Torino, presidio sotto il tribunale. Non potete misurare i nostri passi!

PassivsmisuregifNoi Famiglie dello Spazio Popolare Neruda abbiamo deciso di organizzare un presidio davanti al Palagiustizia “Bruno Caccia”(Corso Vittorio Emanuele II, 130 ) con l’intento di sensibilizzare la cittadinanza tutta sull’attacco portato dalla magistratura torinese nei nostri confronti; un attacco verso chi si mobilita e resiste per far fronte ad un’emergenza abitativa sempre più significativa nella nostra “democratica” città.

All’alba dello scorso giovedì 21 Gennaio sono stati notificati obblighi di firma quotidiani e divieti di dimora a attivisti e occupanti dello sportello Prendocasa Torino. I reati contestati si riferiscono a un episodio di resistenza a uno sfratto avvenuto quest’estate. Ci sembra inaccettabile che chi si spende generosamente per la riappropriazione di diritti fondamentali come quello all’abitare, venga allontanato, ritenuto pericoloso e invece chi sfratta, chi si prende la responsabilità di lasciare intere famiglie, bambini in mezzo ad una strada, occupa posti di prestigio nei palazzi del potere e nei tribunali.

Ormai le regole di questo gioco sono chiare, come chiaro è l’obiettivo di magistratura ed istituzioni: indebolire la nostra lotta e spaventare chi ne fa parte, così da dividere il gruppo di “resistenti e solidali” costantemente in crescita. Questa manovra ci sembra assurda, completamente scevri da vittimismi, ci importa invece denunciare la sproporzione di tali misure cautelari, l’inconsistenza di tali capi d’accusa.

Siamo stufi! Non ci siamo mai fermati di fronte ai continui attacchi da parte di chi ci governa, da parte di chi in giacca e cravatta si fa promotore di una democrazia fittizia. Siamo in tanti, forti di essere dalla parte della ragione, consapevoli di voler difendere la nostra casa e con essa la nostra dignità.

E’ importante urlare a gran voce il nostro no alla Torino dei palazzinari e capitale degli sfratti, alla Torino delle grandi opere, alla Torino delle speculazioni, alla Torino del debito e della San Paolo! Ancor più importante è essere in tanti: ad esclusione della solita casta, siamo tutti sotto attacco!
Rivogliamo tra di noi chi resiste e ogni giorno dà cuore e corpo alla nostra lotta.

Liber* tutt*! Per un muro popolare di dignità, contro la crisi!

#SenzaCasanonSOStare #libertàdiresistere #libertàdiabitare

Non potete misurare i nostri passi. Alcune riflessioni

PassivsmisuregifQualche giorno fa alcuni attivisti e occupanti dello Spazio Popolare Neruda e del comitato Prendocasa hanno ricevuto delle misure cautelari consistenti in tre obblighi di firma e tre divieti di dimora a Torino.

Partiamo dai fatti, le denunce si riferiscono ad una resistenza a uno sfratto condotta questa estate. Lo sfratto era in esecuzione nei confronti di una donna anziana e sola che si era rivolta allo sportello Prendocasa. Non avveniva per morosità, ma per cessata locazione. Il proprietario della palazzina di due piani, che viveva al piano superiore voleva prendere possesso dell’intero immobile, sfrattando la donna che per moltissimi anni aveva vissuto al piano sottostante. Questo almeno fino a quando la proprietà non è cambiata e la tranquillità della vita della signora si è rotta definitivamente. Oltre a una questione di soldi, quindi c’erano in ballo affetti e radici che la signora aveva consolidato in quell’appartamento.

In molti quel giorno avevamo partecipato al muro popolare contro lo sfratto. Era una iniziale sperimentazione che facevamo collettivamente immediatamente dopo lo sgombero della prima occupazione dello Spazio Popolare Neruda. Era un tentativo di non replicare semplicemente un picchetto antisfratto, ma di costruire delle relazioni di solidarietà. Era, come poi è diventato tradizione, un momento di lotta e di festa.

Qui forse possiamo trovare il primo elemento chiaro di questa inchiesta:  quello che si prova ad attaccare è un modello di resistenza agli sfratti che vede la sua efficacia e che da questa estate si è diffuso in città. Il muro popolare permette a singoli e famiglie nella stessa condizione di riconoscersi e organizzarsi. Sempre più persone si avvicinano a questo percorso abbandonando la vergogna e l’individualismo e provando a collettivizzare il proprio disagio. Ogni settimana sono almeno un paio i casi di pignoramento o sfratto che ci troviamo ad affrontare, e sempre più spesso l’esperienza di lotta di chi resiste non si conclude con il rinvio del provvedimento, ma prosegue all’interno dello Spazio Popolare. Proprio dai muri popolari è nata l’assemblea della domenica, dove gli occupanti e chi ha problemi di casa si incontrano per confrontarsi ed organizzarsi.

Il ragionamento poi diviene facile, il secondo obbiettivo di procura e Digos è quello di indebolire il progetto dello Spazio Popolare Neruda. E’ cristallino cogliere questo aspetto, se si nota che ad essere colpiti dalle misure sono stati alcuni degli attivisti che più si sono spesi in questo percorso e alcuni degli occupanti che hanno messo in campo maggior protagonismo con intelligenza e orgoglio. Fa sorridere vedere l’eterogeneità dei denunciati che attraversano molte fasce di età e che vengono da ambienti diversi. La spoporzione e l’assurdità di applicare a ipotesi di reato flebili e tutte da dimostrare misure restrittive di questa caratura è presto spiegata, la possibilità che si estenda una lotta sulla casa e un progetto come quello del Neruda fa paura ad istituzioni e polizia. E dato che il clima pre-elettorale già di per sé turbolento non permette un ulteriore sgombero si prova a depotenziare l’iniziativa di chi si mobilita.

Carattere di assurdità rivestono tanto i divieti di dimora a Torino, due tra l’altro spiccati ad attivisti che non risiedono più in città, quanto gli obblighi di firma. Emblematico è il caso di Paolo, occupante di mezza età, incensurato e avvicinatosi al percorso di lotta per la casa dopo il pignoramento da parte di una banca della sua abitazione. Per una spinta mai data nel contesto del muro popolare riesce a meritarsi un provvedimento cautelare consistente nelle firme.

Questa inchiesta delinea chiaramente la differenza che intercorre tra la legalità e l’uso politico che ne viene fatto dalla magistratura di Torino e la giustizia effettuale. Ci chiediamo continuamente come sia possibile che la legalità permetta a migliaia di persone l’anno di rimanere senza casa, di ricevere sfratti e pignoramenti, di vivere per strada in pieno inverno, come sia possibile che punisca chi tenta di impedire queste ingiustizie e chi si ribella dal subirle e protegga chi ci specula sopra, chi ci guadagna, in primo luogo chi le compie.

Chiediamo a chi vuole maggiore legalità cosa dovrebbe fare un uomo che a cinquantanni perde il lavoro, un’anziana che con la pensione non riesce a pagare l’affitto, e chi un lavoro invece non è riuscito mai a trovarlo. Come dovrebbe sopravvivere chi per l’inettitudine e l’avidità di un sistema politico ed economico corrotto si è trovato di colpo sul lastrico? Come fare se le liste per le case popolari strabordano e se si preferiscono grandi opere inutili a nuova edilizia popolare?
Noi a questa domande abbiamo trovato una soluzione e può non piacere, ma è l’unica possibile.

E se ci viene detto che siamo illegali, diciamo è vero, ma almeno un po’ più giusti.

La certezza che oggi abbiamo è che non saranno queste ridicole accuse costruite ad arte a scalfire il progetto che stiamo portando avanti e sappiamo bene che per quante misure possano darci, è impossibile misurare i nostri passi!

da spaziopopolareneruda