scesi nella piazza per incontrare una delegazione di occupanti. Qui è iniziata una discussione che ha fatto emergere quanto per la giunta locale la residenza sia concepita come qualcosa legata alle risorse finanziarie, una problematica che in tempo di crisi, quindi – nelle parole dell’assesore Tisi – “obbligherebbe” l’amministrazione a non concedere la residenza, sommata alla questione della “legalità” nel riconoscere ufficialmente che centinaia di persone occupano ed esistono…

Durante l’incontro la delegazione presente ha ribadito una volta di più di voler rifiutare l’ipotesi di una residenza collettiva affidata ad associazioni e comitati (una sorta di exit strategy da parte del Comune per sollevarsi da qualsiasi responsabilità), così come l’ipotesi che la residenza venga riconosciuta assieme, però, ad una denuncia per il reato di occupazione delle varie palazzine (cosa purtroppo già accaduta in altri contesti). Dopo più di 40 minuti di discussione, comunque, gli assessori hanno promesso che in tempi brevi verrà creata una soluzione apposita e temporanea per rifugiati e occupanti che dia accesso a tutti i diritti e i servizi legati alla residenza, in attesa che dal governo giunga una direttiva uniforme (e a lungo termine) sulla questione.

Questa volta l’impegno dei due assessori è stato preso di fronte ad un’intera piazza ormai a corto di pazienza nell’attendere il riconoscimento dei propri diritti e nel giro di qualche giorno dovrebbero quindi esserci aggiornamenti sulla questione… rifugiati e occupanti hanno però imparato a diffidare di politicanti bravi solo a parole e hanno promesso di tornare presto ad assediare il Comune per mettere a verifica gli impegni assunti pubblicamente dall’amministrazione!

da infoaut