Torino – #17G #Ribaltiamo l’austerity con…LA RIAPPROPRIAZIONE!! #RIPRENDIAMOCI LA CITTA’

Tris per il diritto alla casa

RIPR_LA_CITTà

 

Nell’epoca del neoliberismo la crisi viene utilizzata come leva per lo spoglio dei diritti fondamentali. Tutte quelle conquiste sociali ottenute attraverso la lotta ci vengono oggi negate grazie alle politiche di austerità, alla morale del sacrificio, della competitività, della produttività. A questa narrazione bisogna contrapporre la nostra volontà di sottrarci alle logiche della precarietà e dello sfruttamento utilizzando due importanti strumenti: la ricomposizione e la riappropriazione. Ricomposizione delle lotte, prima di tutto, per dare più forza alle nostre idee e allargare lo spettro della nostra azione. Tutte le ricadute della crisi sulle nostre vite devono essere combattute, così da sviluppare un immaginario unificante e un riconoscimento politico e sociale delle nostre vertenze. Ed è proprio nella connessione tra territori e istanze differenti, per trovare obiettivi comuni praticabili, che mettiamo in pratica la riappropriazione, vista come uno strumento efficacie per rispondere collettivamente ai bisogni immediati e per inceppare il meccanismo di precarizzazione dell’esistenza. Questo percorso, che ha visto una delle sue tappe fondamentali il 19 ottobre, è stato rilanciato dalla rete ‘Abitare nella crisi’ all’interno della settimana di mobilitazione (15-22 gennaio). A Torino il drammatico fenomeno della perdita della casa ha numeri esorbitanti: si parla di migliaia di famiglie sotto sfratto (dato in continua crescita), mentre oltre 50000 alloggi rimangono sfitti. Per cercare di fronteggiare questa emergenza nel corso degli ultimi tre anni si sono auto-organizzati, con percorsi dal basso di partecipazione e di lotta, gli sportelli di resistenza agli sfratti.

Gli obiettivi e gli strumenti che prima e dopo il 19 ottobre hanno rinforzato le lotte sui territori oggi si riflettono a Torino, dove  le famiglie sotto sfratto, i rifugiati e le rifugiate e gli student* continuano il percorso di riappropriazione in città, occupando altri tre edifici sfitti. Le risposte messe in campo dalle istituzioni sono insoddisfacenti rispetto alla gravità della situazione: come movimenti di lotta per la casa da tempo chiediamo un’immediata moratoria degli sfratti e la requisizione degli alloggi sfitti; le istituzioni a livello locale inventano Fondi per la morosità con i soldi delle fondazioni bancarie mettendo in campo soluzioni che nella migliore delle ipotesi “salvano” poco più di 200 famiglie, e a livello nazionale la finta proroga del decreto milleproroghe  interviene solamente per gli sfratti per finita locazione, un nulla rispetto alle centinaia di migliaia per morosità.

Nell’ottica di allargamento della lotta vogliamo rivolgerci anche a chi la casa ce l’ha ancora, ma non riesce ad affrontare le spese per soddisfare i bisogni primari (gas, luce, acqua, beni alimentari). Per far questo proponiamo, in tutti i territori, una moratoria sui distacchi per morosità e un adeguamento al costo delle utenze in base al reddito (chi non ha reddito non deve pagare nulla!).

Tre nuove occupazioni in città: una casa per le famiglie sfrattate nella palazzina abbandonata di via Spano 41/bis; una casa per i rifugiati nella struttura di via Madonna della Salette 12A, una riapprorpiazione studentesca per ridare vita agli ex Bagni Municipali di San Secondo, in via Legnano 5. Tre nuove occupazioni che si vanno ad aggiungere alle tante altre che in città rappresentano l’unica reale alternativa alla crisi degli sfratti.

 

riprendiamoci le città, riprendiamoci tutto!

 

Torino #15G #Ribaltiamo l’austerity con…il blocco degli sfratti! pt.3

sfrattoGiornata di resistenza agli sfratti oggi a Torino. Giornata che rientra appieno nella settimana di mobilitazione, lanciata da Abitare nella crisi, da oggi 15 a mercoledì 22 gennaio.

Roberto 62 anni ha perso il lavoro già da diversi anni ma per un pò è riuscito ad arrangiarsi tra il tirare la cinghia e aiuti di vicini ma a un certo punto non ce l’ha più fatta a far fronte all’affitto di 500€ dell’alloggio dove vive da solo; troppo giovane per andare in pensione coi criteri attuali, troppo vecchio anche solo per sperare di rientrare nel mondo lavorativo si è trovato sfrattato, e nessuna risposta degna ha avuto da quelle istituzioni che dovrebbero aiutare i casi come il suo: emergenza abitativa servizi sociali comune.

Già dal mattino molto presto i militanti dello sportello Prendocasa e molte persone solidali si sono trovati per dar vita a un picchetto anti-sfratto per aiutare Roberto a resistere al tentativo di buttarlo per strada. All’arrivo dell’ufficiale giudiziario, grazie al supporto di tutti e tutte, si è riusciti ad ottenere, dopo che gli si voleva dare solo 2 settimane “giusto per portare via i mobili”, un rinvio fino al 18 marzo dove, se nel frattempo non sarà stata data da chi “dovrebbe” occuparsene una sistemazione adeguata al signor Roberto, saremo ancora una volta lì a ribadire che la casa è un diritto e un bisogno primario!

Una settimana di mobilitazione accennavamo prima quella che parte oggi che, in continuità con l’assedio ai ministeri e l’accampada di Porta Pia del 19-20 ottobre di Roma, tocca il tema della resistenza agli sfratti ma non solo; anche le bollette di luce e gas che ormai sempre più persone e famiglie fanno fatica o non riescono proprio a pagare, fino a dover vivere senza luce in casa, rientra nei bisogni che sono primari e dovrebbero esserlo anche per chi è senza redditto.

Anche il tema della riappropriazione è centrale quando a fronte di case sia private che pubbliche lasciate vuote ci sono sempre più persone che vivono per strada, o che ci stanno finendo a causa degli sfratti, sopratutto per morosità incolpevole, che sono in continua crescita, e in questo senso Torino è la capitale degli sfratti con il più alto rapporto di sfratto in rapporto alla popolazione.

La logica del profitto, le privatizzazioni, le dismissioni del patrimonio pubblico, i tagli al già poco welfare che c’era stanno lasciando nella precarietà più assoluta milioni di persone, in Italia come negli altri paesi del bacino del Mediterraneo.

La rabbia per questi diritti negati dovrebbe esprimersi con forza e dovrebbe farlo subito per fronteggiare un’offensiva fatta di sfratti, distacchi delle utenze, pignoramenti e sgomberi.

Le giornate di lotta, di resistenza e di riappropriazione continuano…

Assemblea nazionale abitare nella crisi 14/15 dicembre

abitarenellacrisi-14-15-dic14 e 15 dicembre la rete “Abitare nella crisi” si incontra a Torino e Cosenza.

Come proposto nella due giorni romana del 9 e 10 novembre scorsi, i movimenti sociali impegnati nelle lotte territoriali per il diritto all’abitare contro il consumo di suolo e la precarietà alloggiativa si possono organizzare per un confronto utile e necessario. E possono farlo questa volta in forma dislocata, sperando in un maggiore coinvolgimento e una più larga condivisione. Torino e Cosenza si sono rese disponibili per ospitare i due appuntamenti.

Le mobilitazioni del mese di ottobre e la forte radicalità espressa non stanno ricevendo riscontri concreti sia sugli sfratti che in termini di programmazione di urgenti nuove politiche abitative. Per questo scambiarci sensazioni e bagaglio di esperienze diventa utile, con lo stile che ha sempre contraddistinto Abitare nella crisi.

Immaginare due luoghi diversi comunicanti tra loro (anche attraverso la rete digitale) consentirà a molt* di partecipare e soprattutto le casse esauste dei movimenti potranno respirare con meno chilometri sulle spalle da sostenere economicamente. Potrà essere anche una verifica delle cose che ci siamo detti/e il 10 novembre e che hanno prodotto tanta effervescenza, nonché le manifestazioni riuscite del 29 e 30 novembre.

La questione dell’uso delle risorse, una sola grande opera casa e reddito per tutt*, interessa a molte realtà sociali impegnate nelle città e nei territori, non solo quelle impegnate tout court nell’emergenza abitativa tra sfratti, pignoramenti e sgomberi, ma anche coloro che lottano contro lo sversamento selvaggio dei rifiuti e la gestione dell’igiene ambientale, l’invasività di infrastrutture o eventi costosi inutili, la cementificazione e lo sfruttamento di intere aree geografiche. Per non farla lunga, non possiamo immaginare questi momenti solo come confronto nella lotta per la casa ma come declinazione più larga di quel diritto all’abitare negato dalla Val di Susa a Palermo e nell’affermazione di pratiche di riappropriazione e sovranità sociale diffusa.

www.abitarenellacrisi.org

per info centro nord: centro sociale Gabrio
per info centro sud: centro sociale rialzo – 3273694595

 

Torino

Sabato 14: Assemblee tematiche

Cosenza ore 16:30 @ Occupazione ex canossiane, viale della repubblica
Torino ore 14:00 @ CSOA Gabrio, via F.Millio 42


Domenica 15: 
Assemblea plenaria ore 10

Cosenza @ Occupazione ex canossiane, viale della repubblica
Torino @ Ex-Moi occupata, Via G.Bruno 201

La casa è un diritto, resistere un dovere

Elena e suo marito vivono nella loro casa da 2 anni, e il proprietario possiede altri immobili.

La storia di Elena è simile a quella di tante altre famiglie ormai corrose dalla crisi e che a malapena riescono a mettere insieme il pranzo con la cena. Nonostante siano incappati nella macchina infernale dello sfratto hanno provato a rivolgersi alle “istituzioni” facendo richiesta di emergenza abitativa, ma la risposta è stata negativa perché il loro contratto d’affitto è ad uso “commerciale” e non abitativo! Il proprietario ha fatto bene i suoi calcoli quando ha fatto firmare il contratto, visto che il canone in questo modo poteva essere molto più alto rispetto ad un affitto ad uso abitativo, infatti Elena si è trovata a dover pagare tra affitto e spese 750 euro al mese per una casa che si trova ai limiti della “sicurezza”, con perdite e muri disastrati. Ma questo al proprietario poco è importato, l’unica sua preoccupazione è stata quella di rivolgersi al tribunale per chiedere lo sfratto quando Elena non ha più potuto sostenere l”esorbitante affitto.

Ad aggravare la situazione c’è anche il fatto che Elena si trova al 7° mese di gravidanza e, a causa dello stress dovuto all’imminente sfratto e alle condizioni precarie della casa che in questo periodo sono ancora più accentuate dall’inverno, ha accusato diversi problemi di salute tanto che il suo medico le ha consigliato di passare questi ultimi due mesi che le rimangono per giungere al termine della gravidanza, in una condizione di assoluto riposo e senza ulteriori sballottamenti che potrebbero causarle la perdita del bambino!

Per tutto questo noi oggi siamo qui con Elena e suo marito!

Siamo stufi di continuare a vedere palazzinari e speculatori senza scrupoli che si permettono di giocare con la dignità della gente attaccandosi al “bisogno” di un tetto, avvallati dal silenzio delle istituzioni e dell’apparato politico tutto che è incapace di garantire il diritto all’abitare e lo continua a trattare come un mero problema di ordine pubblico

Di fronte a tutto questo noi siamo convinti che l’unica risposta sia la resistenza!

Dalle prime ore del mattino saremo a fianco della famiglia di Elena per cercare di evitare che l’ennesimo atto di violenza venga nuovamente commesso. Quindi, invitiamo tutte e tutti a partecipare alla resistenza allo sfratto in via miglietti 13

bannerSfratti

In centinaia assediano il Comune di Torino per ottenere la residenza

torino_residenzaCirca 400 persone tra i quali rifugiati, rifugiate e occupanti di case dei diversi quartieri di Torino hanno assediato questo pomeriggio il Comune per richiedere nuovamente a gran voce la residenza che per mesi e mesi, dopo due occupazioni all’anagrafe centrale, 5 incontri e tante vane promesse, il comune di Torino continua a negare. Col passare delle settimane, infatti, è diventato evidente come le parole dei vari assessori che si erano impegnati a far fronte a questa richiesta fossero in effetti solo tali e che le intenzioni dell’amministrazione rimanevano ancorate nel continuare a negare un diritto fondamentale, costringendo così centinaia di persone in una condizione di precarietà e di non-esistenza. Senza la residenza, infatti, rifugiati e occupanti di case si vedono negato l’accesso a molti contratti di lavoro, ai servizi sociali, agli asili nido per i propri figli, così come ai corsi di formazione professionale e, in alcuni casi, la possibilità di rinnovare il permesso di soggiorno.

Per questo motivo oggi centinaia di persone si sono date appuntamento in piazza Palazzo di Città, sede della Sala Rossa dove era in corso un consiglio comunale, per rivendicare casa, reddito e dignità. Ancora una volta l’accesso al Comune era stato completamente militarizzato e blindato dalla polizia, l’unica risposta che l’amministrazione locale in questi anni si è dimostrata capace di dare di fronte alle numerose proteste contro le politiche di tagli ai servizi e alla rivendicazione di diritti tesi a garantire a tutti/e una vita dignitosa.

Solo dopo un paio di ore e su pressione della piazza gli assessori Tisi e Gallo hanno lasciato il Comune dentro il quale erano asserragliati e sono scesi nella piazza per incontrare una delegazione di occupanti. Qui è iniziata una discussione che ha fatto emergere quanto per la giunta locale la residenza sia concepita come qualcosa legata alle risorse finanziarie, una problematica che in tempo di crisi, quindi – nelle parole dell’assesore Tisi – “obbligherebbe” l’amministrazione a non concedere la residenza, sommata alla questione della “legalità” nel riconoscere ufficialmente che centinaia di persone occupano ed esistono…

Durante l’incontro la delegazione presente ha ribadito una volta di più di voler rifiutare l’ipotesi di una residenza collettiva affidata ad associazioni e comitati (una sorta di exit strategy da parte del Comune per sollevarsi da qualsiasi responsabilità), così come l’ipotesi che la residenza venga riconosciuta assieme, però, ad una denuncia per il reato di occupazione delle varie palazzine (cosa purtroppo già accaduta in altri contesti). Dopo più di 40 minuti di discussione, comunque, gli assessori hanno promesso che in tempi brevi verrà creata una soluzione apposita e temporanea per rifugiati e occupanti che dia accesso a tutti i diritti e i servizi legati alla residenza, in attesa che dal governo giunga una direttiva uniforme (e a lungo termine) sulla questione.

Questa volta l’impegno dei due assessori è stato preso di fronte ad un’intera piazza ormai a corto di pazienza nell’attendere il riconoscimento dei propri diritti e nel giro di qualche giorno dovrebbero quindi esserci aggiornamenti sulla questione… rifugiati e occupanti hanno però imparato a diffidare di politicanti bravi solo a parole e hanno promesso di tornare presto ad assediare il Comune per mettere a verifica gli impegni assunti pubblicamente dall’amministrazione!

da infoaut

Torino #25N: assedio al Comune. Residenza per tutt@

Dopo due occupazioni all’anagrafe centrale, 5 incontri e tante vane promesse il comune di Torino continua a non concedere la residenza a rifugiat* e occupant* di case. L’amministrazione nega questo diritto fondamentale costringendo centinaia di persone in una condizione di precarietà e non-esistenza.
LA PAZIENZA E’ FINITA – RIPRENDIAMOCI TUTTO!
#ASSEDIO al Comune di Torino in piazza palazzo di città alle 16,30.
assedio_residenza

Torino: la resistenza paga, ancora rinvii nello ‘sfratto day’

IMG_131642595616237Nuova giornata di lotta ieri a Torino dove, come ormai di consueto nel terzo martedì del mese, erano stati fissati diversi sfratti in parti diverse della città. Tre quelli previsti per ieri; sotto ognuna delle abitazioni dalle prime ore del mattino sono stati organizzati presidi e picchetti per impedire l’esecuzione dello sfratto. In un caso, in via Braccini, dopo ore di picchetto è stato ottenuto in rinvio con articolo 610, una clausola vigliacca che rimette la decisione dello sfratto al giudice, che potrà farlo eseguire in qualsiasi momento senza avvisare la famiglia. Nel secondo caso, in corso Agnelli, l’ufficiale giudiziario non si è presentato mentre nella terza abitazione, situata in via Ormea nel quartiere di San Salvario, la resistenza ha fatto ottenere alla famiglia un rinvio di due mesi. Di seguito il comunicato del Comitato di Quartiere San Salvario sulla mattinata in via Ormea:

Oggi 19 novembre, in città, è stata organizzata la resistenza a tre sfratti: corso Agnelli 100, via Braccini 95 e, in San Salvario, via Ormea 12.

Per quanto riguarda quest’ultimo è la terza volta che Anna ha deciso di resistere ed è la terza volta che lo Sportello Casa San Salvario si ritrova sotto casa sua, dei suoi figli e dei suoi amati animali con l’obbiettivo di ottenere un rinvio. L’appuntamento per sfrattati e solidali è alle prime ore del mattino, e davvero tante sono le persone arrivate in aiuto, tra cui anche parecchi altri “sfrattandi” che già hanno resistito in passato, o che hanno intenzione di farlo.

Chi perde il lavoro perde la casa e la storia di questa famiglia è davvero emblematica: fino a qualche anno fa Anna viveva una vita agiata, ma dopo la separazione, ha perso anche il lavoro che condivideva con l’ex marito che, nonostante fosse obbligato a farlo, ha smesso anche di pagarle le spese per il mantenimento. Anna si è ritrovata così sotto sfratto e, come se non bastasse, risulta morosa e per questo non ha diritto ad una casa popolare. Questo perchè, paradossalmente, la loro assegnazione esclude proprio chi non riesce a pagare l’affitto.

Così, dopo una lunga attesa, si presenta l’ufficiale giudiziario e un rappresentante della proprietà molto indispettito dalla presenza del picchetto e che inizialmente nega il rinvio dello sfratto. Per via della “mancanza della disponibilità della forza pubblica”, la minaccia dell’ufficiale giudiziario è stata inizialmente quella dell’applicazione dell’art. 610 del C.p.c. meglio noto come sfratto a sorpresa, in modo da impedire al picchetto anti-sfratto di formarsi una seconda volta. Questo significa anche condannare lo sfrattato per giorni, settimane o mesi all’ansia di non sapere se il giorno dopo si può ancora vivere con un tetto sopra la testa. Ma le pressioni del picchetto sulla proprietaria e sull’ufficiale giudiziario han portato all’ottenimento, dopo mezz’ora di discussione, del rinvio di due mesi dello sfratto.

Nel frattempo per quanto riguarda lo sfratto di via Braccini 95 è stato applicato l’art. 610 e lo stesso pare per corso Agnelli 100, dove ufficiale giudiziario e proprietà nemmeno si presentano.

BLOCCHIAMO GLI SFRATTI!

 

fonte: infoaut

Denunce per sfratti e occupazioni a Torino

stop_sfrattiLa polizia ha notificato 20 avvisi di garanzia per occupazione e per resistenza per un’inchiesta, giunta alla chiusura delle indagini, coordinata dai pm Padalino e Rinaudo.

6 denunce sono arrivate per altrettanti abitanti di una occupazione in via Monginevro, 6 invece ad occupanti di via Frejus, 16 denunce per violenza e minacce riguardano invece 3 picchetti antisfratto che erano stati fatti in via Di Nanni 76 nel quartiere San Paolo.

Prosegue dunque la repressione su chi a Torino lotta per il diritto alla casa e su chi in mancanza di risposte dalle istituzioni cittadine è costretto ad occupare colpevole di mettere in luce le loro mancanze; i numeri sono drammatici 4.000 sfratti in città nel 2012 (quest’anno sicuramente anche di più visto il trend in aumento anno dopo anno) 3.400 pignoramenti, circa 55.000 case sfitte, 1.000 case ATC vuote.

Queste denunce; che sicuramente non fermeranno i vari collettivi e sportelli che in città aiutano chi per sfratto e non si vede negato il diritto all’abitare; arrivano proprio in vista del 19 ottobre, giornata in cui sfrattati, sgomberati, occupanti, rifugiati, disoccupati, precari, giovani studenti invaderanno le strade di Roma per pretendere da chi sta nei luoghi di potere il diritto alla casa, il blocco degli sfratti, il diritto alla residenza per chi ha dovuto occupare.

Perché la grande opera di cui c’è bisogno è casa, redditto e dignità per tutti.

Leggi il comunicato del csoa Gabrio:

Nel corso dell’ultima settimana il fiato pesante della Porcura di Torino si è fatto sentire con insistenza sul collo di diversi compagn*, sfrattati, occupanti e attivist* della lotta contro gli sfratti e per il diritto alla casa.

6 denunce per occupazione sono state recapitate ad altrettanti abitanti della casa di via Monginevro, altre 4 denunce sono state recapitate alla casa occupata di via Frejus, 16 denunce per violenza e minacce infine riguardano tre picchetti antisfratto in via Di Nanni 76, indirizzo di una palazzina in quartiere San Paolo, da dove i proprietari stanno sfrattando uno dopo l’altro i diversi inquilini, con l’evidente intenzione di svuotare tutta la casa. A proposito della situazione interna alla palazzina, vale la pena annotare le pressioni che i proprietari stanno mettendo in atto nei confronti dell’inquilinato, pressioni fatte di serrature cambiate con ancora le procedure di sfratto in corso e sospensione dell’erogazione dell’acqua in appartamenti affittati da famiglie con bambini.

Il PM titolare di queste inchiesta (e anche delle altre due!), manco a dirlo, è il dottor Rinaudo, a testimoniare ancora una volta la volontà politica della Procura torinese di continuare l’attacco alle lotte sociali. Ravvisiamo come l’emergenza abitativa nella città di Torino continui a trovare esclusivamente risposte legate alla sfera dell’ordine pubblico e della repressione. A fronte di una città devastata dalla crisi, conosciuta nel giro di qualche anno come “capitale degli sfratti”, le uniche misure messe in campo dalla controparte istituzionale  sono state quelle volte a colpire tanto chi resiste agli sfratti (con mezzi quali la concentrazione dei picchetti nel 3° martedì del mese o con l’uso dell’art.610) quanto chi senza casa decide di prendersene una (attraverso sgomberi e intimidazioni).

Per quello che ci riguarda non sono certo questi provvedimenti che ci faranno cambiare rotta sul terreno della lotta per la casa: continueremo a organizzare picchetti antisfratto per evitare che famiglie intere vengano sbattute in mezzo ad una strada, continueremo con convinzione ad aprire ed occupare le case lasciate vuote, sicuri che la riappropriazione organizzata dal basso rappresenti una delle migliori ricette contro gli sfratti e per affrontare realmente il problema casa.

Per il blocco generalizzato di sfratti, sgomberi e pignoramenti
Per la requisizione degli immobili lasciati vuoti e la loro destinazione sociale
Verso il 19 ottobre, la sola grande opera che vogliamo: casa e reddito per tutt*!

#19O #sollevazione #stopsfratti #occupysfitto

Sportello Diritto alla Casa e Spazi Occupati Zona San Paolo
csoa gabrio

Sfratto con cariche a Torino, a Roma occupata sede Anci.

blocco-sfrattiSolito terzo martedì del mese a Torino con l’accorpamento nello stesso giorno degli sfratti, ormai da tempo la questura adotta questa strategia nel tentativo di dividere chi partecipa ai picchetti con gli sfrattati, ma che non sta servendo a far diminuire la sempre maggior solidarietà nei quartieri con chi ha uno sfratto.

Nello sfratto di Corso Agnelli la resistenza e la determinazione dei partecipanti al picchetto sono riusiti ad ottenuto un rinvio.

In via Berthollet invece la polizia si è presentata con 6 camionette, per eseguire uno sfratto di 3 persone i celerini non hanno avuto remore di caricare il picchetto 2 volte con scene di inseguimento per le vie del quartiere. Diverse persone sono state fermate durante le cariche e portate in commissariato per essere identificate, 5 di queste, tra cui un abitante del quartiere che solidarizzava, sono state trattenute e portate in questura per essere schedate.

Per il comune più indebitato d’Italia il problema abitativo è solo un mero aspetto di ordine pubblico da demandare alla questura; comune presente, unico tra l’altro, al Forum Scenari Immobiliari che la dice lunga che l’unico vero interesse è fare cassa per il bilancio anche a costo di fare speculazioni edilizie.

 

Nel frattempo a Roma i movimenti per il diritto all’abitare hanno occupato la sede dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) in via dei Prefetti, esponendo uno striscione che punta il dito contro la situazione sempre più insostenibile del diritto all’abitare in tutta Italia, chiedendo il blocco immediato degli sfratti e rilanciando verso la giornata di mobilitazione nazionale del 19 ottobre.

Alle 11:30 circa è arrivata la celere ma il presidio non si è fatto intimidire, centinaia di sfrattati e attivisti dei movimenti per il diritto all’abitare hanno continuato a presidiare interno ed esterno dell’edificio per esigere risposte concrete sull’emergenza casa.