Non potete misurare i nostri passi. Alcune riflessioni

PassivsmisuregifQualche giorno fa alcuni attivisti e occupanti dello Spazio Popolare Neruda e del comitato Prendocasa hanno ricevuto delle misure cautelari consistenti in tre obblighi di firma e tre divieti di dimora a Torino.

Partiamo dai fatti, le denunce si riferiscono ad una resistenza a uno sfratto condotta questa estate. Lo sfratto era in esecuzione nei confronti di una donna anziana e sola che si era rivolta allo sportello Prendocasa. Non avveniva per morosità, ma per cessata locazione. Il proprietario della palazzina di due piani, che viveva al piano superiore voleva prendere possesso dell’intero immobile, sfrattando la donna che per moltissimi anni aveva vissuto al piano sottostante. Questo almeno fino a quando la proprietà non è cambiata e la tranquillità della vita della signora si è rotta definitivamente. Oltre a una questione di soldi, quindi c’erano in ballo affetti e radici che la signora aveva consolidato in quell’appartamento.

In molti quel giorno avevamo partecipato al muro popolare contro lo sfratto. Era una iniziale sperimentazione che facevamo collettivamente immediatamente dopo lo sgombero della prima occupazione dello Spazio Popolare Neruda. Era un tentativo di non replicare semplicemente un picchetto antisfratto, ma di costruire delle relazioni di solidarietà. Era, come poi è diventato tradizione, un momento di lotta e di festa.

Qui forse possiamo trovare il primo elemento chiaro di questa inchiesta:  quello che si prova ad attaccare è un modello di resistenza agli sfratti che vede la sua efficacia e che da questa estate si è diffuso in città. Il muro popolare permette a singoli e famiglie nella stessa condizione di riconoscersi e organizzarsi. Sempre più persone si avvicinano a questo percorso abbandonando la vergogna e l’individualismo e provando a collettivizzare il proprio disagio. Ogni settimana sono almeno un paio i casi di pignoramento o sfratto che ci troviamo ad affrontare, e sempre più spesso l’esperienza di lotta di chi resiste non si conclude con il rinvio del provvedimento, ma prosegue all’interno dello Spazio Popolare. Proprio dai muri popolari è nata l’assemblea della domenica, dove gli occupanti e chi ha problemi di casa si incontrano per confrontarsi ed organizzarsi.

Il ragionamento poi diviene facile, il secondo obbiettivo di procura e Digos è quello di indebolire il progetto dello Spazio Popolare Neruda. E’ cristallino cogliere questo aspetto, se si nota che ad essere colpiti dalle misure sono stati alcuni degli attivisti che più si sono spesi in questo percorso e alcuni degli occupanti che hanno messo in campo maggior protagonismo con intelligenza e orgoglio. Fa sorridere vedere l’eterogeneità dei denunciati che attraversano molte fasce di età e che vengono da ambienti diversi. La spoporzione e l’assurdità di applicare a ipotesi di reato flebili e tutte da dimostrare misure restrittive di questa caratura è presto spiegata, la possibilità che si estenda una lotta sulla casa e un progetto come quello del Neruda fa paura ad istituzioni e polizia. E dato che il clima pre-elettorale già di per sé turbolento non permette un ulteriore sgombero si prova a depotenziare l’iniziativa di chi si mobilita.

Carattere di assurdità rivestono tanto i divieti di dimora a Torino, due tra l’altro spiccati ad attivisti che non risiedono più in città, quanto gli obblighi di firma. Emblematico è il caso di Paolo, occupante di mezza età, incensurato e avvicinatosi al percorso di lotta per la casa dopo il pignoramento da parte di una banca della sua abitazione. Per una spinta mai data nel contesto del muro popolare riesce a meritarsi un provvedimento cautelare consistente nelle firme.

Questa inchiesta delinea chiaramente la differenza che intercorre tra la legalità e l’uso politico che ne viene fatto dalla magistratura di Torino e la giustizia effettuale. Ci chiediamo continuamente come sia possibile che la legalità permetta a migliaia di persone l’anno di rimanere senza casa, di ricevere sfratti e pignoramenti, di vivere per strada in pieno inverno, come sia possibile che punisca chi tenta di impedire queste ingiustizie e chi si ribella dal subirle e protegga chi ci specula sopra, chi ci guadagna, in primo luogo chi le compie.

Chiediamo a chi vuole maggiore legalità cosa dovrebbe fare un uomo che a cinquantanni perde il lavoro, un’anziana che con la pensione non riesce a pagare l’affitto, e chi un lavoro invece non è riuscito mai a trovarlo. Come dovrebbe sopravvivere chi per l’inettitudine e l’avidità di un sistema politico ed economico corrotto si è trovato di colpo sul lastrico? Come fare se le liste per le case popolari strabordano e se si preferiscono grandi opere inutili a nuova edilizia popolare?
Noi a questa domande abbiamo trovato una soluzione e può non piacere, ma è l’unica possibile.

E se ci viene detto che siamo illegali, diciamo è vero, ma almeno un po’ più giusti.

La certezza che oggi abbiamo è che non saranno queste ridicole accuse costruite ad arte a scalfire il progetto che stiamo portando avanti e sappiamo bene che per quante misure possano darci, è impossibile misurare i nostri passi!

da spaziopopolareneruda

A Pietra Alta il calore e la socialità non mancano

SAMSUNGLa gioia dei bambini e delle bambine del quartiere di Pietra Alta hanno movimentato la festa di primavera organizzata nello stabile occupato Pietra Alta. Merende e giochi, socialità e tanto divertimento hanno portato il calore di un sole mancato in una giornata di primavera ancora un po’ uggiosa e fredda. Fra crepes e laboratori di pittura per i bambini e le bambine la festa di primavera a Pietra Alta si è svolta ottimamente grazie anche alla collaborazione di tutto il quartiere che si è mobilitato per venire a supportate un’ iniziativa organizzata dagli occupanti dello stabile e dal collettivo Prendocasa. In un quartiere privo o quasi di punti di aggregazione e di spazi sociali, lo stabile occupato apre al quartiere gli spazi in comune nei quali, a termine dei lavori, verranno socializzati con le famiglie che hanno intenzione di mettersi in gioco ( in senso letterario visto che si prevedono dopo scuola, laboratori per i bambini e le bambine ecc…) organizzando con loro la fruibilità che tali spazi offrono. In questo senso intendiamo non sostituirci alle istituzioni locali che privano interi quartieri di servizi sociali ma insieme alle famiglie cerchiamo di rispondere a dei bisogni e delle esigenze che il quartiere cerca di realizzare in modo autonomo offrendo le proprie disponibilità e capacità.

Il comune di Torino continua con la sua politica di tagli ai servizi socio abitativi costringendo molte famiglie a vivere per strada o in macchina criminalizzando però chi occupa gli stabile per poter vivere dignitosamente con la propria famiglia. Contemporaneamente ATC minaccia o meglio esclude, per chi decide giustamente di occupare, della possibilità di avere una casa popolare (quelle poche che ATC assegna all’anno, pochissime rispetto alla domanda…). In questo senso non manca la collaborazione dei servizi sociali che fanno del vero e proprio terrorismo psicologico attraverso minacce di portar via i figli alle famiglie che decidono di autorganizzarsi per trovarsi da soli una soluzione reale al diritto alla casa. Minacce che ovviamente cadono nel vuoto visto le numerose occupazioni ad uso abitativo che la città di Torino continua ad avere ormai da qualche tempo. Neppure una disgrazia come quella di qualche mese fa è riuscita a smuovere dalle poltrone i politicanti della città che continuano a far finta di niente dopo la rumorosa manifestazioni degli abitanti di Pietra Alta, i quali denunciavano la mancanza, pretendendone la costruzione,  di un passaggio pedonale sopra elevato che attraversi corso vercelli.

Fra discorsi di questo genere e la forza nel sentirsi uniti nell’affrontare tali questioni, la festa di primavera ha saputo portare non solo gioia e sorrisi sui volti di tutti e tutte ma ha saputo affrontare questioni e contraddizioni da far emergere. Insomma, calore, socialità e voglia di attivarsi a Pietra Alta non mancano.

Guarda le foto della giornata:

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