LA RESISTENZA PAGA!

via orvieto1

Anche oggi un’altra resistenza allo sfratto ha permesso che una famiglia non finisse in mezzo ad una strada.

La storia di Anna è simile a quella di ormai migliaia di famiglie. Anche lei ha provato a seguire il “percorso istituzionale” rivolgendosi all’emergenza abitativa, ma come sempre avviene ormai da anni, la risposta è stata negativa per i soliti cavilli legati al reddito, evidentemente troppo alto per una donna che si districa tra lavoretti saltuari e bambini da accudire!

Oggi Anna però non era sola ad affrontare l’arrivo dell’ufficiale giudiziario. Sin dall’alba una ventina di solidali si sono ritrovati sotto casa e hanno costruito insieme la mattinata di resistenza distribuendo volantini e comunicando che la gente che passava e che solidarizzava.

Anche gli abitanti del palazzo si sono fermati e oltre a solidarizzare, hanno più volte confermato quello che ormai è il gioco scoperto del palazzinaro proprietario che, affitta a canone agevolato, ma ricarica poi le spese condominiali senza portare giustificativi e fatture.

Alle 11.30 si presenta l’ufficiale giudiziario e, dopo un’accesa discussione con il padrone di casa che minacciava di mandare via Anna se non avesse svuotato il garage che a lui serve per continuare a speculare, Anna ha ottenuto un rinvio fino al 18 febbraio 2014.

Grazie alla determinazione di Anna il rinvio è stato ottenuto, ma se per quella data una soluzione non verrà data saremo di nuovo lì a resistere insieme a lei!

Qui di seguito il volantino distribuito nella mattinata:

“Oggi siamo qui per difendere l’ennesimo sfratto. 

Anna e i suoi due bambini di 9 anni e 14 mesi vivono in questo imponente palazzo dal 2006, anno molto noto per aver fatto diventare Torino la “città vetrina” per le Olimpiadi invernali.

Spenti i riflettori molti palazzi e immobili fatti costruire per quest’evento, sono stati lasciati al totale abbandono, oppure dati in mano a speculatori e immobiliaristi.

Questa palazzina dove Anna e i suoi bambini vivono è un esempio tangibile: il proprietario è l’immobiliare Pianel che possiede almeno 200 appartamenti tra Torino e cintura che affitta applicando il cosiddetto “canone convenzionato” in accordo con Lo.ca.re, ma che negli anni è balzato agli onori delle cronache per aver tentato di far pagare l’IMU agli affittuari.

Anche Anna ha stipulato un contratto a canone convenzionato, ma negli anni dai 300 euro iniziali è passata a pagarne più di 600 a causa del ricarico di alcune spese che non avevano neanche il giustificativo.

Ma c’è di più! Stipulare un contratto a canone convenzionato con Lo.ca.re permette al proprietario di avere una copertura di 18 mesi di morosità, ma nel caso di Anna questo non è stato applicato perché il proprietario ha mandato avanti l’ingiunzione di sfratto ben prima dello scadere dei 18 mesi.

Anna ha provato a seguire il cosiddetto percorso istituzionale rivolgendosi all’emergenza abitativa, ma la risposta ricevuta è stata negativa.            

La totale incapacità delle istituzioni di far fronte ad un’emergenza ormai così estesa da farla trattare sempre più spesso come un mero problema di ordine pubblico, la continua assenza di politiche sociali, e l’abbandono completo di tutto ciò che è patrimonio pubblico e non lasciato in mano alle speculazioni di banche e palazzinari, porta Anna oggi a non disperarsi ma ad alzare la voce per difendere un suo diritto.

Siamo convinti che l’unica risposta da dare sia la resistenza!

 La casa è un diritto, quello che ci tolgono ce lo riprenderemo!

La casa è un diritto, resistiamo agli sfratti!

stop_sfrattiAntonio e M. vivono insieme nell’appartamento ATC di Via Ivrea 21 da 10 anni. Per 10 anni ogni mese oltre al canone hanno regolarmente pagato ad ATC 100 Euro per coprire una vecchia morosità.
L’anno scorso, come molti, a causa della crisi hanno perso il lavoro e non sono riusciti più a far fronte a tutte le spese.
L’ATC ha prontamente fatto domanda e ottenuto l’ingiunzione di sfratto. Così ogni volta che Antonio non riesce a pagare puntualmente la rata, ATC minaccia di lasciarli senza casa e si presenta a riscuotere con l’ufficiale giudiziario. Ogni volta la minaccia di sfratto è rimandata solo di un mese o al massimo due.
Antonio e M. , senza lavoro questa volta non sono riusciti a far fronte alla richiesta di ATC, che oggi 23 Ottobre voleva eseguire uno sfratto sgomberandoli dal loro appartamento.
L’ATC voleva aggiungere la casa di Antonio e M alle altre 1.000 case che lascia vuote, al degrado e all’abbandono, a Torino.
ATC, nella Torino capitale degli sfratti, non solo non assegna le case popolari a quelle tante famiglie che ne hanno fatto richiesta e sono risultate idonee, ma sfratta quelle famiglie che con la crisi hanno perso il lavoro e non possono più pagare tutte le spese.
L’anno scorso solo 600 famiglie sulle 10.000 della graduatoria, si sono viste assegnare una casa popolare e sempre più famiglie che una casa ATC ce l’avevano sono oggi costrette a dormire in situazioni di fortuna, in macchina, in dormitori o per strada.
Mentre le famiglie vivono questa emergenza, aumentano i numeri dei funzionari ATC, alcuni dei quali ultimamente indagati per corruzione e turbativa d’asta, e aumentano i loro stipendi che raggiungono i 140.000€ l’anno. Mentre non si assegnano più le case, non si fanno i lavori di manutenzione nei palazzi ATC e non vengono garantiti anche i servizi più elementari, ATC costa alla comunità sempre più cara.
Stamattina ad aspettare i funzionari ATC Antonio e M. non erano soli, un picchetto di solidali era già lì fin dalle prime ore dal mattino.
I funzionari non si sono fatti vedere e l’unico segnale è giunto telefonicamente: la comunicazione alla famiglia del rinvio dello sfratto, promettendo la data del rinvio via telegramma.
Subito dopo arrivava un’altra telefonata, questa volta dagli assistenti sociali che convocavano la famiglia a colloquio per il giorno dopo.
Le istituzioni non avendo risposte concrete, come al solito tentano di trasformare il problema abitativo in un problema sociale paventando l’intervento dell’assistenza sociale. Ma l’unico problema che l’assistente sociale deve risolvere è quello di contrastare la volontà di questa famiglia di tenersi un tetto sulla testa.
Di fronte alla continua assenza di politiche sociali e all’incapacità politica di garantire il diritto all’abitare che è sempre più spesso trattato come un mero problema di ordine pubblico, siamo convinti che l’unica risposta sia la resistenza!
La casa è un diritto, quello che ci tolgono ce lo riprenderemo

Lo sportello casa è aperto tutti i martedì dalle 19.30 alle 21 presso il centro sociale Askatasuna in corso Regina Margherita 47 a Torino.

 CELL.+39 327/3569208

Sfratto con cariche a Torino, a Roma occupata sede Anci.

blocco-sfrattiSolito terzo martedì del mese a Torino con l’accorpamento nello stesso giorno degli sfratti, ormai da tempo la questura adotta questa strategia nel tentativo di dividere chi partecipa ai picchetti con gli sfrattati, ma che non sta servendo a far diminuire la sempre maggior solidarietà nei quartieri con chi ha uno sfratto.

Nello sfratto di Corso Agnelli la resistenza e la determinazione dei partecipanti al picchetto sono riusiti ad ottenuto un rinvio.

In via Berthollet invece la polizia si è presentata con 6 camionette, per eseguire uno sfratto di 3 persone i celerini non hanno avuto remore di caricare il picchetto 2 volte con scene di inseguimento per le vie del quartiere. Diverse persone sono state fermate durante le cariche e portate in commissariato per essere identificate, 5 di queste, tra cui un abitante del quartiere che solidarizzava, sono state trattenute e portate in questura per essere schedate.

Per il comune più indebitato d’Italia il problema abitativo è solo un mero aspetto di ordine pubblico da demandare alla questura; comune presente, unico tra l’altro, al Forum Scenari Immobiliari che la dice lunga che l’unico vero interesse è fare cassa per il bilancio anche a costo di fare speculazioni edilizie.

 

Nel frattempo a Roma i movimenti per il diritto all’abitare hanno occupato la sede dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) in via dei Prefetti, esponendo uno striscione che punta il dito contro la situazione sempre più insostenibile del diritto all’abitare in tutta Italia, chiedendo il blocco immediato degli sfratti e rilanciando verso la giornata di mobilitazione nazionale del 19 ottobre.

Alle 11:30 circa è arrivata la celere ma il presidio non si è fatto intimidire, centinaia di sfrattati e attivisti dei movimenti per il diritto all’abitare hanno continuato a presidiare interno ed esterno dell’edificio per esigere risposte concrete sull’emergenza casa.

Pisa, rinviato sfratto: si apre una stagione di lotta sulla casa

sfratto pisaQuesta mattina è stato difeso dal Progetto Prendocasa l’ennesimo sfratto, in una situazione in cui non sono mancati momenti di tensione con le forze dell’ordine giunte alle 6 di mattina all’abitazione della famiglia.

Inoltre gli assistenti sociali, duramente attaccati dalle famiglie sotto sfratto pochi mesi fa con le occupazioni degli edifici pubblici in svendita, continuano a dimostrare che non hanno nessuna volontà di agire nella direzione di risolvere il problema che accomuna centinaia di famiglie.

La storia è quella di Islam, lavoratore delle bancarelle del Duomo e la sua famiglia, alle prese con lo sfratto per morosità, dovuto in parte dai pignoramenti della merce in vendita perchè indebitato di 5000 Euro, giunto al sesto tentativo di accesso da parte dell’ufficiale giudiziario. Già alle 7 di mattina mentre alcune famiglie con lo sfratto e altri solidali giungevano al picchetto ci sono stati i primi momenti accesi con la polizia che si è fatta trovare davanti al portone, decisi a buttare in mezzo alla strada la famiglia. Dopo qualche minuto il picchetto anti-sfratto si è fatto molto numeroso e ha acquistato forza tanto da arrivare a far rinviare lo sfratto al 31 ottobre. L’emergenza abitativa continua a dilagare nella città di Pisa: soltanto nei mesi di settembre e ottobre ci saranno centinaia di sfratti in tutta la città soprattutto nei quartieri popolari di Cisanello, Cep e S.Ermete. Proprio da questi quartieri giungono le notizie di come l’amministrazione comunale sta gestendo l’emergenza sfratti: di recente, gli alloggi popolari dell’Apes sfitti invece di essere assegnati vengono blindate le porte o distrutti gli impianti interni e i sanitari, mosse escogitate dal Comune per prevenire le occupazioni in bianco che si stanno moltiplicando in diverse zone della periferia, continuando così il favorimento delle evidenti speculazioni edilizie.

Mentre crisi, sfratti, licenziamenti e disoccupazione diventano sempre di più la normalità che vivono quotidianamente tantissime persone e le Istituzioni continuano a dimostrare il totale distacco con gli strati sociali impoveriti, forme di resistenza come lo sfratto di stamani e nuove occupazioni sociali nei quartieri, sono le fondamentali basi da cui partire per massificare il movimento contro gli sfratti. La partecipazione diretta di chi ha lo sfratto durante i picchetti delle altre famiglie sta dimostrando che la paura e la vergogna di vivere costantemente in uno stato di insicurezza economica e sociale viene meno soltanto con la lotta contro l’arroganza di assistenti sociali, ufficiale giudiziari e amministrazioni comunali.

da infoaut

 

Contro i pignoramenti delle banche

resistiamo agli sfratti!

Oggi 17 luglio, siamo qui per difendere l’ennesimo sfratto figlio della crisi e della speculazione delle banche con la complicità delle Istituzioni.

Pietro e la sua famiglia vivono, qui in Falchera dal 2005 nella casa che hanno acquistato in Via delle Querce 29.

Per comprarla hanno stipulato un mutuo con la Banca Mediolanum, che li ha convinti ad accettare una proposta a tasso variabile. Dai 400 euro mensili di mutuo la famiglia di Pietro in brevissimo tempo si è trovata a dover pagare 1000 Euro al mese.

A causa della crisi il lavoro da piccolo artigiano di Pietro è diminuito e sua moglie è stata licenziata, di fronte all’impossibilità di pagare una rata così alta hanno provato a rinegoziarla con la Banca, ma l’unica risposta ricevuta è stata lo sfratto e la vendita coatta all’asta della casa. La banca recupererà così tutto il suo credito e la famiglia di Pietro perderà tutti i propri risparmi e la propria casa.

La famiglia di Pietro è entrata così a far parte di quelle 3600 famiglie che quest’anno a Torino hanno subito o subiranno un provvedimento di sfratto.

È sempre più estesa, infatti l’emergenza abitativa che colpisce Torino, frutto di una mala gestione delle istituzioni locali, che come unica risposta attuano una politica di privatizzazioni, svendita del patrimonio pubblico, taglio dei posti di lavoro e impoverimento dei servizi pubblici.

A Torino, grazie alle politiche del Comune e del sindaco Fassino, sono stati smantellati tutti i servizi a sostegno dell’abitare, esistono migliaia di case ATC vuote che stanno ormai cadendo a pezzi e che non vengono assegnate, mentre le famiglie che hanno diritto alla casa popolare nella migliore delle ipotesi devono aspettare anni.

In questo contesto sono sempre più forti ed estese le speculazioni di banche e palazzinari che si arricchiscono alle spalle di chi sta pagando gli effetti di questa crisi.

Di fronte alla continua assenza di politiche sociali, all’immobilità delle istituzioni di fronte alla crescita di sfratti, di cui Torino ne è la capitale, all’incapacità politica di garantire il diritto all’abitare che è sempre più spesso trattato come un mero problema di ordine pubblico, siamo convinti che l’unica risposta sia la resistenza!

 

La casa è un diritto, quello che ci tolgono ce lo riprenderemo!

 

Lo sportello casa è aperto tutti i martedì dalle 19.30 alle 21 presso il centro sociale Askatasuna in corso Regina Margherita 47 a Torino.

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Resistiamo contro sfratti e speculazioni e riprendiamoci la dignità!

Anche il 29 maggiooccupazioneSesto uno sfratto si stava per consumare al terzo piano di via Brindisi 7.

La storia è quella di Lucica e Petru, una coppia romena con tre figli di 16, 15 e 12 anni. Quattro anni fa Petru ha dovuto affrontare una dura operazione alla colonna vertebrale, che lo ha reso invalido al 67% e gli impedisce di svolgere qualsiasi tipo di lavoro fisico. L’unica fonte di reddito arriva quindi dall’impiego di Lucica, un ben magro reddito di poco più di 300 euro al mese: le spese da affrontare sono molte, dalle tasse scolastiche dei tre figli, di cui uno invalido, alle bollette e naturalmente i 516 euro dell’affitto.
Pagare è diventato insostenibile e non più prioritario per la famiglia. Dal 2009 hanno quindi fatto richiesta di assegnazione della casa popolare e dall’ estate 2011 hanno smesso di pagare l’affitto.

Dietro questa storia, che può essere simile a quella di tante altre famiglie che a Torino subiscono un’ingiunzione di sfratto, c’è una forte volontà di non perdere la dignità. Vivere in cinque persone, di cui due invalide, in un alloggio di meno di 30 mq e pagare 516 euro d’affitto è alla stregua di un furto non solo di denaro, ma anche di qualità della vita.
Chi si è macchiato di questo furto è l’ Immobiliare Autunno “a responsabilità limitata”di Renzo Maggiora, sita in via Valgioie 82, che si occupa di locazione immobiliare. Dal 2004 a oggi hanno aumentato l’affitto, non sono mai venuti incontro alle esigenze della famiglia, che più di una volta ha anche cercato di farsi sistemare le infiltrazioni di muffa che periodicamente macchiano la pareti delle due stanze in cui vivono.

Verso le 9.30, quindi, si sono presentate quattro persone: due delegati dell’agenzia immobiliare, l’ufficiale giudiziario e il fabbro. La prima intenzione era quella di eseguire lo sfratto forzando la porta. Dopo aver spiegato la situazione della famiglia all’ufficiale giudiziario e ai delegati dell’azienda si è ottenuto un rinvio, fino al 18 giugno, il fatidico terzo martedì del mese. Ma un’altra proposta è stata fatta alla famiglia: in attesa dell’assegnazione della casa popolare, gli abbasserebbero l’affitto a 250 euro e, per cancellare il debito di 5000 euro, hanno offerto a Lucica di pulire le scale del condominio, non retribuita, ma fino all’estinzione del debito.

Tutto questo lascia perplessi e anche disgustati. Per prime sono le scuse che i delegati hanno tirato fuori quando gli si sono palesati i fatti: è davvero possibile che non sapessero nulla dell’invalidità di Petru e di suo figlio? Possibile che un alloggio di 26 mq possa costare più di 500 euro al mese e che nel contratto d’affitto non siano scritte le misure dell’appartamento? In secondo luogo, possibile che alla soluzione di abbassare l’affitto non ci si potesse arrivare prima? E questa “offerta di lavoro” ha tutta l’idea di essere un ricatto.
Ancora più vergognosa è la totale, ma ormai scontata, assenza delle istituzioni locali, impassibili di fronte aduna situazione emergenziale come questa, che non solo coinvolge l’ambito economico.Ma quanto deve aspettare una famiglia per ottenere un alloggio popolare avendo un punteggio così elevato (18 punti) nelle graduatorie di emergenza abitativa? Possibile che, nonostante si siano interpellati anche gli assistenti sociali, il comune non si sia espresso in nessun modo in questa vicenda?

Di certo noi non crediamo alle parole mascherate di finto pietismo di un’agenzia che ha ammesso davanti a noi di aver compiuto negli anni passati (e a quanto possiamo vedere fa ancora oggi) speculazioni sulle sue proprietà. L’unica posizione che si può prendere verso un’azienda speculatrice che si arricchisce sulla miseria delle persone sue affittuarie, è di sparare a zero su ogni falso tentativo di “rimediare” ai suoi torti. Tanto meno accettiamo queste soluzioni a metà e il mutismo delle stituzioni, che invece di risolvere il problema lo arginano e minano ancora di più la dignità di Lucica e Petru.
Siamo quindi pronti a resistere al prossimo accesso, a cui invitiamo quante più persone possibili a partecipare, e a denunciare la speculazione su un diritto fondamentale come quello della casa.

Nessun passo indietro contro sfratti, sgomberi e speculazioni! La casa è un diritto! Riprendiamoci la dignità!

Un altro mese di rinvio per Angela e famiglia

20130416_121137La resistenza allo sfratto di Angela che ieri ha conquistato il rinvio di un mese ha portato alla luce una serie di questioni assai fastidiose. Questioni che parlano di accordi di palazzinari con le amministrazioni comunali, di speculazione a affari d’oro per grandi proprietari di imm0obili a scapito delle molte famiglie che vengono sfrattate attraverso l’uso della forza dalla questura torinese ( in questo senso il comune di torino continua a ridurre il diritto all’abitare ad una mera questione di ordine pubblico) . Il palazzinaro in questione, impresario dell’immobiliare ‘Pianel’ e proprietario di una delle tre torri costruite in occasione delle olimpiade del 2006 poi rivendute, appunto , ad imprese immobiliari.

Nonstante fosse il terzo martedì del mese nella capitale degli sfratti post-olimpica, si è ottenuto  un rinvio ottenuto in via orvieto 8.

In un palazzo-torre di 22 piani abita dal 2006 Angela con i 2 figli, è in cassa integrazione dalla fabbrica per cui lavora e non è più riuscita a far fronte all’affitto anche per colpa del proprietario che tramite spese inventate di volta in volta raddoppia l’affitto e scarica sugli inquilini anche il costo dell’IMU.

In una città che continua a svendere per far cassa e coprire un enorme debito pubblico ancora non si vede soddisfatto un diritto fondamentale: quello di un tetto; infatti l’unico aiuto offerto dal comune è stata una casa-albego con però un affitto che assorbiva quasi tutto il suo stipendio mensile e visto anche il rifiuto di una casa popolare per via del suo pur misero reddtto Angela ha deciso di non disperarsi ma di alzare la testa e resistere allo sfratto.

Di buona mattina si mette lo striscione e si volantina mentre si aspetta l’ufficiale giudiziario

Alle 12:20 arriva l’ufficiale giudiziario accompagnato dalla digos che con il solito atteggiamento arrogante e presuntuoso e i consueti modi beceri ha tentato di dialogare con l’inquilina dell’appartamento sotto sfratto; atteggiamento sintomatico di chi vede nella resistenza sempre più ampia ai numerosi casi di sfratto un problema che incomincia a dare fastidio.

Grazie a chi fa resistenza e alla determinazione dell’inquilina si ottiene una proroga al 16 maggio, giorno in cui torneremo insieme a loro a resistere affinchè si raggiunga una soluzione abitativa.

La casa è un diritto, resistiamo agli sfratti!

13-03-2013-17

LA CASA E’ UN DIRITTO, RESISTIAMO AGLI SFRATTI!

Oggi 16 aprile, un ennesimo sfratto sta per colpire Torino: è il caso di Angela, dal 2006 residente al diciannovesimo piano di questa torre di 22 piani in via Orvieto 8.

 

Angela è in cassa integrazione dalla fabbrica per cui lavora, ha due figli e ad un certo punto non è più riuscita a pagare l’affitto, anche perché il suo era un affitto particolare: infatti dai 350 euro che pagava con il contratto con Locare è passata a pagarne più di 600 perché il proprietario di casa, impresario dell’immobiliare ‘Pianel’, si è via via inventato spese condominiali da far pesare sui condomini, gli stessi sui quali ha anche tentato di far ricadere l’Imu, come profeticamente aveva annunciato in un’intervista su “Repubblica” dell’anno scorso in cui aveva dichiarato che una parte dell’IMU poteva farla ricadere sugli inquilini! Presto fatto molti abitanti delle 3 torri, tra cui Angela, si sono visti addebitare costi non giustificati che probabilmente rientrano nel conteggio dell’IMU che l’arzillo palazzinaro ha cercato con furbizia di far pagare ai condomini!

 

Alla prima richiesta di sfratto Angela si è rivolta al comune,tentando anche di mettersi in contatto con vari assessori per denunciare le truffe del proprietario e cercando una soluzione alla propria situazione di emergenza; la risposta le è finalmente arrivata dopo essere stata rimpallata da un ente all’altro: precario ricovero in una struttura tipo casa-albergo per la quale avrebbe dovuto pagare una affitto di 400 euro al mese, su 500 suoi di stipendio mensile!

 

Ad un suo rifiuto e con la scusa di questo suo reddito minimo, ad Angela è stata anche negata la richiesta per la casa popolare, nonostante le migliaia di appartamenti vuoti, ed ora sta per essere messa in strada con i suoi figli nel disinteresse generale.

 

Presa tra i ciechi interessi privati di proprietari che speculano sulle disgrazie altrui e un’amministrazione comunale incapace di proporre alternative e garantire diritti e servizi ai cittadini, Angela ha deciso di non disperarsi ma di alzare la testa e resistere allo sfratto.

 

Quella di oggi é la sua quarta resistenza, tutte portate a termine con la determinazione di chi sa che togliendo la casa si toglie un diritto, e che la morosità non è reato, perché quei debiti non sono suoi, ma di chi l’ha messa in condizione di non poter vivere dignitosamente.


E allora che il suo caso sia d’esempio, alziamo la testa contro gli sfratti, teniamoci stretta la casa e la dignità!

E se non ce le date ce le riprenderemo!

Spagna: il governo scatena la caccia agli attivisti antisfratto

imagesDa contropiano.org :
Il tribunale di giustizia dell’UE ha bocciato la legge spagnola sugli sfratti, ma il governo del Madrid non vuole saperne di cambiare la normativa. In tutto il paese continuano i suicidi, ma alle azioni di denuncia dei comitati Stop Desahucios l’esecutivo risponde accusando gli sfrattati di essere al servizio dell’ETA e di protestare in modo violento.

L’avevano promesso, i coordinamenti contro gli sfratti, che se la classe politica non avesse tramutato in legge in tempi rapidi una proposta di iniziativa popolare che ha raccolto in poco tempo più di un milione di firme, sarebbe scattato un massiccio e capillare programma di mobilitazioni nei confronti dei singoli deputati, senatori e rappresentanti politici inadempienti. Detto, fatto. Di fronte all’immobilismo del Partido Popular al governo, a inizio marzo in diverse città sono scattati i cosiddetti “escraches”. Un termine – che potremmo tradurre efficacemente con ‘sputtanamento’ – nato in America Latina e che si è cominciato ad utilizzare in Argentina quando i componenti delle associazioni che rivendicavano verità e giustizia per i desaparecidos e per i bambini rapiti dal regime a famiglie antifasciste cominciarono a dirigere la propria protesta contro rappresentanti politici istituzionali, organizzando presìdi davanti alle loro abitazioni o addirittura rumorose irruzioni nei ristoranti o nei bar che frequentavano.

Lo scorso 14 marzo il Tribunale di Giustizia dell’Unione Europea ha emesso una sentenza secondo la quale la legislazione spagnola in merito agli sfratti viola le direttive comunitarie in quanto non garantisce la protezione dei cittadini di fronte alle clausole abusive che le banche inseriscono nei contratti di concessione dei mutui. Soprattutto perché la legge spagnola non permette ai giudici di bloccare gli sfratti in caso di contestazione da parte degli sfrattati dei contratti con le banche, che a volte vengono quindi sanzionati ma ormai a sfratto avvenuto. Una bocciatura senza appello di una legge antica mai corretta, che concede potere assoluto alle banche, che mette a loro disposizione la forza pubblica senza nessuna possibilità di mediazione e che finora ha causato decine di suicidi tra coloro che erano stati buttati fuori dalle loro case o stavano per esserlo. Dall’inizio della crisi sono stati ben 500 mila gli ordini di sfratto emessi dai tribunali, mentre solo in 570 casi i coordinamenti popolari spontanei sono riusciti ad evitarli e bloccarli.

In seguito al pronunciamento del Tribunale del Lussemburgo, la Commissione Europea ha chiesto a Madrid di modificare la propria legislazione in merito, ma la risposta da parte di Rajoy e del Partito Popolare è stata arrogante, ed ha preso le forme di una crescente mobilitazione nei confronti dei coordinamenti dei cittadini colpiti dai mutui e dagli sfratti – las Plataformas de los Afectados por las Hipotecas – che nel frattempo erano di nuovo passati alla mobilitazione, impegnandosi in una serie di azioni di denuncia – gli escrache, appunto – nei confronti di una decina di deputati contrari all’approvazione della Leggi di Iniziativa Popolare presentata dai movimenti sociali. La campagna, dopo le manifestazioni massicce dei mesi scorsi, è partita con un vero e proprio bombardamento di lettere e mail ai membri del Congresso dei Deputati in cui si avvertivano i politici inadempienti che se non si fossero attivati immediatamente per l’approvazione della riforma della legge sugli sfratti “porteremo la realtà degli sfrattati nel loro ambiente”. Mentre i tribunali di tutta la Spagna vengono sommersi di ricorsi degli sfrattati che chiedono di bloccare gli sgomberi sulla base della sentenza del Tribunale del Lussemburgo, gli escraches hanno preso di mira alcuni illustri esponenti della destra. A Madrid, Oviedo, Valencia, Barcellona e Bilbao i deputati e i dirigenti del PP sono stati sanzionati nei loro domicili, all’interno di hotel e stazioni, durante convegni o mentre passeggiavano da decine, a volte da centinaia di rumorosi e arrabbiati attivisti dei coordinamenti contro gli sfratti.

La reazione del governo e del Partito Popolare è stata rabbiosa e violenta. I portavoce del Partito di Rajoy – in particolare Esteban Gonzalez Pons e Cristina Cifuentes – hanno occupato per giorni i media con dichiarazioni al vetriolo che comparavano la campagna delle PAH alla ‘kale borroka’, cioè alla guerriglia urbana realizzata per anni dai movimenti giovanili baschi. E non sono mancate neanche le accuse, nei confronti dei movimenti degli sfrattati, di essere manovrati dall’ETA (!) o comunque di utilizzare forme terroristiche contro i rappresentanti politici. Una campagna di criminalizzazione alla quale i movimenti sociali e i gruppi di sinistra hanno risposto per le rime. Ma che ora il governo vuole trasformare in una vera e propria caccia agli attivisti delle PAH. Il ministro degli interni di Madrid ha infatti dettato precise istruzioni ai servizi di sicurezza affinché impediscano gli ‘escraches’ nei confronti dei rappresentanti politici, assicurino la loro protezione e perseguano coloro che ne “mettono a rischio la sicurezza”. C’è quindi da aspettarsi una nuova ondata di denunce e arresti nei confronti di quegli attivisti che partecipino ai presidi, ai sit in e alle azioni di sanzionamento nei confronti dei rappresentanti di una classe politica ormai spudoratamente al servizio di banche e capitale finanziario.

Nuova giornata di resistenza a San Salvario.

stop_sfrattiTorino_Hesham e famiglia, composta da genitori e quattro figli tutti minorenni di cui una bambina molto malata, vittima prima di un padrone di casa che riceveva i soldi dell’affitto ma non pagava il suo mutuo, e dopo di una banca preoccupata più a vendere subito l’alloggio che ad interessarsi dei residenti dell’alloggio, dopo aver resistito e ottenuto da soli due rinvii in precedenza, questa volta hanno deciso di collaborare assieme al neonato Sportello Casa San Salvario che, fin dalle prime ore del mattino, ha presidiato il portone con un nutrito numero di solidali.

Molto importante la risposta del quartiere con tante persone che si sono avvicinate al presidio per mostrare la loro solidarietà, ma anche famiglie nella stessa situazione di Hesham che ci hanno chiesto una collaborazione in futuro a testimonianza del fatto che a San Salvario esiste un forte problema riguardo la casa.

La mattinata si è svolta in maniera molto tranquilla, sempre sotto l’occhio vigile di digos e polizia, culminata con il rinvio da parte dell’ufficiale giudiziario al 21 Maggio.

Per concludere è partito un corteo spontaneo che ha attraversato il mercato di Piazza Madama.

La neve e il freddo non ci hanno fermato: la lotta paga.

basta sfratti, la casa è un diritto

SPORTELLO CASA SAN SALVARIO