Rapporto annuale sugli sfratti. Dall’emergenza alla normalità

STOP_sfratti2_12Un documento ufficiale del ministero dell’Interno ha ieri reso noto ciò che chi lotta per il diritto all’abitare conosce ogni giorno: migliaia di famiglie vengono sfrattate in Italia dalla forza pubblica, vittime della disoccupazione caratterizzante il mercato del lavoro nostrano, e non solo.

Nel dettaglio, ieri è stato pubblicato il rapporto annuale sugli sfratti del 2015 in cui fin da subito emerge quanto, la così detta “emergenza abitativa”, sia un problema sociale centrale in tutte le città Italiane. Utilizzando uno sguardo storico, si rende palese che questa situazione non ha nulla di emergenziale, poiché ormai è fisiologica. Infatti, si legge nel rapporto che già nel 2005 gli sfratti colpivano una famiglia su 515, ora una su 399. Questo dato è ancora più eclatante se teniamo in considerazione che si riferisce alla cifra lorda di inquilini (famiglie proprietarie, usufruttuarie o assegnatarie di alloggi pubblici), quindi sarebbe nettamente più elevato se considerasse solo le famiglie in locazione da privati.

Le carenze delle politiche pubbliche e del welfare sono confermate dallo stesso rapporto, dove si legge che il 90% degli sfratti avvenuti nel 2015 riguardano “morosità incolpevole”, ovvero famiglie i cui componenti hanno perso il lavoro e che tuttora non riescono ad accedere al reddito, impossibilitati dalla disoccupazione che affligge il nostro paese. Queste 300 mila famiglie si vedono sempre più costrette ad arrangiarsi, visto che il governo Renzi con la legge di Stabilità del 2016 ha azzerato il fondo per il contributo all’affitto, pensato per contrastare queste situazioni di difficoltà. Quindi, viene spontaneo pensare che il rapporto del 2016 sarà macchiato da un’aggravarsi dell’emergenza abitativa, costringendo sempre più famiglie a ricorrere alla rete di sostegno familiare o alla solidarietà dei molti e delle molte che ogni giorno si battono per il diritto all’abitare.

Inoltre, nel restante 10% ci stanno tutte quelle famiglie che dallo Stato vengono per contrapposizione colpevolizzate (“morosità colpevole”), famiglie che non piegano la testa e tentano di vivere dignitosamente, sacrificando il pagamento dell’affitto per necessità. Sono molti, infatti, i diritti negati necessari per una vita dignitosa, non solo l’avere un tetto sopra la testa. Tuttavia, le istituzioni tentano di insegnarci che prima di tutto bisogna pagare i debiti e poi, se si ha ancora qualche soldo in tasca, permettersi ciò che dovrebbe essere garantito ad ognuno: sanità, istruzione, cultura, socialità ecc…

Difronte ad una simile situazione, è doveroso opporsi in modo collettivo. Partendo da questo assunto, è stata lanciata dalla rete Abitare nella Crisi una manifestazione nazionale dislocata nelle città in cui ci sono le elezioni comunali in tutte le città italiane in cui a breve si svolgeranno le elezioni comunali: il 28 Maggio si scenderà in piazza per chiedere casa e dignità per tutti e tutte!

#28M Torino. Basta ricatti!

28m_torinoSiamo ormai prossimi alla scadenza del 5 giugno, data in cui, salvo ballottaggio, verrà deciso chi governerà la nostra città per i prossimi 4 anni.

Sebbene manchi meno di un mese alla chiamata alle urne e malgrado i dati numerici siano sempre più impietosi, tanto le pagine delle cronache cittadine quanto le dichiarazioni pubbliche di chi ci governa, non si tiene conto delle difficoltà di arrivare alla fine del mesedi sempre più persone.

Quasi che non avere (o non riuscire a tenersi) una casa, un lavoro, la possibilità di curarsi o prendersi cura dei propri cari, sia meno importante di qualche pranzo di gala con i sempre più “soliti poteri forti” (banche, fondazioni, consigli d’amministrazione, clubs riservati..) che stanno dietro il “Sistema Torino”.

Tutti viviamo i tanti ricatti che rendono sempre più difficile vivere una vita dignitosa in questa città. Ci dicono: “Se abbassi la testa avrai il permesso di soggiorno”. “Se non hai soldi per pagare l’affitto ti becchi uno sfratto”. “Se fai uno stage gratuito poi ti pagheremo”. “Se lavori come uno schiavo puoi tenerti il tuo posto di lavoro”.

Tanti piccoli ricatti che portano ai grandi ricatti con cui chi governa spera di restare al potere. Politici e imprenditori dicono “Se accettate di rinunciare ai vostri diritti creeremo posti di lavoro”. “Se non protestate avrete i vostri ottanta euro”. “Se accettate la devastazione dei territori arriveranno gli investimenti”. “Se vivete da precari avrete un giorno il posto fisso”.

Tutti i giorni provano a farci stare ai nostri posti. Vogliono farci abbassare lo sguardo per non farci riconoscere tra studenti, disoccupati e lavoratori, tra italiani e stranieri ma soprattutto per non farci vedere che in alto ci sono loro che s’ingozzano grazie al nostro lavoro, le nostre tasse e la nostra ingenuità.

Il 28 maggio è il momento per cominciare a dire BASTA ai ricatti!!