Nella città vetrina…NOI VENIAMO “PRIMA”! #SenzaCasaNonSOStare

Dopo l’iniziativa di protesta di ieri sera, lunedì 28 dicembre, davanti al Teatro Regio di Torino durante la prima di “Roberto Bolle and Friends” ,le famiglie occupanti dello Spazio Popolare Neruda hanno scritto un comunicato nel quale descrivono il senso politico della manifestazione che, oltre alla lotta per la casa, ha supportato anche le rivendicazioni dei lavoratori dello spettacolo:

Abbiamo da poco concluso un lungo, ma efficace presidio ad un’importante prima teatrale del Regio di Torino. Era da tanto tempo che sentivamo l’esigenza di fare in modo che tutti si ricordassero che Torino è soprattutto la capitale degli sfratti.
Siamo arrivati di sorpresa davanti all’ingresso del teatro verso le 19 e lì abbiamo preso posizione affinchè i bambini, insieme ad alcuni lavoratori dello spettacolo, riuscissero ad eseguire la performance (nonostante un ingente dispiegamento di agenti in anti sommossa) che si erano preparati: una delle nostre rivendicazioni era infatti il diritto ad una cultura libera ed accessibile a tutti e per questo abbiamo scelto il Teatro Regio, simbolo della cultura d’elitè, della cultura dei pochi che se la possono permettere.
 

regio_casa00Una bimba dell’occupazione durante la preparazione del loro spettacolo

Il nostro presidio è durato più di 2 ore, in cui molti di noi hanno preso parola per raccontare, non più i drammi di chi ha perso il lavoro, la casa e le possibilità di una vita agiata, ma la determinazione di chi ha deciso di lottare per riprendersela.
Abbiamo cominciato col riprenderci la casa, occupando una scuola abbandonata. Abbiamo continuato col riprenderci le “comodità” minime (che dovrebbero essere garantite a tutti), costruendo con i nostri pochi soldi docce e cucine. Ora ci siamo ripresi il posto che ci spetta: in prima fila, davanti a tutti coloro che sono abituati a guardare da un’altra parte al nostro passaggio, obbligandoli a confrontarsi con noi.
Come abbiamo spiegato in quella sede, ci siamo stufati di dover fare la parte di quelli che chiedono la carità, parte che non ci siamo cuciti noi addosso, ma che ci è stata affibiata da altri. Ora che siamo tanti e siamo uniti, il percorso della lotta è quello che abbiamo deciso di percorrere.


regio_casa01Un momento del presidio

E nonostante qualcuno pensi il contrario, decidere di lottare per la dignità e per il miglioramento delle nostre condizioni di vita è una precisa scelta politica, indipendentemente dal fatto che si tratti di lotta per la casa, per la propria terra, per l’istruzione o contro un lavoro (sempre se c’è) precarizzato e precarizzante.

Verso le 8.30, poco prima dell’inizio dello spettacolo, siamo riusciti a far entrare una nostra delegazione che parlasse davanti al pubblico impellicciato dello spettacolo. Questo è il volantino che abbiamo letto sul palco:

“Noi siamo coloro che lottano per la propria dignità.
Noi siamo le famiglie costrette ad occupare una casa per poter dormire al caldo d’inverno.
Noi siamo disoccupati o lavoratori precari.
Noi siamo coloro che sognano un futuro migliore per i nostri figli.
Alcuni di noi hanno fatto molti chilometri per inseguire questo sogno.
Noi, nonostante tutte le difficoltà e differenze, siamo uniti nella ricerca e nella lotta per realizzare questo desiderio.
Ma siamo anche quelli che vengono messi al margine della società, relegati a chiedere assistenza o carità.
Noi siamo quelli che, nonostante le scarsissime risorse, facciamo la nostra parte per far circolare l’economia di cui tanto ci si preoccupa.
Ci siamo stancati di tendere la mano per un tozzo di pane.
Oggi vogliamo riprenderci un po’ di visibilità, uscire dall’oscurità in cui ci hanno relegato perchè vogliamo riprenderci la vita che ci hanno tolto, anche se l’interruzione della sfilata infastidisce.
Oggi siamo qui, alla prima del Teatro Regio perché vogliamo mostrare l’altra faccia di Torino, quella dei disoccupati, dei precari, degli sfrattati, e che si contrappone alla vetrina che ci vogliono propinare.
La città del futuro, la smart city, è solo un’ illusione, perché la realtà è quella di migliaia di persone che continuano a pagare la crisi, che perdono il lavoro e di conseguenza la casa. La città del futuro è quella in cui il denaro pubblico viene utilizzato per opere inutili, dove gli ospedali chiudono e le scuole crollano; dove centinaia di case sono vuote, sfitte, mentre colate di cemento vengono versate per costruire edifici, grattacieli che non servono certo a noi, ma a riempire le tasche dei soliti palazzinari, banchieri e politicanti.
Bisogna costruire e riqualificare le case popolari, offrire i servizi essenziali come scuola e servizi sanitari gratuiti, assistenza sociale reale e trasporti funzionanti e accessibili.
Lo sfarzo e il lusso che la minoranza dei Torinesi sfoggiano in queste occasioni non può nascondere il disagio sociale che ormai dilaga.
La “ povertà economica” è sempre più sinonimo di “povertà culturale”.
Anche noi vorremmo vedere il balletto al teatro regio, ma il prezzo di un biglietto corrisponde ad una parte dell’affitto o al costo della spesa per i nostri bambini.
Il diritto ad una cultura libera ed accessibile a tutti è un’esigenza che siamo qui oggi a rivendicare insieme a tutti i diritti fondamentali, primo tra tutti avere un tetto.
Facciamo infine un grandissimo ringraziamento a tutti i lavoratori dello spettacolo che ci hanno sostenuto e che ci hanno aiutato a preparare questa iniziativa. Grazie di cuore, ci siamo divertiti molto a lottare insieme!

“Tuttavia, pur girando a vuoto, chi è costretto ad abbandonare il proprio paese mantiene la propria identità e si improvvisa un tetto. Fatto di cosa? Di abitudini, credo, della materia prima della ripetizione, trasformata in rifugio. Le abitudini vogliono dire parole, opinioni, gesti, azioni, persino il modo di portare il cappello”.

( John Berger, E i nostri volti, amore mio, leggeri come foto)

Spazio Popolare Neruda: ecco fin dove siamo arrivati!

Questa è una breve cronistoria di questo mese e mezzo passato nell’occupazione di Corso Ciriè 7. Abbiamo voluto scrivere questa sorta di diario per due principali motivi: il primo è per farci conoscere, per far conoscere il nostro percorso e la nostra lotta, anche per chi magari è ancora un po’ diffidente verso lo spazio Neruda.

Il secondo motivo è perchè anche noi avevamo bisogno, arrivati a questo punto, di fermarci un attimo a guardare la strada percorsa fin’ora, per acquistare maggiore consapevolezza di noi, dei nostri limiti e delle nostre forze.

Riappropriarci di questo edificio in disuso non ha certo esaurito la nostra lotta, ma abbiamo fatto un piccolo passo verso il miglioramento delle nostre vite e quelle dei nostri figli. Ma questo non ci basta.

Noi siamo diventati una comunità, una grande famiglia in cui tutti possono entrare attraverso la solidarietà, la condivisione e la giusta determinazione di coloro i quali hanno voglia di far valere i propri diritti. Abbiamo cominciato risolvendo l’enorme incubo di non avere una casa, ma sono molti altri gli aspetti della nostra vita per cui vogliamo e abbiamo bisogno di lottare. Quindi questo “diario” ha molte pagine ancora da scrivere ed è destinato ad arricchirsi.

Con questo preambolo vi auguriamo quindi buona lettura!

Stay tuned!

#SenzaCasaNonSOStare #CasaRedditoDignitàPerTutti

Le Famiglie dello Spazio Popolare Neruda

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  • occupazione31 ottobre 2015
    Inizia qui la nostra storia. Ma in verità era iniziata molto prima. Questo è il giorno in cui, dopo lo sgombero di via Bardonecchia 151, abbiamo deciso di riprenderci una casa. Quello di avere un tetto sopra la testa è un diritto per noi fodamentale, ma non sembra dello stesso avviso l’amministrazione comunale che ci ha chiuso tutte le porte in faccia, da quelle dell’emergenza abitativa a quelle dell’assistenza sociale.

https://www.facebook.com/spNeruda/videos/194123757590351/?theater
(qui il nostro video che racconta la situazione abitativa in città)
Con l’occupazione a scopo abitativo dell’ ex istituto conciario di Corso Ciriè 7 infatti abbiamo voluto, oltre a riprenderci una casa, denunciare non gli affari speculativi dei privati con la complicità delle amministrazioni, il continuo abbandono di strutture pubbliche e i continui fallimenti delle politiche socio-abitative del Comune.
In questo giorno ci siamo riconquistati quella dignità che meritiamo, con anche l’intenzione di costruire con il quartiere nuovi spazi di aggregazione e didiscussione.

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  • 1 Novembre
    Essendo alle porte dell’inverno, avevamo chiesto una mano a tutta la cittadinanza per raccogliere i beni di prima necessità per passare le prime notti all’occupazione. Nell’appello abbiamo chiarito per cosa lottiamo tutti i giorni:

“Vogliamo risposte dal sindaco Fassino e da tutta l’amministrazione.
Vogliamo che venga messa in atto la moratoria sugli sfratti.
Vogliamo che la questione abitativa non venga gestita come problema di ordine pubblico o attraverso politiche d’emergenza.
Vogliamo una nuova edilizia popolare, assegnazione del patrimonio pubblico in disuso agli sfrattati e la requisizione degli appartamenti sfitti.
Vogliamo canoni d’affitto, bollette e costi della vita calmierati in base al reddito.”

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  • 3 Novembre
    festa 1Come avevamo detto, in questo giorno abbiamo fatto la prima iniziativa di apertura al quartiere. Siamo andati alla scuola materna di fianco a noi e abbiamo invitato mamme e bambini a passare il pomeriggio con noi. Ci siamo tutti divertiti moltissimo!

https://www.facebook.com/spNeruda/videos/195200034149390/?theater

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  • 5 Novembre
    Questa è stata un grande giornata di lotta! Abbiamo organizzato per due famiglie in difficoltà ben due muri popolari!
    Il primo era per Patience, da sola con tre figlie, che sta subendo il pignoramento della sua casa venduta all’asta. Era un quarto accesso, ai primi tre ha resistito da sola, ma con il nostro supporto come famiglie dello Spazio Popolare Neruda Patience non ha avuto più paura e non si è sentita sola! Ora fa parte della nostra grande famiglia.

sfratto 2Così è stato anche per Teresa e la sua famiglia. Qui però avevamo a che fare con il palazzinaro più efferato di Torino: il proprietario di casa di Teresa è Giorgio Molino, proprietario di 1850 appartamenti in città e fuori, indagato per decine di questioni legate al malaffare, compreso sfruttmento della prostituzione.
In questa occasione il rappresentante di Molino ha dichiarato apertamente (come testimonia una registrazione audio in nostro possesso) che la linea di condotta scelta dal palazzinaro è quella di richiedere lo sfratto a sorpresa (art. 610) già dal secondo accesso, rifiutando qualsiasi possibilità di mediazione con le famiglie in difficoltà per morosità incolpevole. Se questo è quello che vuole, anche noi le rifiuteremo da questo giorno in poi…

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  • 7 Novembre
    Un’altra giornata di lotta! Ma questa volta non si tratta di resistenza agli sfratti.
    In occasione di una pomposa festa per celebrare il trentennale del piano regolatore all’ex Caserma de Sonnaz, siamo andati a dire la nostra a Fassino e Chiamparino, facendogli notare che la situazione in città è tragica e non c’è proprio niente da festeggiare.
    piano regolatoreOvviamente non abbiamo potuto dirglielo di persona perchè come al solito le forze dell’ordine si mettono al servizio di chi questa città la sta uccidendo e ci hanno addirittura spintonati co scudi e manganelli in mano, mentre noi tenevamo i nostri figli sulle spalle!
    Anche le dichiarazioni di Fassino ci hanno lasciato l’amaro in bocca: il nostro Piero ha affermato che le tesi e le teorie di chi lotta per il diritto alla casa avrebbero portato alla morte di Torino. Abbiamo quindi risposto con un comunicato chiedendo, visto che Fassino oppone la vita di migliaia di persone ai profitti di pochi, chi si sta macchiando realmente dell’omicidio di questa città e dei suoi abitanti…

compl hassiaNoi per conto nostro continueremo a cercare di costruire un’alternativa per i nostri figli e per i molti bambini che vivono nello Spazio Popolare Neruda, per chi vive con vergogna e difficoltà una crisi che di certo non ha provocato, per la città migliore che si sta mettendo in movimento.
Fortunatamente la sera ci siamo riscaldati il cuore festeggiando i tre anni di Hassia!

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  • 10-14 Novembre11214057_197004383968955_4956032540268348167_n
sfratto 1

10/11 Muro popolare contro lo sfratto di Omosefe!

 

 

 

 

 

 

 

 

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12/11 Festa dei bambini

12065826_198178757184851_3236340059984812891_n14/11 Torneo di scopone

 

 

 

 

 

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  • 17 Novembresfratto 3
    Continuano i muri popolari: Mosè, Christy e i loro quattro bimbi che rischiano di essere sbattuti in mezzo a una strada. Ma nonostante l’ufficiale giudiziario sia passato alle 17 (orario non di rito!), siano intervenuti i carabinieri, alla fine abbiamo vinto noi!

 

 

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  • 19 Novembre

12246680_200545313614862_692034271081554924_nNasce il comitato civico “Salvare la pelle!”, formato da professori, ex allievi e persone che vogliono tutelare la memoria storica dell’ex istituto conciario. Fin dai primi giorni gli ex professori erano venuti a visitare il loro vecchio posto di lavoro, raccontandoci con passione la storia dell’istituto:
https://www.facebook.com/spNeruda/videos/199870240349036/?theater
Abbiamo quindi lanciato una conferenza stampa per l’istituzione di questo comitato che già aveva prodotto un appello:
https://www.facebook.com/notes/le-famiglie-dello-spazio-popolare-neruda/appello-alla-cittadinanza-e-alle-istituzioni-per-salvare-listituto-baldracco-di-/200038930332167
e di cui molti giornali hanno parlato. Ma questo è secondo noi l’articolo che più di tutti ha centrato l’obiettivo di questa collaborazione tra noi e il Comitato.
http://www.valsusanotizie.it/2015/11/19/emergenza-casa-corso-cirie-quando-occupare-serve-a-tutti/
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L’intensa giornata continua con una bellissima serata benefit alla Cavallerizza Reale Occupata!
–> Dalle 19 APERITIVO MULTIETNICO
–> Dalle 21 PROIEZIONE “Si, se puede!”
–> Dalle 22.30 REGGAE MUSIC a sostegno delle 40 famiglie!
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  • 20 Novembre
    Altra giornata di divertimento ed autofinanziamento!
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Concertino dal balconcino!

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Errico canta male!

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Maria e Zaccaria si scatenano!

https://www.facebook.com/spNeruda/videos/201006326902094/?theater
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  • 22 Novembre
    E’ una domenica, giorno in cui abbiamo deciso di far partire un’assemblea aperta a tutti coloro che hanno il problema della casa. Si parla di solidarietà, cooperazione, lotta e fratellanza! I numeri sono alti e lo diventeranno ancora di più!12250090_201655750170485_8053624088013642870_n

Per fare in modo di allargare la nostra grande famiglia e poter aiutare tutti quelli che hanno bisogno di una mano per far valere il proprio diritto alla casa abbiamo istituito anche due giorni fissi alla settimana in cui andare a volantinare e parlare con la gente.

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  • 23 Novembre
    Altro giorno di collaborazione con i nostri vicini: si ripulisce corso Ciriè dalle foglie secche che il Comune sta lasciando lì a marcire!

http://www.torinotoday.it/cronaca/video-m5s-spazio-neruda-foglie.html
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  • 25 Novembre
    Esce il primo numero della nostra rivista aperiodica “SenzaCasaNonSOStare”!

https://issuu.com/lefamigliedellospaziopopolareneruda/docs/fanzaneruda/1?e=0
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  • 28 Novembre12249936_201909133478480_1287465092189951264_n
    Prima assemblea aperta al quartiere. Volevamo ricambiare tutta la generosità ricevuta dai nostri vicini aprendo le porte della nostra nuova casa a qualunque abitante o comitato di quartiere che avesse bisogno di uno spazio o che avesse proposte e progetti da realizzare.12289571_203592239976836_9120167108657719314_n

Alcuni giovani del quartiere, principalmente universitari, ci hanno presentato altri due bellissimi progetti che sono già partiti: uno è la creazione di un ORTO SINERGICO, per cui stiamo raccogliendo materiali di recupero per costruirlo, l’altro è la LUDOTECA POPOLARE con doposcuola e ripetizioni gratuite.

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  • 29 Novembre12311190_203936273275766_818284675009983046_n
    Continuano le assemblee della domenica e sempre più persone, una volta rotto il ghiaccio esprimono i loro bisogni e la voglia di intraprendere un percorso collettivo! Si continuano anche ad organizzare i muri popolari!

 

 

 

 

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  • 3 Dicembre
    12321313_205359963133397_1977031482219621431_nDopo l’ennesimo muro popolare andato a buon fine, abbiamo deciso di produrre un foglietto delle istruzioni per resistere ad uno sfratto: come creare un muro popolare!

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  • 8 Dicembre
    Sta per arrivare il Natale e anche noi ci siamo attrezzati! I ragazzi del Progetto Orto Sinergico ci regalano una bellissima scritta…di muschio!12313777_206871282982265_8534843756672023316_n 12347692_206871372982256_7743733839591739204_n

 

 

 

 

 

 

 

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  • 9 Dicembre
    12346483_207092172960176_3309471094861115503_nQui abbiamo fatto un muro popolare per Douhadi a la sua famiglia composta da 4 figli e la moglie incinta all’ottavo mese..per noi sarebbe stato impensabile metterli in mezzo ad una strada! Non è stata dello stesso avviso la cooperativa proprietaria dell’alloggio: ha obbligato, con l’aiuto delle forze dell’ordine, l’ufficiale giudiziario a dare lo sfratto a sorpresa (art. 610).

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  • 11 Dicembre
    12313553_207698926232834_2361185302018194209_nSe a Torino vengono eseguiti 4600 sfratti all’anno vuol dire che al giorno ne vengono eseguiti circa 13. Purtoppo noi non riusciamo a metterci in contatto con tutti coloro che vivono quest’incubo… Fortunatamente però quacuno loriusciamo ad aiutare, come la nostra Juliet con i figli Choice e Crystabel!

IMG-20151202-WA0025 12373362_207839436218783_2167889382490654663_nNel pomeriggio invece ci divertiamo alla ludoteca popolare con questa bellissuma iniziativa promossa da una bravissima scrittrice!

 

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  • 13 Dicembre
    12391771_208522909483769_6010537705884839885_nCon grandissima sorpresa abbiamo coperto di avere un gruppo di “supporter” che con la loro iniziativa ci hanno scaldato il cuore: il Komitato Giovani La Loggia, un comitato formato da giovanissimi studenti di La Loggia ha messo su un mercatino benefit per la nostra occupazione.

 

 

 

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  • 17 Novembre

Vittoria!12348074_210124879323572_1214930454438119858_n

 

 

 

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  • 19 e 20 Dicembre
    Come avevamo detto con il nostro Mercatino di Natale tutto ciò che abbiamo guadagnato lo avremmo utilizzato per installare le cucine e l’acqua calda che purtroppo non abbiamo ancora. Oggi abbiamo infatti comprato la rubinetteria!

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    Banchetto informativo

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    Piccoli mercanti offrono tè marocchino e caramelle

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Maria e Lina al mercatino

Se non riuscite a venire potetecomunque sostenerci qui!
Campagna per sostenere lo Spazio Popolare Neruda
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Concludendo…

OGNI DOMENICA alle ORE 18 si tiene la nostra riunione e se hai problemi con la casa o vuoi far parte di una piccola comunità in lotta, CORSO CIRIE’ 7 è il posto giusto per te!
Se volete sapere ancora qualcosa su di noi:

Storie di casa Neruda
Trailer Le Nostre Storie

Emergenza casa. Corso Ciriè: quando occupare serve a tutti

staff-cucine-225x300E’ un abile operazione di riappropiazione sociale quella che da meno di un mese ha portato all’occupazione dell’ex Istituto Tecnico Industriale “G. Baldracco” di corso Ciriè a Torino. Cinquanta famiglie italiane e straniere si sono insediate nello storico edificio scolastico abbandonato da qualche anno al degrado da un Comune che, malgrado ogni emergenza, non ha saputo mettere in opera un progetto di riutilizzo. Molte di quelle cinquanta hanno subito uno sfratto (4643 solo nel 2014) o un pignoramento (+ 10,8% nello stesso anno), altre una casa non ce l’avevano proprio e conducevano un’esistenza difficile tra dormitori o strada. Sono una parte di quei tanti senzatetto abbandonati dall’amministrazione pubblica, dalla politica in generale, vittime della mala gestione dell’Atc, delle tenaglie di Equitalia sui mutui, delle banche torinesi che speculano sull’edilizia, dei palazzinari e delle grandi immobiliari che aumentano gli affitti, lasciano le case vuote perchè si apprezzino e intanto continuano a chiedere di costruire.

Gli occupanti si sono organizzati con cucine, spazi comuni, area giochi e cultura, hanno stabilito rapporti con la vicina scuola materna, hanno in progetto di allestire un orto sinergico e una ludoteca popolare, ma soprattutto hanno messo in pratica una forma di gestione collettiva con tre assemblee settimanali una delle quali con i cittadini del quartiere. In tutti c’è la consapevolezza della natura politica e collettiva della loro azione.

Sono diverse le realtà di lotta sociale impegnate sull’emergenza casa in città e molte sono le occupazioni di locali sfitti o inutilizzati (1400 ma la lista si allunga di giorno in giorno ). I momenti di resistenza sono sovente velleitari e solo momentaneamente ottengono interruzioni o ritardi sugli sfratti in cambio di rapide denunce e duri interventi polizieschi sollecitati in consiglio comunale dai consiglieri della destra. L’ultimo sgombero forzato ha riguardato recentemente la caserma di via Asti dove avevano trovato ricovero anche famiglie di rom, una presenza che il quartierino-bene circostante non aveva gradito.

In corso Ciriè sta andando molto diversamente grazie a un’accorta pianificazione dell’obiettivo: un quartiere popolare che ha accolto senza ostilità i nuovi arrivati e che anzi ha subito portato solidarietà sottoforma di suppellettili e generi di conforto,  un edificio scolastico che nelle sue viscere cela un patrimonio di storia industriale della città, le macchine del laboratorio di conceria e tintoria ancora in buone condizioni ma altrimenti destinate alla rottamazione. Una peculiarità che, secondo gli occupanti organizzati dal Collettivo Prendo Casa di area Askatasuna, lo rende immediatamente un bene comune da preservare e custodire in omaggio alla storia sociale della città stessa. Ecco dunque che attorno al Baldracco e al suo “museo” si sono coagulate forze  diverse e associazioni di vario indirizzo, come Agorà Democrazia che gestisce l’occupazione della Cavallerizza, come il comitato Salvare La Pelle composto da ex docenti e ex studenti dell’istituto e da protagonisti della scena culturale e politica come l’instancabile Livio Pepino, presidente del Controsservatorio Valsusa e promotore della sessione torinese del Tribunale Permanente dei Popoli che solo pochi giorni fa ha deliberato la condanna del Tav per violazioni dei diritti civili, o come la docente Chiara Acciarini ex vicepresidente dell’Anpi provinciale.

Il comitato ha prodotto un appello agli enti pubblici affinchè venga salvaguardato e valorizzato il patrimonio tecnico dell’istituto come parte integrante della storia industriale di Torino. Inutile dire che tale risvolto dà una buona garanzia che la situazione non venga trattata come un problema di illegalità e di ordine pubblico.

Con le parti istituzionali sono in corso contatti per cercare di consolidare la situazione senza ovviamente rinunciare a denunciare le responsabilità politiche e a sollevare le rivendicazioni: blocco immediato degli sfratti per morosità incolpevole, nuova edilizia popolare, destinazione degli edifici pubblici in disuso agli sfrattati, blocco dei pignoramenti, mutui congelati, affitti e bollette calmierati.

L’occupazione del Baldracco nelle sue multiple valenze, si profila dunque come un cuneo profondo nelle non-politiche sociali del Comune di Torino e un esperimento di lunga durata. Chiunque sarà il nuovo sindaco dovrà misurarsi con l’emergenza casa e con le richieste di una massa crescente di senzatetto. Mentre invece l’attuale sindaco si trova tra le mani un’occupazione “antagonista” che gestisce e preserva un luogo storico, un patrimonio tecnico e un bene comune della città: un osso ben duro da masticare.

di Fabrizio Salmoni – valsusanotizie

APPELLO alla cittadinanza e alle istituzioni per salvare l’Istituto Baldracco di Torino

Comitato civico “SALVARE LA PELLE” – Casa & Mestieri

Una efficace azione di riappropriazione sociale ha consentito nei giorni scorsi di trovare un tetto a un gruppo di famiglie sfrattate italiane e di migranti in fuga da guerre e disperazione. Si tratta dei locali dell’antico istituto tecnico industriale per i conciari “G. Baldracco” di Corso Ciriè, poi accorpato all’istituto “Casale”, da anni abbandonato al degrado e all’incuria. Si è così potuto ritrovare anche il laboratorio chimico –tecnologico di conceria sperimentale, in buona parte ancora intatto, con i suoi straordinari macchinari, attrezzature e materiali. L’Istituto Baldracco era stato il primo in Italia a disporre di tali attrezzature d’avanguardia e ad associarle ad una didattica di alto contenuto professionale per un settore industriale importante come quello conciario. Gli operatori sociali impegnati nell’azione di riappropriazione, assistiti volontariamente dagli insegnanti che avevano lavorato in quella scuola, hanno naturalmente provveduto a richiudere e a mettere in sicurezza tali locali e il loro contenuto, avendone anche informato i competenti servizi del Comune.

E’ singolare, ma significativo, che nel corso di una iniziativa per restituire a tutti il diritto di abitare, si sia anche rinvenuto un frammento di quel patrimonio storico-culturale che la città sta perdendo nella sostanziale indifferenza delle istituzioni. Eppure, anche quel laboratorio rappresenta un cimelio, una traccia di memoria di quella Torino industriale cresciuta grazie al lavoro operaio, all’imprenditorialità socialmente responsabile e alla divulgazione didattica di una scuola di elevata qualità culturale.

I sottoscritti cittadini, associazioni e movimenti rivolgono pertanto un appello alla Città e a tutte le sue espressioni operanti sul terreno della cultura e dell’impegno sociale affinché si dia a quel laboratorio ritrovato la dignità di un piccolo ma originale museo. Parte di un disegno più ampio di memoria materiale di un passato costitutivo della identità di Torino e che sia contestualmente occasione di avvio di un progetto di rinnovata formazione professionale giovanile per un settore così importante della produzione. Abitare la città non può essere soltanto uno slogan. Abitare vuol dire, certo, poter disporre di case idonee per tutti, ma insieme di poter nutrire tutti, anche grazie alla cultura, del senso di un’ appartenenza condivisa. Questo appello chiede con forza alle pubbliche amministrazioni di dare finalmente organicità di sistema agli interventi per garantire la casa e insieme la salvezza del patrimonio storico culturale. E di aprire quindi un confronto pubblico, su tali temi, con tutti i soggetti portatori di uno specifico interesse sociale.

Torino, novembre 2015

Qui un video che spiega la storia e la situazione attuale dell’Istituto Baldracco:

https://www.facebook.com/spNeruda/videos/199870240349036/

FIRMATARI

1. Livio Pepino / presidente Controsservatorio Valsusa

2. Chiara Acciarini / docente, già Senatrice

3. Marco Brunazzi / storico

4. Marcella Filippa / storica

5. Emma Schiavon / storica

6. Sabrina Decarlo / scenografa

7. Paola Martignetti / archeologa

8. Natale Alfonso / insegnante, coordinatore provinciale CUB Scuola Università Ricerca

9. Federico Buratti / docente di Elettronica ITIS Mayorana di Grugliasco

10. Marcello Palumbo / ex allievo Istituto Tecnico Conciario G. Baldracco

11. Maurizio Giancola / già funzionario GTT

12. Rosario Bertilaccio / insegnante

13. Alessandro Gaido / direttore festival Piemonte Movie, Comitato Emergenza Cultura

14. Guido Montanari / docente di Ingegneria civile e architettura-Politecnico di Torino, Gruppo Città e Terrritorio-Unione Culturale F. Antonicelli

15. Renzo Chianale / ex docente Istituto Tecnico Conciario G. Baldracco

16. Giovanni Gola / ex allievo ITIS- Baldracco, ex docente di Conceria, ex dirigente azienda chimico-conciaria

17. Giuseppe Turletti / perito conciario, docente in pensione

18. Roberto Petito / docente IIS- Ada Gobetti Marchesini

19. Polisportiva CentroCampo di Barriera Milano

20. Alfredo Tradardi / ISM Italia-International Solidarity Movement palestinese

21. Giulio Ravagnani / perito conciario 1969

22. Davide Ferrario / regista

23. Alex Steiner / developer

24. Antimo Ferraro / perito conciario, direttore Cromogenia (Costarica)

25. Silvio Brignolo / cittadino

26. Adriana Baiocchi / cittadina

27. Vittoria Castagneto / docente IIS-Albe Steiner

28. Luciana Quaranta / docente IIS-Albe Steiner

29. Guido Piraccini / dirigente scolastico in pensione

30. Salvatore Tripodi / docente in pensione

31. Antonio Ferraro / perito conciario

32. Maurizio De Vecchi / artigiano

33. Gianni Bissaca / attore regista

34. Marco Gobetti / attore regista

35. Claudio Decastelli / Sistema Torino

36. Fulvio Gambotto / docente di storia e filosofia, cittadino democratico anti-fascista

37. Carlo Garella / diplomato p.i. chimico-conciario Istituto G. Baldracco

38. Fabio Sagazio / ex allievo Istituto Tecnico Conciario G. Baldracco

39. Ezio Dema / AICS-Associazione Italiana Cultura Sport

40. Maurizio Pagliassotti / scrittore, ciclista

41. Claudio Giorno / Movimento No TAV

42. Jean-Luis Aillon / attivista per la Decrescita Felice di Torino

43. Emilio Soave / presidente ProNatura

44. Roberto Gnavi / Italia Nostra

45. Mariangela Rosolen / Attac Torino- Associazione per la Tassazione delle Transazioni finanziarie

46. Luca Preti / cittadino

47. Gianni Napoli / insegnante, Coordinamento Contro La Buona Scuola di Torino

48. MariaChiara Raviola / pedagoga, coreografa, direttrice artistica progetti Danza di comunità

49. Cristina Riccati / ricercatrice teatrale, advisor festival danza, attivista culturale

50. Patrizia Veglione / giornalista

51. Claudio Zoccola / cittadino sensibile

52. Carlo Airola Tavan / cittadino accogliente

53. Luca Pastore / filmaker

54. Donatella Cambiano / docente tecnico-scientifica IIS “ Ada Gobetti Marchesini – Casale”

55. Gabriella Biggio / impiegata Liceo Artistico “PASSONI”

56. Rosanna Schiavo / impiegata Liceo Artistico “PASSONI”

57. Matteo Sturani / docente di Scienze – Università Milano

58. Alberto Reviglio / grafico

59. Fabrizio Finotello / insegnante di chimica IIS ” Ada Gobetti Marchesini – Casale ”

60. Cinzia Tarallo / insegnante di chimica IIS ” Ada Gobetti Marchesini – Casale ”

61. Franco Orsini / docente IIS “Albe Steiner”

62. Bruno Costa / perito conciario, Dott. Ingegneria Chimica

63. Corrado Borsa / storico

64. Euro Carello / docente in pensione

65. Armando Cametti / perito conciario in attività

66. Roberta Fassiano / ex docente Istituto Casale-Baldracco

Come muore una città: in risposta a Fassino

torino_presidio_occupLe famiglie dello spazio popolare Neruda si sono recate all’ex caserma De Sonnaz dove si teneva un incontro sulla “Torino che cambia” alla presenza del sindaco Piero Fassino, del governatore della Regione Piemonte Sergio Chiamparino e dell’ex sindaco Castellani. Un’occasione per portare all’attenzione dell’amministrazione locale la questione del diritto alla casa, ma arrivate sul posto ancora una volta le famiglie occupanti si sono trovate davanti i cordoni della polizia che non hanno esistato ad aggredire il presidio, nel quale c’erano anche molti bimbi dell’occupazione. Di seguito il comunicato dele famiglie dello spazio popolare Neruda in risposta alle dichiarazioni del sindaco Fassino:

Questa è la domanda che vorremmo fare al sindaco Fassino. Oggi in occasione di una pomposa festa per celebrare il trentennale del piano regolatore della città il nostro Piero ha affermato che le tesi e le teorie di chi lotta per il diritto alla casa avrebbero portato alla morte di Torino.

Un affresco della città reale però ci racconta altro, ci racconta dei sussulti di uno stremato tessuto sociale. Ci racconta dei servizi e dei trasporti praticamente ridotti all’osso, alcune aree della città sono raggiungibili solo a piedi, ci racconta di una sanità attaccata duramente dalle politiche regionali e del governo. Ci racconta di una delle metropoli più indebitate d’Italia, costretta a svendere per quattro denari il proprio patrimonio e a privatizzare i diritti. Ci racconta di 4500 sfratti l’anno a fronte di mega speculazioni edilizie e grandi eventi. Ci racconta dell’abbandono in cui versano i quartieri popolari ed i loro abitanti. Ci racconta lo stato continuo di emergenza in cui ci è imposto vivere e l’incertezza a cui le nostre vite sono ridotte.

Fassino ci deve dire quali grandi successi vorrebbe festeggiare, quelli della sua incompetenza o quelli della volontà di riempire le tasche dei soliti noti per mandare la barca avanti, mentre tutti gli altri naufragano nel devasto sociale che opprime questa città?

Noi con umiltà crediamo che nel corpo morente di questa città chi alza la testa per rivendicare la propria dignità sia linfa vitale per alimentare un cambiamento. Solo i grigi burocrati e i loro tecnici chiusi nei buffet e aperitivi alla moda possono credere ancora a una classe politica per lo meno incompetente se non complice.

Se Fassino oppone la vita di migliaia di persone ai profitti di pochi, ci chiediamo chi si sta macchiando realmente dell’omicidio di questa città e dei suoi abitanti…

Noi per conto nostro continueremo a cercare di costruire un’alternativa per i nostri figli e per i molti bambini che vivono nello Spazio Popolare Neruda, per chi vive con vergogna e difficoltà una crisi che di certo non ha provocato, per la città migliore che si sta mettendo in movimento.

Poche righe vanno anche ai media che oggi hanno tratteggiato una giornata diversa da quella che abbiamo realmente vissuto. I video e le foto dimostrano chiaramente che non c’è stato alcun tentativo di entrare nella sala in cui si teneva la festicciola della compagnia di Fassino, ma che la polizia è intervenuta a freddo e senza evidenti motivi di sicurezza. Siamo abituati ormai da anni in questa città a vedere questioni sociali gestite come problemi di ordine pubblico. Lì dove soluzioni non si trovano o non vogliono essere trovate interviene come sempre l’arroganza del manganello e dei caschi blu. A Fassino vogliamo dire che reprimere il dissenso e le questioni sociali è proprio uno dei modi per uccidere questa città e ridurla al silenzio, purtroppo per lui i nostri polmoni sono ancora pieni di aria, il nostro cuore batte forte e la nostra gioia e la nostra rabbia sono vive e vegete.

Le famiglie dello Spazio Popolare Neruda

#SenzaCasaNonSOStare: APPELLO ALLA CITTADINANZA

Siamo alle porte dell’inverno e migliaia di persone si troveranno a trascorrerlo per strada a causa degli sfratti. Molti di noi rischiano di trovarsi in questa condizione. Non abbiamo intenzione di accettare questo destino, vogliamo per i nostri figli la possibilità di vivere in condizioni dignitose. Non ci vogliamo né vergognare né vogliamo essere isolati. La difficoltà in cui versiamo non è una scelta, è la conseguenza della crisi e delle politiche economiche di chi ci governa.

Torino è la seconda città su scala nazionale per maggiore numero di sfratti, 4643 solo nel 2014, con un aumento nello stesso anno del 10,8 % dei pignoramenti. Ogni giorno sono decine le persone che vengono buttate fuori dalla propria casa, senza che l’amministrazione dia loro una soluzione alternativa.

Tassi di disoccupazione alle stelle, ammortizzatori sociali che non funzionano, servizi sociali e sanitari che faticano a tenersi a galla, soldi pubblici sperperati per opere inutili sono alcune delle cause che contribuiscono alla devastazione sociale in cui ci troviamo. Per non parlare della svendita del patrimonio immobiliare pubblico, anche di quello con un alto valore storico e culturale come il polo della Cavallerizza Reale.
Esemplificativa delle responsabilità della politica, è anche la recente “emergenza profughi” che molto spesso è stata lasciata nelle mani di associazioni e cooperative che hanno speculato sulla pelle dei migranti (vedi Mafia Capitale).

E’ evidente che ci troviamo di fronte ad un governo che è totalmente incapace di gestire le questioni sociali.

Troviamo irresponsabile che in un paese così detto “democratico” accadano ancora queste cose.

Vogliamo risposte dal sindaco Fassino e da tutta l’amministrazione.
Vogliamo che venga messa in atto la moratoria sugli sfratti.
Vogliamo che la questione abitativa non venga gestita come problema di ordine pubblico o attraverso politiche d’emergenza.
Vogliamo una nuova edilizia popolare, assegnazione del patrimonio pubblico in disuso agli sfrattati e la requisizione degli appartamenti sfitti.
Vogliamo canoni d’affitto, bollette e costi della vita calmierati in base al reddito.

Finché questo non cambierà, finché i nostri diritti continueranno ad essere calpestati, occupare un casa non è solo più una necessità, ma un nostro dovere.

Chiediamo a tutti di sottoscrivere questo appello per far sì che le donne, gli uomini e i bambini di questa occupazione non vengano lasciati soli ad affrontare questa piaga che affligge la città. La solidarietà ha molte forme, ma in tutti i casi è uno strumento efficace di presa di responsabilità da parte dei cittadini che non vogliono più girarsi dall’altra parte.

Chiediamo inoltre un aiuto concreto per questa nostra nuova casa: servono stufe, materassi, letti, coperte e tutto ciò che ci possa aiutare per affrontare l’inverno. I punti di raccolta saranno presso:

“la Credenza” di Bussoleno (Valsusa), via Walter Fontan, 16. PER INFO: 0122 49386 (chiamare dopo le 18)
Nuova Occupazione Abitativa Corso Ciriè, 7. PER INFO: 349 562 1606.

#SOScasa #Neruda #winteriscoming

Le Famiglie dello Spazio Popolare Neruda

Torino: nuova occupazione abitativa a Porta Palazzo

occupaziome_torino_ppNuova occupazione abitativa questa mattina a Torino. Decine uomini, donne e bambini hanno trovato una nuova casa presso un ex istituto tecnico in Corso Ciriè 7.

Così le famiglie sgomberate dallo spazio Neruda (ex CSE), insieme a nuovi nuclei familiari senza casa, hanno aperto le porte dello stabile e sono entrati rilevando lo stato di degrado in cui era ormai sottoposto da molti anni. Ennesimo esempio di come il comune gestisca le politiche abitative della nostra città in cui solo nel 2014 sono state sfrattate oltre 4500 famiglie senza alcun intervento da parte delle istituzioni alle quali ormai rimane il triste primato di aver creato una situazione sociale disastrata.

In un aria pesante come questa, la nuova occupazione riesce a dare respiro e una dignità a decine e decine di famiglie.

Con queste persone anche numerosi solidali che insieme a loro hanno deciso non solo di riappropriarsi dei bisogni e del proprio presente, ma di dare vita a questo spazio anche con attività utili al quartiere in cui è situato: Porta Palazzo.

In uno dei quartieri più popolari e multietnici di Torino, che ha visto negli anni una serie di cambiamenti e riqualificazioni, troviamo appartamenti di lusso o in costruzione che incentivano solamente gli investimenti di privati. Chi vive il quartiere da tempo si ritrova a vivere in alloggi i cui proprietari speculano sulla testa della gente, proponendo soffitte o piccoli alloggi a prezzi esorbitanti sull’affitto.

Il comune non solo non propone alternative concrete a chi butta fuori di casa ogni giorno, ma è il primo attore nell’incentivazione degli affari dei privati sul piano abitativo. L’amministrazione infatti preferisce lavarsi le mani delegando la questione abitativa alle fondazioni private, o alle grandi agenzie immobiliari o ancora alle banche e, a braccetto con i servizi sociali, propone fumose e finte alternative alle persone che tutti i giorni vivono e pagano il prezzo di una situazione di cui non sono responsabili.

Le responsabilità sono infatti di chi siede sulle poltrone dei palazzi, delle istituzioni tutte che non solo creano situazioni di invivibilità per tutta la popolazione, ma sono assolutamente incapaci di gestirla rapportandosi ad un problema di ordine sociale come un problema di ordine pubblico.

 

Leggi il comunicato delle famiglie occupanti:

La casa è un diritto e ce lo riprendiamo!

Questa mattina in circa 40 famiglie abbiamo deciso di riprenderci questo stabile di Corso Ciriè 7. Una scuola di proprietà del comune lasciata da anni in stato di abbandono, come migliaia di altri edifici in città, all’interno di uno dei quartieri più importanti di Torino: Porta Palazzo.

A Porta Palazzo troviamo appartamenti di lusso o in costruzione che incentivano investimenti di privati mentre chi vive nel quartiere da anni si ritrova a vivere in alloggi i cui proprietari speculano sulla pelle della povera gente, proponendo soffitte o piccoli alloggi a prezzi esorbitanti sull’affitto.
Nel corso degli anni questa zona urbana ha visto una serie di cambiamenti e riqualificazioni, dove nuove attività commerciali, soprattutto locali, si sono insediati.
Si è creata così una vera e propria barriera nei confronti di tutta quella fascia di popolazione che come noi non poteva permettersi affitti aumentati per colpa della riqualificazione, e che è stata costretta nel migliore dei casi ad abbandonare la propria zona per trasferirsi e nel peggiore ha perso la casa.

Siamo consapevoli che ormai le storie quotidiane di sfratti e di famiglie costrette a vivere in situazioni di disagio e precarietà quando non in strada non fanno più notizia, come se ormai fossero parte della vita normale di questa città.
Noi, famiglie, uomini e donne che abbiamo vissuto sulla nostra pelle la perdita del lavoro, uno sfratto, la perdita della nostra casa ed ancora l’indifferenza e l’arroganza dei rappresentanti del comune e delle assistenti sociali abbiamo però deciso di non rassegnarci. Insieme, abbiamo deciso di non restare in silenzio, di non continuare ad ascoltare passivamente le false promesse e le velate minacce, ma soprattutto abbiamo deciso di non fare calpestare la nostra dignità.

A giugno abbiamo deciso di trovare una soluzione, che oltre a ridarci una casa ci permettesse di riaffermare il nostro diritto a vivere in modo degno. Abbiamo occupato una palazzina in via Bardonecchia 151, diventato lo Spazio Neruda, di proprietà della cassa depositi e prestiti e come molte altre vuota e destinata a rimanere tale. In pochi giorni quello spazio era tornato a vivere e noi a costruire un presente diverso per noi e per i nostri figli.

Il comune e la prefettura, gli stessi che dichiarano di non avere risorse e soluzioni per tutti quelli che come noi sono in emergenza abitativa, ma che poi improvvisamente trovano milioni per costruire grattacieli regionali e opere inutili, hanno ordinato ed eseguito lo sgombero. Ma questo non ci ha fermati. Siamo ancora qua. E siamo sempre di più.

Non abbiamo ceduto alle minacce, non abbiamo accettato le proposte indegne di dormitori e di dividere le nostre famiglie.

Con l’occupazione a scopo abitativo dello stabile di Corso Ciriè 7, vogliamo oltre ad una casa denunciare non solo gli affari speculativi dei privati con la complicità delle amministrazioni pubbliche, ma anche i continui fallimenti delle politiche socio-abitative del Comune.

Oggi ci riconquistano quella dignità che meritiamo e fin dai prossimi giorni costruiremo con il quartiere nuovi spazi di aggregazione e di discussione.

Invitiamo tutti e tutte a raggiungerci in Corso Ciriè 7.

La casa è un diritto!

Le famiglie dello Spazio Popolare Neruda

Torino: assemblea pubblica al Gran Balon

Porta palazzo è uno dei quartiere multietnici della nostra città. Il simbolo di Porta Palazzo è il mercato, il mercato di Porta Palazzo, un’identità per il quartiere dove tanti, fra italiani e migranti, vivono e lavorano in questo spazio urbano. Nel corso degli anni però questa zona urbana ha visto tutta una serie di cambiamenti e riqualificazioni, partendo dal Quadrilatero Romano, zona adiacente a Porta Palazzo, dove nuove attività commerciali, soprattutto locali, si sono insediati fin dagli anni Novanta creando una vera e propria barriera nei confronti di tutta quella fascia di popolazione che non poteva permettersi affitti aumentati per colpa della riqualificazione/gentrificazione, costretti ad abbandonare la loro zona per trasferirsi in altri quartieri della città.

Il quartiere di Porta Palazzo vive una serie di contraddizioni, una sulla quale ci preme prendere parola è quella delle abitazioni.
A Porta Palazzo troviamo appartamenti di lusso o in costruzione che incentivano investimenti di privati mentre chi vive nel quartiere da anni si ritrova a vivere in alloggi i cui proprietari speculano sulla pelle della povera gente, proponendo soffitte o piccoli alloggi a prezzi esorbitanti sull’affitto, personaggi spregevoli come Giorgio Molino conosciuto con il soprannome di «ras delle soffitte» e proprietario sotto la Mole di circa 1200 alloggi, la maggior parte dei quali affittati a migranti. Seppur coinvolto in vicende giudiziarie legate alle condizioni fatiscenti degli alloggi in affitto ai migranti, sui quali guadagnava circa 600mila euro al mese, il Comune e la Prefettura ancora oggi gli appaltano la fornitura per ” l’accompagnamento sociale” delle famiglie rom sgomberate dal campo di Lungostura Lazio e sempre a lui erano andati i soldi che la Prefettura stanziò nel 2011 per circa duecento profughi arrivati da Lampedusa.

Una piccola ma significante “Mafia Capitale” sotto la Mole.

Mentre le istituzioni locali continuano a legittimare personaggi del calibro di Giorgio Molino e/o favorendo gruppi immobiliari e grandi costruttori, nuclei familiari sfrattati che occupano stabili pubblici abbandonati entrano nel mirino di quelle stesse istituzioni che invece garantiscono e legittimano speculatori e affaristi.

Questa domenica le famiglie sgomberate il 7 luglio scorso dall’ex CSEA di via Bardonecchia si troveranno proprio a Porta Palazzo per un’ assemblea pubblica il cui tema sarà il diritto alla casa. L’intento è di cercare di dare voce a tutte quelle persone che oggi vivono in solitudine il disagio abitativo. Insieme vogliamo provare ad infrangere questo silenzio assordante in cui sembra che a Torino il disagio abitativo non esista, vogliamo smentire la propaganda politica delle istituzioni che narra di soluzioni abitative per famiglie in difficoltà, senza però accennare minimamente a quali soluzioni si fa riferimento, Di solito queste “soluzioni” proposte dalle istituzioni sono tampone, temporanee, in alcuni casi che smembrano il nucleo familiare, le stesse che sono state proposte alle famiglie sgomberate da via Bardonecchia e che oggi si ritrovano senza casa o vivono in alloggi di fortuna.

Quando diciamo istituzioni intendiamo tutti quei luoghi decisionali e di governance del territorio, responsabili della crisi sociale in città: dal Comune a guida PD, alla Prefettura, dai servizi sociali fino ad ATC. Quest’ultimo gestisce un immenso patrimonio pubblico di cui la metà non viene assegnato, il restante viene assegnato a singhiozzo senza riuscire, fra l’altro, a soddisfare le innumerevoli richieste di casa popolare. Di questo e di molto altro vorremo discutere domenica nell’assemblea nella quale saranno presenti famiglie e singoli. La giornata inizierà alle 13 con volantinaggi e consulenza gratuita tramite sportello casa, alle 16 continuerà con un primo momento di socialità e merenda per i più piccoli e a seguire inizierà l’assemblea pubblica. Invitiamo tutte e tutti a partecipare a questo momento di confronto per provare a costruire insieme una vertenza sulla casa in città, per non essere più costretti a vivere in alloggi di fortuna o in macchina.

E’ necessario organizzarsi per ottenere dei risultati: un reale blocco degli sfratti,l’utilizzo del patrimonio immobiliare sfitto.

Partecipa e organizziamoci! Uniti si vince!

Siamo diventati ricchi e non lo sapevamo

Lente_conti_630x390Siamo diventati tutti più ricchi…ma non lo sapevamo!!
Grazie al nuovo ISEE, milioni di persone in Italia tra studenti, famiglie con bambini che vanno all’asilo o hanno fatto richiesta di casa popolare (o tutte e due!), perderanno posti in graduatoria.
Se prima era difficile garantire un futuro a se stessi e ai propri figli, ora si rasenta l’impossibilità.

Come sempre a perderci in qualità della vita saranno coloro i quali già hanno difficoltà ad arrivare a fine mese in quanto verranno incluse nel calcolo dell’indicatore anche delle somme fiscalmente esenti come assegni familiari, borse di studio, assegni sociali, indennità di accompagnamento, pensioni di invalidità.

Quindi chi beneficia al momento di alcune prestazioni sociali, una volta conteggiato il valore reddituale di quelle stesse prestazioni, rischia poi di vedersene escluso. Come se se ne fosse arricchito. I redditi utili alla riproduzione sociale vengono assimilati a redditi da lavoro dipendente, pertanto come una fonte di accrescimento della ricchezza.

Gli studenti, soprattutto borsisti, si stanno già muovendo per protestare, non li possiamo certo lasciare soli!