Governo&Banche: cambia la direttiva sui pignoramenti. Agevolata l’espropriazione della casa

imagesIl comportamento del Governo nei confronti delle fasce deboli di questo paese sta superando ogni limite di decenza e sopportabilità e si rivolge a strati sociali che avviluppati da una crisi che non fa altro che acuirsi, vengono colpiti in ogni aspetto della vita quotidiana. Tagli, razionalizzazioni e revisioni di spesa, fanno parte ormai delle parole d’ordine che il Governo Renzi adotta non appena si tratta di colpire settori come scuola, sanità, lavoro e così via..

In questo caso il colpo che si vuole mettere a segno riguarda un aspetto divenuto spinoso in Italia, ma non per questo al riparo da questi attacchi: la casa.

Poter comprare una casa, per milioni di italiani ed italiane, resta un passo molto importante. Anche se tuttavia è sotto gli occhi di tutti come questo passo stia diventando sempre più proibitivo al giorno d’oggi. Nonostante stipendi da fame e condizioni lavorative precarie, per una buona parte di popolazione, soprattutto con l’aiuto determinante della buonuscita dei genitori pensionati, per molti poter accedere ad un mutuo è ancora possibile.

Proprio per questi ultimi il Governo ha ideato un piano tutto suo. Utilizzando il recepimento di una direttiva europea, per mano del Ministro Boschi, l’esecutivo si appresta a fare l’ennesimo regalo alle sue care amiche banche ed ai relativi speculatori a seguire. Nella fattispecie, la Direttiva Europea 2014/17, che dovrebbe teoricamente aumentare le tutele per i consumatori nei contratti di credito, viene stravolta nei fatti, diventando uno strumento di maggiori garanzie per le banche nelle loro attività di recupero dei crediti detti “inesigibili”. Nel decreto legislativo viene cancellato l’art. 2744 del Codice Civile, che vieta il “patto commissorio”. Il superamento di questo divieto permette quindi alle banche di entrare direttamente in possesso dell’immobile e di metterlo in vendita per soddisfare il proprio credito, qualora il mutuatario dovesse risultare in ritardo con il pagamento di 7 rate, anche non consecutive.

In questo modo le banche acquisiscono subito la proprietà della casa e di fatto l’immediata possibilità di metterla all’asta. Un recupero del credito a favore delle banche che il Governo sta sostenendo in un’ottica che lo vede in prima persona garante sulle sofferenze bancarie. Si prevede esplicitamente che: “Le parti del contratto possono convenire espressamente al momento della conclusione del contratto di credito o successivamente, che in caso di inadempimentodel consumatore (il ritardo nel pagamento di 7 rate anche non consecutive) la restituzione o il trasferimento del bene immobile oggetto di garanzia reale o dei proventi della vendita del medesimo bene comporta l’estinzione del debito, fermo restando il diritto del consumatore all’eccedenza”.

Tutto ciò accadrà anche per quanto riguarda i mutui già in essere, visto che si parla di modifiche unilaterali, quindi nessun salvataggio anche per chi ha già aperto un mutuo in passato.

Nello stesso tempo la banca che ha acquisito la casa potrà venderla al prezzo che vuole, decidendo meglio per se stessa il prezzo di mercato, così da estinguere presto il debito e disinteressarsi della reale quota di vendita sul mercato, visto che questo le imporrebbe un dividendo del di più con il debitore.

In questo caso sarà normale vedere case vendute in fretta e furia solo per ripianare il debito bancario, con l’aggravante che saranno le stesse banche, con le loro agenzie immobiliari satelliti, ad essere dall’altra parte del tavolo. Un conflitto di interessi chiaro come il sole.

Ed infine, la ciliegina sulla torta porta. Chi acquisisce gli immobili nell’ambito di vendite giudiziarie per poi rivenderli a un’acquirente finale a pagare un’imposta sostitutiva di appena 200 euro, contro la tassazione ordinaria del 9%. “La norma- si dice- ha la finalità di agevolare il collocamento degli immobili in sede di vendita giudiziaria, così come in caso di assegnazione degli immobili stessi ai creditori”

Non è una novità del resto che questo Governo vada a braccetto con le banche, tuttavia l’azione di Renzi tenta sempre di lanciare il sasso più in là rispetto al limite. Si tratta di un ennesimo processo di stravolgimento del diritto; di una riscrittura dei codici, che lede le prerogative costituzionali, in nome dell’accelerazione dell’attuazione degli accordi TTIPP, che sovra determinano e distruggono, nella loro furia iperliberista, non solo il Welfare, ma la stessa democrazia, in nome del profitto a tutti i costi.

Solidarietà da Torino alla lotta per la casa di Padova

A Padova 11 attivisti del comitato di lotta per la casa sono state raggiunte da svariate misure cautelari che vanno dagli arresti domiciliari a obblighi di firma e divieti di dimora.
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L’assurdo reato contestato è “associazione a delinquere”, per aver partecipato a decine di picchetti anti-sfratto e aver difeso il diritto di tante famiglie ad avere una casa. Con queste misure cautelari le istituzioni provano ad intimidire gli attivisti e le famiglie che si battono quotidianamente per i loro diritti, e inoltre, magistratura e amministrazioni locali, diventano meri esecutori di una vendetta voluta da speculatori e palazzinari nei confronti di chi lotta per la casa.
Da Torino, dove quotidianamente ci battiamo contro la violenza degli sfratti a fianco delle molte famiglie alle quali viene negata la possibilità di una vita dignitosa, non possiamo che sentirci vicini ed esprimere solidarietà verso i compagni e le compagne di Padova.
La lotta per la casa è un dovere per tutti coloro che oggi si sentono minacciati dalle politiche liberticide del governo Renzi e dall’insufficienza con cui viene trattata l’emergenza abitativa nel paese.
Se le resistenze allo sfratto costituiscono un problema per le istituzioni, significa che stiamo andando nella direzione giusta, quella percorsa dal basso con famiglie e attivisti pronti a lottare per migliorare le proprie condizioni di vita.
A fianco dei compagn* di Padava, Liberi tutti!
Le famiglie occupanti dello Spazio Popolare Neruda e Progetto Prendocasa Torino

Torino, sfratto coatto della Cooperativa “Di Vittorio”

Oggi 18 febbraio le forze dell’ordine hanno bussato alla porta di Daouhadi e della sua numerosa famiglia per mettere in atto lo sfratto a sorpresa notificato nel mese di dicembre.
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Si e’ arrivati all’assurdo articolo 610 dopo alcune resistenze e picchetti portati avanti dalla famiglia tutta e da solidali che ogni giorno cercano di far fronte all’emergenza abitativa dilagante nella nostra città.
Daouhadi però questa mattina era da solo nella casa di via Tasca 23; i quattro figli (tre minori e una maggiorenne) sedevano“inconsapevolmente” tra i banchi di scuola, la moglie in ospedale alle prese con il quinto parto ed è così che la proprietà, il comune e la questura di Torino si sono sentiti “tranquilli” e “facilitati” nello sfondare la porta dell’appartamento, nel pretendere che la vita di un’intera famiglia fosse velocemente inscatolata, imbustata e messa in mezzo ad una strada.
Un presidio nutrito di resistenti e solidali ha raggiunto l’abitazione, offrendo il proprio aiuto nell’affrontare un momento così delicato, ma soprattutto cercando di rispondere il più velocemente possibile a tanta codardia delle istituzioni, pretendendo una soluzione dai servizi sociali (che peraltro non si sono presentati sul luogo, continuando a prendere tempo telefonicamente).
I proprietari, richiedenti lo sfratto, sono alcuni soggetti della Cooperativa Edile “Di Vittorio”, famosi per non essere onesti, famosi per i loro giochetti alla luce del sole. Profondamente colluso e complice il Comune di Torino.
Una volta giunti dai servizi sociali a Daouhadi e alla sua famiglia è stata fornita una soluzione temporanea ma accettata vista la forte necessità, la dimissione dall’ospedale della moglie, di trovare una sistemazione. Questo però non significa che il percorso della famiglia si esaurisca con questo palliativo. I servizi sociali dovranno mettere mano ai loro fondi e trovare le coperture per dare una sistemazione concreta e dignitosa alla famiglia.
Per questo motivo monitoreremo il lavoro che svolgeranno i servizi sociali, e se la famiglia non riterrà soddisfacente e/o dignitoso il percorso proposto dalle amministrazioni, ci batteremo insieme affinché si trovino soluzioni adeguate.
Non possiamo permettere che persone, famiglie intere, gente che aspetta risposte dall’emergenza abitativa della nostra città, sia lasciata da sola, venga sbattuta in mezzo ad una strada a sorpresa..
Le Famiglie dello Spazio Popolare Neruda
Nella foto in testa all’articolo, uno dei rappresentanti della Cooperativa “Di Vittorio” che mostra il dito medio ai primi solidali giunti sul posto per sostenere la famiglia di Daouhadi.

Torino, basta sfratti e palazzinari!

Oggi le famiglie dello Spazio Popolare Neruda e tanti solidali si sono trovati a difendere lo sfratto di Marco, Roberta e dei loro splendidi bambini.

IMG_20160211_114150Marco si arrangia con qualche lavoretto, Roberta ha perso il lavoro. Marco ha lavorato per molto tempo alle dipendenze del noto avvocato-palazzinaro Pacchiodo che ha voluto sfrattare la sua famiglia.

Un’altra situazione di emergenza abitativa nella Torino capitale degli sfratti. Mentre il partito democratico si prepara alle nuove elezioni ed investe capitali in opere inutili, migliaia di persone rischiano di perdere la casa, perché la crisi è sempre più capillare, come uno tsunami travolge le vite di molti.
Marco e Roberta oggi hanno deciso di resistere, nonostante la volontà e l’intransigenza di chi li voleva fuori di casa. L’avvocato-proprietario, non sembra preoccuparsi minimamente che a perdere un posto caldo sarebbero stati un bambino di sei mesi e il suo fratellino con certificati di gravi problemi di salute. Proprio quell’avvocato che a Torino ha moltissime proprietà, che naviga nell’oro e che ha sempre pensato di sfruttare la manodopera dei suoi inquilini al bisogno…Opportunismo? Furbizia?
Sicuramente è questione di classe per quelli come lui, ma non per i tanti come noi che si meritano un futuro ed una vita dignitosa.
Esiste una Torino che si oppone, una Torino popolata da sorrisi e da voglia di resistere, dove persone di ogni età si adoperano per cambiare la situazione di disagio imperante.
Ora Marco e Roberta aspettano una risposta dall’emergenza abitativa. Noi siamo al loro fianco! Oggi e il 13 Aprile!

Sistema Torino: la politica e le speculazioni

graficaE’ datato 4 febbraio il blitz della guardia di finanza che ha coinvolto le associazioni riunite nel progetto “La città possibile”: Valdocco, Aizo, Terra del Fuoco, Stranaidea, Liberi tutti e la Croce rossa. Fra gli indagati compare anche il noto Giorgio Molino, il “ras delle soffitte”, palazzinaro che possiede circa 1850 immobili tra Torino e provincia. Le cooperative interessate dal blitz si sono occupate del progetto di sgombero e di ricollocamento delle famiglie del campo rom di Lungo Stura Lazio.

Il reato contestato alla cooperativa Valdocco e all’associazione Terra del Fuoco è di turbativa d’asta, in quanto hanno sistemato le famiglie rom in alcuni appartamenti di corso Vigevano sprovvisti dei requisiti di abitabilità, mentre per Molino si parla di abuso edilizio.

L’inchiesta nasce da parte del pm Padalino, secondo un esposto portato in consiglio comunale da Maurizio Marrone (fdi). Il Comune di Torino si costituisce parte lesa.

Ecco tutti gli ingredienti di un’inchiesta in odor di campagna elettorale, che non ha nulla a che vedere (stranamente!) con l’integrazione, il diritto all’abitare e il poter vivere una vita dignitosa di centinaia di famiglie che in poco tempo si sono trovate senza un tetto e oggetto di un contenzioso di cui non avevano certo nessun interesse.

Il fatto che il Comune di Torino, rappresentato dal sindaco Fassino, si sia costituito parte lesa in questo procedimento è ai limiti del ridicolo, ma si inserisce perfettamente nella strategia del PD per cercare di strappare qualche voto in più alle vicinissime elezioni comunali. Il Comune si vanta di essere l’unico beneficiario dei fondi stanziati per “l’emergenza rom” che sia riuscito a sgomberare un campo nomadi e cerca di risultare vittima delle cooperative e associazioni che hanno fatto il lavoro sporco per lui.

Strano però che il Comune si sia dimenticato dei numerosi affari firmati col signor Molino, unico immobiliarista che per ripulirsi la coscienza (o meglio la fedina penale) si prende in carico tutte le patate bollenti del sindaco Fassino: oltre alla questione rom, il palazzinaro si è occupato di sistemare i rifugiati nel suo housing sociale di via Aquila 21 (180 rifugiati in un luogo che ha la capienza di massimo 100 persone), ha stipulato un’ampia e proficua collaborazione con LO.CA.RE., uno degli organi dell’assessorato alla casa che si occupa di pagare per alcuni mesi l’affitto al proprietario di casa se si prende in carico una famiglia in emergenza abitativa.

Sembra inoltre veramente incredibile che la vicesindaco Tisi abbia dichiarato di essere assolutamente ignara della reale destinazione d’uso degli immobili di Corso Vigevano, in quanto erano già stati messi sotto sequestro nell’aprile 2012 proprio per essere stati “ristrutturati ad uso abitativo” e messi in affito senza alcun progetto di riconversione o cambio di destinazione d’uso.

Il gioco politico risulta così ancora più chiaro. Il blocco di potere PD e le speculazioni in città vanno a braccetto; ma in piena campagna elettorale conviene sganciarsi dalle polemiche e cercare di rifarsi un’immagine. Il blitz della finanza viene usato in modo pretestuoso dall’apparato PD per cercare di svincolarsi dalle responsabilità comuni alle associazioni e cooperative sotto accusa, le quali non si sarebbero accertate, pur di conseguire gli obiettivi progettuali previsti dall’appalto indetto dal Comune, dei requisiti degli immobili per il progetto “La città possibile” concessi dal solito affarista e speculatore Molino.

Inoltre val la pena ricordare che Terra del Fuoco è un’associazione legata fortemente a SEL – che prima del divorzio era in maggioranza PD – e che oggi con Airaudo corre per la carica da sindaco…

Ecco rivelata quindi la strumentalità politica con cui il “sistema Torino” tratta i problemi reali di questa città, senza minimamente risolverli. Così come in questo caso specifico, la gravissima emergenza abitativa della nostra città viene tamponata attraverso mille piccoli espedienti da campagna elettorale, ma mai si prendono provvedimenti atti a risolverla seriamente. Se da un lato si punta il dito contro i progetti speculativi del Comune (il progetto “La città possibile” ha un costo di 5 milioni di euro) dall’altro lato, si evidenzia come per personaggi come Giorgio Molino, le istituzioni si danno da fare per legittimarlo sul piano pubblico e di gestione del welfare cittadino, pagando i sui “servizi” con denaro pubblico.

Ci chiediamo infine come sia possibile che, sin dal 2013 all’inizio di questa faccenda, le istituzioni, deputate a risolvere il postsgombero del campo rom, non si siano poste delle domande rispetto alle modalità e le condizioni in cui si trovavano ad operare. Ultima tesserina del puzzle di questa vicenda è Marrone, che nasconde i suoi miseri fini elettorali e la sua retorica fascista e razzista, sotto il mantello di paladino della giustizia, in nome di una legalità “disinteressata” che a noi veste sempre più stretta.

Solidarietà con Torino e Brescia

Le famiglie dello Spazio Popolare Neruda insieme al collettivo Prendocasa di Torino, esprimono piena solidarietà ai compagni e alle compagne del collettivo Gardesano Autonomo e alle famiglie sgomberate di via Modane a Torino.
In piena crisi economica le istituzioni attaccano i percorsi di riappropriazione e socialità che famiglie e compagn* praticano sul proprio territorio. Alle mancanze della politica istituzionale le realtà sociali e i movimenti creano spazi di ripresa sociale, di autorganizzazione capaci di intervenire sul piano politico e pubblico attraverso una pratica di riscatto sociale: la riappropriazione.
Questa pratica viene colpita duramente dall’ordine costituito perché apri pista di un cambiamento dei comportamenti sociali che non chiedono nessuna mediazione ma si prendono ciò che gli spetta: luoghi di aggregazione e occupazioni abitative diventano essenziali laddove le politiche del governo Renzi favoriscono solo gli affaristi e gli speculatori, attaccando il diritto alla casa per tutti.
Gli sgomberi di questa mattina a Brescia e a Torino sono la cartina di torna sole di una politica sempre più lontana dai bisogni reali delle persone, sulle quali si continua a scaricare il costo della crisi. Laddove palazzinari, grandi imprenditori, banche e lobby aumentano i loro profitti in tempi di crisi, le istituzioni, incapaci di dare risposte concrete al disagio economico, sociale e abitativo, preferisce mostrare i muscoli con chi oggi rivendica un miglioramento delle proprie condizioni di vita.
Oggi costruire percorsi di lotta significa trovare nuove possibilità e riscatto sociale, significa mettere a nudo un sistema rapace che saccheggia vite e risorse.