Torino: 200 in corteo per sostenere il Neruda contro le minacce di sgombero

neruda_corteo A circa due settimane dall’occupazione, quest’oggi le famiglie dello Spazio Popolare Neruda si sono mosse in corteo per le vie del quartiere Pozzo Strada.

Un corteo nato dalla volontà di presentarsi al quartiere, che in questi giorni di occupazione si è dimostrato solidale e interessato alla nascita di questa nuova esperienza, ma anche per respingere con determinazione le minacce di sgombero che Questura e Prefettura hanno avanzato negli ultimi giorni, proponendosi così di affrontare ancora una volta l’emergenza abitativa nei termini di un problema di ordine pubblico, strada, questa, privilegiata dall’amministrazione comunale in questi anni di crisi.

Nei giorni scorsi la minaccia di rimettere per strada decine di famiglie, molte delle quali con bambini piccoli, aveva fatto nascere da parte degli occupanti e dei compagni dello Sportello Prendocasa un appello alla solidarietà e alla mobilitazione, che è culminato nel corteo di oggi dopo tre giorni di attività e momenti di socialità. Un corteo festoso e determinato, aperto dai bimbi dell’occupazione e composto da circa 200 persone tra occupanti e solidali, che intorno alle 17 è partito dal Neruda per snodarsi per le vie del quartiere. La manifestazione si è più volte fermata lungo il percorso per spiegare le ragioni dell’occupazione, presentandosi agli abitanti e invitandoli a sostenere e attraversare il nuovo spazio per costruirlo assieme e farne non solo una casa per decine di famiglie ma anche un luogo di incontro e socialità, in uno dei tanti quartieri torinesi che da questo punto di vista soffrono la mancanza di spazi adibiti a questo scopo.

Un corteo che ha chiarito l’intenzione di non fare nessun passo indietro rispetto all’occupazione, rivendicando una casa per tutti e tutte e pretendendo soprattutto l’immediato riallaccio dell’acqua corrente nella palazzina da parte dell’amministrazione comunale, che finora ha invece sfruttato la mancanza di acqua come pretesto per richiedere lo sgombero. La manifestazione è stata anche l’occasione per sottolineare l’importanza di esperienze di occupazione e rioccupazione come strumento per riprendersi diritti e dignità quotidianamente negati, respingendo al tempo stesso le retoriche razziste della guerra tra poveri.

Il corteo si è concluso ritornando al Neruda e rilanciando l’invito a sostenere lo spazio nei prossimi giorni.

da infoaut

Difendiamo lo Spazio Popolare Neruda! No allo sgombero!

manifesto neruda-01Pochi giorni fa avevamo dato notizia della nuova occupazione di uno stabile in via Bardonecchia 151 a Torino, che da spazio abbandonato da tempo è diventato una casa per decine di famiglie sotto sfratto o in difficoltà economiche.

In questi giorni sono iniziati i lavori di ristrutturazione per renderlo abitabile, nell’ormai consueto silenzio assordante delle istituzioni che in una delle città col più alto numero di sfratti annuali continua a nascondere la testa sotto la sabbia e a mandare avanti la forza pubblica invece che prendersi le proprie responsabilità di fronte a un’emergenza abitativa dilagante.

È infatti notizia delle ultime ore che la Prefettura di Torino starebbe procedendo per autorizzare e organizzare lo sgombero della palazzina con la scusa della mancanza di acqua corrente, rimettendo così per strada decine di famiglie, molte delle quali con bambini piccoli.

Una decisione inaccettabile e irresponsabile di fronte alla quale le famiglie occupanti, assieme allo Sportello Prendocasa, hanno già annunciato di volersi opporre. Una decisione che puzza inoltre di speculazione, poiché è noto che il Comune di Torino, per coprire i disastrosi buchi di bilancio, ha intenzione di procedere a una nuova ondata di vendita e cartolarizzazioni di stabili di sua proprietà alla Cassa Deposito e Prestiti, che detiene tra gli altri anche l’edificio occupato di via Bardonecchia.

Per opporsi allo sgombero gli/le occupanti invitano ad attraversare e conoscere lo spazio e portare solidarietà.

Da domani si apriranno tre giornate di iniziative che culmineranno in un corteo per le vie del quartiere sabato 4 luglio, con appuntamento alle 17 davanti allo spazio popolare Neruda – Pozzo Strada.
Per maggiori informazioni rimandiamo alla pagina dell’occupazione, mentre per chi volesse sostenere lo spazio servono materassi e materiale per la cucina.

Basta sfratti, basta sgomberi! Difendiamo lo Spazio Popolare Neruda, casa per tutti/e!

Benvenuti allo Spazio Popolare Neruda – Pozzo Strada

festa_spazio_neruda01Sabato 27 giugno all’interno dello stabile occupato “Spazio Popolare Neruda – Pozzo Strada” in via Bardonecchia 151, si è tenuta la festa di quartiere. Una giornata di socialità e giochi per i più piccoli, un momento nato dalla volontà di presentarci agli abitanti del quartiere con i quali abbiamo intenzione di costruire un percorso condiviso sulla possibilità di apertura degli spazi pubblici dello stabile occupato. Infatti alle 18 è iniziata l’assemblea popolare di quartiere per cercare di capire insieme in che modo poter sfruttare al meglio gli spazi che verranno adibiti ad uso pubblico per la gente di Pozzo Strada. Le proposte fatte nell’assemblea sono state diverse: ludoteca, biblioteca, aule studio e postazioni internet. Insieme, famiglie e abitanti, possiamo realizzare alcune attività che oggi sono assenti o insufficienti nel quartiere, facendo rinascere l’ex Mario Enrico.

 

 

festa_spazio_neruda00All’interno della giornata di festa, fra merende, spettacoli di magia per bambini e partite di calcetto, si è presentato il consigliere di circoscrizione Stefano Bolognesi di Forza Italia, il quale aveva richiesto lo sgombero dello stabile alcuni giorni prima. Dopo questa sua dichiarazione, dicevamo, si è presentato con la sua faccia di tolla per visionare lo stabile a titolo di semplice cittadino, accompagnato da due loschi individui del movimento tricolore, gruppuscolo di destra xenofobo e razzista, nostalgici fascisti la cui figura di riferimento è il defunto Giorgio Almirante, fondatore dell’ex MSI (Ovviamente i tre personaggi, Bolognesi e i due del movimento tricolore, non vanno in giro insieme per caso: basta andare a vedere la pagina Facebook di Stefano Bolognesi che fra le sue foto non poteva mancare il loro idolo, Almirante)

Bloccati i due fascisti sull’uscio del portone, al consigliere di circoscrizione veniva invece concessa una veloce visita all’interno dello stabile. L’accoglienza da parte delle famiglie, insieme al collettivo Prendocasa e alle persone presenti in quel momento, non è stata, giustamente, delle migliori: gli abbiamo sbattuto in faccia le sue dichiarazioni sullo sgombero fatta nei giorni precedenti e l’uso strumentale del disagio abitativo delle famiglie occupanti per scopi elettorali.

Veloce e indolore il giro turistico del consigliere di Forza Italia, il quale sosteneva di portare solidarietà alle famiglie, condannando però la riappropriazione. Con questa contraddizione, tipica del mero politicante attaccato alla poltrona e ai suoi privilegi, incapace di portare soluzioni reali alle migliaia di famiglie in emergenza abitativa, veniva accompagnato all’uscita dell’occupazione.

festa_spazio_neruda02Dopo questa piccola parentesi, la giornata è continuata all’insegna della festa e del divertimento, incontrando la gente di quartiere arrivata per curiosità – quella sana curiosità della gente comune non quella strumentale e provocatoria del consigliere di circoscrizione – o perché già passata nei giorni precedenti portando solidarietà alle famiglie occupanti.

Per questo ci teniamo a ringraziare quanti sono passati sabato 27 portando la solidarietà alle famiglie e contribuendo alla riuscita della giornata.

Occupare uno stabile per un bisogno abitativo urgente, diventa una necessità quando le istituzioni locali non sono in grado di garantire il diritto all’abitare e al contempo restituisce alla collettività un bene pubblico lasciato all’incuria e alla speculazione.

Sicuramente ci saranno altre assemblee con il quartiere per definire l’utilizzo degli spazi comuni. Seguiteci sulla nostra pagina Facebook: Spazio Popolare Neruda – Pozzo Strada

Torino, nuova occupazione. Decine di famiglie prendono casa in via Bardonecchia

torino_occupazioneNuova occupazione a scopo abitativo a Torino. Decine di famiglie con bambini hanno trovato casa in un’edificio (ex scuola) in via Bardonecchia 151, di proprietà comunale fino al 2013, quando il comune ha deciso di venderlo alla Cassa Depositi e Prestiti, società per azioni finanziaria partecipata dallo Stato all’80%, che a sua volta ha intenzione di venderlo all’ennesimo palazzinaro e speculatore immobiliare per costruire case che con molta probabilità rimarranno vuote. Così questa mattina, famiglie e solidali hanno aperto le porte dell’edificio e sono entrati, rilevando lo stato di abbandono a cui era ormai sottoposto e con l’intenzione ora di fare un senso all’ennesimo edificio lasciato vuoto. Con le famiglie anche numerosi solidali che insieme a loro hanno deciso non solo di riappropriarsi del bisogni e della dignità, ma di dare vita a questo spazio anche con attività utili al quartiere in cui è situato.

In una Torino in cui solo nel 2014 sono state sfrattate oltre 4500 famiglie senza alcun intervento da parte delle istituzioni alle quali ormai rimane il triste primato di aver creato una situazione sociale disastrata, questa nuova occupazione riesce a dare respiro e una dignità a decine e decine di famiglie.

Intanto gli occupanti rilanciano già per sabato 27 giugno con un’iniziativa nella nuova occupazione di via Bardonecchia, per un pomeriggio di giochi e merenda per i più piccoli, un aperitivo e un’assemblea aperta a tutti e tutte per approcciarsi al quartiere e farsi conoscere.

Leggi il comunicato del collettivo Prendocasa – Torino:

Nella mattinata di domenica 21giugno, 30 famiglie hanno occupato lo stabile di via Bardonecchia 151, uno degli innumerevoli edifici pubblici da anni abbandonato dall’amministrazione comunale torinese. La riappropriazione dello stabile si inserisce in quel percorso di azione diretta che molte famiglie stanno attuando in città: di fronte all’immobilismo delle istituzioni locali incapaci di dare soluzioni reali agli innumerevoli sfratti, le famiglie si organizzano e occupano, trovando una soluzione immediatamente praticabile allontanando la paura di subire uno sfratto coatto attraverso l’uso della forza pubblica.

La storia dello stabile occupato è simile a quella di altri immobili di proprietà comunale: acquisito nel 1958, il comune nel 1997 affida l’immobile al Consorzio per lo Sviluppo dell’Elettronica e dell’Automazione (CSE), una delle tante “municipalizzate” svendute ai privati. Fallito il consorzio nel 2012, il Comune lo vende all’attuale proprietà, la Cassa Depositi e Prestiti, società finanziaria partecipata dallo Stato all’80% . L’immobile viene messo all’asta ma non trova, per ben tre volte, nessun acquirente. Attualmente l’edificio risulta ancora di proprietà della Cassa Depositi e Prestiti ma sembra che sia stato adocchiato da uno dei tanti marchi della grande distribuzione che per adesso non ha avanzato nessuna offerta.

Come dicevamo una storia che si ripete per quegli edifici pubblici che diventano occasione di speculazione e profitto per l’interesse privato. Il solito esempio di soldi e risorse pubbliche mal gestite dalle istituzioni.

Con l’occupazione a scopo abitativo dello stabile di via Bardonecchia si vogliono denunciare non solo gli affari speculativi dei privati con la complicità delle amministrazioni pubbliche, ma anche i continui fallimenti delle politiche socio-abitative del Comune che svende patrimonio pubblico ai privati per fare cassa senza redistribuire sul territorio la ricchezza acquisita dalla vendita degli immobili.

Oggi le 30 famiglie che si sono riappropriate dello stabile, riconquistano quella dignità che meritano e si riprendono un bene pubblico che, nell’interesse della collettività, viene sottratto alla rendita privata. Le famiglie occupanti, inoltre, a breve si confronteranno con gli abitanti del quartiere di Pozzo Strada e San Paolo per capire quali attività potranno essere svolte negli spazi che non verranno adibiti ad uso abitativo.

Torino, famiglia sfrattata con la forza pubblica

stopsfrattisgombpignTorino: questa mattina la polizia è intervenuta per eseguire uno sfratto ai danni di una famiglia che viveva in un alloggio di corso Taranto, vicino a piazza Sofia.

Nonostante si trattasse solo di un secondo accesso, i proprietari hanno preteso l’intervento della forza pubblica senza ulteriori dilazioni temporali che permettessero alla famiglia di trovare una sistemazione alternativa e dignitosa senza ritrovarsi da un giorno all’altro in mezzo alla strada. Così, la polizia è intervenuta allontanando a spinta i solidali che da questa mattina erano presenti sotto l’abitazione, eseguendo lo sfratto ingiunto.

Il proprietario della palazzina, in cui si scoprono essere tanti gli affittuari ad aver ricevuto un’ingiunzione di sfratto, è Molino, volto noto dell’immobiliarismo torinese, acquirente di intere palazzine spesso in modeste condizioni, che preferibilmente affitta ad immigrati a prezzi esorbitanti, approfittando della condizione di oggettiva debolezza.

Domani, sempre a Torino, è previsto un altro appuntamento di resistenza a uno sfratto: il ritrovo è per giovedì 28 Maggio in via Aosta 23 dalle prime ore del mattino in poi.

 

Il comunicato di Prendocasa Torino sulla mattinata di oggi:

ESEGUITO UNO SFRATTO A TORINO…LA COLPA E’ DI MOLINO!

Ancora uno sfratto a Torino, stavolta in Corso Taranto 179, in Barriera di Milano, uno dei quartieri più popolari e colpiti dalla crisi. Lo sfratto è stato eseguito con l’uso della forza pubblica che ha aperto a forza la porta di Jalil, Nadia e i figli piccoli, spintonando via dall’abitazione amici e resistenti che in mattinata hanno provato ad impedire che quest’ulteriore famiglia venisse gettata in strada.

Tutto è avvenuto attorno le 9.30 di mattino quando sono arrivati tutti in un’unica carovana i responsabili legali della proprietà, fabbro, ufficiale giudiziario, digos e carabinieri. L’ufficiale giudiziario sotto pressione della proprietà non ha concesso ulteriori proroghe, nonostante fosse solo il secondo rinvio!

Il proprietario dell’intera palazzina è un uomo famigerato, ben noto nella storia immobiliare dagli anni ’70: Giorgio Molino, proprietario di più di 1800 appartamenti, diverse società fittizie, 200 ettari di terreni agricoli, negozi ed addirittura una caserma! Soprannominato “il ras delle soffitte” per le condizioni fatiscenti ed i prezzi esorbitanti a cui affitta i suoi alloggi a disperati e migranti (una volta ai meridionali) che, nell’indifferenza degli enti comunali e regionali preposti all’emergenza abitativa, non trovano altre soluzioni abitative.

A confermare tutto ciò ci hanno pensato direttamente gli altri inquilini dello stabile: altri quattro persone in due ore ci hanno riferito di essere sotto sfratto. La mossa è sempre la stessa: non paghi per 1-2 mesi e il sig. Molino è già pronto con i suoi legali a far domanda di sfratto in tribunale.

Bambini piccoli, migranti, gente malata, disoccupati, per lui non contano. Nessuna proroga, nemmeno di un misero mese. Si è riusciti ad ottenere di far stare la famiglia, a spese del proprietario, in una stanza d’albergo per 15 giorni. Un ottimo modo per lavarsi le mani (e la coscienza).

Arrivati sul posto abbiamo scoperto che per lui è una pratica solita: ogni famiglia sfrattata la sistema in hotel per 5 giorni, vantandosi poi con gli albergatori che fa questo perché così riesce dopo una settimana a sistemarli in case popolari!

Sicuramente avremo ancora a che fare con questo soggetto che si arricchisce sulle spalle delle famiglie in difficoltà, e gli possiamo promettere che non finisce qui! Anche il Comune di Torino ha una bella dose di responsabilità: sappiamo tutti come siano ciechi e sordi ai problemi della gente i suoi politicanti, quindi le risposte le daremo noi come sempre abbiamo fatto con nuove resistenze verso chi specula e nuove occupazioni.

Rilanciamo quindi una nuova resistenza domani giovedì 28 Maggio sotto la casa di Florence in via Aosta 23, chiediamo la solidarietà di tutti per evitare un altro sgombero!!

La casa è un diritto di tutti, sfrattare è da criminali! ATC VERGOGNA!

basta_sfratti_mirafioriIeri 12 maggio nelle case popolari di via Artom due persone sono state sfrattate in modo violento e ingiusto. Con loro avevamo già resistito ad un primo tentativo di sfratto, riuscendo ad evitare che si trovassero da un giorno all’altro in mezzo ad una strada.

Verso le 13 due camionette di polizia antisommossa, accompagnati da un folto gruppo di Digos, sono entrati senza preavviso nell’appartamento di Massimo e Rosy, che soffre di gravi problemi di salute, e li hanno sbattuti fuori senza possibilità di replica. Sono 4500 le famiglie che a Torino stanno per subire o hanno subito uno sfratto a causa della crisi e della mancanza di politiche assistenziali.

Massimo e Rosy attraverso i canali istituzionali si sono visti chiudere tutte le porte in faccia: dall’ATC al Comune, dagli assistenti sociali all’emergenza abitativa, fino ai vigili urbani che li avevano rassicurati dicendo che li avrebbero avvisati prima di sfrattarli, tutti si sono lavati le mani della loro situazione e hanno permesso questa pratica infame. Questo uso spropositato di forza da parte della polizia è inaccettabile per un paese che si dice democratico, ma che in verità è una dittatura! Anche chi avrebbe voluto portare la propria solidarietà si è spaventato vedendo questo esercito dispiegato.

Molte famiglie del quartiere sono in questa condizione di disperazione e hanno paura: alcuni addirittura si indebitano per riuscire a pagare tutte le centinaia di euro al mese che ATC estorce agli abitanti delle case popolari. Acqua, luce, gas, affitto, spese di manutenzione (ma di cosa che gli appartamenti cadono a pezzi?), spazzatura, anticipi di vario genere. Ma chi è disoccupato come fa? Come fanno le famiglie con un solo reddito e dei figli da nutrire e mandare a scuola a pagare queste cifre spropositate?
ATC è la prima responsabile di quanto è successo. Indifferente a questo periodo di forte crisi, non guarda in faccia nessuno per spillare i soldi agli inquilini, non gliene frega niente se una persona non ha i soldi neanche per mangiare, buttano in mezzo alla strada invalidi, famiglie, bambini, anziani. L’unica soluzione che ti da è di “spalmare”  i tuoi debiti, così poi ti trovi a pagare 600 euro al mese. E se non ce la fai? TI SFRATTANO!
Il Comune è il secondo responsabile: stanzia milioni di euro per grandi eventi e grandi opere (come le Olimpiadi 2006), ma poi non ha i soldi per far vivere con dignità i suoi cittadini. Usa le periferie come luogo di speculazione economica e poi non stanzia fondi per le politiche sociali, per i sussidi o per le borse lavoro per il quartiere.
Ma non sono esenti da responsabilità gli assistenti sociali che hanno sbattuto la porta in faccia a Massimo e Rosy centinaia di volte, che non hanno provato minimamente a richiedere al Comune un aiuto o a segnalare il loro caso all’emergenza abitativa. La scusa è sempre stata che loro erano solo “adulti in difficoltà”, quindi per loro non erano abbastanza disperati per essere aiutati e hanno sempre scaricato la propria responsabilità ad altri.
E anche la polizia oggi ha dimostrato di non essere dalla parte dei cittadini, ma dalla parte dei potenti che tolgono la dignità ai più poveri.
Noi siamo conviti che avere una casa sia un diritto di cui NESSUNO deve essere privato. Vogliamo che qualcuno si prenda la responsabilità di quello che è successo e trovi IMMEDIATAMENTE una soluzione abitativa a Rosy e Massimo.
Per questo:
Oggi 13 Maggio alle ore 17 vicino alle vetrate, invitiamo tutti gli abitanti di Mirafiori ad una merenda di solidarietà di quartiere per sostenere Massimo e Rosy ma anche per denunciare lo stato di abbandono in cui sono lasciate molte persone del quartiere e per cercare un responsabile di questa situazione.

Torino: housing sociale ruba i soldi all’edilizia popolare

housingVenerdì 27 Marzo alla Biennale della Democrazia come movimenti per il diritto alla casa e come occupanti di Torino siamo intervenuti alla conferenza “Chi costruisce la città?” durante la quale Compagnia di San Paolo avrebbe presentato il suo progetto di social housing. La gestione penale dell’emergenza abitativa a fronte del progressivo arricchimento dei fondi immobiliari e bancari è una questione che non deve essere taciuta: il social housing ruba i soldi alle case popolari.

Guarda il video:

https://www.facebook.com/video.php?v=1584230531848117&set=vb.1564523930485444&type=1

Vecchi e nuovi mostri

grattacUn paio di giorni fa mentre il Palazzo del Lavoro prendeva fuoco, il piano superiore del liceo artistico Cottini (via don Grioli, davanti alla Fiat) viene chiuso perchè rischia di crollare sulle teste degli studenti. Poco lontano la guardia di finanza compie un blitz nell’ancora incompiuto grattacielo della regione arrestando sei persone. Questa serie di avvenimenti ci ha fatto pensare ad alcune cose:

 

Negli anni ’60 la città di Torino ospitò Italia ’61, la celebrazione dei cent’anni di unità nazionale. In quell’occasione vengono costruiti il Palavela, la monorotaia e il Palazzo del lavoro che, salvo qualche sporadica utilità (il Palavela “ristrutturato” e riutilizzato per le olimpiadi 2006) ora sono in stato di totale abbandono o quasi.

 

Il Palazzo del lavoro in particolare sfoggia tutta la sua tristezza: una volta considerato all’avanguardia per la sua tecnologia, oggi non è altro che uno scheletro depredato (se non altro è servito a qualcuno!), inutilizzato da anni ed ora anche bruciato! E l’unica proposta di riconversione d’uso è stata quella di fare un centro commerciale, a due passi dall’8 gallery…

A pochi metri il grattacielo della regione Piemonte, progettato dal noto architetto Fuksas (la cui parcella ammonta già a 22 milioni di euro), si erge in un’area già utilizzata dall’ex Fiat Avio. Originariamente era destinato ad ospitare la Giunta, il Consiglio e gli uffici dell’amministrazione regionale del Piemonte, ma il Consiglio ha già deliberato di non volersi insediare nel grattacielo. In poche parole la Regione ha voluto questo mostro di 205 metri, ha svenduto il suo patrimonio immobiliare (mantenendo comunque decine di uffici sparsi per la città IN AFFITTO) per poi non farci quasi nulla dentro. Sarà mica perchè non è una zona abbastanza “IN”?

 

Il progetto iniziale prevedeva una spesa di 208 milioni di euro, ma i costi aumentarono fino a 262 milioni di euro.
Già nel 2012 ci fu un primo blitz della Guardia di finanza per turbativa d’asta e corruzione, in cui era implicata la CoopSette, cooperativa che aveva vinto la gara d’appalto, già in accertato stato di dissesto finanziario e che aveva già perso la gara d’appalto della metropolitana per fallimento.
L’ipotesi della magistratura è che l’associazione di imprese guidata da Coopsette si sia aggiudicata l’intero appalto per la costruzione del grattacielo con l’accordo di affidare parte dei lavori, almeno 5 milioni, all’impresa di Ezio Enrietti (ex presidente della regione negli anni ’80) attraverso la mediazione della moglie che era in Regione. Il 13 febbraio 2015, un altro blitz e nuovi documenti sono stati sequestrati dalla guardia di finanza.

 

La cosa che più ci fa rabbia è che personaggi come Enrietti mangiano indisturbati sulle nostre spalle da più di trent’anni, si riciclano da politici a impresari speculando sui nostri spazi, con i nostri soldi e vedono le periferie come miniere d’oro per i loro affari. Insomma il solito “magna magna” dai soliti “magna magna”, i soliti potenti che si ingrossano le tasche su dei territori a discapito delle persone che vi abitano.

 

Ormai il grattacielo è quasi finito e ospiterà un giardino pensile al 43° piano e gli uffici della Regione nei restanti 42. Ma siamo sicuri che per gli uffici della regione (contando che il Consiglio Regionale si è rifiutato di spostarsi) ci siano bisogno dei quarantadue piani di un grattacielo? E per il resto del progetto in cui intorno all’edificio verrà sviluppata un’area da adibire a verde pubblico e a residenza civile, non è che assisteremo ad un nuovo flop come quello del villaggio olimpico che si trova a pochi passi da lì?

 

Abbiamo solo la certezza che questo mastodonte ci è costato un sacco di soldi, un sacco di disagi, che è stato costruito su appalti corrotti, che probabilmente non servirà a nulla (e di conseguenza verrà lasciato all’abbandono come il Palazzo del Lavoro) e che queste sono bene o male le caratteristiche ricollegabili a tutti i progetti di riqualificazione o di riconversione che hanno imposto ai nostri quartieri.

 

Un tale sfruttamento di un territorio a fini speculativi, senza un progetto a lungo termine basato sui bisogni dei cittadini di quel luogo, senza un progetto politico e sociale genera quel tanto proclamato “degrado” contro cui combatte la destra, come la Lega, che invece di risalire alla radice delle responsabilità (di cui loro stessi fanno parte), si schiera contro quelle persone che per disperazione, per mancanza di alternativa o anche per opportunismo, nell’abbandono delle istituzioni, si ritagliano uno spazio di autonomia avulsa dalle leggi e le regole prestabilite.
Quello che noi vorremmo come Comitato di quartiere, oltre a stimolare un ragionamento su questo tema, è di portare delle proposte che partono dagli abitanti, su cosa e come fare per migliorare la vita di tutti, non dei soliti faccendieri che annusano l’affare della speculazione nelle periferie in quanto “terra di nessuno”, cercando di convincerci dell’utilità pubblica di un grattacielo regionale e di tutte le grandi opere che vorrebbero costruire sul territorio. Ma l’utilità di queste opere è direttamente proporzionale all’ammontare di denaro pubblico RUBATO al popolo.

 

Vorremmo far capire a questi personaggi che si credono i padroni del mondo che Mirafiori è NOSTRA, è il nostro quartiere, e se non lo ami e non lo rispetti, il quartiere non ti rispetterà!

 

Nichelino: via Artom non si arrende!No allo sfratto di Massimo e Rosy

basta-sfratti-su-un-tram-a-torinoMassimo e Rosy abitano in via Artom da tutta una vita e la loro storia potrebbe somigliare a quella di molti che ancor oggi vivono in quartiere.

Per anni la coppia ha vissuto nelle popolari, in via Artom 81/14, a casa della sorella di Rosy, che negli ultimi tre anni è dovuta andare ad assistere il figlio fuori città. Improvvisamente Rosy e Massimo, che sempre hanno pagato con regolarità affitto e spese, si sono visti aumentare l’affitto da circa 100 a 320 euro al mese.

Entrambi senza lavoro, Rosy vittima di due incidenti e costretta all’inattività per problemi di salute, non sono stati ovviamente in grado di pagare questa somma, troppo elevata per chi è senza un reddito fisso. Così ATC ha mandato loro lo sfratto.
Dopo tre anni di residenza in quell’appartamento, l’affitto e le spese sempre pagati e il consenso della sorella intestataria, è così che ATC li ha trattati. Massimo e Rosy però non si sono arresi a questo stato di cose e dopo un lungo percorso di richieste negate hanno fatto causa al Comune di Torino.


Il Comune di Torino è esattamente il primo responsabile dei problemi di chi vive in questa zona. Dopo la “riqualificazione” (se così si può chiamare) per le Olimpiadi 2006, gli abitanti di via Artom hanno visto cambiare drasticamente il loro quartiere: case popolari buttate giù per costruire nuovi palazzi a canoni calmierati (come il “Palazzo Nuovo”), nuovi spazi commerciali aperti (le vetrate) mai utilizzati, ASL e Poste sparite, servizi di traporto che peggiorano e il quartiere di nuovo abbandonato a se stesso.

Ma le promesse del Comune erano state ben altre: CASA e LAVORO per tutti i residenti di Via Artom. Promesse che ovviamente non sono state mantenute e che anzi hanno peggiorato la qualità della vita di tutti i residenti, che siano essi ragazzi, anziani o famiglie. Non è difficile sentire i commenti di chi abita qui da un po’ che dice: “Si stava meglio prima”.

Come Comitato di quartiere Mirafiori e Sportello Prendocasa Torino, abbiamo accolto la richiesta d’aiuto di Massimo e Rosy e stiamo organizzando un picchetto per evitare che vengano sbattuti in mezzo alla strada. Chiediamo a tutti gli abitanti della zona di passare a portare un po’ di solidarietà alla coppia per ricreare quel clima di comunità e aiuto reciproco che è sempre stato forte nel quartiere.

VI ASPETTIAMO MERCOLEDI’ 14 GENNAIO ORE 8.30 DEL MATTINO, IN VIA ARTOM 81/14, PER AIUTARE ROSY E MASSIMO A NON USCIRE DI CASA. AD ASPETTARVI CI SARA’ ANCHE LA COLAZIONE OFFERTA DAL COMITATO DI QUARTIERE MIRAFIORI!

 

da ComitatodiQuartiereMirafiori