Archivio mensile:Gennaio 2017
Respinte le richieste di domiciliari per Donato e Stefano, ma noi continuiamo a resistere
MOLINO SI PRESENTA AL PRESIDIO..CON LA SCORTA!
Oggi, 19 gennaio, un nutrito gruppo di persone si è trovato davanti al tribunale di Torino per manifestare solidarietà agli arrestati del 3 gennaio, per cui era previsto il riesame.
Nella città di Torino, capitale degli sfratti e dell’ormai noto 610 (sfratto a sorpresa), la vendetta della procura è arrivata in fretta e ben otto persone hanno ricevuto denunce e misure cautelari.
Donato e Stefano addirittura sono rinchiusi nel carcere delle Vallette. Vendetta contro chi il 14 ottobre é sceso in strada, insieme a tanti solidali del quartiere Vanchiglia, per resistere allo sfratto della famiglia di Said e Kadija.
Uno sfratto brutale e violento, ad opera di una squadraccia di Giorgio Molino, noto palazzinaro e speculatore, che procura e polizia continuano a difendere senza scrupoli!
Proprio oggi questo losco individuo, che solitamente si guarda bene dal materializzarsi, soprattutto durante gli sfratti quando manda avanti i suoi sgherri sottopagati a buttare in strada famiglie che non riescono nemmeno a portarsi via i propri effetti personali, mentre era in corso il presidio, è apparso in carne ed ossa fuori dal tribunale, non sappiamo se per provocazione o per accertarsi che il lavoro della magistratura venga compiuto egregiamente. Sta di fatto che la rabbia dei solidali e delle famiglie sfrattate dalle sue proprietà presenti al presidio si è fatta sentire tanto da far prontamente intervenire le forze dell’ordine che si sono precipitate per “proteggerlo” e scortarlo fin dentro il tribunale.
In questo paese dunque le persone da difendere sono quelle che rappresentano i poteri forti, veri padroni delle città, e guai a chi osa interferire nei loro interessi.
Ma c’è chi continua a resistere!!!
Donato e Stefano liberi subito!
Tutt* liber*
Basta sfratti!
Città e periferie, fra occupazioni e resistenze agli sfratti
Sicurezza e degrado. Questi i temi trattati ieri dal capo della polizia Franco Gabrielli davanti ai parlamentari della Commissione sulle condizioni di sicurezza e degrado delle città e periferie.
In particolare Torino viene messa sotto la lente di ingrandimento per le continue mobilitazione sul tema della casa, soprattutto per quanto riguarda le resistenze agli sfratti e le 24 occupazioni abitative sostenute dalle realtà organizzate e comitati popolari presenti in città.
Durante la sua audizione il capo della polizia Gabrielli afferma che il problema è politico e non certo di ordine pubblico. Peccato però che se è vero che la questione abitativa riguarda le politiche – fallimentari in tutti questi anni partendo dal Piano Casa dell’ex ministro Lupi fino ad arrivare all’insufficienza e inadeguatezza delle politiche locali – non è altrettanto vero che l’emergenza abitativa non sia vista come un problema di ordine pubblico perché gli sgomberi coatti effettuati con l’utilizzo della polizia sono all’ordine del giorno, in tutte le città non certo solo a Torino. Infatti, quasi a rimettere in chiaro la natura del suo ruolo, Gabrielli continua “Noi non abbiamo problemi a sgomberare le palazzine, ma se buttiamo in strada centinaia di persone creiamo un problema di ordine sociale e pubblico”
Il riferimento è sia alle resistenze agli sfratti e quindi alla difesa della propria casa, sia alle occupazioni abitative di stabili pubblici come quello delle palazzine occupate dell’Ex Moi sulle quali pende un ordine di sgombero che si dovrebbe effettuare in primavera. Ed è proprio su questo che Gabrielli sembra preoccupato, consapevole che prima dello sgombero le istituzioni devono trovare soluzioni reali e concrete per gli oltre mille migranti presenti nelle palazzine, così da evitare possibili problemi di ordine pubblico.
La questione è l’impoverimento sociale come sostenuto dallo stesso Gabrielli, ma non ci basta che sia solo segnalato, fra l’altro sotto gli occhi di tutti. Bisogna rendere noto anche il perché di tanta povertà per non relegarla ad una sola questione sociologica. L’impoverimento e l’esclusione sono le conseguenze di una politica ormai lontana dai bisogni reali delle persone e che continuano a salvaguardare gli interessi delle banche, dei palazzinari e degli speculatori. Contro queste politiche la lotta per la casa si muove e si organizza, resistendo e occupando.
In ultima battuta Gabrielli accenna ai 18 milioni destinati al comune di Torino per un primo intervento del piano delle periferie, al quale i comitati popolari guardano con attenzione sapendo che non basteranno una serie di “riqualificazioni” a far superare delle istanze di attivazione che si stanno dando nei quartieri periferici della città. Servono soluzioni strutturali per chi vive il disagio abitativo, riattivazioni di servizi e interventi che siano migliorativi per la vita dei quartieri popolari.