Torino, Corso Traiano sotto sgombero. Decine di famiglie in mezzo alla strada

corteo_casa_sgombero_traianoAggiornamento ore 19:00: Le famiglie sgomberate stamani, insieme a un gruppo di solidali, ha percorso in corteo le vie centrali della città per denunciare la criminale gestione dell’emergenza abitativa da parte del Comune e della    Prefettura. Se da una parte questi due enti ordinano gli sgomberi senza se e senza ma, dall’altra parte però non sono così lesti nel fornire una soluzione per gli ex-occupanti che da stamattina sono rimasti senza un tetto, dimostrando una totale indifferenza e disinteresse nei confronti di chi si trova in condizioni di assoluta difficoltà. Attualmente il corteo è giunto davanti alla sede RAI per evidenziare anche le responsabilità che assumono i media in questo contesto.

Aggiornamento ore 13.30: Dopo lo sgombero di questa mattina, gli occupanti di corso Traiano, buttati in mezzo alla strada questa mattina, insieme ai solidali, hanno deciso di recarsi sotto il Comune. L’appuntamento è per le 15 di questo pomeriggio in via palazzo di città.

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All’alba di questa mattina reparti mobili della polizia e dei carabinieri, per un totale di oltre cento agenti, hanno fatto irruzione all’interno dello stabile di Corso Traiano a Torino, occupato a luglio dello scorso anno all’interno della campagna #Riprendiamoci la città. L’edificio -che si trova in zona Mirafiori- dava casa a 13 famiglie, molte delle quali con bambini piccoli (oltre ad una donna incinta), che da questo momento torneranno a non avere una casa in cui vivere, segno di una risposta da parte dell’amministrazione comunale che piuttosto di risolvere l’emergenza abitativa, decide di adempire in toto al piano casa di Renzi e alla sua battaglia contro le occupazioni. In questo momento l’area limitrofa alla palazzina è completamente circondata dalle forze dell’ordine che non permettono ai e alle solidali accorse di avvicinarsi all’edificio.

polizia_sgombero_traianoNonostante la proprietà della palazzina sia di un’azienda della grande distribuzione rimasta abbandonata ormai da alcuni anni, il ruolo del Comune riguardo allo sgombero non è esente da responsabilità nell’aver buttato quest’oggi in strada decine di famiglie. Segno emblematico di come le istituzioni comunali reagiscono all’emergenza abitativa e al problema sfratti nella città di Torino.

Un atteggiamento già palese dopo le ultime mobilitazioni che vi sono state all’assessorato alla casa, negli uffici dell’emergenza abitativa e sotto la prefettura, dove sfrattati e occupanti si sono accampati dopo che il prefetto ha rifiutato di fornire risposte rispetto all’emergenza abitativa e sfratti, dimostrando quest’oggi di voler continuare a parlare un linguaggio che conosce solo sgomberi e assoluto disinteresse per chi si trova senza casa e in condizioni sociali sempre più precarie.

Torino: famiglie accampate sotto la Prefettura. Stop sfratti!

prettura La lunga e calda giornata si è conclusa e il prefetto Paola Basilone ha confermato la linea dura sulla questione emergenziale degli sfratti. Pur avendo gli strumenti per attivare     una moratoria degli sfratti in città, il prefetto preferisce non fare nulla continuando a non intervenire sulla questione dell’emergenza abitativa. Le istituzioni continuano a rimanere in silenzio, facendo passare per la normalità i migliaia di sfratti che le famiglie subiscono nella città di Torino.

La richiesta della moratoria degli sfratti fatta dalla famiglie occupanti e dagli sfrattati è un provvedimento che la prefettura può realizzare ma non intende intervenire sulla questione, non c’è nessuna volontà politica di risolvere l’emergenza abitativa, ormai divenuta una vera piaga sociale in città.

Quello che invece continua ad esserci è l’arroganza di un potere che muove i propri organi contro chi oggi pretende dignità. La questura in modo scomposto a più volte intimato l’intervento delle forze dell’ordine sui manifestanti, più volte si è presentata davanti al presidio sbraitando che l’immagine della prefettura non poteva essere danneggiata dal presidio delle famiglie e sfrattati.

La questione abitativa non può e non vuole essere risolta perché gli interessi della politica, del PD, sono rivolti altrove, nelle grandi opere, nei grandi eventi, nei grandi affari a scapito della gente che oggi vive il disagio abitativo ed economico.

Il presidio si è sciolto, le tende sono state risposte, si attende che il comune sblocchi il corto circuito che si è creato con la prefettura, visto che quest’ultima aveva dato esito positivo ad un incontro sull’emergenza abitativa in concerto con le parti istituzionali. Nell’attesa che il teatrino della politica si svolga, il presidio lascia piazza castello convinto che quella legittimità politica che oggi gli è stata negata vada riconquistata con la lotta.

 Aggiornamento ore 11.30: Le famiglie hanno passato la notte e si trovano tuttora davanti alla Prefettura, dimostrando la propria determinazione a non retrocedere davanti all’ennesimo ribalzamento di responsabilità. Da un’ora è in corso la conferenza stampa convocata già da ieri. Stop sfratti, una casa per tutti/e subito!

Aggiornameto ore 20: un numeroso gruppo di agenti della questura, sostenuti della presenza di reparti della celere, provoca ripetutamente il presidio delle famiglie, obbligandolo a spostarsi di alcuni metri da sotto il portico della prefettura. La provocazione, non a caso, arriva proprio approfittando del momento di minore affluenza in cui le famiglie e i bambini si allontananano dal presidio per recarsi a recuperare quanto necessario per trascorrere la notte davanti al palazzo.  Sembrerebbe che il prefetto, il quale stamane ha rifiutato di incontrare le famiglie, si sia  infastidito dalla determinazione del presidio che, di smuoversi dal palazzo, non ha nessuna intenzione: occupanti, sfrattati e senza casa hanno deciso, infatti, di rimanere tutta la notte. L’appuntamento è per domani mattina alle 10 davanti la prefettura, ove si terrà la conferenza stampa. Per la serata sono previsti spettacoli e letture per i bambini organizzati dalla cavallerizza 14.45 occupata.

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Continuano le mobilitazioni per il diritto all’abitare, contro gli sfratti e il decreto Lupi. Se il mese scorso, a Torino (e in molte altre città) il movimento per il diritto all’abitare è tornato nuovamente in piazza contro il “nuovo piano casa” del governo Renzi, occupando gli uffici dell’assessorato alla casa, dell’emergenza abitativa e recandosi direttamente dall’assessore welfare e politiche sociali Elide Tisi, ancora nessuna risposta viene data dalle istituzioni, se non finte promesse di convocazione di tavoli truffa, che di fatto non coinvolgevano neanche tutti gli attori istituzionali coinvolti. Primo grande assente infatti risulta essere il Prefetto, che ha la possibilità di graduare gli sfratti o di deciderne una moratoria. Nel frattempo, il Comune di Torino, rimbalza la patata bollente proprio alla Prefettura, per quelle che sono le richieste avanzate dalle centinaia di sfrattati e sfrattate, tra cui tra le altre cose, la moratoria degli sfratti, sgomberi e pignoramenti, oltre alla sospensione dell’art. 610 e dell’articolo 5 del Decreto Lupi sulla casa.

Questa mattina quindi, centinaia di sfrattati e senza casa si sono recati sotto la prefettura per chiedere un incontro, affinchè le parole e i rimbalzamenti non proseguano più e per chiedere che il prefetto si faccia carico di trovare una soluzione all’emergenza abitativa. La risposta, come ci si poteva aspettare, è stata negativa. Trovandosi di fronte all’ennesima situazione e davanti all’ennesimo rifiuto riguardo all’assunzione delle proprie responsabilità, le molte famiglie hanno deciso di non andarsene, continuando il presidio sotto l’edificio, con l’intenzione di non andarsene così facilmente. Dopo aver approntato un pranzo, i molti sfrattati e senza casa continuano a rimanere sotto la Prefettura determinati a non retrocedere di un solo passo davanti all’ennesimo ‘no’.

Torino, mattinata di mobilitazione contro sfratti e decreto Lupi

Mattinata di mobilitazione anche a Torino contro il decreto Lupi e per il diritto all’abitare: in seguito all’occupazione degli uffici dell’emergenza abitativa avvenuta pochi giorni fa, infatti, senza casa, sfrattati e occupanti avevano ottenuto per questa mattina l’apertura di un tavolo politico con la giunta sul problema dell’emergenza abitativa torinese.

Intorno alle 10, quindi, una delegazione è salita negli uffici del Comune, mentre nella piazza antistante al palazzo prendeva vita un presidio per fare pressioni sulla giunta affinché non continuasse a ignorare le richieste di chi lotta per la casa.

Molto chiare le rivendicazioni che sono state portate alla giunta e in particolare al vice-sindaco e assessore alle politiche sociali, Elide Tisi: una moratoria immediata degli sfratti e la sospensione dell’infame articolo 610 col quale vengono eseguiti sfratti a sorpresa, apertura di un tavolo politico sull’emergenza abitativa, censimento attuale delle case vuote di proprietà dell’ATC, requisizione degli immobili sfitti e abolizione dell’articolo 5 del decreto Lupi sulla casa.

Durante il presidio abbiamo raccolto la testimonianza di Antonio, a rischio sfratto e senza lavoro:

Nel corso dell’incontro, gli assessori presenti hanno balbettato il solito rimpallo di responsabilità sugli altri enti locali (Regione e Prefettura in particolare), senza prendersi nessun impegno concreto per risolvere l’emergenza abitativa (pur riconoscendo apertamente la fattibilità di molte delle richieste avanzate questa mattina!) e mostrando una buona dose di arroganza verso la delegazione presente (nel bel mezzo dell’incontro il vicesindaco si è infatti alzato lasciando il tavolo come se nulla fosse). Insomma, ancora una volta orecchie da mercanti, perlomeno finché c’è da tutelare la propaganda per le elezioni…

Non più disposti ad aspettare e a ricevere solo false promesse, alla conclusione del tavolo il presidio si è trasformato in un corteo che si è diretto sotto la Prefettura, che nonostante le richieste fatte questa mattina ha disertato l’incontro, per gridare le proprie ragioni. Qui i manifestanti hanno preteso un incontro con il Prefetto Paola Basilone ma, dopo quasi un’ora di attesa, si sono sentiti rispondere che all’interno del palazzo “non c’era nessuno con cui parlare” (!) e che il Prefetto era impegnato dietro questioni più importanti…

Insomma, palazzi del potere deserti e una classe politica che si conferma sorda, arrogante e immobile di fronte alla richiesta di far fronte all’emergenza abitativa e ai problemi reali di una città sempre più impoverita…il presidio si è comunque sciolto con la promessa di continuare a mobilitarsi nei prossimi giorni e soprattutto:

#civediamolundici!

 

Il video del corteo verso la Prefettura:

Leggi il comunicato degli sportelli per il diritto all’abiatere

Torino. Sfrattati e senza casa occupano uffici dell’emergenza abitativa

05Mentre si discute in senato l’applicazione del decreto Lupi sulla casa, in molte città continuano le mobilitazioni per il diritto all’abitare. Il movimento per il diritto all’abitare romano è tornato in piazza ieri contro il “nuovo piano casa” del governo Renzi e contro tutti i decreti che amplificano i processi di impoverimento e precarietà.

Questa mattina a Torino occupanti, sfrattati e senza casa, in continuità con le mobilitazioni per il diritto alla casa e contro le politiche di austerity, hanno occupato gli uffici dell’Assessorato alla casa e dell’Emergenza abitativa. Dopo vari colloqui con i responsabili delle istituzioni le famiglie sono riuscite ad ottenere un tavolo politico presso il comune sull’emergenza abitativa che si terrà venerdì 16 maggio alle ore 10.

 

Centinaia di sfrattati e senza casa dei vari sportelli casa cittadini hanno occupato questa mattina gli uffici dell’Assessorato alla casa e dell’Emergenza abitativa di Torino in via Corte d’Appello, tornando a porre al centro dell’attenzione il problema casa che a Torino ha raggiunto cifre senza precedenti.

Da un anno a questa parte la pratica dello sfratto a sorpresa (autorizzato dall’art. 610) risulta essere pratica d’ufficio come risposta a chi resiste allo sfratto. La questione abitativa a Torino viene pertanto affrontata su una mera questione di ordine pubblico mentre le istituzioni cittadine continuano a non dare risposte soddisfacenti delegando il tutto al tribunale di Torino.

Questa mattina, i moltissimi sfrattati e sfrattate così come molte famiglie di senza casa, si sono quindi recati direttamente dall’assessore welfare e politiche sociali nonchè presidente della Commissione per l’emergenza abitativa Elide Tisi, per chiedere una soluzione degna partendo dalla cancellazione dell’art.610, oltre ad una moratoria sugli sfratti, l’apertura di un tavolo politico sull’emergenza abitativa, censimento attuale delle case vuote ATC, la requisizione degli immobili sfitti e l’abolizione dell’articolo 5 del Decreto Lupi sulla casa. Mentre l’occupazione è ancora in corso, con decine e decine di famiglie dentro gli uffici, è iniziato da qualche ora il colloquio con l’assessore al welfare e un rappresentante della prefettura per stabilire l’apertura di un tavolo politico sull’emergenza casa. Da segnalare inoltre l’atteggiamento ignobile della digos che spintona i giornalisti presenti sul luogo per evitare che facciano foto.

Qui sotto il comunicato dell’iniziativa

PRETENDIAMO SOLUZIONI, NON FALSE PROMESSE!

L’assenza di politiche sulla casa e  il silenzio delle istituzioni locali sul fenomeno dilagante dell’emergenza abitativa, costringe molte famiglie a opporsi allo sgombero coatto tramite la pratica dei picchetti anti-sfratto. Le famiglie organizzandosi, resistono contro l’arroganza delle istituzioni che, invece di trovare soluzioni reali all’emergenza casa, delega alla questura il vuoto politico-sociale che ha lasciato chi dovrebbe invece garantire il diritto all’abitare.

Forze dell’ordine ed  istituzioni, allarmate da questo crescendo di resistenza e solidarietà, decidono di affrontare il problema casa non sotto il profilo sociale e politico, ma sotto quello dell’ordine pubblico, studiando sempre nuove strategie per combattere il fenomeno dei picchetti. La strategia messa in campo consiste nell’applicazione dell’art. 610 c.p.c, conosciuto come sfratto a sorpresa. Questa disposizione consiste nel permette all’ufficiale giudiziario di presentarsi senza preavviso per eseguire lo sfratto aggiungendo precarietà alla precarietà di quanti sono già gravati dal peso di uno sfratto, potendo l’ufficiale giudiziario presentarsi ad eseguirlo in qualunque data, in qualunque momento.

I 4mila sfratti che ogni anno si registrano nella nostra città non possono essere valutati come questione di ordine pubblico, la dignità delle persone non può essere subordinata a punitive strategie politiche. Il comune deve trovare una soluzione all’emergenza abitativa, non colpire chi alza la testa, chi si ribella, chi resiste.
Molte famiglie sono costrette a trovare autonomamente una soluzione al disagio abitativo attraverso l’occupazione di edifici vuoti. Pratica che viene attaccata sia dalle istituzioni locali, sia dal governo Renzi che tramite il “nuovo piano casa” inserisce nel decreto legge l’articolo 5 che mira a colpire, negando la residenza e l’utilizzo delle utenze basilari, le famiglie occupanti.
Chi ha già vissuto la brutalità di uno sfratto, chi lo sta per vivere, gli occupanti di case o semplicemente chi ritiene inaccettabile  che le persone vengano messe in mezzo alla strada sono qui oggi per denunciare pubblicamente questa situazione, pretendendo che le istituzioni si pronuncino prendendosi le proprie responsabilità.

Rivendichiamo e pretendiamo il diritto alla casa e alla dignità per tutti. Pretendiamo soluzioni reali e non promesse buone solo in campagna elettorale. Non ce ne andremo da qui fino a che le istituzioni e i responsabili non si siano pronunciati sui seguenti punti:

Moratoria degli sfratti e sospensione dell’articolo 610; apertura di un tavolo politico sull’emergenza abitativa; censimento attuale delle case vuote ATC; requisizione degli immobili sfitti; abolizione dell’articolo 5 del Decreto Lupi sulla casa.

Occupanti, sfrattati e senza casa

Torino: verso il #29M, assedio alle risorse e all’austerity

Maison avec un mégaphoneMentre in tutta Italia si susseguono quotidianamente sfratti e sgomberi e il neo-governo Renzi – per mano del ministro Lupi – sferra il proprio attacco al diritto all’abitare presentando il “piano-casa”, sui territori si moltiplicano gli appuntamenti di lotta in vista della giornata di mobilitazione nazionale del 12 Aprile. A Torino, una delle città in cui l’emergenza abitativa è particolarmente forte, si prepara un corteo regionale per il diritto alla casa per il 29 marzo. Appuntamento per lunedì 24 per un’assemblea cittadina in cui costruire assieme la giornata di lotta. Di seguito l’appello:

Stiamo assistendo ai proclami quotidiani del governo Renzi, che dipinge una ripresa economica forte, la risoluzione del problema occupazionale e sensazionali misure che dovrebbero garantire una casa anche alle fasce più deboli.

Ma la realtà che viviamo nei nostri territori tutti i giorni è ben diversa e la ricetta proposta dal nuovo governo è in piena continuità con il governo dell’austerity prima di Monti e poi di Letta.

Nei nostri territori, sempre di più i movimenti ed interi spezzoni sociali si sono organizzati per costruire un alternativa reale basata su processi conflittuali che rivendicano una vita dignitosa.

In risposta ad un’emergenza abitativa sempre più estesa, i movimenti per il diritto all’abitare hanno moltiplicato gli sportelli casa, le resistenze agli sfratti e le occupazioni abitative. Sempre più persone colpite dalla crisi e stufe delle false promesse di politicanti di professione hanno deciso di autorganizzarsi dando vita a percorsi di occupazione che oltre a soddisfare il bisogno primario di casa hanno creato contraddizioni nei quartieri dove si sono sviluppate.

Sempre di più il percorso di riappropriazione della casa ha intersecato altre lotte, quelle dei facchini che si ribellano a condizioni di lavoro sempre più denigranti, quelle degli abitanti delle case popolari minacciati di sfratto da ATC e Regione e tartassati da utenze e spese insostenibili ed ancora quelle dei lavoratori e degli utenti degli Ospedali che la Giunta Regionale vuole chiudere e dei lavoratori del sociale e delle scuole sottoposti a tagli insostenibili affiancati dai genitori degli alunni che frequentato scuole sempre più fatiscenti.

Lotte che a partire dal corteo del 19 Ottobre a Roma hanno dimostrato di sapersi organizzare indipendentemente dalle agende politiche di Governo, Regioni, Partiti e Sindacati Confederali dando vita a un movimento in grado di rivendicare un uso diverso delle risorse pubbliche e processi decisionali nei territori che nascono dal basso ed esprimono forza conflittuale.

Proprio la ricomposizione delle lotte sociali che si è data a partire dal movimento per il diritto all’abitare e che ha portato decine di migliaia di persone ad assediare i palazzi del potere il 19 a Roma sta dimostrando la forza che queste lotte hanno e sta scatenando le risposte del Governo.

Non è un caso che Renzi nel piano casa, abbia portato un attacco frontale ai percorsi di occupazione, negando la residenza e le utenze agli occupanti. Sempre di più questi percorsi dimostrano l’inconsistenza delle politiche economiche e sociali dei governi che si sono succeduti e danno una risposta forte e concreta dal basso in grado di connettersi con le altre lotte dei territori.

Sempre di più a partire dal 19 Ottobre Romano nella nostra Regione si sono aperte vertenze e percorsi conflittuali che si contrappongono all’agenda politica della Casta.

Sotto Regione e Comune, nei luoghi di lavoro e nei propri quartieri si sono costruite iniziative per rivendicare un uso diverso delle risorse. Risorse ad oggi usate per la costruzione di grandi opere che devastano i territori, prime fra tutto l’altra velocità o che ci dissanguano per costruire palazzi vetrina come il grattacielo della Regione Piemonte. Risorse dirottate direttamente nel portafogli dei costruttori e palazzinari mentre agli abitanti delle case popolari si richiede il pagamento di 480 Euro a chi è senza reddito per evitare uno sfratto. Risorse usate per mantenere i vizzi di consiglieri regionali, mentre chiudono gli ospedali come il Gradinigo e le nostre scuole cadono a pezzi.

Siamo convinti allora che i nostri territori siano sempre più dei veri terreni di battaglia dove sperimentare e creare nuove forme aggregative e di lotta che ricompongano le lotte sociali che si stanno dando nella nostra regione e che il 29 Marzo con forza si riprendano la città di Torino.

Contrapponendo all’immagine vetrina, ai grattaceli in costruzione ed alle vuote parole da campagna elettorale, l’immagine di chi con forza sta costruendo un alternativa reale che il 12 Aprile insieme ai movimenti nazionali della rete di abitare nella crisi assedierà con forza di nuovo i palazzi del potere e il Governo Renzi.

In vista del corteo regionale del 29 marzo a Torino che vedrà scendere in piazza il movimento per il diritto all’abitare, invitiamo tutte le realtà cittadine e tutti coloro che sono interessati, lunedì 24 marzo all’ex macello, via M. Pescatore 7 alle ore 21 per un’assemblea cittadina.

Vogliamo che la giornata del 29 sia ricca di contenuti e partecipata da tutte le istanze e le lotte che attraversano il nostro territorio.

A poche settimane dall’insediamento del nuovo governo regionale e a fronte dei tagli e delle privatizzazioni, vogliamo lanciare un segnale chiaro, lanciare una sfida a chi siederà su quella poltrona con la creazione di “una carta d’intenti”che equivale alla nostra agenda di lotta per la primavera che verrà.

Siamo in tanti a difendere il territorio, la salute, la scuole, a reclamare un reddito e ripensare il welfare.

Scendiamo in piazza insieme, costruiamo un futuro diverso!

Assemblea per il 29 Marzo

La casa è un diritto, resistere un dovere

Elena e suo marito vivono nella loro casa da 2 anni, e il proprietario possiede altri immobili.

La storia di Elena è simile a quella di tante altre famiglie ormai corrose dalla crisi e che a malapena riescono a mettere insieme il pranzo con la cena. Nonostante siano incappati nella macchina infernale dello sfratto hanno provato a rivolgersi alle “istituzioni” facendo richiesta di emergenza abitativa, ma la risposta è stata negativa perché il loro contratto d’affitto è ad uso “commerciale” e non abitativo! Il proprietario ha fatto bene i suoi calcoli quando ha fatto firmare il contratto, visto che il canone in questo modo poteva essere molto più alto rispetto ad un affitto ad uso abitativo, infatti Elena si è trovata a dover pagare tra affitto e spese 750 euro al mese per una casa che si trova ai limiti della “sicurezza”, con perdite e muri disastrati. Ma questo al proprietario poco è importato, l’unica sua preoccupazione è stata quella di rivolgersi al tribunale per chiedere lo sfratto quando Elena non ha più potuto sostenere l”esorbitante affitto.

Ad aggravare la situazione c’è anche il fatto che Elena si trova al 7° mese di gravidanza e, a causa dello stress dovuto all’imminente sfratto e alle condizioni precarie della casa che in questo periodo sono ancora più accentuate dall’inverno, ha accusato diversi problemi di salute tanto che il suo medico le ha consigliato di passare questi ultimi due mesi che le rimangono per giungere al termine della gravidanza, in una condizione di assoluto riposo e senza ulteriori sballottamenti che potrebbero causarle la perdita del bambino!

Per tutto questo noi oggi siamo qui con Elena e suo marito!

Siamo stufi di continuare a vedere palazzinari e speculatori senza scrupoli che si permettono di giocare con la dignità della gente attaccandosi al “bisogno” di un tetto, avvallati dal silenzio delle istituzioni e dell’apparato politico tutto che è incapace di garantire il diritto all’abitare e lo continua a trattare come un mero problema di ordine pubblico

Di fronte a tutto questo noi siamo convinti che l’unica risposta sia la resistenza!

Dalle prime ore del mattino saremo a fianco della famiglia di Elena per cercare di evitare che l’ennesimo atto di violenza venga nuovamente commesso. Quindi, invitiamo tutte e tutti a partecipare alla resistenza allo sfratto in via miglietti 13

bannerSfratti

Torino: la resistenza paga, ancora rinvii nello ‘sfratto day’

IMG_131642595616237Nuova giornata di lotta ieri a Torino dove, come ormai di consueto nel terzo martedì del mese, erano stati fissati diversi sfratti in parti diverse della città. Tre quelli previsti per ieri; sotto ognuna delle abitazioni dalle prime ore del mattino sono stati organizzati presidi e picchetti per impedire l’esecuzione dello sfratto. In un caso, in via Braccini, dopo ore di picchetto è stato ottenuto in rinvio con articolo 610, una clausola vigliacca che rimette la decisione dello sfratto al giudice, che potrà farlo eseguire in qualsiasi momento senza avvisare la famiglia. Nel secondo caso, in corso Agnelli, l’ufficiale giudiziario non si è presentato mentre nella terza abitazione, situata in via Ormea nel quartiere di San Salvario, la resistenza ha fatto ottenere alla famiglia un rinvio di due mesi. Di seguito il comunicato del Comitato di Quartiere San Salvario sulla mattinata in via Ormea:

Oggi 19 novembre, in città, è stata organizzata la resistenza a tre sfratti: corso Agnelli 100, via Braccini 95 e, in San Salvario, via Ormea 12.

Per quanto riguarda quest’ultimo è la terza volta che Anna ha deciso di resistere ed è la terza volta che lo Sportello Casa San Salvario si ritrova sotto casa sua, dei suoi figli e dei suoi amati animali con l’obbiettivo di ottenere un rinvio. L’appuntamento per sfrattati e solidali è alle prime ore del mattino, e davvero tante sono le persone arrivate in aiuto, tra cui anche parecchi altri “sfrattandi” che già hanno resistito in passato, o che hanno intenzione di farlo.

Chi perde il lavoro perde la casa e la storia di questa famiglia è davvero emblematica: fino a qualche anno fa Anna viveva una vita agiata, ma dopo la separazione, ha perso anche il lavoro che condivideva con l’ex marito che, nonostante fosse obbligato a farlo, ha smesso anche di pagarle le spese per il mantenimento. Anna si è ritrovata così sotto sfratto e, come se non bastasse, risulta morosa e per questo non ha diritto ad una casa popolare. Questo perchè, paradossalmente, la loro assegnazione esclude proprio chi non riesce a pagare l’affitto.

Così, dopo una lunga attesa, si presenta l’ufficiale giudiziario e un rappresentante della proprietà molto indispettito dalla presenza del picchetto e che inizialmente nega il rinvio dello sfratto. Per via della “mancanza della disponibilità della forza pubblica”, la minaccia dell’ufficiale giudiziario è stata inizialmente quella dell’applicazione dell’art. 610 del C.p.c. meglio noto come sfratto a sorpresa, in modo da impedire al picchetto anti-sfratto di formarsi una seconda volta. Questo significa anche condannare lo sfrattato per giorni, settimane o mesi all’ansia di non sapere se il giorno dopo si può ancora vivere con un tetto sopra la testa. Ma le pressioni del picchetto sulla proprietaria e sull’ufficiale giudiziario han portato all’ottenimento, dopo mezz’ora di discussione, del rinvio di due mesi dello sfratto.

Nel frattempo per quanto riguarda lo sfratto di via Braccini 95 è stato applicato l’art. 610 e lo stesso pare per corso Agnelli 100, dove ufficiale giudiziario e proprietà nemmeno si presentano.

BLOCCHIAMO GLI SFRATTI!

 

fonte: infoaut

Nessuna compatibilità

reddito-600x330Tanto si è detto sulla manifestazione di sabato scorso a Roma, sulla variegata e numerosa partecipazione, sull’assedio ai ministeri e la tendopoli ancora esistente, sulla rabbia sprigionata da parte di molti giovani davanti al ministero dell’economia ma non si è esplicitato, o forse troppo poco, sulla legittimità politica e il suo portato di illegalità della manifestazione romana.

Entra a gamba tesa nell’agenda politica dei palazzi la questione casa e non solo, non perché in questi mesi (anni ormai..) le resistenze agli sfratti, le iniziative di occupazione abitative e simboliche non ci siano state o non siano state efficaci – strumenti dell’agire politico dal basso capaci di far emergere la questione abitativa da un punto di vista politico e la sua diretta rivendicazione a chi dovrebbe garantire il diritto all’abitare ponendosi a muso duro contro le istituzioni – ma perché lor signori pensano di far entrare, dopo la grandiosa manifestazione di sabato, nel quadro della compatibilità non solo una manifestazione numericamente numerosa, ma una rivendicazione vincente dal punto di vista politico e ricompositivo degli strati sociali stanchi, rabbiosi, che gridano a gran voce che questa crisi non vogliamo pagarla che altrimenti gli scapperebbe di mano, non riuscendo a controllare un portato così grande di protagonismo autorganizzato capace di rappresentarsi collettivamente senza bisogno di sigle né di sindacati né di partiti politici, attraverso l’uso di assemblee e momenti di partecipazione diretta senza deleghe, nelle quali tutti e tutte portano il loro contributo.
Ulteriore dimostrazione della legittimità politica del #19o è la partecipazione numerosa (non stiamo a fare la guerra dei numeri è un dato di fatto) trasversale, attraversata da vari soggetti sociali, oltre ai movimenti presenti sui territori– disoccupati, cassa integrati, occupanti, sfrattati, migranti, studenti, precari, pubblico impiego etc – che vogliono contare e pretendono di essere protagonisti sul piano politico, su il piano della trasformazione politica e sociale che, seppur con piccoli passi, si fa breccia. “Non ci rappresenta nessuno” è il pensiero collettivo che, insieme a varie istanze di lotta, agita le manifestazioni, le lotte, propulsore di una voglia di cambiamento radicale e radicato.

Dicevamo, allora, legittimità politica ma non solo. Le migliaia di persone dietro allo striscione “Una sola grande opera casa reddito per tutt*” erano e sono occupanti e/o sfrattati in procinto di occupare degli stabili vuoti, lasciati all’abbandono totale dalle istituzioni, case vuote buone per la rendita dei soliti noti. Questo per dire che l’occupazione è quell’atto di illegalità che la manifestazione di sabato portava con se; azione diretta di riappropriazione non solo di un diritto calpestato, ma delle città, del territorio. Oggi quell’atto illegale diventa per noi legittimo. Occupare perché cosci dell’incapacità politica dei palazzi di dare soluzione reali alle migliaia di famiglie senza casa. Una pratica agita dal basso, attraverso la lotta, le resistenze agli sfratti, perché diventa un atto politico praticato da molti che dilaga nelle città che si fa strumento di classe, di pratica di lotta negli ambiti urbani delle nostre città. E quindi non accettiamo che venga sdoganato dai politici avvoltoi, giornalisti, informazione embeded, procuratori come Caselli che parla di manifestazione – quella di sabato scorso – “ nel pieno diritto della legalità”. Totalmente il contrario, illegalità diffusa, praticata quotidianamente attraverso le occupazioni di quelle migliaia di persone che sabato hanno percorso le vie di Roma e che continueranno a costruire percorsi di lotta e di riappropriazione perché il #19o sia tutti i giorni. Una possibilità di cambiamento reale che si apre per tutti e tutte, un inizio per continuare a sollevarci e assediare i palazzi del potere…la sfida per una riscossa sociale praticabile. A noi spetta costruire il futuro, riprenderci il presente.

Libertà per tutti gli/le arrestati/e! Con questo pensiero, con questa volontà nel cuore, continuiamo a costruire pratiche di rottura e di contrapposizione nelle nostre città, partendo da oggi con un presidio sotto il comune di Torino e con la partecipazione alle giornate fiorentine.

Denunce per sfratti e occupazioni a Torino

stop_sfrattiLa polizia ha notificato 20 avvisi di garanzia per occupazione e per resistenza per un’inchiesta, giunta alla chiusura delle indagini, coordinata dai pm Padalino e Rinaudo.

6 denunce sono arrivate per altrettanti abitanti di una occupazione in via Monginevro, 6 invece ad occupanti di via Frejus, 16 denunce per violenza e minacce riguardano invece 3 picchetti antisfratto che erano stati fatti in via Di Nanni 76 nel quartiere San Paolo.

Prosegue dunque la repressione su chi a Torino lotta per il diritto alla casa e su chi in mancanza di risposte dalle istituzioni cittadine è costretto ad occupare colpevole di mettere in luce le loro mancanze; i numeri sono drammatici 4.000 sfratti in città nel 2012 (quest’anno sicuramente anche di più visto il trend in aumento anno dopo anno) 3.400 pignoramenti, circa 55.000 case sfitte, 1.000 case ATC vuote.

Queste denunce; che sicuramente non fermeranno i vari collettivi e sportelli che in città aiutano chi per sfratto e non si vede negato il diritto all’abitare; arrivano proprio in vista del 19 ottobre, giornata in cui sfrattati, sgomberati, occupanti, rifugiati, disoccupati, precari, giovani studenti invaderanno le strade di Roma per pretendere da chi sta nei luoghi di potere il diritto alla casa, il blocco degli sfratti, il diritto alla residenza per chi ha dovuto occupare.

Perché la grande opera di cui c’è bisogno è casa, redditto e dignità per tutti.

Leggi il comunicato del csoa Gabrio:

Nel corso dell’ultima settimana il fiato pesante della Porcura di Torino si è fatto sentire con insistenza sul collo di diversi compagn*, sfrattati, occupanti e attivist* della lotta contro gli sfratti e per il diritto alla casa.

6 denunce per occupazione sono state recapitate ad altrettanti abitanti della casa di via Monginevro, altre 4 denunce sono state recapitate alla casa occupata di via Frejus, 16 denunce per violenza e minacce infine riguardano tre picchetti antisfratto in via Di Nanni 76, indirizzo di una palazzina in quartiere San Paolo, da dove i proprietari stanno sfrattando uno dopo l’altro i diversi inquilini, con l’evidente intenzione di svuotare tutta la casa. A proposito della situazione interna alla palazzina, vale la pena annotare le pressioni che i proprietari stanno mettendo in atto nei confronti dell’inquilinato, pressioni fatte di serrature cambiate con ancora le procedure di sfratto in corso e sospensione dell’erogazione dell’acqua in appartamenti affittati da famiglie con bambini.

Il PM titolare di queste inchiesta (e anche delle altre due!), manco a dirlo, è il dottor Rinaudo, a testimoniare ancora una volta la volontà politica della Procura torinese di continuare l’attacco alle lotte sociali. Ravvisiamo come l’emergenza abitativa nella città di Torino continui a trovare esclusivamente risposte legate alla sfera dell’ordine pubblico e della repressione. A fronte di una città devastata dalla crisi, conosciuta nel giro di qualche anno come “capitale degli sfratti”, le uniche misure messe in campo dalla controparte istituzionale  sono state quelle volte a colpire tanto chi resiste agli sfratti (con mezzi quali la concentrazione dei picchetti nel 3° martedì del mese o con l’uso dell’art.610) quanto chi senza casa decide di prendersene una (attraverso sgomberi e intimidazioni).

Per quello che ci riguarda non sono certo questi provvedimenti che ci faranno cambiare rotta sul terreno della lotta per la casa: continueremo a organizzare picchetti antisfratto per evitare che famiglie intere vengano sbattute in mezzo ad una strada, continueremo con convinzione ad aprire ed occupare le case lasciate vuote, sicuri che la riappropriazione organizzata dal basso rappresenti una delle migliori ricette contro gli sfratti e per affrontare realmente il problema casa.

Per il blocco generalizzato di sfratti, sgomberi e pignoramenti
Per la requisizione degli immobili lasciati vuoti e la loro destinazione sociale
Verso il 19 ottobre, la sola grande opera che vogliamo: casa e reddito per tutt*!

#19O #sollevazione #stopsfratti #occupysfitto

Sportello Diritto alla Casa e Spazi Occupati Zona San Paolo
csoa gabrio

Sfratto con cariche a Torino, a Roma occupata sede Anci.

blocco-sfrattiSolito terzo martedì del mese a Torino con l’accorpamento nello stesso giorno degli sfratti, ormai da tempo la questura adotta questa strategia nel tentativo di dividere chi partecipa ai picchetti con gli sfrattati, ma che non sta servendo a far diminuire la sempre maggior solidarietà nei quartieri con chi ha uno sfratto.

Nello sfratto di Corso Agnelli la resistenza e la determinazione dei partecipanti al picchetto sono riusiti ad ottenuto un rinvio.

In via Berthollet invece la polizia si è presentata con 6 camionette, per eseguire uno sfratto di 3 persone i celerini non hanno avuto remore di caricare il picchetto 2 volte con scene di inseguimento per le vie del quartiere. Diverse persone sono state fermate durante le cariche e portate in commissariato per essere identificate, 5 di queste, tra cui un abitante del quartiere che solidarizzava, sono state trattenute e portate in questura per essere schedate.

Per il comune più indebitato d’Italia il problema abitativo è solo un mero aspetto di ordine pubblico da demandare alla questura; comune presente, unico tra l’altro, al Forum Scenari Immobiliari che la dice lunga che l’unico vero interesse è fare cassa per il bilancio anche a costo di fare speculazioni edilizie.

 

Nel frattempo a Roma i movimenti per il diritto all’abitare hanno occupato la sede dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) in via dei Prefetti, esponendo uno striscione che punta il dito contro la situazione sempre più insostenibile del diritto all’abitare in tutta Italia, chiedendo il blocco immediato degli sfratti e rilanciando verso la giornata di mobilitazione nazionale del 19 ottobre.

Alle 11:30 circa è arrivata la celere ma il presidio non si è fatto intimidire, centinaia di sfrattati e attivisti dei movimenti per il diritto all’abitare hanno continuato a presidiare interno ed esterno dell’edificio per esigere risposte concrete sull’emergenza casa.