#20G a Torino: ‘Ribaltiamo l’austerity con il taglio delle bollette pt. 2

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Questa mattina alle 10, sotto la sede IREN di via Confienza 10 a Torino, più di un centinaio di persone, tra cui molti occupanti di case, si sono riuniti in un presidio in merito alla nuova campagna contro il caro bollette avviata nella settimana di mobilitazione 15-22 gennaio. Un partecipato presidio che mirava a chiedere una moratoria per i distacchi delle forniture di almeno un anno, l’erogazione di un servizio minimo e garantito delle utenze per tutti! (anche gli utenti con morosità incolpevole devono poter fruire delle utenze) e la possibilità di un allaccio e di fornitura anche nelle case occupate per necessità.

Con queste richieste, che necessitano una risposta sul breve periodo, una delegazione è stata ricevuta da uno dei responsabili della sede che ha accolto l’istanza e la presenterà agli organi competenti. Il delegato IREN ha cercato però di scaricare tutta la responsabilità sull’authority per l’energia di Torino, un ente che pare abbia veramente facoltà a livello nazionale di poter accogliere e mettere in pratica le sollecitazioni portate sul tavolo, ma questo è ancora da verificare.

Ma i movimenti per il diritto all’abitare e gli occupanti di case non si sono lasciati abbindolare, consapevoli che, tra gli altri, l’azienda di fornitura elettrica deve prendersi le proprie responsabilità. Per questo motivo, si ripeterà l’appuntamento, in data da destinarsi, sotto la sede per ascoltare quale sarà la risposta che l’Iren si è riservata di dare entro due settimane. Se quest’ ultima non sarà soddisfacente tante e continue saranno le iniziative per ottenere le istanze fatte questa mattina, così come è accaduto a dicembre a Parma in cui le realtà per il diritto all’abitare sono riuscite ad ottenere una moratoria sui distacchi della corrente elettrica.

Qui sotto il volantino distribuito durante l’iniziativa

“Quotidianamente e da troppo tempo ci troviamo nella condizione di doverci confrontare con questa crisi economica che pur non avendo contribuito a creare sentiamo pesare solo sulle nostre spalle, di noi lavoratori, disoccupati, migranti, studenti, precari, pensionati, madri e padri di famiglia che hanno figli da mantenere, un mutuo da pagare, che non riescono ad arrivare a fine mese. Ci dicono che noi dobbiamo vivere in un regime di austerità perchè le casse dello Stato sono vuote e poi assistiamo a uno scenario di  soldi pubblici gettati in opere inutili e stipendi da capogiro.

La casta politica ha perso ogni credibilità, ancora di più in Piemonte recentemente segnato da squallide storie di assurdi rimborsi e corruzione che ha infangato l’amministrazione regionale e comunale, che da quando ha la pretesa di amministrarci altro non ha fatto se non tagliare fondi all’istruzione, alla sanità, ai servizi, e che va a braccetto con un governo che ci prende in giro, e adesso vuole ulteriormente strozzinarci con vecchie nuove tasse, prima su tutte la Tares.
Sempre più però sono coloro che a fronte di tutto questo cercano un’alternativa si ribellano: dagli scioperi dei facchini e dei lavoratori del settore del trasporto, dalla resistenza agli sfratti per non perdere la propria casa, dalla riappropriazione di quelle case lasciate per anni vuote dal comune, creando spazi aggregativi come palestre e comitati di quartiere e alzando la voce contro le bollette sempre più care.

Per il 20 di gennaio in tutta Italia sono previste mobilitazioni e blocchi. A Torino abbiamo deciso di andare a chiedere conto del caro bolletta alle grandi aziende che gestiscono le utenze, andando ad indicare i responsabili di uno strozzinaggio che si fa maggiormente pesante in tempi di crisi, e portando con determinazione la nostra vertenza: ADEGUARE IL COSTO DELLE BOLLETTE AL REDDITO DI CHI DEVE PAGARLE; chi non ha niente quindi, non deve pagare niente e non può per questo rimanere senza acqua e luce: queste devono infatti essere garantite per tutti!

E non ci fermiamo a questo:
* vogliamo una moratoria per i distacchi delle forniture di almeno un anno!
* vogliamo l’erogazione di un servizio minimo e garantito delle utenze per tutti! (anche gli utenti con morosità incolpevole devono poter fruire delle utenze)
* vogliamo la possibilità di un allaccio e di fornitura anche nelle case occupate per necessità!”

#Ribaltiamo l’austerity con…IL TAGLIO DELLE BOLLETTE!

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Nuovo appuntamento all’interno della settimana #15-22G.

Quotidianamente e da tempo ormai ci troviamo nella condizione di doverci confrontare con questa crisi economica ed istituzionale che pur non avendo contribuito a creare sentiamo pesare solo sulle nostre spalle, di noi lavoratori, disoccupati, migranti, studenti, precari, pensionati, madri e padri di famiglia che hanno figli da mantenere, un mutuo da pagare, che non riescono ad arrivare a fine mese.

Ci dicono che noi dobbiamo vivere in un regime di austerità perchè le casse dello Stato sono vuote e poi assistiamo a uno scenario di soldi pubblici gettati in opere inutili e stipendi da capogiro mentre va avanti un teatrino della politica che palesa e forza sempre più il divario tra persone vere e quella che si può ben definire una casta, che mira solo a riprodurre se stessa e tenersi ben strette le sue poltrone, che ha perso qualsiasi legittimità nel rappresentarci; ha sicuramente perso qualsiasi credibilità o falsa pretesa di legalità, in un Piemonte recentemente segnato da squallide storie di assurdi rimborsi e corruzione che ha infangato senza possibilità di ritorno un’amministrazione regionale e comunale, che da quando ha la pretesa di amministrarci altro non ha fatto se non tagliare fondi all’istruzione, alla sanità, ai servizi, e che va a braccetto con un governo che ci prende in giro, e adesso vuole ulteriormente strozzinarci con vecchie nuove tasse, prima su tutte la Tares.

Torino è la capitale di sfratti d’Italia, ogni giorno nuclei famigliari, italiani e stranieri, perdono il tetto sopra la testa perchè non riescono più a pagare un affitto sempre più alto, – come pagare un affitto quando non si trova un lavoro?- mentre le risposte dell’ente preposto all’emergenza abitativa sono inadeguate (se non nulle) e lasciano campo libero alle mille declinazioni della speculazione, dai palazzinari e agenzie private fino all’ housing sociale. Mentre le liste per la casa popolare si fanno sempre più lunghe e irraggiungibile diventa l’assegnazione, e mentre aumentano i numeri delle vittime della crisi, ancora pensano di accontentarci con un fondo salva sfratti ridicolo sia in dimensioni sia in criteri di accessibilità. Privatizzazioni e dismissioni del suolo pubblico sono all’ordine del giorno e il prezzo che paghiamo è una sempre maggior precarizzazione e un generale impoverimento delle nostre vite.

Sempre più però sono coloro che a fronte di questo triste scenario cercano un’alternativa e prendono la strada di chi non cede al ricatto in atto sulle nostre esistenze, tenendosi ben stretta la propria dignità: la strada di chi decide di riprendersi ciò che gli spetta, i propri spazi, i propri tempi, una migliore qualità della vita, di riappropriarsi di tutti quei diritti che gli sono stati negati.

Come?
Ad esempio riprendendosi le case lasciate vuote a marcire per dare una casa a chi non l’ha o per fare una palestra per tutti; o andando a bloccare gli sfratti di quelli che sono venuti a darti una mano con il tuo perchè uniti dagli stessi bisogni e dalla stessa controparte possiamo vincere; dando vita a comitati di quartiere che decidano davvero sui loro quartieri, contro una riqualificazione urbana che alza alle stelle i prezzi di affitti e di ogni cosa, rendendo invivibili ai più intere zone, e spingendo chi non può permetterselo in periferia; scendendo in piazza con i rifugiati affinchè ottengano la residenza per poter mandare a scuola i figli e accedere alle cure sanitarie; stando al fianco degli studenti e i giovani che non ne possono più di scuole che crollano in pezzi, di borse di studio soppresse che sottraggono loro desideri e futuro, e pure di pagare biglietti per i mezzi pubblici sempre più alti; solidarizzando con i lavoratori in sciopero, dai facchini al settore trasporti, contro licenziamenti e privatizzazioni; ed anche alzando la voce per chiedere che il costo delle bollette sia direttamente proporzionale al reddito di ciascuno.

Per il 20 di gennaio in tutta Italia sono previste mobilitazioni e blocchi che affrontino e rivendichino tutti quanti questi temi di casa e reddito e poi ancora salute, lavoro, studio. A Torino abbiamo deciso di attraversare quella giornata andando a chiedere conto alle grandi aziende che gestiscono le utenze del caro bolletta, andando ad indicare i responsabili di uno strozzinaggio che si fa maggiormente pesante in tempi di crisi, e portando con determinazione la nostra vertenza: l’adeguamento del costo delle bollette al reddito di chi deve pagarle; chi non ha niente quindi, non deve pagare niente e non può per questo rimanere senza acqua e luce: queste devono infatti essere garantite per tutti! Per questo il nostro appello è quello di trovarci tutti sotto l’IREN in Via Confienza 10 in data lunedì 20.

RIBALTIAMO L’ AUSTERITY CON..IL TAGLIO DELLE BOLLETTE!

Lo sport popolare arriva a Pietra Alta

pietra Alta BoxeDomenica 1 dicembre, la palestra popolare autogestita Antifa Boxe insieme a gli/le occupanti apriranno a tutto il quartiere di Pietra Alta un allenamento di boxe.

Questo evento è  stato pensato dagli/dalle occupanti per l’importanza che può avere l’avvicinare a questo sport i giovani del quartiere. La palestra popolare Antifa Boxe rifiuta le logiche del profitto e la cultura dell’apparire delle palestre capitaliste: il pugilato è uno sport e come tale richiede spirito di sacrificio e umiltà. La palestra coinvolge persone di ogni sesso ed età, dai 15 anni del più giovane allievo ai 60 del più anziano.

E’ per questo che vogliamo portare questa esperienza decennale all’interno della nostra occupazione, per proporre un’attività coinvolgente a cui tutti possono partecipare, che vada al di là di qualsiasi discriminazione di età, etnia, estrazione sociale, e abbiamo trovato nella palestra popolare Antifa Boxe il naturale alleato per questo!

Vi aspettiamo quindi domenica 1 dicembre alle ore 15 davanti a Pietra Alta Occupata, in corso Vercelli 440!

Gli/le occupanti di Pietra Alta

#15O ATC: occupanti e inquilni insieme contro sfratti e minacce

Diverse famiglie oc20131015_103638cupanti di case ed inquilini ATC oggi si sono ritrovati insieme sotto la sede centrale dell’ATC per pretendere un incontro con il presidente Elvi Rossi. Il gesto ha voluto rimandare al mittente le lettere di minacce ricevute da molti inquilini in merito al paventato sfratto se non avessero provveduto a pagare entro il 30 dicembre i 480 euro obbligatori da versare ogni anno alle casse dell’ente. Oltre a questo i presenti denunciavano la malagestione dell’ente da parte della dirigenza che continua a percepire lauti stipendi nonostante un assoluto fallimento della gestione e 5 funzionari indagati per corruzione e turbativa d’asta proprio in relazione alla manutenzione delle case popolari.

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Dopo aver occupato per una mezz’oretta l’atrio con gli sportelli dell’ente i presenti hanno ottenuto di essere ricevuti dal presidente nelle loro totalità, nonostante i tentativi da parte della digos di proporre la solita manfrina della delegazione.

Determinati e giustamente arrabbiati, con l’aggiunta di molte persone presenti agli sportelli che ne condividevano la protesta, è stato richiesto che:

  • il presidente si esprimesse formalmente, come già fatto dall’ANCI, una moratoria sugli sfratti (compresi quelli ATC di diretta competenza);
  • fosse garantita una moratoria al pagamento dei 480 euro obbligatori che in questo momento gli inquilini non possono e non vogliono pagare ;
  • l’apertura delle (troppe) case  ATC vuote, con eventuale autorecupero da parte degli inquilini

 

Di seguito il volantino distribuito durante l’iniziativa:

ATC VERGOGNA!

 

Nella Torino ormai balzata agli onori delle cronache come capitale degli sfratti (4000 sfratti dall’inizio dell’anno), l’ATC cerca di metterci del suo mandando lettere (ne sono già arrivate almeno 4000) agli abitanti delle case popolari minacciando lo sfratto se non provvedono al pagamento di almeno 480 euro per le bollette arretrate entro 30 giorni.

L’ATC però forse dimentica che per almeno 20 anni gli stessi abitanti delle case popolari hanno pagato direttamente dalle buste paga il contributo GESCAL che a quanto pare agli inizi degli anni 2000 era di quasi 5,4 milardi di euro.

Crediamo che a questo punto l’ATC debba dare delle risposte sull’uso di questi soldi che appartengono alla collettività.

L’ATC dovrebbe anche rispondere sul perchè abbia circa 1.000 sue case vuote che vengono lasciate al totale abbandono, uno scandalo quando migliaia di persone che hanno fatto domanda per la casa popolare aspettano anni per avere una casa che è un loro diritto.

E che dire degli stipendi di tutti i funzionari, alcuni dei quali ultimamente indagati per corruzione e turbativa d’asta, e direttori che sono lievitati costantemente negli anni: il proprio consiglio d’amministrazione è passato dai 229.786€ del 2007 ai 320.000€ del 2011 di costi, e compensi esorbitanti anche per i singoli dirigenti, fino a 140.000€ l’anno.

Insomma pare che i soldi per gestire adeguatamente il patrimonio di edilizia popolare della città non ci siano, ma gli stipendi dei manager, pagati con soldi pubblici, continuano ad aumentare e per i funzionari si trova comunque il modo di arrotondare con le tangenti, mentre le persone arrivano tutti i giorni a dover fare i conti con il riuscire a mettere insieme il pranzo con la cena!

Come abitanti delle case popolari del villaggio Snia di Barriera di Milano (Pietra Alta), insieme alle famiglie delle case popolari di Settimo Torinese, della Falchera, San Paolo e altre famiglie e/o singoli di altri quartieri popolari che si trovano nella nostra stessa situazione, rivendichiamo il diritto all’abitare!

Siamo stufi di subire e abbassare la testa!

Siamo famiglie con bambini e pensionati che ricevono la minima con cui dobbiamo arrivare a fine mese, privandoci di molte cose, pensando solo alle spese necessarie per noi e i nostri figli. Ma oggi fare questo diventa sempre più difficile. I problemi che ci perseguitano anche nei sogni, non interessano né ad ATC, né al Comune di Torino. Siamo convinti che in questo momento dove il disagio economico e abitativo diventa sempre più forte, non si possa minare il diritto alla casa attraverso ingiunzioni di sfratto, attraverso lettere intimidatorie che ATC continua a mandare alle famiglie delle case popolari. Oggi la nostra rabbia è indirizzata ad ATC ma anche il Comune ha le sue responsabilità, il quale preferisce vedere famiglie sfrattate che dormono in macchina, nei parchi o sui marciapiedi invece di chiedere il blocco degli sfratti per tutti.

Non dobbiamo più permettere che la nostra dignità venga calpestata da chi vuol farci crede che siamo noi a dover pagare la malagestione del patrimonio pubblico.

Siamo convinti che “uniti si possa vincere” ed è per questo che chiediamo a tutti di partecipare alla nostra protesta martedì 15 ottobre alle 10:30 in Corso Dante davanti all’ATC.

Chiederemo direttamente al presidente Elvi Rossi, presidente di ATC, di darci le risposte che cerchiamo e pretendiamo!

Il diritto alla casa non si minaccia! La dignità non si sfratta!

Famiglie, pensionati e singoli delle case popolari

Nuova occupazione a Torino, 10 famiglie prendono casa

prendo_casaLa battaglia contro gli sfratti e per il diritto all’abitare ha segnato un nuovo importante risultato quest’oggi a Torino con la nascita di una nuova occupazione in corso Traiano 128, nel quartiere di Mirafiori. Si tratta di una palazzina di proprietà di un’azienda della grande distribuzione rimasta abbandonata ormai da alcuni anni.

L’iniziativa è stata portata avanti da alcune famiglie sfrattate affiancate dallo Sportello per il diritto alla casa Zona San Paolo, dal collettivo Prendocasa e dal comitato di quartiere di San Salvario e si pone in continuità con il corteo di alcune settimane fa che ha avviato un percorso cittadino per il diritto all’abitare e in cui il problema della casa è stato posto con forza di fronte a delle istituzioni ormai da tempo immobili e incapaci di dare risposte agli effetti della crisi.

Ad aver preso casa con l’occupazione di oggi sono ben 10 famiglie di italiani, migranti e rifugiati, tutte accomunate dalla volontà di mobilitarsi assieme per riprendersi il diritto ad un tetto sopra la testa.

Da segnalare l’atteggiamento nervoso delle forze dell’ordine che, poco dopo l’ingresso nella palazzina da parte delle famiglie e dei comitati, ha fatto giungere sul posto due volanti che hanno tentato di trattenere due compagni impegnati nella lotta per la casa e di requisire alcuni strumenti da lavoro utilizzati poco prima per l’ingresso nell’edificio. Di fronte alla reazione e alla determinazione delle persone presenti gli agenti hanno però abbandonato in fretta il tentativo e si sono allontanati.

Nel frattempo sono iniziati i lavori di pulizia e ristrutturazione all’interno dello stabile per renderlo immediatamente disponibile all’abitazione.

In una città come Torino in cui, con la crisi, la questione abitativa ha assunto da tempo i tratti di una vera e propria emergenza e in cui l’amministrazione locale si rifiuta di avviare la moratoria sugli sfratti che da più parti viene richiesta per dare il segnale di un impegno concreto su questo fronte, una decina di famiglie ha deciso oggi di prendersi autonomamente le risposte ai propri bisogni che il Comune non è in grado di dare.

#riprendiamocilacittà!

Torino, più di mille persone in corteo per il diritto all’abitare

casa_torino#riprendiamocilacitta

Oltre mille persone oggi sono scese in piazza a Torino per rivendicare il diritto alla casa.

Ad aprire il corteo le famiglie delle diverse occupazioni cittadine che partendo da corso Marconi ha attraversato il centro cittadino passando per piazza San Carlo poi piazza Castello per poi concludersi a Porta Nuova.

Un corteo lungo e partecipato che non ha mancato di indicare i responsabili della crisi e chi ci specula sopra. Durante il percorso, ricco di interventi di tutte le realta’ presenti, sono state indicate le agenzie immobiliari che con il loro pizzo legalizzato di fatto rappresentano un ulteriore ostacolo a chi cerca un tetto sotto cui stare, cosi’ come la Banca Intesa San Paolo vera proprietaria della citta’ che non ha dimenticato di premiare l’ex-sindaco Chiamparino con una poltrona nel consiglio d’amministraizone della sua Fondazione per essere stato un fedele alleato durante il suo mandato (ricordiamo ad esempio delibere all’ordine del giorno mandate direttamente all’allora sindaco  dal cda della banca) ma soprattutto vera forza determinante le politiche speculative notevolmente incrementate dalle olimpiadi in poi.

Azioni sono state anche fatte per indicare alcuni grossi stabili vuoti presenti nel centro citta’.

Un primo momento ricompositivo che ha visto tutte le realta’ che in citta’ e non solo fanno intervento per il diritto alla casa rivendicare il proprio diritto alle occupazioni  e la propria determinazione.

Torino. #15Giugno, riprendiamoci la città!

#15giugnoCorteo contro sfratti e speculazioni, per il diritto all’abitare!

Contro la crisi e le politiche di austerità, riprendiamoci la città! La dignità ne si sfratta ne si sgombera!

#15GiugnoRiprendiamociLaCittà

Nel corso dell’ultimo paio d’anni sono cresciuti fino a diventare appuntamenti quasi quotidiani i picchetti e le iniziative contro gli sfratti e i pignoramenti. Si sono moltiplicate le nuove occupazioni abitative che hanno coinvolto e visto protagonisti nuclei familiari, anziani soli, giovani precar*, student* e rifugiati politici espulsi dal circuito del business dell’emergenza nord Africa.

D’altronde le cifre della “questione casa” nella nostra città parlano da sole: poco meno di 4mila le persone sfrattate senza una casa, poco meno di 50mila gli appartamenti vuoti nella nostra città; circa un migliaio le case popolari che potrebbero essere sistemate e assegnate, invece che lasciate vuote, protette da serrature sempre più blindate che la polizia municipale installa su ordine di ATC.
Le istituzioni, primo fra tutti il Comune di Torino, non perdono occasione per dimostrare ancora una volta la loro inconsistenza: parlano di legalità per non assumersi le proprie responsabilità politiche, e ogni volta che famiglie, uomini, donne e bambini senza casa si impossessano di un edificio abbandonato, gridano allo scandalo e invocano soluzioni di ordine pubblico. Intanto lasciano a marcire l’edilizia popolare, e tramite società di cartolarizzazione e fondi immobiliari speculativi il Comune continua a vendersi parti sempre più considerevoli di patrimonio immobiliare pubblico, per coprire la voragine che il grande evento olimpico ha aperto nelle casse comunali. Crescono disoccupazione e precarietà, e accettare un lavoro a qualsiasi condizione è per molt* un ricatto quotidiano. Anche l’accordo siglato pochi giorni fa dai sindacati confederali appare piegato ad una logica di co-gestione della crisi e quindi ad una volontà di subordinare gli interessi delle classi precarie e subalterne a quelli del capitale e dell’impresa.

A questo si oppongono le lotte per il diritto all’abitare, alla casa, alla difesa dei beni comuni, sempre più protagoniste in diversi quartieri della nostra città  e che sono uno dei pochi argini alla crisi economica che stanno pagando solo quei settori sociali subalterni che certamente non hanno la responsabilità di averla prodotta. Sono lotte importanti perché partendo dall’auto-organizzazione rappresentano una risposta concreta alla precarietà e a quella difficoltà ormai diffusa di arrivare alla fine del mese. Attraverso l’occupazione di stabili pubblici e privati, le lotte per il diritto all’abitare focalizzano il conflitto sul terreno della riappropriazione diretta, dimostrando una possibilità reale di liberare la vita dalle politiche di austerità e di riconquistare parte del reddito di cui veniamo quotidianamente derubati.

Anche nella nostra città come nel resto del paese ci troviamo a dover fronteggiare politiche che hanno favorito soltanto gli interessi dei grandi proprietari immobiliari, con un’edilizia residenziale pubblica ridotta all’osso, con la svendita di case e palazzine pubblici, con le truffe del cosiddetto housing sociale.

Tutto questo mentre l’intera gestione del territorio e dell’urbanistica provoca ogni giorno un vero e proprio saccheggio della città, dove gli spazi pubblici sono sempre di meno e dove i grandi gruppi immobiliari vanno a braccetto con i soliti Banca Intesa e Unicredit per continuare a costruire case che quasi nessuno avrà i soldi per comprare. La salvaguardia del territorio spetta a noi opponendoci alla cementificazione selvaggia che sottrae territorio per dare spazio ad opere inutili che invece di migliorare le nostre vite le peggiorano.

Crediamo dunque che le questioni sul piatto siano molte, e che le vicende degli ultimi mesi impongano di allargare ragionamenti e prospettive per mettere in comune pratiche di lotta e resistenza per il diritto alla casa insieme alle varie vertenze che prendono vita nella nostra città.

Spazi Occupati Zona San Paolo, Pietra Alta Occupata, Ex Moi Occupata – Comitato di Solidarietà, Verdi15Occupata, Sportello Casa Zona San Salvario, Progetto PrendoCasa To, ASIA Usb To,  Movimento Rifugiati e Migranti, USB To, CUB To, Confederazione Cobas To, SICobas To, Comitato Cantieristi, Comitato SniaRischiosa, Operatori Sociali Non Dormienti, Riscossa Proletaria, Comitato quartiere Vanchiglia, Coordinamento Asti-Est e famiglie occupanti, Progetto PrendoCasa Chieri, CSOA Gabrio, Network Antagonista Torino, PRC-RifondazioneComunista, Giovani Comunisti, CSP Partito Comunista, Sinistra Critica Torino

Per adesioni: riprendiamoci_lacitt@yahoo.itQuesto indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

Sabato 15 Giugno 2013 – Ore 16 – Corso Marconi ang. Via Madama Cristina – Torino

* Contro sgomberi e pignoramenti

* Blocco degli sfratti e affitti calmierati

* Requisizione degli alloggi sfitti

* Per un ritorno all’edilizia residenziale pubblica (ERP)

* Contro le speculazioni edilizie e la svendita del patrimonio pubblico

* Per la vivibilità dei territori

* In difesa delle case occupate

*Per il diritto alla residenza negli stabili occupati

*Reddito per tutti e tutte

#19A – Pietra Alta scende in piazza a fianco dei rifugiati

pietra_alta Nel panorama di mobilitazioni che hanno segnato questo 19 aprile di lotta in tutto il Paese,come collettivo Prendocasa Torino abbiamo deciso di scendere in piazza a fianco  dei rifugiati che  nelle scorse settimane hanno occupato l’ex villaggio olimpico,e gli sfrattati  di Pietra Alta occupata.

A unire questi due soggetti è dapprima il diritto negato da una controparte individuata nell’amministrazione comunale ad avere una casa, poi una legittima risposta di riappropriazione: occupazione delle palazzine costruite a doc per le olimpiadi 2006 e poi lasciate vuote a marcire (quasi a tristi testimoni dell’insensato e più che mai male indirizzato spreco dei soldi pubblici in opere inutili) per gli uni; occupazione di una ex caserma dei vigili urbani in corso Vercelli, per gli altri.pitra_alta_3

Nuclei familiari e singoli, stranieri e italiani hanno fatto fronte così alla loro situazione di emergenza,ma non basta: in questo 19 aprile per il reddito,per i servizi, per i diritti e per la dignità dei cittadini, e quindi necessariamente contro chi tutto questo non garantisce, si è andati insieme ad occupare,in corteo, l’anagrafe centrale di Torino, per rivendicare un ulteriore diritto e condizione dirimente per una vita dignitosa: la residenza. Senza residenza è infatti negato l’accesso ai servizi socio-sanitari e non ci si può attivare per cercare lavoro; vengono così ridotti 450 rifugiati in impronte digitali, nemmeno liberi di spostarsi altrove. Rifiutandosi di cadere nella trappola della cosìdetta ‘guerra tra poveri‘,ma mobilitandosi insieme, gli occupanti dell’Ex Moi e di Pietra Alta non sono andati ad elemosinare nulla: sono rimasti all’interno della struttura, scegliendo per questa volta di non  interrompere l’attività dei vari sportelli,sino a costringere l’assessore comunale all’anagrafe a presentarsi e rispondere ad un confronto con loro.

In risposta, è stato garantito un incontro fissato per la prossima settimana, anche con l’assessore alla casa (responsabile in primis della disastrosa situazione abitativa di una Torino capitale degli sfratti e della pessima gestione delle case popolari), nel quale dovrebbe essere affrontato il tema della residenza per i rifugiati.

Quale che sia l’esito di questo scambio tra funzionari di un’amministrazione comunale incapace e sorda ai problemi reali dei cittadini in una regione in fallimento, la giornata del 19 è stata solo l’inizio della battaglia per la residenza e la casa: torneremo all’anagrafe e nelle piazze finché  sarà necessario; è forte infatti la determinazione di chi non vuol più cedere ai ricatti istituzionali dei tempi di crisi, ma è deciso a riappropriarsi dei diritti e degli spazi che gli sono stati tolti.

Ascolta Costanza del collettivo PrendoCasa Torino (RadioBlackOut):