Torino: assemblea pubblica al Gran Balon

Porta palazzo è uno dei quartiere multietnici della nostra città. Il simbolo di Porta Palazzo è il mercato, il mercato di Porta Palazzo, un’identità per il quartiere dove tanti, fra italiani e migranti, vivono e lavorano in questo spazio urbano. Nel corso degli anni però questa zona urbana ha visto tutta una serie di cambiamenti e riqualificazioni, partendo dal Quadrilatero Romano, zona adiacente a Porta Palazzo, dove nuove attività commerciali, soprattutto locali, si sono insediati fin dagli anni Novanta creando una vera e propria barriera nei confronti di tutta quella fascia di popolazione che non poteva permettersi affitti aumentati per colpa della riqualificazione/gentrificazione, costretti ad abbandonare la loro zona per trasferirsi in altri quartieri della città.

Il quartiere di Porta Palazzo vive una serie di contraddizioni, una sulla quale ci preme prendere parola è quella delle abitazioni.
A Porta Palazzo troviamo appartamenti di lusso o in costruzione che incentivano investimenti di privati mentre chi vive nel quartiere da anni si ritrova a vivere in alloggi i cui proprietari speculano sulla pelle della povera gente, proponendo soffitte o piccoli alloggi a prezzi esorbitanti sull’affitto, personaggi spregevoli come Giorgio Molino conosciuto con il soprannome di «ras delle soffitte» e proprietario sotto la Mole di circa 1200 alloggi, la maggior parte dei quali affittati a migranti. Seppur coinvolto in vicende giudiziarie legate alle condizioni fatiscenti degli alloggi in affitto ai migranti, sui quali guadagnava circa 600mila euro al mese, il Comune e la Prefettura ancora oggi gli appaltano la fornitura per ” l’accompagnamento sociale” delle famiglie rom sgomberate dal campo di Lungostura Lazio e sempre a lui erano andati i soldi che la Prefettura stanziò nel 2011 per circa duecento profughi arrivati da Lampedusa.

Una piccola ma significante “Mafia Capitale” sotto la Mole.

Mentre le istituzioni locali continuano a legittimare personaggi del calibro di Giorgio Molino e/o favorendo gruppi immobiliari e grandi costruttori, nuclei familiari sfrattati che occupano stabili pubblici abbandonati entrano nel mirino di quelle stesse istituzioni che invece garantiscono e legittimano speculatori e affaristi.

Questa domenica le famiglie sgomberate il 7 luglio scorso dall’ex CSEA di via Bardonecchia si troveranno proprio a Porta Palazzo per un’ assemblea pubblica il cui tema sarà il diritto alla casa. L’intento è di cercare di dare voce a tutte quelle persone che oggi vivono in solitudine il disagio abitativo. Insieme vogliamo provare ad infrangere questo silenzio assordante in cui sembra che a Torino il disagio abitativo non esista, vogliamo smentire la propaganda politica delle istituzioni che narra di soluzioni abitative per famiglie in difficoltà, senza però accennare minimamente a quali soluzioni si fa riferimento, Di solito queste “soluzioni” proposte dalle istituzioni sono tampone, temporanee, in alcuni casi che smembrano il nucleo familiare, le stesse che sono state proposte alle famiglie sgomberate da via Bardonecchia e che oggi si ritrovano senza casa o vivono in alloggi di fortuna.

Quando diciamo istituzioni intendiamo tutti quei luoghi decisionali e di governance del territorio, responsabili della crisi sociale in città: dal Comune a guida PD, alla Prefettura, dai servizi sociali fino ad ATC. Quest’ultimo gestisce un immenso patrimonio pubblico di cui la metà non viene assegnato, il restante viene assegnato a singhiozzo senza riuscire, fra l’altro, a soddisfare le innumerevoli richieste di casa popolare. Di questo e di molto altro vorremo discutere domenica nell’assemblea nella quale saranno presenti famiglie e singoli. La giornata inizierà alle 13 con volantinaggi e consulenza gratuita tramite sportello casa, alle 16 continuerà con un primo momento di socialità e merenda per i più piccoli e a seguire inizierà l’assemblea pubblica. Invitiamo tutte e tutti a partecipare a questo momento di confronto per provare a costruire insieme una vertenza sulla casa in città, per non essere più costretti a vivere in alloggi di fortuna o in macchina.

E’ necessario organizzarsi per ottenere dei risultati: un reale blocco degli sfratti,l’utilizzo del patrimonio immobiliare sfitto.

Partecipa e organizziamoci! Uniti si vince!

Siamo ancora qua!

Martedì 7 luglio più di trenta nuclei famigliari, che avevano trovato una soluzione alla propria emergenza abitativa occupando uno stabile pubblico lasciato all’abbandono da anni, sono state sgomberate da una massiccia operazione di polizia da quello che era diventato il loro nuovo tetto. Parliamo di famiglie, di donne, uomini e bambini costretti a una vita precaria sempre più strozzati da una crisi di cui paghiamo i ricatti tutti i giorni e che toglie ogni certezza riguardo il futuro nostro e dei nostri figli. Parliamo di crisi, ma sappiamo bene le che condizioni di vita sempre più povere e incerte che viviamo altro non sono che la conseguenza di precise scelte politiche; è stato il manchevole e colpevole operato di chi amministra Torino a rendere questa città la capitale degli sfratti d’Italia, con i suoi 4500 sfratti solo nel 2014. Il Comune infatti è da anni che si dimostra assolutamente incapace di gestire l’emergenza abitativa sempre più diffusa a Torino e si rifiuta di prendere una posizione in merito a questioni quali moratoria degli sfratti, edilizia popolare pubblica, affitti calmierati, parametri meno esclusivi per le liste delle case popolari. Sono migliaia, di contro, gli alloggi e le case ATC lasciate vuote per interesse. Ci ripetono che i soldi non ci sono, ma vediamo gettarli in opere inutili e speculazioni che arricchiscono sempre e solo le tasche già gonfie di banche, politici, costruttori e palazzinari. Intanto siamo sempre più a non arrivare a fine mese, a perdere il lavoro, non riuscire a pagare l’affitto o la scuola per i figli, mentre ci misurano la miseria in punti per la casa popolare.

Quando abbiamo occupato l’ex c.s.e.a – che abbiamo rinominato Spazio Popolare Neruda – di via Bardonecchia, quartiere Pozzo Strada, alcuni politicanti ci hanno definito ”abusivi” e “illegali” sperando di attirare su di noi l’odio degli abitanti del quartiere: sono accuse queste che non ci spaventano , crediamo nella legittimità del nostro gesto, che speriamo sempre più riproducibile, di riappropriazione diretta di un diritto che dovrebbe esserci garantito, il diritto a una casa e una vita dignitosa. Se la “legalità” si manifesta nello speculare sulla vita delle persone, nel lasciare la gente in mezzo alla strada o nell’autorizzare uno sgombero coatto all’alba di uno stabile in disuso diventato una casa per tanti , questa legalità allora non ci appartiene.

A seguito dello sgombero le soluzioni che sono state proposte dal Comune per le famiglie che avevano trovato un tetto all’ex c.s.e.a. sono state del tutto insufficienti: qualche giorno, al massimo un mese o due in casa famiglia o dormitori, spesso spaccando il nucleo famigliare. Per questo in tanti hanno rifiutato e sono determinati a continuare questa battaglia per riprendersi il diritto ad avere una casa.
Lo Spazio Popolare Neruda si stava attrezzando anche per diventare uno spazio a disposizione del quartiere per andare incontro ai bisogni espressi da chi abita in Pozzo Strada: dal sopperire ai servizi mancanti( biblioteca, ludoteca..) al poter diventare un punto di ritrovo e socialità che potesse creare aggregazione tra e per chi vive il territorio.

Ma il Comune e la Prefettura hanno preferito sgomberare uno stabile già simbolo della più becera speculazione edilizia, parliamo infatti di decine di milioni di euro sottratti alla collettività, per uno spazio poi fatto fallire a causa dell’incuria dell’amministrazione pubblica e privata, e che ora rimarrà chiuso per chissà quanti altri anni a venire, di nuovo sottratto alla collettività e ai suoi bisogni.

Questa mattina abbiamo deciso di tornare qui, con tutte le famiglie che avevano occupato l’ex C.S.E.A. per confrontarci con chi vive questo quartiere, che già si era mostrato aperto e solidale e con cui abbiamo tutta l’intenzione di continuare ad avere a che fare, perché crediamo che la dignità, come la solidarietà, non si sgombera.

Le famiglie sgomberate dall’ex C.S.E.A

Benvenuti allo Spazio Popolare Neruda – Pozzo Strada

festa_spazio_neruda01Sabato 27 giugno all’interno dello stabile occupato “Spazio Popolare Neruda – Pozzo Strada” in via Bardonecchia 151, si è tenuta la festa di quartiere. Una giornata di socialità e giochi per i più piccoli, un momento nato dalla volontà di presentarci agli abitanti del quartiere con i quali abbiamo intenzione di costruire un percorso condiviso sulla possibilità di apertura degli spazi pubblici dello stabile occupato. Infatti alle 18 è iniziata l’assemblea popolare di quartiere per cercare di capire insieme in che modo poter sfruttare al meglio gli spazi che verranno adibiti ad uso pubblico per la gente di Pozzo Strada. Le proposte fatte nell’assemblea sono state diverse: ludoteca, biblioteca, aule studio e postazioni internet. Insieme, famiglie e abitanti, possiamo realizzare alcune attività che oggi sono assenti o insufficienti nel quartiere, facendo rinascere l’ex Mario Enrico.

 

 

festa_spazio_neruda00All’interno della giornata di festa, fra merende, spettacoli di magia per bambini e partite di calcetto, si è presentato il consigliere di circoscrizione Stefano Bolognesi di Forza Italia, il quale aveva richiesto lo sgombero dello stabile alcuni giorni prima. Dopo questa sua dichiarazione, dicevamo, si è presentato con la sua faccia di tolla per visionare lo stabile a titolo di semplice cittadino, accompagnato da due loschi individui del movimento tricolore, gruppuscolo di destra xenofobo e razzista, nostalgici fascisti la cui figura di riferimento è il defunto Giorgio Almirante, fondatore dell’ex MSI (Ovviamente i tre personaggi, Bolognesi e i due del movimento tricolore, non vanno in giro insieme per caso: basta andare a vedere la pagina Facebook di Stefano Bolognesi che fra le sue foto non poteva mancare il loro idolo, Almirante)

Bloccati i due fascisti sull’uscio del portone, al consigliere di circoscrizione veniva invece concessa una veloce visita all’interno dello stabile. L’accoglienza da parte delle famiglie, insieme al collettivo Prendocasa e alle persone presenti in quel momento, non è stata, giustamente, delle migliori: gli abbiamo sbattuto in faccia le sue dichiarazioni sullo sgombero fatta nei giorni precedenti e l’uso strumentale del disagio abitativo delle famiglie occupanti per scopi elettorali.

Veloce e indolore il giro turistico del consigliere di Forza Italia, il quale sosteneva di portare solidarietà alle famiglie, condannando però la riappropriazione. Con questa contraddizione, tipica del mero politicante attaccato alla poltrona e ai suoi privilegi, incapace di portare soluzioni reali alle migliaia di famiglie in emergenza abitativa, veniva accompagnato all’uscita dell’occupazione.

festa_spazio_neruda02Dopo questa piccola parentesi, la giornata è continuata all’insegna della festa e del divertimento, incontrando la gente di quartiere arrivata per curiosità – quella sana curiosità della gente comune non quella strumentale e provocatoria del consigliere di circoscrizione – o perché già passata nei giorni precedenti portando solidarietà alle famiglie occupanti.

Per questo ci teniamo a ringraziare quanti sono passati sabato 27 portando la solidarietà alle famiglie e contribuendo alla riuscita della giornata.

Occupare uno stabile per un bisogno abitativo urgente, diventa una necessità quando le istituzioni locali non sono in grado di garantire il diritto all’abitare e al contempo restituisce alla collettività un bene pubblico lasciato all’incuria e alla speculazione.

Sicuramente ci saranno altre assemblee con il quartiere per definire l’utilizzo degli spazi comuni. Seguiteci sulla nostra pagina Facebook: Spazio Popolare Neruda – Pozzo Strada