#28M Torino. Basta ricatti!

28m_torinoSiamo ormai prossimi alla scadenza del 5 giugno, data in cui, salvo ballottaggio, verrà deciso chi governerà la nostra città per i prossimi 4 anni.

Sebbene manchi meno di un mese alla chiamata alle urne e malgrado i dati numerici siano sempre più impietosi, tanto le pagine delle cronache cittadine quanto le dichiarazioni pubbliche di chi ci governa, non si tiene conto delle difficoltà di arrivare alla fine del mesedi sempre più persone.

Quasi che non avere (o non riuscire a tenersi) una casa, un lavoro, la possibilità di curarsi o prendersi cura dei propri cari, sia meno importante di qualche pranzo di gala con i sempre più “soliti poteri forti” (banche, fondazioni, consigli d’amministrazione, clubs riservati..) che stanno dietro il “Sistema Torino”.

Tutti viviamo i tanti ricatti che rendono sempre più difficile vivere una vita dignitosa in questa città. Ci dicono: “Se abbassi la testa avrai il permesso di soggiorno”. “Se non hai soldi per pagare l’affitto ti becchi uno sfratto”. “Se fai uno stage gratuito poi ti pagheremo”. “Se lavori come uno schiavo puoi tenerti il tuo posto di lavoro”.

Tanti piccoli ricatti che portano ai grandi ricatti con cui chi governa spera di restare al potere. Politici e imprenditori dicono “Se accettate di rinunciare ai vostri diritti creeremo posti di lavoro”. “Se non protestate avrete i vostri ottanta euro”. “Se accettate la devastazione dei territori arriveranno gli investimenti”. “Se vivete da precari avrete un giorno il posto fisso”.

Tutti i giorni provano a farci stare ai nostri posti. Vogliono farci abbassare lo sguardo per non farci riconoscere tra studenti, disoccupati e lavoratori, tra italiani e stranieri ma soprattutto per non farci vedere che in alto ci sono loro che s’ingozzano grazie al nostro lavoro, le nostre tasse e la nostra ingenuità.

Il 28 maggio è il momento per cominciare a dire BASTA ai ricatti!!

Pignoramenti, cambia la disciplina. Più facile mandare in strada le morosità incolpevoli

pignoramentiCon il Decreto Legge 59 del 3 Maggio 2016 sono state apportate delle modifiche importantissime agli articoli del codice di procedura civile sull’espropriazione forzata, che riguarda le procedure di pignoramento a seguito di insolvenza del mutuo stipulato per la compravendita della casa.

In particolare il D.L. prevede all’art. 4 la modifica del 4 comma dell’art. 560 del c.p.c. nel quale si disponeva che dopo il provvedimento di liberazione dell’immobile disposto dal giudice dell’esecuzione, l’esecuzione stessa era curata dal custode (che nelle procedure di pignoramento di immobili è sempre il creditore quindi la banca) nel rispetto di alcune formalità.

Oggi invece la riforma prevede che il 4 comma dell’art.560 sia così modificato: “il provvedimento, è attuato dal custode secondo le disposizione del giudice dell’esecuzione immobiliare, senza l’osservanza delle formalità previste dagli articoli 605 e ss. Per l’attuazione dell’ordine il giudice può avvalersi della forza pubblica e nominare ausiliari.”

Le formalità previste dagli articoli 605 e ss. altro non sono che le procedure di garanzia poste in essere in favore del pignorato, che prevedevano prima dell’obbligo di rilascio dell’immobile la consegna dell’atto di precetto con cui si dava preavviso all’esecuzione del provvedimento lasciando del tempo al pignorato per trovare altra soluzione.

L’articolo 606 c.p.c. infatti recita: “Decorso il termine stabilito nel precetto, l’ufficiale giudiziario, munito del titolo esecutivo (il decreto del giudice che dispone il pignoramento) e del precetto, si reca sul luogo in cui le cose si trovano, quindi ne fa consegna alla parte istante o alla persona da lei designata”.

Con questa modifica si da la possibilità alle banche in qualità di custodi delle case pignorate di eseguire il pignoramento senza avvalersi degli ufficiali giudiziari, dunque senza dover più rispettare i termini posti a garanzia del pignorato che la procedura prevedeva per le notifiche del provvedimento di esecuzione. Infatti la modifica impedisce l’applicazione dell’articolo 608 c.p.c. che stabilisce che l’esecuzione inizia con la notifica dell’avviso, fatto dieci giorni prima della data del rilascio da parte dell’ufficiale giudiziario, del giorno e della data in cui si procede al rilascio dell’immobile.

Dunque non solo si vanifica la funzione di mediazione e garanzia che nella normativa precedente veniva affidata al ruolo dell’Ufficiale giudiziario, responsabile di notificare i provvedimenti e mediare tra gli interessi di banche e creditori e quelli dei soggetti pignorati, ma anche una dubbia velocizzazione delle procedure di rilascio degli immobili pignorati tutta a scapito del pignorato, che si troverà sotto casa, da un giorno all’altro e senza preavviso, le banche con l’ausilio della forza pubblica a minacciare lo sfratto.

Di fatto gli appartamenti occupati da persone in stato di morosità incolpevoli saranno trattati alla stregua di magazzini o depositi, da svuotare in tempi brevi senza alcun rispetto per le storie e le esigenze di chi rischia di ritrovarsi in mezzo alla strada. Una nuova pepita avvelenata del governo Renzi, sempre più nemico dei poveri e di chi soffre le conseguenze della crisi.

Solidarietà agli studenti arrestati dalle famiglie dello Spazio Popolare Neruda

Abbiamo appreso che questa mattina 7 ragazzi universitari sono stati arrestati per aver espresso il loro determinato dissenso contro chi all’interno dell’ateneo cerca di diffondere il razzismo e l’odio verso l’altro. Questi ragazzi noi li conosciamo, ci hanno dato una mano. Potrebbero addirittura essere i nostri figli.
Tutti sanno che la nostra casa di Corso Ciriè è abitata da italiani e migranti che vivono e lottano fianco a fianco per delle condizioni di vita più dignitose per tutti e tutte. Per questo siamo vicini e solidali a questi ragazzi e li ringraziamo per il loro coraggio, perchè quella giornata hanno difeso anche noi.
Troviamo inaccettabile che chi semina odio non abbia nessuna ripercussione e chi invece manifesta il proprio diritto a dissentire venga così severamente punito.
Noi stessi abbiamo subito questa sorte circa due mesi fa ed è anche perchè ci siamo passati che dobbiamo dire basta a questa giustizia che contiene due pesi e due misure!
LIBERTA’ PER MARIA EDGARDA, DIEGO, UMBERTO, DAVIDE, MATTIA, SILVESTRO E SIMONE!
‪#‎libertàdidissenso‬ ‪#‎libertàdistudiare‬ ‪#‎libertàdiresistere‬

libertadissenso

Iniziative contro le banche e la rapina dei mutui

Iniziative di contestazione a Torino riguardanti il decreto che interessa i mutui che il Governo Renzi sta portando avanti.

Diverse le banche sanzionate in questa giornata che ha visto i principali istituti di credito, Unicredit e San Paolo in primis, giustamente individuate come soggetti colpevoli di quello che sarà un decreto volto a espropriare i cittadini delle loro case. Un totale di 6 istituti di credito sanzionati dalle famiglie dello Spazio Popolare Neruda insieme agli attivisti del progetto Prendocasa, che hanno incontrato la solidarietà di molti correntisti che si apprestavano ad entrare e uscire dalle banche.

Nelle sedi delle 6 banche prese di mira, si sono svolti volantinaggi e interventi per denunciare la possibilità di esproprio della casa da èparte dell’istituto di credito con la complicità del governo.

banca_casaLa mossa di Renzi è stata più volte denunciata come un passo in avanti per dare maggiori poteri alle banche nelle vicende che le vedono in contrapposizione alle migliaia di cittadini che si trovano, stritolati da questa crisi, impossibilitati dal pagare i mutui accesi per l’acquisto di una casa. Questo decreto non è altro che uno dei tanti tasselli che gli istituti di credito vogliono apporre proprio per non avere le mani legate per troppo tempo sulle rivendite degli immobili dei loro debitori, passaggi importanti che vedranno sempre più tutelate le banche a spese dei soliti, uomini e donne che continuano a fare salti mortali per continuare ad avere un proprio tetto sulla testa. Pignoramenti, svendite del valore degli immobili da parte delle banche e a favore delle stesse, e pazienza se ci sarà chi finirà in mezzo ad una strada con più facilità ed ingiustizia rispetto a prima.

Indubbiamente le iniziative contro questo decreto continueranno; del resto alla luce delle eventuali modifiche che una parte dell’esecutivo renziano ha promesso di portare avanti, non basteranno a riformulare l’intenzione espressa dalle banche e Governo.

Di seguito il volantino distribuito durante l’iniziativa:

GOVERNO&BANCHE di nuovo CONTRO I CITTADINI

Oggi, 10 marzo 2016, stiamo contestando contemporaneamente varie filiali delle banche Unicredit e San Paolo della nostra città. Questo perchè in questi giorni il governo Renzi ha fatto l’ennesimo regalo alle banche: concedergli la possibilità di recuperare crediti non ancora riscossi, attraverso l’espropriazione della casa. Questa possibilità passa attraverso la nuova normativa sui pignoramenti: le banche potranno entrare direttamente in possesso dell’immobile e di metterlo in vendita per soddisfare il proprio credito, qualora il mutuatario dovesse risultare in ritardo con il pagamento di (forse) 18 rate, anche non consecutive. In questo modo le banche acquisiscono subito la proprietà della casa e l’immediata possibilità di metterla all’asta.

Quindi se per colpa della crisi viene a mancare improvvisamente il reddito, ritardando con il pagamento delle rate del mutuo, la banca senza nessun preavviso, grazie al nuovo piano firmato Renzi&Boschi, potrà toglierci la casa e farci perdere, oltre all’immobile, anche i soldi usati per pagare le tasse sul mutuo.

Spieghiamoci meglio: quando si apre un mutuo, la maggior parte delle banche offrono degli interessi “promozionali” molto bassi per un breve periodo iniziale (tre-sei mesi) detto “tasso d’ingresso”. Terminato tale periodo viene applicato il tasso normale (detto “tasso a regime”), che è più elevato. Inoltre se siamo morosi perché non riusciamo più a sostenere il mutuo, scattano in automatico (dal primo gennaio 2013 fin dal primo giorno di mancato pagamento del debito) gli interessi di mora.

Quando la banca pignorerà una casa per venderla all’asta, i soldi che abbiamo speso, in queste due tasse, quella d’ingresso e quella sulla mora, non  ci verranno restituiti. Quindi, la banca ci toglie la casa, la vende all’asta, recupera il proprio credito ma non ci restituisce i soldi finiti nelle tasse. Un gran bell’affare! Ma non finisce qui.

Le banche, sempre grazie all’aiuto del governo, da oggi diventeranno direttamente “acquirenti” e venditori di immobili: prima togliendoci la casa, e dopo rivendendola all’asta. Ma chi acquisterà la tua casa messa all’asta? La stessa banca che grazie alle agenzie immobiliari satelliti distribuite sul territorio rientreranno in possesso dell’immobile e la venderà ai soliti speculatori come grandi imprenditori, cooperative edili, palazzinari e immobiliaristi, infimi personaggi pronti a gettarsi su succulenti affari come gli avvoltoi si fiondano sui cadaveri.

L’esempio più noto a Torino di immobiliari satellite delle più importanti banche è PirelliRe, che fa parte del gruppo Prelios, uno dei più importanti gruppi di acquisto e vendita di immobili, composto da Intesa San Paolo, Unicredit, Banca Popolare di Milano, Monte dei Paschi di Siena.

Questa è l’ennesima rapina da parte delle banche ai danni di molti cittadini che viene legittimata dal governo Renzi (basti pensare al caso di Banca Etruria). Questo deve portarci a riflettere su come il PD amministra le politiche nazionali e territoriali. Da una parte ci danno le briciole e propagandano una ripresa del paese che non vediamo neanche con il binocolo, e dall’altra continuano a prenderci quel poco che ci rimane, scippandoci diritti, casa e reddito (quest’ultimo attraverso il taglio dei servizi pubblici sostituito dal privato e ovviamente attraverso le politiche di austerità promosse in questi anni).

Solidarietà da Torino alla lotta per la casa di Padova

A Padova 11 attivisti del comitato di lotta per la casa sono state raggiunte da svariate misure cautelari che vanno dagli arresti domiciliari a obblighi di firma e divieti di dimora.
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L’assurdo reato contestato è “associazione a delinquere”, per aver partecipato a decine di picchetti anti-sfratto e aver difeso il diritto di tante famiglie ad avere una casa. Con queste misure cautelari le istituzioni provano ad intimidire gli attivisti e le famiglie che si battono quotidianamente per i loro diritti, e inoltre, magistratura e amministrazioni locali, diventano meri esecutori di una vendetta voluta da speculatori e palazzinari nei confronti di chi lotta per la casa.
Da Torino, dove quotidianamente ci battiamo contro la violenza degli sfratti a fianco delle molte famiglie alle quali viene negata la possibilità di una vita dignitosa, non possiamo che sentirci vicini ed esprimere solidarietà verso i compagni e le compagne di Padova.
La lotta per la casa è un dovere per tutti coloro che oggi si sentono minacciati dalle politiche liberticide del governo Renzi e dall’insufficienza con cui viene trattata l’emergenza abitativa nel paese.
Se le resistenze allo sfratto costituiscono un problema per le istituzioni, significa che stiamo andando nella direzione giusta, quella percorsa dal basso con famiglie e attivisti pronti a lottare per migliorare le proprie condizioni di vita.
A fianco dei compagn* di Padava, Liberi tutti!
Le famiglie occupanti dello Spazio Popolare Neruda e Progetto Prendocasa Torino

Torino, sfratto coatto della Cooperativa “Di Vittorio”

Oggi 18 febbraio le forze dell’ordine hanno bussato alla porta di Daouhadi e della sua numerosa famiglia per mettere in atto lo sfratto a sorpresa notificato nel mese di dicembre.
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Si e’ arrivati all’assurdo articolo 610 dopo alcune resistenze e picchetti portati avanti dalla famiglia tutta e da solidali che ogni giorno cercano di far fronte all’emergenza abitativa dilagante nella nostra città.
Daouhadi però questa mattina era da solo nella casa di via Tasca 23; i quattro figli (tre minori e una maggiorenne) sedevano“inconsapevolmente” tra i banchi di scuola, la moglie in ospedale alle prese con il quinto parto ed è così che la proprietà, il comune e la questura di Torino si sono sentiti “tranquilli” e “facilitati” nello sfondare la porta dell’appartamento, nel pretendere che la vita di un’intera famiglia fosse velocemente inscatolata, imbustata e messa in mezzo ad una strada.
Un presidio nutrito di resistenti e solidali ha raggiunto l’abitazione, offrendo il proprio aiuto nell’affrontare un momento così delicato, ma soprattutto cercando di rispondere il più velocemente possibile a tanta codardia delle istituzioni, pretendendo una soluzione dai servizi sociali (che peraltro non si sono presentati sul luogo, continuando a prendere tempo telefonicamente).
I proprietari, richiedenti lo sfratto, sono alcuni soggetti della Cooperativa Edile “Di Vittorio”, famosi per non essere onesti, famosi per i loro giochetti alla luce del sole. Profondamente colluso e complice il Comune di Torino.
Una volta giunti dai servizi sociali a Daouhadi e alla sua famiglia è stata fornita una soluzione temporanea ma accettata vista la forte necessità, la dimissione dall’ospedale della moglie, di trovare una sistemazione. Questo però non significa che il percorso della famiglia si esaurisca con questo palliativo. I servizi sociali dovranno mettere mano ai loro fondi e trovare le coperture per dare una sistemazione concreta e dignitosa alla famiglia.
Per questo motivo monitoreremo il lavoro che svolgeranno i servizi sociali, e se la famiglia non riterrà soddisfacente e/o dignitoso il percorso proposto dalle amministrazioni, ci batteremo insieme affinché si trovino soluzioni adeguate.
Non possiamo permettere che persone, famiglie intere, gente che aspetta risposte dall’emergenza abitativa della nostra città, sia lasciata da sola, venga sbattuta in mezzo ad una strada a sorpresa..
Le Famiglie dello Spazio Popolare Neruda
Nella foto in testa all’articolo, uno dei rappresentanti della Cooperativa “Di Vittorio” che mostra il dito medio ai primi solidali giunti sul posto per sostenere la famiglia di Daouhadi.

Sistema Torino: la politica e le speculazioni

graficaE’ datato 4 febbraio il blitz della guardia di finanza che ha coinvolto le associazioni riunite nel progetto “La città possibile”: Valdocco, Aizo, Terra del Fuoco, Stranaidea, Liberi tutti e la Croce rossa. Fra gli indagati compare anche il noto Giorgio Molino, il “ras delle soffitte”, palazzinaro che possiede circa 1850 immobili tra Torino e provincia. Le cooperative interessate dal blitz si sono occupate del progetto di sgombero e di ricollocamento delle famiglie del campo rom di Lungo Stura Lazio.

Il reato contestato alla cooperativa Valdocco e all’associazione Terra del Fuoco è di turbativa d’asta, in quanto hanno sistemato le famiglie rom in alcuni appartamenti di corso Vigevano sprovvisti dei requisiti di abitabilità, mentre per Molino si parla di abuso edilizio.

L’inchiesta nasce da parte del pm Padalino, secondo un esposto portato in consiglio comunale da Maurizio Marrone (fdi). Il Comune di Torino si costituisce parte lesa.

Ecco tutti gli ingredienti di un’inchiesta in odor di campagna elettorale, che non ha nulla a che vedere (stranamente!) con l’integrazione, il diritto all’abitare e il poter vivere una vita dignitosa di centinaia di famiglie che in poco tempo si sono trovate senza un tetto e oggetto di un contenzioso di cui non avevano certo nessun interesse.

Il fatto che il Comune di Torino, rappresentato dal sindaco Fassino, si sia costituito parte lesa in questo procedimento è ai limiti del ridicolo, ma si inserisce perfettamente nella strategia del PD per cercare di strappare qualche voto in più alle vicinissime elezioni comunali. Il Comune si vanta di essere l’unico beneficiario dei fondi stanziati per “l’emergenza rom” che sia riuscito a sgomberare un campo nomadi e cerca di risultare vittima delle cooperative e associazioni che hanno fatto il lavoro sporco per lui.

Strano però che il Comune si sia dimenticato dei numerosi affari firmati col signor Molino, unico immobiliarista che per ripulirsi la coscienza (o meglio la fedina penale) si prende in carico tutte le patate bollenti del sindaco Fassino: oltre alla questione rom, il palazzinaro si è occupato di sistemare i rifugiati nel suo housing sociale di via Aquila 21 (180 rifugiati in un luogo che ha la capienza di massimo 100 persone), ha stipulato un’ampia e proficua collaborazione con LO.CA.RE., uno degli organi dell’assessorato alla casa che si occupa di pagare per alcuni mesi l’affitto al proprietario di casa se si prende in carico una famiglia in emergenza abitativa.

Sembra inoltre veramente incredibile che la vicesindaco Tisi abbia dichiarato di essere assolutamente ignara della reale destinazione d’uso degli immobili di Corso Vigevano, in quanto erano già stati messi sotto sequestro nell’aprile 2012 proprio per essere stati “ristrutturati ad uso abitativo” e messi in affito senza alcun progetto di riconversione o cambio di destinazione d’uso.

Il gioco politico risulta così ancora più chiaro. Il blocco di potere PD e le speculazioni in città vanno a braccetto; ma in piena campagna elettorale conviene sganciarsi dalle polemiche e cercare di rifarsi un’immagine. Il blitz della finanza viene usato in modo pretestuoso dall’apparato PD per cercare di svincolarsi dalle responsabilità comuni alle associazioni e cooperative sotto accusa, le quali non si sarebbero accertate, pur di conseguire gli obiettivi progettuali previsti dall’appalto indetto dal Comune, dei requisiti degli immobili per il progetto “La città possibile” concessi dal solito affarista e speculatore Molino.

Inoltre val la pena ricordare che Terra del Fuoco è un’associazione legata fortemente a SEL – che prima del divorzio era in maggioranza PD – e che oggi con Airaudo corre per la carica da sindaco…

Ecco rivelata quindi la strumentalità politica con cui il “sistema Torino” tratta i problemi reali di questa città, senza minimamente risolverli. Così come in questo caso specifico, la gravissima emergenza abitativa della nostra città viene tamponata attraverso mille piccoli espedienti da campagna elettorale, ma mai si prendono provvedimenti atti a risolverla seriamente. Se da un lato si punta il dito contro i progetti speculativi del Comune (il progetto “La città possibile” ha un costo di 5 milioni di euro) dall’altro lato, si evidenzia come per personaggi come Giorgio Molino, le istituzioni si danno da fare per legittimarlo sul piano pubblico e di gestione del welfare cittadino, pagando i sui “servizi” con denaro pubblico.

Ci chiediamo infine come sia possibile che, sin dal 2013 all’inizio di questa faccenda, le istituzioni, deputate a risolvere il postsgombero del campo rom, non si siano poste delle domande rispetto alle modalità e le condizioni in cui si trovavano ad operare. Ultima tesserina del puzzle di questa vicenda è Marrone, che nasconde i suoi miseri fini elettorali e la sua retorica fascista e razzista, sotto il mantello di paladino della giustizia, in nome di una legalità “disinteressata” che a noi veste sempre più stretta.

Non potete misurare i nostri passi: a Torino presidio al Tribunale e corteo

Oggi martedì 26 Gennaio si è tenuto l’interrogatorio di garanzia per 6 persone sottoposte ad indagine perché si mobilitano per il diritto all’abitare. Proprio coloro che si mobilitano per il diritto alla casa e da anni difendono le innumerevoli famiglie sotto sfratto, che credono si debbano dare delle risposte ai soprusi della magistratura e delle istituzioni, sono ora sottoposti a misure cautelari, quali divieto di dimora e firme giornaliere.

nnpotetemisuare03Tutto questo è inaccettabile! Famiglie con bambini si trovano in situazioni disperate: senza casa, senza lavoro, eppure tengono stretta la loro dignità, occupando e resistendo ogni giorno.

Anche oggi le famiglie, i bambini, gli occupanti dello Spazio Popolare Neruda hanno dimostrato la loro forza e la loro determinazione, organizzandosi in un numeroso presidio al di fuori delle gelide mura del Tribunale, dove chi lotta e resiste si trovava costretto a rispondere di inconsistenti reati.

nnpotetemisuare04Eravamo in tanti, eravamo arrabbiati! Siamo coscienti della volontà di chi giudica: arrestare e fermare le lotte sociali, in questo caso ostacolando chi rivendica con il sorriso il diritto fondamentale all’abitare.

Per questi motivi il presidio si è trasformato in un corteo che ha percorso le vie del centro di Torino. Non vogliamo una città vetrina che conserva i privilegi del Fassino di turno, vogliamo una città che dia delle risposte, che soddisfi i bisogni dei mille volti differenti che la abitano e che ogni giorno la arricchiscono.

nnpotetemisuare00Continueremo con le resistenze agli sfratti, additeremo i palazzinari di turno e i responsabili dell’impoverimento della nostra città! Non ci spaventano misure e intimidazioni di ogni genere, siamo dalla parte della ragione, siamo coloro che colorano la nostra città, che la amano e che sicuramente non molleranno!

nnpotetemisuare01Giovedì 28 saremo di nuovo tutti insieme in via Villar 15,  uniti e compatti per difendere lo sfratto di Omosefe e della sua bambina.

Tutt* Liber* subito!

#LibertàDiResistere! #LibertàDiAbitare!

Le Famiglie e gli occupanti dello Spazio Popolare Neruda

Torino, presidio sotto il tribunale. Non potete misurare i nostri passi!

PassivsmisuregifNoi Famiglie dello Spazio Popolare Neruda abbiamo deciso di organizzare un presidio davanti al Palagiustizia “Bruno Caccia”(Corso Vittorio Emanuele II, 130 ) con l’intento di sensibilizzare la cittadinanza tutta sull’attacco portato dalla magistratura torinese nei nostri confronti; un attacco verso chi si mobilita e resiste per far fronte ad un’emergenza abitativa sempre più significativa nella nostra “democratica” città.

All’alba dello scorso giovedì 21 Gennaio sono stati notificati obblighi di firma quotidiani e divieti di dimora a attivisti e occupanti dello sportello Prendocasa Torino. I reati contestati si riferiscono a un episodio di resistenza a uno sfratto avvenuto quest’estate. Ci sembra inaccettabile che chi si spende generosamente per la riappropriazione di diritti fondamentali come quello all’abitare, venga allontanato, ritenuto pericoloso e invece chi sfratta, chi si prende la responsabilità di lasciare intere famiglie, bambini in mezzo ad una strada, occupa posti di prestigio nei palazzi del potere e nei tribunali.

Ormai le regole di questo gioco sono chiare, come chiaro è l’obiettivo di magistratura ed istituzioni: indebolire la nostra lotta e spaventare chi ne fa parte, così da dividere il gruppo di “resistenti e solidali” costantemente in crescita. Questa manovra ci sembra assurda, completamente scevri da vittimismi, ci importa invece denunciare la sproporzione di tali misure cautelari, l’inconsistenza di tali capi d’accusa.

Siamo stufi! Non ci siamo mai fermati di fronte ai continui attacchi da parte di chi ci governa, da parte di chi in giacca e cravatta si fa promotore di una democrazia fittizia. Siamo in tanti, forti di essere dalla parte della ragione, consapevoli di voler difendere la nostra casa e con essa la nostra dignità.

E’ importante urlare a gran voce il nostro no alla Torino dei palazzinari e capitale degli sfratti, alla Torino delle grandi opere, alla Torino delle speculazioni, alla Torino del debito e della San Paolo! Ancor più importante è essere in tanti: ad esclusione della solita casta, siamo tutti sotto attacco!
Rivogliamo tra di noi chi resiste e ogni giorno dà cuore e corpo alla nostra lotta.

Liber* tutt*! Per un muro popolare di dignità, contro la crisi!

#SenzaCasanonSOStare #libertàdiresistere #libertàdiabitare

Non potete misurare i nostri passi. Alcune riflessioni

PassivsmisuregifQualche giorno fa alcuni attivisti e occupanti dello Spazio Popolare Neruda e del comitato Prendocasa hanno ricevuto delle misure cautelari consistenti in tre obblighi di firma e tre divieti di dimora a Torino.

Partiamo dai fatti, le denunce si riferiscono ad una resistenza a uno sfratto condotta questa estate. Lo sfratto era in esecuzione nei confronti di una donna anziana e sola che si era rivolta allo sportello Prendocasa. Non avveniva per morosità, ma per cessata locazione. Il proprietario della palazzina di due piani, che viveva al piano superiore voleva prendere possesso dell’intero immobile, sfrattando la donna che per moltissimi anni aveva vissuto al piano sottostante. Questo almeno fino a quando la proprietà non è cambiata e la tranquillità della vita della signora si è rotta definitivamente. Oltre a una questione di soldi, quindi c’erano in ballo affetti e radici che la signora aveva consolidato in quell’appartamento.

In molti quel giorno avevamo partecipato al muro popolare contro lo sfratto. Era una iniziale sperimentazione che facevamo collettivamente immediatamente dopo lo sgombero della prima occupazione dello Spazio Popolare Neruda. Era un tentativo di non replicare semplicemente un picchetto antisfratto, ma di costruire delle relazioni di solidarietà. Era, come poi è diventato tradizione, un momento di lotta e di festa.

Qui forse possiamo trovare il primo elemento chiaro di questa inchiesta:  quello che si prova ad attaccare è un modello di resistenza agli sfratti che vede la sua efficacia e che da questa estate si è diffuso in città. Il muro popolare permette a singoli e famiglie nella stessa condizione di riconoscersi e organizzarsi. Sempre più persone si avvicinano a questo percorso abbandonando la vergogna e l’individualismo e provando a collettivizzare il proprio disagio. Ogni settimana sono almeno un paio i casi di pignoramento o sfratto che ci troviamo ad affrontare, e sempre più spesso l’esperienza di lotta di chi resiste non si conclude con il rinvio del provvedimento, ma prosegue all’interno dello Spazio Popolare. Proprio dai muri popolari è nata l’assemblea della domenica, dove gli occupanti e chi ha problemi di casa si incontrano per confrontarsi ed organizzarsi.

Il ragionamento poi diviene facile, il secondo obbiettivo di procura e Digos è quello di indebolire il progetto dello Spazio Popolare Neruda. E’ cristallino cogliere questo aspetto, se si nota che ad essere colpiti dalle misure sono stati alcuni degli attivisti che più si sono spesi in questo percorso e alcuni degli occupanti che hanno messo in campo maggior protagonismo con intelligenza e orgoglio. Fa sorridere vedere l’eterogeneità dei denunciati che attraversano molte fasce di età e che vengono da ambienti diversi. La spoporzione e l’assurdità di applicare a ipotesi di reato flebili e tutte da dimostrare misure restrittive di questa caratura è presto spiegata, la possibilità che si estenda una lotta sulla casa e un progetto come quello del Neruda fa paura ad istituzioni e polizia. E dato che il clima pre-elettorale già di per sé turbolento non permette un ulteriore sgombero si prova a depotenziare l’iniziativa di chi si mobilita.

Carattere di assurdità rivestono tanto i divieti di dimora a Torino, due tra l’altro spiccati ad attivisti che non risiedono più in città, quanto gli obblighi di firma. Emblematico è il caso di Paolo, occupante di mezza età, incensurato e avvicinatosi al percorso di lotta per la casa dopo il pignoramento da parte di una banca della sua abitazione. Per una spinta mai data nel contesto del muro popolare riesce a meritarsi un provvedimento cautelare consistente nelle firme.

Questa inchiesta delinea chiaramente la differenza che intercorre tra la legalità e l’uso politico che ne viene fatto dalla magistratura di Torino e la giustizia effettuale. Ci chiediamo continuamente come sia possibile che la legalità permetta a migliaia di persone l’anno di rimanere senza casa, di ricevere sfratti e pignoramenti, di vivere per strada in pieno inverno, come sia possibile che punisca chi tenta di impedire queste ingiustizie e chi si ribella dal subirle e protegga chi ci specula sopra, chi ci guadagna, in primo luogo chi le compie.

Chiediamo a chi vuole maggiore legalità cosa dovrebbe fare un uomo che a cinquantanni perde il lavoro, un’anziana che con la pensione non riesce a pagare l’affitto, e chi un lavoro invece non è riuscito mai a trovarlo. Come dovrebbe sopravvivere chi per l’inettitudine e l’avidità di un sistema politico ed economico corrotto si è trovato di colpo sul lastrico? Come fare se le liste per le case popolari strabordano e se si preferiscono grandi opere inutili a nuova edilizia popolare?
Noi a questa domande abbiamo trovato una soluzione e può non piacere, ma è l’unica possibile.

E se ci viene detto che siamo illegali, diciamo è vero, ma almeno un po’ più giusti.

La certezza che oggi abbiamo è che non saranno queste ridicole accuse costruite ad arte a scalfire il progetto che stiamo portando avanti e sappiamo bene che per quante misure possano darci, è impossibile misurare i nostri passi!

da spaziopopolareneruda