Emergenza casa. Corso Ciriè: quando occupare serve a tutti

staff-cucine-225x300E’ un abile operazione di riappropiazione sociale quella che da meno di un mese ha portato all’occupazione dell’ex Istituto Tecnico Industriale “G. Baldracco” di corso Ciriè a Torino. Cinquanta famiglie italiane e straniere si sono insediate nello storico edificio scolastico abbandonato da qualche anno al degrado da un Comune che, malgrado ogni emergenza, non ha saputo mettere in opera un progetto di riutilizzo. Molte di quelle cinquanta hanno subito uno sfratto (4643 solo nel 2014) o un pignoramento (+ 10,8% nello stesso anno), altre una casa non ce l’avevano proprio e conducevano un’esistenza difficile tra dormitori o strada. Sono una parte di quei tanti senzatetto abbandonati dall’amministrazione pubblica, dalla politica in generale, vittime della mala gestione dell’Atc, delle tenaglie di Equitalia sui mutui, delle banche torinesi che speculano sull’edilizia, dei palazzinari e delle grandi immobiliari che aumentano gli affitti, lasciano le case vuote perchè si apprezzino e intanto continuano a chiedere di costruire.

Gli occupanti si sono organizzati con cucine, spazi comuni, area giochi e cultura, hanno stabilito rapporti con la vicina scuola materna, hanno in progetto di allestire un orto sinergico e una ludoteca popolare, ma soprattutto hanno messo in pratica una forma di gestione collettiva con tre assemblee settimanali una delle quali con i cittadini del quartiere. In tutti c’è la consapevolezza della natura politica e collettiva della loro azione.

Sono diverse le realtà di lotta sociale impegnate sull’emergenza casa in città e molte sono le occupazioni di locali sfitti o inutilizzati (1400 ma la lista si allunga di giorno in giorno ). I momenti di resistenza sono sovente velleitari e solo momentaneamente ottengono interruzioni o ritardi sugli sfratti in cambio di rapide denunce e duri interventi polizieschi sollecitati in consiglio comunale dai consiglieri della destra. L’ultimo sgombero forzato ha riguardato recentemente la caserma di via Asti dove avevano trovato ricovero anche famiglie di rom, una presenza che il quartierino-bene circostante non aveva gradito.

In corso Ciriè sta andando molto diversamente grazie a un’accorta pianificazione dell’obiettivo: un quartiere popolare che ha accolto senza ostilità i nuovi arrivati e che anzi ha subito portato solidarietà sottoforma di suppellettili e generi di conforto,  un edificio scolastico che nelle sue viscere cela un patrimonio di storia industriale della città, le macchine del laboratorio di conceria e tintoria ancora in buone condizioni ma altrimenti destinate alla rottamazione. Una peculiarità che, secondo gli occupanti organizzati dal Collettivo Prendo Casa di area Askatasuna, lo rende immediatamente un bene comune da preservare e custodire in omaggio alla storia sociale della città stessa. Ecco dunque che attorno al Baldracco e al suo “museo” si sono coagulate forze  diverse e associazioni di vario indirizzo, come Agorà Democrazia che gestisce l’occupazione della Cavallerizza, come il comitato Salvare La Pelle composto da ex docenti e ex studenti dell’istituto e da protagonisti della scena culturale e politica come l’instancabile Livio Pepino, presidente del Controsservatorio Valsusa e promotore della sessione torinese del Tribunale Permanente dei Popoli che solo pochi giorni fa ha deliberato la condanna del Tav per violazioni dei diritti civili, o come la docente Chiara Acciarini ex vicepresidente dell’Anpi provinciale.

Il comitato ha prodotto un appello agli enti pubblici affinchè venga salvaguardato e valorizzato il patrimonio tecnico dell’istituto come parte integrante della storia industriale di Torino. Inutile dire che tale risvolto dà una buona garanzia che la situazione non venga trattata come un problema di illegalità e di ordine pubblico.

Con le parti istituzionali sono in corso contatti per cercare di consolidare la situazione senza ovviamente rinunciare a denunciare le responsabilità politiche e a sollevare le rivendicazioni: blocco immediato degli sfratti per morosità incolpevole, nuova edilizia popolare, destinazione degli edifici pubblici in disuso agli sfrattati, blocco dei pignoramenti, mutui congelati, affitti e bollette calmierati.

L’occupazione del Baldracco nelle sue multiple valenze, si profila dunque come un cuneo profondo nelle non-politiche sociali del Comune di Torino e un esperimento di lunga durata. Chiunque sarà il nuovo sindaco dovrà misurarsi con l’emergenza casa e con le richieste di una massa crescente di senzatetto. Mentre invece l’attuale sindaco si trova tra le mani un’occupazione “antagonista” che gestisce e preserva un luogo storico, un patrimonio tecnico e un bene comune della città: un osso ben duro da masticare.

di Fabrizio Salmoni – valsusanotizie

APPELLO alla cittadinanza e alle istituzioni per salvare l’Istituto Baldracco di Torino

Comitato civico “SALVARE LA PELLE” – Casa & Mestieri

Una efficace azione di riappropriazione sociale ha consentito nei giorni scorsi di trovare un tetto a un gruppo di famiglie sfrattate italiane e di migranti in fuga da guerre e disperazione. Si tratta dei locali dell’antico istituto tecnico industriale per i conciari “G. Baldracco” di Corso Ciriè, poi accorpato all’istituto “Casale”, da anni abbandonato al degrado e all’incuria. Si è così potuto ritrovare anche il laboratorio chimico –tecnologico di conceria sperimentale, in buona parte ancora intatto, con i suoi straordinari macchinari, attrezzature e materiali. L’Istituto Baldracco era stato il primo in Italia a disporre di tali attrezzature d’avanguardia e ad associarle ad una didattica di alto contenuto professionale per un settore industriale importante come quello conciario. Gli operatori sociali impegnati nell’azione di riappropriazione, assistiti volontariamente dagli insegnanti che avevano lavorato in quella scuola, hanno naturalmente provveduto a richiudere e a mettere in sicurezza tali locali e il loro contenuto, avendone anche informato i competenti servizi del Comune.

E’ singolare, ma significativo, che nel corso di una iniziativa per restituire a tutti il diritto di abitare, si sia anche rinvenuto un frammento di quel patrimonio storico-culturale che la città sta perdendo nella sostanziale indifferenza delle istituzioni. Eppure, anche quel laboratorio rappresenta un cimelio, una traccia di memoria di quella Torino industriale cresciuta grazie al lavoro operaio, all’imprenditorialità socialmente responsabile e alla divulgazione didattica di una scuola di elevata qualità culturale.

I sottoscritti cittadini, associazioni e movimenti rivolgono pertanto un appello alla Città e a tutte le sue espressioni operanti sul terreno della cultura e dell’impegno sociale affinché si dia a quel laboratorio ritrovato la dignità di un piccolo ma originale museo. Parte di un disegno più ampio di memoria materiale di un passato costitutivo della identità di Torino e che sia contestualmente occasione di avvio di un progetto di rinnovata formazione professionale giovanile per un settore così importante della produzione. Abitare la città non può essere soltanto uno slogan. Abitare vuol dire, certo, poter disporre di case idonee per tutti, ma insieme di poter nutrire tutti, anche grazie alla cultura, del senso di un’ appartenenza condivisa. Questo appello chiede con forza alle pubbliche amministrazioni di dare finalmente organicità di sistema agli interventi per garantire la casa e insieme la salvezza del patrimonio storico culturale. E di aprire quindi un confronto pubblico, su tali temi, con tutti i soggetti portatori di uno specifico interesse sociale.

Torino, novembre 2015

Qui un video che spiega la storia e la situazione attuale dell’Istituto Baldracco:

https://www.facebook.com/spNeruda/videos/199870240349036/

FIRMATARI

1. Livio Pepino / presidente Controsservatorio Valsusa

2. Chiara Acciarini / docente, già Senatrice

3. Marco Brunazzi / storico

4. Marcella Filippa / storica

5. Emma Schiavon / storica

6. Sabrina Decarlo / scenografa

7. Paola Martignetti / archeologa

8. Natale Alfonso / insegnante, coordinatore provinciale CUB Scuola Università Ricerca

9. Federico Buratti / docente di Elettronica ITIS Mayorana di Grugliasco

10. Marcello Palumbo / ex allievo Istituto Tecnico Conciario G. Baldracco

11. Maurizio Giancola / già funzionario GTT

12. Rosario Bertilaccio / insegnante

13. Alessandro Gaido / direttore festival Piemonte Movie, Comitato Emergenza Cultura

14. Guido Montanari / docente di Ingegneria civile e architettura-Politecnico di Torino, Gruppo Città e Terrritorio-Unione Culturale F. Antonicelli

15. Renzo Chianale / ex docente Istituto Tecnico Conciario G. Baldracco

16. Giovanni Gola / ex allievo ITIS- Baldracco, ex docente di Conceria, ex dirigente azienda chimico-conciaria

17. Giuseppe Turletti / perito conciario, docente in pensione

18. Roberto Petito / docente IIS- Ada Gobetti Marchesini

19. Polisportiva CentroCampo di Barriera Milano

20. Alfredo Tradardi / ISM Italia-International Solidarity Movement palestinese

21. Giulio Ravagnani / perito conciario 1969

22. Davide Ferrario / regista

23. Alex Steiner / developer

24. Antimo Ferraro / perito conciario, direttore Cromogenia (Costarica)

25. Silvio Brignolo / cittadino

26. Adriana Baiocchi / cittadina

27. Vittoria Castagneto / docente IIS-Albe Steiner

28. Luciana Quaranta / docente IIS-Albe Steiner

29. Guido Piraccini / dirigente scolastico in pensione

30. Salvatore Tripodi / docente in pensione

31. Antonio Ferraro / perito conciario

32. Maurizio De Vecchi / artigiano

33. Gianni Bissaca / attore regista

34. Marco Gobetti / attore regista

35. Claudio Decastelli / Sistema Torino

36. Fulvio Gambotto / docente di storia e filosofia, cittadino democratico anti-fascista

37. Carlo Garella / diplomato p.i. chimico-conciario Istituto G. Baldracco

38. Fabio Sagazio / ex allievo Istituto Tecnico Conciario G. Baldracco

39. Ezio Dema / AICS-Associazione Italiana Cultura Sport

40. Maurizio Pagliassotti / scrittore, ciclista

41. Claudio Giorno / Movimento No TAV

42. Jean-Luis Aillon / attivista per la Decrescita Felice di Torino

43. Emilio Soave / presidente ProNatura

44. Roberto Gnavi / Italia Nostra

45. Mariangela Rosolen / Attac Torino- Associazione per la Tassazione delle Transazioni finanziarie

46. Luca Preti / cittadino

47. Gianni Napoli / insegnante, Coordinamento Contro La Buona Scuola di Torino

48. MariaChiara Raviola / pedagoga, coreografa, direttrice artistica progetti Danza di comunità

49. Cristina Riccati / ricercatrice teatrale, advisor festival danza, attivista culturale

50. Patrizia Veglione / giornalista

51. Claudio Zoccola / cittadino sensibile

52. Carlo Airola Tavan / cittadino accogliente

53. Luca Pastore / filmaker

54. Donatella Cambiano / docente tecnico-scientifica IIS “ Ada Gobetti Marchesini – Casale”

55. Gabriella Biggio / impiegata Liceo Artistico “PASSONI”

56. Rosanna Schiavo / impiegata Liceo Artistico “PASSONI”

57. Matteo Sturani / docente di Scienze – Università Milano

58. Alberto Reviglio / grafico

59. Fabrizio Finotello / insegnante di chimica IIS ” Ada Gobetti Marchesini – Casale ”

60. Cinzia Tarallo / insegnante di chimica IIS ” Ada Gobetti Marchesini – Casale ”

61. Franco Orsini / docente IIS “Albe Steiner”

62. Bruno Costa / perito conciario, Dott. Ingegneria Chimica

63. Corrado Borsa / storico

64. Euro Carello / docente in pensione

65. Armando Cametti / perito conciario in attività

66. Roberta Fassiano / ex docente Istituto Casale-Baldracco

Come muore una città: in risposta a Fassino

torino_presidio_occupLe famiglie dello spazio popolare Neruda si sono recate all’ex caserma De Sonnaz dove si teneva un incontro sulla “Torino che cambia” alla presenza del sindaco Piero Fassino, del governatore della Regione Piemonte Sergio Chiamparino e dell’ex sindaco Castellani. Un’occasione per portare all’attenzione dell’amministrazione locale la questione del diritto alla casa, ma arrivate sul posto ancora una volta le famiglie occupanti si sono trovate davanti i cordoni della polizia che non hanno esistato ad aggredire il presidio, nel quale c’erano anche molti bimbi dell’occupazione. Di seguito il comunicato dele famiglie dello spazio popolare Neruda in risposta alle dichiarazioni del sindaco Fassino:

Questa è la domanda che vorremmo fare al sindaco Fassino. Oggi in occasione di una pomposa festa per celebrare il trentennale del piano regolatore della città il nostro Piero ha affermato che le tesi e le teorie di chi lotta per il diritto alla casa avrebbero portato alla morte di Torino.

Un affresco della città reale però ci racconta altro, ci racconta dei sussulti di uno stremato tessuto sociale. Ci racconta dei servizi e dei trasporti praticamente ridotti all’osso, alcune aree della città sono raggiungibili solo a piedi, ci racconta di una sanità attaccata duramente dalle politiche regionali e del governo. Ci racconta di una delle metropoli più indebitate d’Italia, costretta a svendere per quattro denari il proprio patrimonio e a privatizzare i diritti. Ci racconta di 4500 sfratti l’anno a fronte di mega speculazioni edilizie e grandi eventi. Ci racconta dell’abbandono in cui versano i quartieri popolari ed i loro abitanti. Ci racconta lo stato continuo di emergenza in cui ci è imposto vivere e l’incertezza a cui le nostre vite sono ridotte.

Fassino ci deve dire quali grandi successi vorrebbe festeggiare, quelli della sua incompetenza o quelli della volontà di riempire le tasche dei soliti noti per mandare la barca avanti, mentre tutti gli altri naufragano nel devasto sociale che opprime questa città?

Noi con umiltà crediamo che nel corpo morente di questa città chi alza la testa per rivendicare la propria dignità sia linfa vitale per alimentare un cambiamento. Solo i grigi burocrati e i loro tecnici chiusi nei buffet e aperitivi alla moda possono credere ancora a una classe politica per lo meno incompetente se non complice.

Se Fassino oppone la vita di migliaia di persone ai profitti di pochi, ci chiediamo chi si sta macchiando realmente dell’omicidio di questa città e dei suoi abitanti…

Noi per conto nostro continueremo a cercare di costruire un’alternativa per i nostri figli e per i molti bambini che vivono nello Spazio Popolare Neruda, per chi vive con vergogna e difficoltà una crisi che di certo non ha provocato, per la città migliore che si sta mettendo in movimento.

Poche righe vanno anche ai media che oggi hanno tratteggiato una giornata diversa da quella che abbiamo realmente vissuto. I video e le foto dimostrano chiaramente che non c’è stato alcun tentativo di entrare nella sala in cui si teneva la festicciola della compagnia di Fassino, ma che la polizia è intervenuta a freddo e senza evidenti motivi di sicurezza. Siamo abituati ormai da anni in questa città a vedere questioni sociali gestite come problemi di ordine pubblico. Lì dove soluzioni non si trovano o non vogliono essere trovate interviene come sempre l’arroganza del manganello e dei caschi blu. A Fassino vogliamo dire che reprimere il dissenso e le questioni sociali è proprio uno dei modi per uccidere questa città e ridurla al silenzio, purtroppo per lui i nostri polmoni sono ancora pieni di aria, il nostro cuore batte forte e la nostra gioia e la nostra rabbia sono vive e vegete.

Le famiglie dello Spazio Popolare Neruda

#SenzaCasaNonSOStare: APPELLO ALLA CITTADINANZA

Siamo alle porte dell’inverno e migliaia di persone si troveranno a trascorrerlo per strada a causa degli sfratti. Molti di noi rischiano di trovarsi in questa condizione. Non abbiamo intenzione di accettare questo destino, vogliamo per i nostri figli la possibilità di vivere in condizioni dignitose. Non ci vogliamo né vergognare né vogliamo essere isolati. La difficoltà in cui versiamo non è una scelta, è la conseguenza della crisi e delle politiche economiche di chi ci governa.

Torino è la seconda città su scala nazionale per maggiore numero di sfratti, 4643 solo nel 2014, con un aumento nello stesso anno del 10,8 % dei pignoramenti. Ogni giorno sono decine le persone che vengono buttate fuori dalla propria casa, senza che l’amministrazione dia loro una soluzione alternativa.

Tassi di disoccupazione alle stelle, ammortizzatori sociali che non funzionano, servizi sociali e sanitari che faticano a tenersi a galla, soldi pubblici sperperati per opere inutili sono alcune delle cause che contribuiscono alla devastazione sociale in cui ci troviamo. Per non parlare della svendita del patrimonio immobiliare pubblico, anche di quello con un alto valore storico e culturale come il polo della Cavallerizza Reale.
Esemplificativa delle responsabilità della politica, è anche la recente “emergenza profughi” che molto spesso è stata lasciata nelle mani di associazioni e cooperative che hanno speculato sulla pelle dei migranti (vedi Mafia Capitale).

E’ evidente che ci troviamo di fronte ad un governo che è totalmente incapace di gestire le questioni sociali.

Troviamo irresponsabile che in un paese così detto “democratico” accadano ancora queste cose.

Vogliamo risposte dal sindaco Fassino e da tutta l’amministrazione.
Vogliamo che venga messa in atto la moratoria sugli sfratti.
Vogliamo che la questione abitativa non venga gestita come problema di ordine pubblico o attraverso politiche d’emergenza.
Vogliamo una nuova edilizia popolare, assegnazione del patrimonio pubblico in disuso agli sfrattati e la requisizione degli appartamenti sfitti.
Vogliamo canoni d’affitto, bollette e costi della vita calmierati in base al reddito.

Finché questo non cambierà, finché i nostri diritti continueranno ad essere calpestati, occupare un casa non è solo più una necessità, ma un nostro dovere.

Chiediamo a tutti di sottoscrivere questo appello per far sì che le donne, gli uomini e i bambini di questa occupazione non vengano lasciati soli ad affrontare questa piaga che affligge la città. La solidarietà ha molte forme, ma in tutti i casi è uno strumento efficace di presa di responsabilità da parte dei cittadini che non vogliono più girarsi dall’altra parte.

Chiediamo inoltre un aiuto concreto per questa nostra nuova casa: servono stufe, materassi, letti, coperte e tutto ciò che ci possa aiutare per affrontare l’inverno. I punti di raccolta saranno presso:

“la Credenza” di Bussoleno (Valsusa), via Walter Fontan, 16. PER INFO: 0122 49386 (chiamare dopo le 18)
Nuova Occupazione Abitativa Corso Ciriè, 7. PER INFO: 349 562 1606.

#SOScasa #Neruda #winteriscoming

Le Famiglie dello Spazio Popolare Neruda

Torino: nuova occupazione abitativa a Porta Palazzo

occupaziome_torino_ppNuova occupazione abitativa questa mattina a Torino. Decine uomini, donne e bambini hanno trovato una nuova casa presso un ex istituto tecnico in Corso Ciriè 7.

Così le famiglie sgomberate dallo spazio Neruda (ex CSE), insieme a nuovi nuclei familiari senza casa, hanno aperto le porte dello stabile e sono entrati rilevando lo stato di degrado in cui era ormai sottoposto da molti anni. Ennesimo esempio di come il comune gestisca le politiche abitative della nostra città in cui solo nel 2014 sono state sfrattate oltre 4500 famiglie senza alcun intervento da parte delle istituzioni alle quali ormai rimane il triste primato di aver creato una situazione sociale disastrata.

In un aria pesante come questa, la nuova occupazione riesce a dare respiro e una dignità a decine e decine di famiglie.

Con queste persone anche numerosi solidali che insieme a loro hanno deciso non solo di riappropriarsi dei bisogni e del proprio presente, ma di dare vita a questo spazio anche con attività utili al quartiere in cui è situato: Porta Palazzo.

In uno dei quartieri più popolari e multietnici di Torino, che ha visto negli anni una serie di cambiamenti e riqualificazioni, troviamo appartamenti di lusso o in costruzione che incentivano solamente gli investimenti di privati. Chi vive il quartiere da tempo si ritrova a vivere in alloggi i cui proprietari speculano sulla testa della gente, proponendo soffitte o piccoli alloggi a prezzi esorbitanti sull’affitto.

Il comune non solo non propone alternative concrete a chi butta fuori di casa ogni giorno, ma è il primo attore nell’incentivazione degli affari dei privati sul piano abitativo. L’amministrazione infatti preferisce lavarsi le mani delegando la questione abitativa alle fondazioni private, o alle grandi agenzie immobiliari o ancora alle banche e, a braccetto con i servizi sociali, propone fumose e finte alternative alle persone che tutti i giorni vivono e pagano il prezzo di una situazione di cui non sono responsabili.

Le responsabilità sono infatti di chi siede sulle poltrone dei palazzi, delle istituzioni tutte che non solo creano situazioni di invivibilità per tutta la popolazione, ma sono assolutamente incapaci di gestirla rapportandosi ad un problema di ordine sociale come un problema di ordine pubblico.

 

Leggi il comunicato delle famiglie occupanti:

La casa è un diritto e ce lo riprendiamo!

Questa mattina in circa 40 famiglie abbiamo deciso di riprenderci questo stabile di Corso Ciriè 7. Una scuola di proprietà del comune lasciata da anni in stato di abbandono, come migliaia di altri edifici in città, all’interno di uno dei quartieri più importanti di Torino: Porta Palazzo.

A Porta Palazzo troviamo appartamenti di lusso o in costruzione che incentivano investimenti di privati mentre chi vive nel quartiere da anni si ritrova a vivere in alloggi i cui proprietari speculano sulla pelle della povera gente, proponendo soffitte o piccoli alloggi a prezzi esorbitanti sull’affitto.
Nel corso degli anni questa zona urbana ha visto una serie di cambiamenti e riqualificazioni, dove nuove attività commerciali, soprattutto locali, si sono insediati.
Si è creata così una vera e propria barriera nei confronti di tutta quella fascia di popolazione che come noi non poteva permettersi affitti aumentati per colpa della riqualificazione, e che è stata costretta nel migliore dei casi ad abbandonare la propria zona per trasferirsi e nel peggiore ha perso la casa.

Siamo consapevoli che ormai le storie quotidiane di sfratti e di famiglie costrette a vivere in situazioni di disagio e precarietà quando non in strada non fanno più notizia, come se ormai fossero parte della vita normale di questa città.
Noi, famiglie, uomini e donne che abbiamo vissuto sulla nostra pelle la perdita del lavoro, uno sfratto, la perdita della nostra casa ed ancora l’indifferenza e l’arroganza dei rappresentanti del comune e delle assistenti sociali abbiamo però deciso di non rassegnarci. Insieme, abbiamo deciso di non restare in silenzio, di non continuare ad ascoltare passivamente le false promesse e le velate minacce, ma soprattutto abbiamo deciso di non fare calpestare la nostra dignità.

A giugno abbiamo deciso di trovare una soluzione, che oltre a ridarci una casa ci permettesse di riaffermare il nostro diritto a vivere in modo degno. Abbiamo occupato una palazzina in via Bardonecchia 151, diventato lo Spazio Neruda, di proprietà della cassa depositi e prestiti e come molte altre vuota e destinata a rimanere tale. In pochi giorni quello spazio era tornato a vivere e noi a costruire un presente diverso per noi e per i nostri figli.

Il comune e la prefettura, gli stessi che dichiarano di non avere risorse e soluzioni per tutti quelli che come noi sono in emergenza abitativa, ma che poi improvvisamente trovano milioni per costruire grattacieli regionali e opere inutili, hanno ordinato ed eseguito lo sgombero. Ma questo non ci ha fermati. Siamo ancora qua. E siamo sempre di più.

Non abbiamo ceduto alle minacce, non abbiamo accettato le proposte indegne di dormitori e di dividere le nostre famiglie.

Con l’occupazione a scopo abitativo dello stabile di Corso Ciriè 7, vogliamo oltre ad una casa denunciare non solo gli affari speculativi dei privati con la complicità delle amministrazioni pubbliche, ma anche i continui fallimenti delle politiche socio-abitative del Comune.

Oggi ci riconquistano quella dignità che meritiamo e fin dai prossimi giorni costruiremo con il quartiere nuovi spazi di aggregazione e di discussione.

Invitiamo tutti e tutte a raggiungerci in Corso Ciriè 7.

La casa è un diritto!

Le famiglie dello Spazio Popolare Neruda

Solidarietà alle famiglie di Via Collegno 37! La dignità non si sgombera!

Dopo lo sgombero di due giorni fa dell’ ExTelecom a Bologna, ora tocca a Torino. Questa mattinata ha visto come protagoniste dell’ennesimo sopruso delle forze dell’ordine, le 14 famiglie senza casa che la scorsa settimana si sono riappropriate di uno spazio abbandonato in via Collegno 37.

Come a Bologna, anche a Torino si è visto per l’ennesima volta che, per amministrazioni e istituzioni, le priorità siano salvarsi la poltrona e riempirsi le tasche sulla testa di chi tutti i giorni lotta per arrivare alla fine del mese, demandando la gestione di un problema sociale a questura e magistratura.

Così come era già capitato alle famiglie dello Spazio Popolare Neruda,sgomberate a luglio il Comune tira fuori dal cappello finte soluzioni abitative, come quella di una provvisoria sistemazione in una palestra.
Proposta che le famiglie di via Collegno hanno caldamente rinviato al mittente e a cui hanno risposto nel pomeriggio con l’occupazione della circoscrizione 3 della città. Nessuna risposta è stata data dai funzionari del Comune, e le persone presenti sono determinate a resistere fino a che non si troveranno delle alternative concrete alla situazione.

Davanti ad uno stato che ripetutamente ci sbatte le porte in faccia, davanti ad amministrazioni cieche di fronte al problema dell’emergenza abitativa, davanti a istituzioni che, a braccetto con palazzinari,banche e privati, continuano a calpestare la dignità delle persone, non si può fare altro che continuare a lottare a testa alta.

Come sportello Prendocasa ed ex occupanti delloSpazio Popolare Neruda esprimamo quindi tutta la nostra solidarietà alle famiglie di Via Collegno 37!

La dignità non si sgombera!

#stopsfratti #stopsgomberi

Solidarietà agli occupanti dell’ex Telecom. Se non rispettate i nostri diritti, occupare diventa un dovere!

Verso le 7 di questa mattina ingenti forze di polizia hanno circondato l’Ex Telecom di via Fioravanti a Bologna per procedere alle operazioni di sgombero della struttura occupata il 4 dicembre 2014 e che dà casa a centinaia e centinaia di persone che non riescono più a permettersi di pagare l’affitto a causa della crisi.

Lo sgombero è terminato alle 18, dopo 11 ore di resistenza sul tetto da parte degli occupanti. Durante tutta la giornata centinaia di solidali si sono concentrati attorno all’ex Telecom per manifestare la rabbia verso le forze dell’ordine che stavano buttando di nuovo in strada centinaia di persone, rendendosi complici di chi dovrebbe risolvere politicamente la questione dell’emergenza abitativa nel nostro paese ma che in realtà lo tratta come un problema di ordine pubblico.

Il presidio di solidali è stato caricato, delle persone sono rimaste ferite o si sono sentite male. Così è stato anche nei presidi in solidarietà di Roma e Alessandria.

Come Sportello Prendocasa di Torino, ex occupanti dello Spazio Popolare Neruda e da parte di tutte le famiglie che seguono il nostro percorso, esprimiamo la massima solidarietà alle famiglie sgomberate e ai solidali feriti. Esprimiamo anche la nostra rabbia verso questo sgombero, verso i politicanti incapaci di trovare soluzioni reali per un problema che da nord a sud sta mettendo in ginocchio migliaia di famiglie. Solo ieri la giunta comunale torinese si è rifiutata anche solo di confrontarsi con chi era in presidio sotto le loro finestre rivendicando il diritto di avere un tetto sopra la testa, a conferma che le istituzioni rimangono cieche e sorde in tutta la penisola ai problemi reali della gente.

Ricordiamo che come al solito i beneficiari di queste politiche abitative fallimentari sono le grandi agenzie immobiliari, gli speculatori, i palazzinari e le banche, che grazie al Piano Casa del governo Renzi, ricevono finanziamenti e sgravi fiscali, invece di darli alle famiglie in difficoltà.

Speriamo comunque che la resistenza e il coraggio degli occupanti dell’ex Telecom, la forza della solidarietà romana e alessandrina siano d’esempio a tutti coloro che lottano per il diritto all’abitare. Questa è la forza di cui i movimenti per la casa hanno bisogno oggi.

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Sportello Prendocasa Torino
Ex occupanti dello Spazio Popolare Neruda
Occupanti dell’ex Dazio di Pietra Alta
Sfrattati e sfrattate

La giunta comunale non incontra sfrattati ed ex occupanti. Vergogna!

10636855_395615173978664_6475766586267018699_o 11893907_395623367311178_1505846929439051876_oQuotidianamente lottiamo con tutti/tutte quelle persone a cui viene negato un diritto basilare: il diritto all’abitare e a poter condurre una vita dignitosa, senza affitti da strozzini, senza dover stare in case fatiscenti o con la paura di essere sbattuti in mezzo una strada qualora i problemi economici non permettano più di pagare un affitto.

Questo diritto nella città di Torino, con più di 4500 sfratti all’anno, viene violato costantemente.
Oggi eravamo in tanti, uomini, donne e bambini a bloccare il traffico sotto il Comune in Piazza Palazzo di Città, per denunciare lo stato di emergenzialità attuale a cui Fassino e la sua giunta non sanno dare risposta.

Eravamo in tanti ed eravamo uniti, perché non ci interessa risolvere il problema del singolo, quello a cui auspichiamo è una risoluzione strutturale del problema e che gli organi preposti si assumano le proprie responsabilità cominciando a requisire case sfitte e riassegnandole, facendo una moratoria degli sfratti e smettendola di lucrare sulla vita delle persone con illusori progetti di housing sociale. La politica cittadina sembra andare tutta in favore di speculatori immobiliari e palazzinari, invece che in direzione delle persone in difficoltà economica, continuano a svendere il patrimonio immobiliare di proprietà comunale a prezzi ridicoli invece che assegnarli a famiglie che hanno perso la casa e lasciano l’edilizia residenziale pubblica ormai abbandonata a se stessa: liste d’attesa infinite, requisiti d’accesso alle graduatorie sempre più complessi e assurdi (senza contare il nuovo calcolo ISEE, col quale siamo diventati tutti improvvisamente ricchi!), alloggi lasciati vuoti con la scusa della ristrutturazione, inchieste su ATC riguardo appalti truccati, ecc.12132662_395609973979184_2180057919316293944_o

A luglio avevamo occupato uno stabile in via Bardonecchia (il Neruda Occupato, sede dell’ex csea da tempo abbandonato nonostante l’ottimo stato della struttura) da cui dopo poco tempo siamo stati sgomberati, senza comunque dare un’alternativa a chi quel posto se l’era ripreso dandogli nuova vita con spazi destinati ad abitazione e luoghi destinati ad attività per il quartiere..

Sarebbe troppo scomodo per le istituzioni ammettere la loro incapacità nell’affrontare politicamente questa situazione e che la pratica dell’occupazione e dell’autorganizzazione sia l’unico modo (a causa di questa incapacità) per alcune famiglie di vivere una vita dignitosa, infatti nessuno ha voluto incontrarci e mettersi faccia a faccia con la realtà.

Ma noi siamo andati via promettendo ai politicanti riuniti in consiglio che avrebbero sentito ancora parlare di noi, continueremo a lottare uniti per il diritto di avere un tetto sopra la testa. E se non ce lo garantiscono, ce lo riprenderemo!

#16O Usurai a Torino: banca Intesa San Paolo sanzionata

Sabato 10 ottobre è iniziata la settimana di mobilitazione nazionale della Rete Abitare nella Crisi contro il Piano casa e l’infame articolo 5 che si concluderà oggi, venerdì 16, con la manifestazione a palazzo Chigi.
In questa settimana sono state tante le iniziative che hanno visto protagoniste le diverse realtà di movimento di lotta per la casa su territorio nazionale. Cortei, presidi, fiaccolate da Nord a Sud per gridare ancora una volta la ferma contrarietà al piano casa, agli sfratti e agli sgomberi, ai tagli alla sanità pubblica, alla svendita del patrimonio pubblico, all’estrema situazione di precarietà in cui da troppo tempo ci costringono a vivere.
Anche la città di Torino si inserisce in questa settimana di mobilitazione mettendo in campo iniziative di lotta proprio in questa direzione.
L’11 ottobre le famiglie sgomberate l’estate passata da via Bardonecchia 151, dopo l’occupazione dello sportello dell’emergenza abitativa in seguito allo sgombero, si sono riunite e date appuntamento per un’iniziativa di comunicazione al Gran Balon, mercato all’interno di uno dei quartieri più popolari della città , per affrontare ed allargare il tema del diritto alla casa alla popolazione tutta e dare voce alla parte di questa che ad oggi vive in solitudine il disagio abitativo.
Anche oggi la nostra città è stata teatro di due iniziative per il diritto all’abitare.
Intorno alle 12 le stesse famiglie dello Spazio Popolare Neruda, insieme ad altre persone che in questi mesi si sono unite al percorso di lotta per la casa, si sono date appuntamento per andare ad occupare simbolicamente una delle sedi di Intesa San Paolo. L’obiettivo di questa iniziativa è stato quello di sottolineare come le banche,a braccetto con le istituzioni, siano responsabili di questa situazione di emergenza abitativa. Ci troviamo infatti di fronte ad un’amministrazione cittadina che piuttosto di dare risposte concrete alle famiglie sfrattate preferisce dare spazio a progetti di pura speculazione di banche e immobiliari.
Istituzioni locali che, con l’aiuto dei privati(agenzie immobiliari, fondazioni bancarie e chi più ne ha più ne metta), privilegiano come al solito l’interesse dei pochi a sfavore delle migliaia di persone che ogni giorno si vedono costrette a lasciare la propria casa per poi avere una misera elemosina dagli stessi12107252_395012937372221_826137359763574070_n che magari il giorno prima gli hanno pignorato la casa.
Molte volte ci siamo trovati a parlare con queste istituzioni, ma le uniche risposte sono state i miseri tentativi da parte di comune e questura di fermare la solidarietà e la collettività che si è creata intorno a questa situazione (per esempio con l’inserimento dell’art. 610) o altrettante misere e aleatorie soluzioni.

C’è però chi ha deciso che tutto questo non va più bene, che a fronte di migliaia di alloggi vuoti come le promesse del comune, bisogna alzare la testa. Ed è in questa direzione che oggi 50 persone hanno deciso di riappropiarsi di uno di questi immobili in via Giacinto Collegno 37.
La riappropriazione di case e palazzine vuote diventerà sempre di più una pratica necessaria per risolvere un problema così ampio su scala nazionale, e a fronte di cui le istituzioni sono in grado solo di fare orecchie da mercante.
Invitiamo tutti e tutte a partecipare lunedì 19 ottobre al presidio che ci sarà sotto il Comune di Torino (Piazza Palazzo di Città) per ribadire una volta in più che la casa è un diritto di tutte e tutti.

Qui il volantino distribuito durante l’iniziativa:

INTESA SAN PAOLO: USURAI A TORINO

Oggi 16 ottobre manifestiamo contro una delle sedi di Intesa San Paolo in quanto la riteniamo, così come l’omonima fondazione, una dei responsabili di questa situazione di emergenza abitativa in cui si trova la città di Torino da ormai troppo tempo.

Dove non arriva il Comune ci sono i privati, le grandi agenzie immobiliari, i palazzinari e le banche, a peggiorare la situazione.

Un esempio è l’ “Ufficio Pio” della Compagnia di San Paolo che, insieme ai servizi sociali e le istituzioni, attraverso opere di finta carità, dà delle finte soluzioni costruendo progetti ad hoc per famiglie e persone a cui magari è stata pignorata la casa proprio dalla stessa banca.
Non dimentichiamo che Sergio Chiamparino, sindaco di Torino dal 2001 al 2011, che ha causato un buco di bilancio di 6mln di euro per le olimpiadi, è responsabile di tutte le misere politiche sulla casa continuate da Fassino. Per rendere chiari questi “magna magna” sottolineiamo come l’ex sindaco è diventato presidente proprio di quella Compagnia di San Paolo (dal 2012 al 2014), sostenendo finti progetti, come il grattacielo di corso Inghilterra, utili solo ad ingrassare le tasche di manager, politicanti e “archistar”.

Le banche sono le principali complici della crisi che stiamo pagando da anni e in molte occasioni sono state salvate da fondi pubblici che dovevano essere destinati a tutti coloro che ora si trovano ad annaspare facendo fatica ad arrivare alla fine del mese.

È ora che le banche, e le istituzioni con loro, si prendano le proprie responsabilità rispetto a questa situazione e si impegnino una volta per tutte a fare la loro parte nella risoluzione dei problemi abitativi della nostra città.
Questa non è utopia. Grazie anche ad un intenso periodo di lotte, i cittadini spagnoli dell’Andalusia sono riusciti ad ottenere la requisizione degli alloggi sfitti di proprietà delle banche da dare in affitto calmierato (in alcuni casi canone di soli 15 euro al mese) alle famiglie sfrattate.

Quindi quello che vogliamo è la requisizione del patrimonio immobiliare della b12118968_395013284038853_4484172090946639713_nanca per assegnarli alle famiglie senza una casa, mutui ad interessi zero p
erchè è ora di dire basta alla speculazione. Ma soprattutto vogliamo lo stop ai pignoramenti

Inoltre invitiamo tutti e tutte a partecipare lunedì 19 ottobre alle ore 17.30 in Piazza palazzo di città per un presidio sotto il comune per andare a puntare il dito contro gli altri responsabili di questa emergenza. Vogliamo la moratoria degli sfratti e sgomberi, la requisizione e la riassegnazione delle case sfitte, più case popolari e meno svendite e speculazioni.