Rondissone, sfratto rinviato… nonostante vincenzi

Questa mattina una 15cina di compagni ,amici e solidali si sono dati appuntamento a Rondissone per impedire uno sfratto nei confronti di una famiglia che aveva la sola colpa di non riuscire a pagare le spese condominiali, per questo, per poco più di 3000€ una famiglia con gravi problemi e priva di ogni entrata economica, se non i soliti lavori in nero e che ha comunque ha sempre regolarmente pagato l’affitto si sarebbe ritrovata in strada. L’assessore alle politiche sociali VINCENZI dopo essere stato contattato dalla famiglia tempo fa non ha fatto nulla per risolvere la situazione anzi ha illuso la famiglia dicendo che una soluzione l’avrebbe trovata. Dove era l’assessore VINCENZI oggi?

Ancora una volta di fronte al disagio sociale si presenta la solita scena, la proprietà che vedendo il presidio chiama le forze dell’ordine, loro che arrivano e immediatamente identificano tutti i presenti e per non sbagliare anche l’avvocato, poi si attende l’arrivo dell’ufficiale giudiziario che applicando un suo modus operandi decide che tutto ciò che dice l’avvocato è opinabile e se la proprietà vuole lo sgombero, sgombero sarà anche con l’uso della forza, la situazione è in ebollizione.

A questo punto mentre le istituzioni latitano anche se il comune dista 20 metri dall’edificio sotto sfratto interviene il parroco del paese che immediatamente accusa la proprietà dicendo che è inammissibile che si butti la gente in mezzo ad una strada x 3000€ e che si farà carico lui di recuperare tale somma.

L’incaricato della proprietà piagnucola dicendo che lo sfratto si deve eseguire, i presidianti non mollano e il solerte ufficiale giudiziario accetta una proroga sino al 30 settembre.

Ora abbiamo più respiro per organizzarci meglio faremo in modo di aiutare questa famiglia ma se la situazione non si dovesse sbloccare il 30 settembre saremo di nuovo al nostro posto a difendere un diritto e un bisogno primario,

la casa non si tocca!

basta sfratti

Riconosciuto lo stato di necessità delle famiglie occupanti lo stabile di via Allende 13

Asti

Il 10 Aprile 2010, sei famiglie vittime della crisi economica, dopo numerosi contrasti allo sfratto che veniva loro opposto, occupavano uno stabile composto di sei alloggi quadrilocali, abbandonato da 7 anni, di proprietà del Ministero della Difesa. Un anno e più di garanzia del diritto all’abitare in una città che ha negato ai propri abitanti i diritti alla casa, al patrimonio pubblico e ai servizi sociali. Una città amministrata da una giunta che ha riconosciuto l’emergenza abitativa dopo due anni di lotte, due occupazioni abitative ( l’altra è quella di Via Orfanotrofio) e due blocchi popolari del consiglio comunale. Possiamo annotare una sorta di lieve apertura con la riformulazione di un “tavolo delle emergenze”, caratterizzato, comunque, dalla cecità “iperlegalista” che denuncia l’illegalità delle occupazioni e dei contrasti agli sfratti.
Sul piano giudiziario, si è svolto un primo processo, penale, che non ha riconosciuto lo stato di necessità delle famiglie occupanti e le ha condannate al pagamento di una multa di 8o euro ciascuna, sentenza un po’ pasticciata dove vengono fuori alcune carenze anche solo nel leggere le situazioni reddituali delle famiglie A questa sentenza abbiamo opposto ricorso.
Successivamente, su richiesta della proprietà ( il Ministero della difesa) di rientrare in possesso della palazzina, si è svolto il processo civile. Il giudice ha questa volta riconosciuto lo stato di necessità delle famiglie che hanno effettuato l’occupazione, rifiutando pertanto di ordinare lo sgombero immediato.

Per quanto riguarda l’azione legale intrapresa dal Ministero della Difesa per il rientro in possesso della proprietà constatiamo felicemente che il tribunale ha opposto lo “stato di necessità” delle famiglie occupanti alle richieste della proprietà.
Questa notizia, di ieri, offre un grosso motivo di soddisfazione a chi, come il Coordinamento Asti Est, ha sempre sostenuto con forza che le famiglie non avevano alternativa all’occupazione.
Senz’altro una vittoria per chi, da anni, con coscienza, pone in essere la rivendicazione di un diritto fondamentale come quello alla casa e la riappropriazione di ciò che ci spetta: i diritti, il bene pubblico, una vita dignitosa e un altro modo di concepire i rapporti sociali.
Questo fa ben sperare anche per la seconda occupazione sempre in asti in via orfanotrofio 13 ,questa è una palazzina dismessa dell’usl già da diversi anni, dove 12 famiglie vivono stabilmente ormai da 8 mesi.

Fonte:Coordinamento Asti Est

Milano: fiaccolata per Michele

Milano: 1000 persone hanno dato vita la sera di venerdì 8 luglio alla fiaccolta per Michele ucciso di botte una settimana prima dalla polizia  intervenuta per una banale richiesta di intervento per schiamazzi (alle 9 di sera!!).

Decisamente popolare la composizione del corteo (e dello stesso quartiere) a cui hanno partecipato anche i genitori di Aldrovandi e a cui hanno mandato un messaggio di solidarietà letto al termine del corteo anche i genitori di Carlo Giuliani e dalla sorella di Abba.

Il corteo ha attraversato il quartiere  Ponti  chiedendo giustizia per Michele e chiedendo a gran voce a chi avesse visto qualcosa di uscire e testimoniare. Molte le persone che si affacciavno dai balconi in segno di solidarietà applaudendo il corteo o semplicemente accendendo delle candele in comunanza con la fiaccolata.

Il corteo è terminato nel luogo dove Michele è stato ammazzato. Qui sono state lette alcune poesie dalle figlie delle famiglie di occupanti che Michele aveva difeso nel corso della sua militanza contro sfratti e sgomberi. Michele stesso infatti viveva dal ’91 in una casa occupata e due anni fa ha subito un tentativo di sgombero. Da qui la sua attivazione politica che l’ha visto sempre al fianco di chi lotta e resiste per il diritto alla casa. Importante nel quartiere e nel corteo anch il ruolo del comitato inquilini che da anni svolge attività di valorizzazione della vita nei quartieri e di difesa del diritto all’abitare.

Importante anche la componente antagonista presente al corteo sia milanese che con delegazioni da bergamo torino e roma.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per il compagno Michele

Quando ci si mette la faccia, quando con passione ci si dedica ad una
causa sociale e politica, il potere ed i suoi servi fanno di tutto per ostacolarti e qualche volta capita che si uccida.
Questo è quello che è successo a Michele compagno ucciso , per mano della polizia, a Milano durante un “operazione di controllo”.
Michele era un compagno che con determinazione si batteva per il diritto alla casa. Una passione nel far politica che,anche senza conoscerci personalmente, ci accomuna nelle resistenze agli sfratti, contro gli speculatori, nella lotta contro le istituzioni incapaci di risolvere un emergenza sociale politica abitativa.
Michele era uno di noi perché nella lotta vedeva l’unico mezzo di rivendicazione sociale, l’unica vera soluzione possibile alle logiche di profitto.
Come Progetto PrendoCasa Torino parteciperemo alla fiaccolata di venerdi sera a Milano, portando con noi la giusta rabbia per un compagno ucciso dalla polizia di stato.

Altro rinvio ottenunto dallo sportello per il diritto alla casa san paolo

Un altro sfratto rinviato sino al 29 settembre è stato ottenuto oggi dalla famiglia (con tanto di figlia disabile al 100%) e dallo sportello per il diritto alla casa San Paolo. Rinvio che ha sapore di vittoria  visto l’ammissione da parte delle istituzioni di non aver corrisposto un aiuto in denaro dovuto alla famiglia e che avrebbe sicuramente evitato di arrivare al IV accesso (e probabilmente di iniziare la procedura di sfratto) e che ora promettono di versare con tanto di arretrati.  Intanto lo stesso sportello rilancia per domani (05/07/2011) un nuovo picchetto antisfratto in  largo borgaro 42.

Maggiori informazioni ed aggiornamenti seguiranno sul sito dello sportello casa zona san paolo.

Ascolta l’intervista con Elisa su radioblackout:

http://prendocasa-torino.noblogs.org/files/2011/07/Titanic_2011_07_05_intervista_sfratto_gabrio.mp3
 

 

 

Verità e giustizia per Michele! L’unica sicurezza: diritti per tutti, non quella degli sceriffi!

altNel mezzo delle case popolari tra Corvetto e Molise Calvairate, ieri sera, è morto Michele. O meglio, è stato morto nel corso di un’ operazione di polizia di quelle che servono a garantire la “sicurezza” nella Milano che eredita due decenni di politiche securitarie e liberticide.

Una “esemplare” operazione di Polizia che come troppo spesso accade si conclude con un morto innocente. Questa è la loro sicurezza: fatta di abusi di potere, vergognosi pestaggi, omertà, impunità per chi porta la divisa.

Michele era un abitante delle case popolari: stava dalla parte della vera sicurezza, quella dei diritti per tutti, compresi i più deboli; probabilmente, se fosse stato un abitante di Corso Vercelli o Corso Como la polizia si sarebbe comportata in modo molto diverso. Per mascherare il diverso trattamento, già troppe bugie trasformano la realtà: lo chiamano ubriacone, delinquente, ma i precedenti per resistenza a pubblico ufficiale di cui parlano i giornali sono i presidi antisfratto, occasioni in cui Michele era disposto a mettersi in gioco in prima persona affinchè non venissero buttate in mezzo ad una strada persone che cercavano semplicemente una vita dignitosa per se stessi e le proprie famiglie.

Questa non è sicurezza, è una guerra contro le persone: loro vogliono la sicurezza di realizzare la Tav nonostante la contrarietà di chi abita quel territorio, vogliono la sicurezza di poter picchiare indiscriminatamente senza che qualcuno metta in discussione la legittimità delle loro azioni.

Alla faccia di chi strilla “padroni a casa nostra”, l’unica ricetta che propongono è la militarizzazione dei territori, dei quartieri popolari come della Val Susa: ieri un autoblindo dei Carabinieri ha ucciso una donna in Val di Susa, investendola. Questa notte a Milano una pattuglia di Polizia ha ammazzato un uomo. La sicurezza parte invece dai diritti, il diritto ad una casa per esempio e anche dal fatto che nei quartieri le persone costruiscano relazioni, reti solidali e autogestite, la periferia non puo’ essere trattata come un far west in cui si esercitano governanti-sceriffi.

Chiediamo con forza di chiarire subito la dinamica dei fatti e soprattutto le responsabilità nella morte di Michele, esigiamo verità e giustizia per l’ennesima morte assurda, morte che arriva per mano di uno stato che è forte con i deboli e debole con i forti. Non lo dimenticheremo…

 

Appello per non dimenticare. Verità e giustizia!

VERITA’ E GIUSTIZIA PER MICHELE
Michele era attivo nei movimenti di lotta per la casa, in difesa degli occupanti per necessità.

Con lui perdiamo un compagno e un amico prezioso e generoso, aperto e disponibile con tutti.

Era intervenuto per sedare una rissa. Per tutta risposta la polizia, anziché calmare gli animi, si è ingiustamente e violentemente accanita contro Michele, che è morto in conseguenza dei maltrattamenti.

E’ questo il modo in cui la polizia crede di mantenere la sicurezza nei quartieri? Con la violenza, la repressione, la morte di un uomo giusto?

Esigiamo che le istituzioni, a partire da quelle di zona fino al Municipio, facciano giustizia e contribuiscano alla verità, per far luce su questo episodio di violenza da parte delle forze dell’ordine.

Questo sarà il nostro primo impegno.

Michele, sei uno di noi. Eri impegnato come tanti uomini, tante donne, tante realtà della zona per renderla più giusta e vivibile.

La tua lotta è la nostra lotta. Questo sarà il nostro secondo impegno.

 

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