Non potete misurare i nostri passi. Alcune riflessioni

PassivsmisuregifQualche giorno fa alcuni attivisti e occupanti dello Spazio Popolare Neruda e del comitato Prendocasa hanno ricevuto delle misure cautelari consistenti in tre obblighi di firma e tre divieti di dimora a Torino.

Partiamo dai fatti, le denunce si riferiscono ad una resistenza a uno sfratto condotta questa estate. Lo sfratto era in esecuzione nei confronti di una donna anziana e sola che si era rivolta allo sportello Prendocasa. Non avveniva per morosità, ma per cessata locazione. Il proprietario della palazzina di due piani, che viveva al piano superiore voleva prendere possesso dell’intero immobile, sfrattando la donna che per moltissimi anni aveva vissuto al piano sottostante. Questo almeno fino a quando la proprietà non è cambiata e la tranquillità della vita della signora si è rotta definitivamente. Oltre a una questione di soldi, quindi c’erano in ballo affetti e radici che la signora aveva consolidato in quell’appartamento.

In molti quel giorno avevamo partecipato al muro popolare contro lo sfratto. Era una iniziale sperimentazione che facevamo collettivamente immediatamente dopo lo sgombero della prima occupazione dello Spazio Popolare Neruda. Era un tentativo di non replicare semplicemente un picchetto antisfratto, ma di costruire delle relazioni di solidarietà. Era, come poi è diventato tradizione, un momento di lotta e di festa.

Qui forse possiamo trovare il primo elemento chiaro di questa inchiesta:  quello che si prova ad attaccare è un modello di resistenza agli sfratti che vede la sua efficacia e che da questa estate si è diffuso in città. Il muro popolare permette a singoli e famiglie nella stessa condizione di riconoscersi e organizzarsi. Sempre più persone si avvicinano a questo percorso abbandonando la vergogna e l’individualismo e provando a collettivizzare il proprio disagio. Ogni settimana sono almeno un paio i casi di pignoramento o sfratto che ci troviamo ad affrontare, e sempre più spesso l’esperienza di lotta di chi resiste non si conclude con il rinvio del provvedimento, ma prosegue all’interno dello Spazio Popolare. Proprio dai muri popolari è nata l’assemblea della domenica, dove gli occupanti e chi ha problemi di casa si incontrano per confrontarsi ed organizzarsi.

Il ragionamento poi diviene facile, il secondo obbiettivo di procura e Digos è quello di indebolire il progetto dello Spazio Popolare Neruda. E’ cristallino cogliere questo aspetto, se si nota che ad essere colpiti dalle misure sono stati alcuni degli attivisti che più si sono spesi in questo percorso e alcuni degli occupanti che hanno messo in campo maggior protagonismo con intelligenza e orgoglio. Fa sorridere vedere l’eterogeneità dei denunciati che attraversano molte fasce di età e che vengono da ambienti diversi. La spoporzione e l’assurdità di applicare a ipotesi di reato flebili e tutte da dimostrare misure restrittive di questa caratura è presto spiegata, la possibilità che si estenda una lotta sulla casa e un progetto come quello del Neruda fa paura ad istituzioni e polizia. E dato che il clima pre-elettorale già di per sé turbolento non permette un ulteriore sgombero si prova a depotenziare l’iniziativa di chi si mobilita.

Carattere di assurdità rivestono tanto i divieti di dimora a Torino, due tra l’altro spiccati ad attivisti che non risiedono più in città, quanto gli obblighi di firma. Emblematico è il caso di Paolo, occupante di mezza età, incensurato e avvicinatosi al percorso di lotta per la casa dopo il pignoramento da parte di una banca della sua abitazione. Per una spinta mai data nel contesto del muro popolare riesce a meritarsi un provvedimento cautelare consistente nelle firme.

Questa inchiesta delinea chiaramente la differenza che intercorre tra la legalità e l’uso politico che ne viene fatto dalla magistratura di Torino e la giustizia effettuale. Ci chiediamo continuamente come sia possibile che la legalità permetta a migliaia di persone l’anno di rimanere senza casa, di ricevere sfratti e pignoramenti, di vivere per strada in pieno inverno, come sia possibile che punisca chi tenta di impedire queste ingiustizie e chi si ribella dal subirle e protegga chi ci specula sopra, chi ci guadagna, in primo luogo chi le compie.

Chiediamo a chi vuole maggiore legalità cosa dovrebbe fare un uomo che a cinquantanni perde il lavoro, un’anziana che con la pensione non riesce a pagare l’affitto, e chi un lavoro invece non è riuscito mai a trovarlo. Come dovrebbe sopravvivere chi per l’inettitudine e l’avidità di un sistema politico ed economico corrotto si è trovato di colpo sul lastrico? Come fare se le liste per le case popolari strabordano e se si preferiscono grandi opere inutili a nuova edilizia popolare?
Noi a questa domande abbiamo trovato una soluzione e può non piacere, ma è l’unica possibile.

E se ci viene detto che siamo illegali, diciamo è vero, ma almeno un po’ più giusti.

La certezza che oggi abbiamo è che non saranno queste ridicole accuse costruite ad arte a scalfire il progetto che stiamo portando avanti e sappiamo bene che per quante misure possano darci, è impossibile misurare i nostri passi!

da spaziopopolareneruda

Cresce la disuguaglianza sociale

europa21Dall’inizio della crisi economica sempre più fasce sociali vengono investite dai processi di proletarizzazione dato dal continuo livellamento verso il basso dovuto alle politiche di austerità e alla trasformazione sistemica.

Se la crisi e i suo effetti – leggi gestione capitalistica di scarico dei costi ai danni delle fasce più poveri e/o in fase di impoverimento – da un lato producono povertà ed esclusione sociale, dall’altro lato la ricchezza prodotta e non redistribuita rimane nelle mani di quel 1% della popolazione mondiale che possiede la totalità della ricchezza prodotta.

Nel rapporto diffuso da Oxfam alla vigilia del Forum economico mondiale di Davos, rivela che negli ultimi 12 mesi il divario tra i più ricchi e il resto del mondo è cresciuto drasticamente. La crescente disuguaglianza sociale ed economica si abbatte in modo catastrofico sulle fasce sociali più povere: i dati diffusi da Oxfam rivelano come dal 2010, 3,6 miliardi di persone, la metà della popolazione mondiale, ha visto la propria quota di ricchezza ridursi di circa 1.000 miliardi di dollari, mentre i 62 super ricchi invece registrano un incremento di oltre 500 miliardi di dollari, arrivando così ad un totale di 1.760 miliardi di dollari, in un contesto che continua a lasciare le donne in condizione di grave svantaggio (perfino tra i 62 super-ricchi solo 9 sono donne).

Sempre dai dati diffusi da Oxfam, questa disuguaglianza sociale viene registrata anche in Italia. I dati sulla distribuzione nazionale della ricchezza del 2015 evidenziano come l’1% più ricco degli italiani sia in possesso del 23,4% della ricchezza nazionale netta.

Dal 2010 al 2015 l’incremento della ricchezza prodotta è finita tutta nelle mani di quel 10% più ricco degli italiani. Se a questo si aggiungono la perdita del posto di lavoro, i licenziamenti facilitati dalla riforme del governo Renzi attraverso il Jobs Act, lo smantellamento del welfare e l’ esclusione dai servizi dovuti alla rigidità dei parametri di gerarchizzazione sociale, il 2016 non porterà quei miglioramenti tanto decantati dal governo Renzi dove tutto o quasi è in continua ripresa e dove l’ottimismo di propaganda politica sostituisce il dato di realtà sociale odierno.

Non saranno i dati registrati dalla società Oxfam a smuovere i potenti per sanare il divario fra ricchi e poveri ma starà a noi munirci di quegli anticorpi sociali e di contrapposizione all’impoverimento crescente.

Spazio Popolare Neruda: ecco fin dove siamo arrivati!

Questa è una breve cronistoria di questo mese e mezzo passato nell’occupazione di Corso Ciriè 7. Abbiamo voluto scrivere questa sorta di diario per due principali motivi: il primo è per farci conoscere, per far conoscere il nostro percorso e la nostra lotta, anche per chi magari è ancora un po’ diffidente verso lo spazio Neruda.

Il secondo motivo è perchè anche noi avevamo bisogno, arrivati a questo punto, di fermarci un attimo a guardare la strada percorsa fin’ora, per acquistare maggiore consapevolezza di noi, dei nostri limiti e delle nostre forze.

Riappropriarci di questo edificio in disuso non ha certo esaurito la nostra lotta, ma abbiamo fatto un piccolo passo verso il miglioramento delle nostre vite e quelle dei nostri figli. Ma questo non ci basta.

Noi siamo diventati una comunità, una grande famiglia in cui tutti possono entrare attraverso la solidarietà, la condivisione e la giusta determinazione di coloro i quali hanno voglia di far valere i propri diritti. Abbiamo cominciato risolvendo l’enorme incubo di non avere una casa, ma sono molti altri gli aspetti della nostra vita per cui vogliamo e abbiamo bisogno di lottare. Quindi questo “diario” ha molte pagine ancora da scrivere ed è destinato ad arricchirsi.

Con questo preambolo vi auguriamo quindi buona lettura!

Stay tuned!

#SenzaCasaNonSOStare #CasaRedditoDignitàPerTutti

Le Famiglie dello Spazio Popolare Neruda

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  • occupazione31 ottobre 2015
    Inizia qui la nostra storia. Ma in verità era iniziata molto prima. Questo è il giorno in cui, dopo lo sgombero di via Bardonecchia 151, abbiamo deciso di riprenderci una casa. Quello di avere un tetto sopra la testa è un diritto per noi fodamentale, ma non sembra dello stesso avviso l’amministrazione comunale che ci ha chiuso tutte le porte in faccia, da quelle dell’emergenza abitativa a quelle dell’assistenza sociale.

https://www.facebook.com/spNeruda/videos/194123757590351/?theater
(qui il nostro video che racconta la situazione abitativa in città)
Con l’occupazione a scopo abitativo dell’ ex istituto conciario di Corso Ciriè 7 infatti abbiamo voluto, oltre a riprenderci una casa, denunciare non gli affari speculativi dei privati con la complicità delle amministrazioni, il continuo abbandono di strutture pubbliche e i continui fallimenti delle politiche socio-abitative del Comune.
In questo giorno ci siamo riconquistati quella dignità che meritiamo, con anche l’intenzione di costruire con il quartiere nuovi spazi di aggregazione e didiscussione.

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  • 1 Novembre
    Essendo alle porte dell’inverno, avevamo chiesto una mano a tutta la cittadinanza per raccogliere i beni di prima necessità per passare le prime notti all’occupazione. Nell’appello abbiamo chiarito per cosa lottiamo tutti i giorni:

“Vogliamo risposte dal sindaco Fassino e da tutta l’amministrazione.
Vogliamo che venga messa in atto la moratoria sugli sfratti.
Vogliamo che la questione abitativa non venga gestita come problema di ordine pubblico o attraverso politiche d’emergenza.
Vogliamo una nuova edilizia popolare, assegnazione del patrimonio pubblico in disuso agli sfrattati e la requisizione degli appartamenti sfitti.
Vogliamo canoni d’affitto, bollette e costi della vita calmierati in base al reddito.”

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  • 3 Novembre
    festa 1Come avevamo detto, in questo giorno abbiamo fatto la prima iniziativa di apertura al quartiere. Siamo andati alla scuola materna di fianco a noi e abbiamo invitato mamme e bambini a passare il pomeriggio con noi. Ci siamo tutti divertiti moltissimo!

https://www.facebook.com/spNeruda/videos/195200034149390/?theater

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  • 5 Novembre
    Questa è stata un grande giornata di lotta! Abbiamo organizzato per due famiglie in difficoltà ben due muri popolari!
    Il primo era per Patience, da sola con tre figlie, che sta subendo il pignoramento della sua casa venduta all’asta. Era un quarto accesso, ai primi tre ha resistito da sola, ma con il nostro supporto come famiglie dello Spazio Popolare Neruda Patience non ha avuto più paura e non si è sentita sola! Ora fa parte della nostra grande famiglia.

sfratto 2Così è stato anche per Teresa e la sua famiglia. Qui però avevamo a che fare con il palazzinaro più efferato di Torino: il proprietario di casa di Teresa è Giorgio Molino, proprietario di 1850 appartamenti in città e fuori, indagato per decine di questioni legate al malaffare, compreso sfruttmento della prostituzione.
In questa occasione il rappresentante di Molino ha dichiarato apertamente (come testimonia una registrazione audio in nostro possesso) che la linea di condotta scelta dal palazzinaro è quella di richiedere lo sfratto a sorpresa (art. 610) già dal secondo accesso, rifiutando qualsiasi possibilità di mediazione con le famiglie in difficoltà per morosità incolpevole. Se questo è quello che vuole, anche noi le rifiuteremo da questo giorno in poi…

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  • 7 Novembre
    Un’altra giornata di lotta! Ma questa volta non si tratta di resistenza agli sfratti.
    In occasione di una pomposa festa per celebrare il trentennale del piano regolatore all’ex Caserma de Sonnaz, siamo andati a dire la nostra a Fassino e Chiamparino, facendogli notare che la situazione in città è tragica e non c’è proprio niente da festeggiare.
    piano regolatoreOvviamente non abbiamo potuto dirglielo di persona perchè come al solito le forze dell’ordine si mettono al servizio di chi questa città la sta uccidendo e ci hanno addirittura spintonati co scudi e manganelli in mano, mentre noi tenevamo i nostri figli sulle spalle!
    Anche le dichiarazioni di Fassino ci hanno lasciato l’amaro in bocca: il nostro Piero ha affermato che le tesi e le teorie di chi lotta per il diritto alla casa avrebbero portato alla morte di Torino. Abbiamo quindi risposto con un comunicato chiedendo, visto che Fassino oppone la vita di migliaia di persone ai profitti di pochi, chi si sta macchiando realmente dell’omicidio di questa città e dei suoi abitanti…

compl hassiaNoi per conto nostro continueremo a cercare di costruire un’alternativa per i nostri figli e per i molti bambini che vivono nello Spazio Popolare Neruda, per chi vive con vergogna e difficoltà una crisi che di certo non ha provocato, per la città migliore che si sta mettendo in movimento.
Fortunatamente la sera ci siamo riscaldati il cuore festeggiando i tre anni di Hassia!

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  • 10-14 Novembre11214057_197004383968955_4956032540268348167_n
sfratto 1

10/11 Muro popolare contro lo sfratto di Omosefe!

 

 

 

 

 

 

 

 

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12/11 Festa dei bambini

12065826_198178757184851_3236340059984812891_n14/11 Torneo di scopone

 

 

 

 

 

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  • 17 Novembresfratto 3
    Continuano i muri popolari: Mosè, Christy e i loro quattro bimbi che rischiano di essere sbattuti in mezzo a una strada. Ma nonostante l’ufficiale giudiziario sia passato alle 17 (orario non di rito!), siano intervenuti i carabinieri, alla fine abbiamo vinto noi!

 

 

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  • 19 Novembre

12246680_200545313614862_692034271081554924_nNasce il comitato civico “Salvare la pelle!”, formato da professori, ex allievi e persone che vogliono tutelare la memoria storica dell’ex istituto conciario. Fin dai primi giorni gli ex professori erano venuti a visitare il loro vecchio posto di lavoro, raccontandoci con passione la storia dell’istituto:
https://www.facebook.com/spNeruda/videos/199870240349036/?theater
Abbiamo quindi lanciato una conferenza stampa per l’istituzione di questo comitato che già aveva prodotto un appello:
https://www.facebook.com/notes/le-famiglie-dello-spazio-popolare-neruda/appello-alla-cittadinanza-e-alle-istituzioni-per-salvare-listituto-baldracco-di-/200038930332167
e di cui molti giornali hanno parlato. Ma questo è secondo noi l’articolo che più di tutti ha centrato l’obiettivo di questa collaborazione tra noi e il Comitato.
http://www.valsusanotizie.it/2015/11/19/emergenza-casa-corso-cirie-quando-occupare-serve-a-tutti/
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L’intensa giornata continua con una bellissima serata benefit alla Cavallerizza Reale Occupata!
–> Dalle 19 APERITIVO MULTIETNICO
–> Dalle 21 PROIEZIONE “Si, se puede!”
–> Dalle 22.30 REGGAE MUSIC a sostegno delle 40 famiglie!
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  • 20 Novembre
    Altra giornata di divertimento ed autofinanziamento!
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Concertino dal balconcino!

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Errico canta male!

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Maria e Zaccaria si scatenano!

https://www.facebook.com/spNeruda/videos/201006326902094/?theater
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  • 22 Novembre
    E’ una domenica, giorno in cui abbiamo deciso di far partire un’assemblea aperta a tutti coloro che hanno il problema della casa. Si parla di solidarietà, cooperazione, lotta e fratellanza! I numeri sono alti e lo diventeranno ancora di più!12250090_201655750170485_8053624088013642870_n

Per fare in modo di allargare la nostra grande famiglia e poter aiutare tutti quelli che hanno bisogno di una mano per far valere il proprio diritto alla casa abbiamo istituito anche due giorni fissi alla settimana in cui andare a volantinare e parlare con la gente.

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  • 23 Novembre
    Altro giorno di collaborazione con i nostri vicini: si ripulisce corso Ciriè dalle foglie secche che il Comune sta lasciando lì a marcire!

http://www.torinotoday.it/cronaca/video-m5s-spazio-neruda-foglie.html
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  • 25 Novembre
    Esce il primo numero della nostra rivista aperiodica “SenzaCasaNonSOStare”!

https://issuu.com/lefamigliedellospaziopopolareneruda/docs/fanzaneruda/1?e=0
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  • 28 Novembre12249936_201909133478480_1287465092189951264_n
    Prima assemblea aperta al quartiere. Volevamo ricambiare tutta la generosità ricevuta dai nostri vicini aprendo le porte della nostra nuova casa a qualunque abitante o comitato di quartiere che avesse bisogno di uno spazio o che avesse proposte e progetti da realizzare.12289571_203592239976836_9120167108657719314_n

Alcuni giovani del quartiere, principalmente universitari, ci hanno presentato altri due bellissimi progetti che sono già partiti: uno è la creazione di un ORTO SINERGICO, per cui stiamo raccogliendo materiali di recupero per costruirlo, l’altro è la LUDOTECA POPOLARE con doposcuola e ripetizioni gratuite.

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  • 29 Novembre12311190_203936273275766_818284675009983046_n
    Continuano le assemblee della domenica e sempre più persone, una volta rotto il ghiaccio esprimono i loro bisogni e la voglia di intraprendere un percorso collettivo! Si continuano anche ad organizzare i muri popolari!

 

 

 

 

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  • 3 Dicembre
    12321313_205359963133397_1977031482219621431_nDopo l’ennesimo muro popolare andato a buon fine, abbiamo deciso di produrre un foglietto delle istruzioni per resistere ad uno sfratto: come creare un muro popolare!

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  • 8 Dicembre
    Sta per arrivare il Natale e anche noi ci siamo attrezzati! I ragazzi del Progetto Orto Sinergico ci regalano una bellissima scritta…di muschio!12313777_206871282982265_8534843756672023316_n 12347692_206871372982256_7743733839591739204_n

 

 

 

 

 

 

 

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  • 9 Dicembre
    12346483_207092172960176_3309471094861115503_nQui abbiamo fatto un muro popolare per Douhadi a la sua famiglia composta da 4 figli e la moglie incinta all’ottavo mese..per noi sarebbe stato impensabile metterli in mezzo ad una strada! Non è stata dello stesso avviso la cooperativa proprietaria dell’alloggio: ha obbligato, con l’aiuto delle forze dell’ordine, l’ufficiale giudiziario a dare lo sfratto a sorpresa (art. 610).

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  • 11 Dicembre
    12313553_207698926232834_2361185302018194209_nSe a Torino vengono eseguiti 4600 sfratti all’anno vuol dire che al giorno ne vengono eseguiti circa 13. Purtoppo noi non riusciamo a metterci in contatto con tutti coloro che vivono quest’incubo… Fortunatamente però quacuno loriusciamo ad aiutare, come la nostra Juliet con i figli Choice e Crystabel!

IMG-20151202-WA0025 12373362_207839436218783_2167889382490654663_nNel pomeriggio invece ci divertiamo alla ludoteca popolare con questa bellissuma iniziativa promossa da una bravissima scrittrice!

 

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  • 13 Dicembre
    12391771_208522909483769_6010537705884839885_nCon grandissima sorpresa abbiamo coperto di avere un gruppo di “supporter” che con la loro iniziativa ci hanno scaldato il cuore: il Komitato Giovani La Loggia, un comitato formato da giovanissimi studenti di La Loggia ha messo su un mercatino benefit per la nostra occupazione.

 

 

 

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  • 17 Novembre

Vittoria!12348074_210124879323572_1214930454438119858_n

 

 

 

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  • 19 e 20 Dicembre
    Come avevamo detto con il nostro Mercatino di Natale tutto ciò che abbiamo guadagnato lo avremmo utilizzato per installare le cucine e l’acqua calda che purtroppo non abbiamo ancora. Oggi abbiamo infatti comprato la rubinetteria!

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    Banchetto informativo

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    Piccoli mercanti offrono tè marocchino e caramelle

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Maria e Lina al mercatino

Se non riuscite a venire potetecomunque sostenerci qui!
Campagna per sostenere lo Spazio Popolare Neruda
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Concludendo…

OGNI DOMENICA alle ORE 18 si tiene la nostra riunione e se hai problemi con la casa o vuoi far parte di una piccola comunità in lotta, CORSO CIRIE’ 7 è il posto giusto per te!
Se volete sapere ancora qualcosa su di noi:

Storie di casa Neruda
Trailer Le Nostre Storie

Come muore una città: in risposta a Fassino

torino_presidio_occupLe famiglie dello spazio popolare Neruda si sono recate all’ex caserma De Sonnaz dove si teneva un incontro sulla “Torino che cambia” alla presenza del sindaco Piero Fassino, del governatore della Regione Piemonte Sergio Chiamparino e dell’ex sindaco Castellani. Un’occasione per portare all’attenzione dell’amministrazione locale la questione del diritto alla casa, ma arrivate sul posto ancora una volta le famiglie occupanti si sono trovate davanti i cordoni della polizia che non hanno esistato ad aggredire il presidio, nel quale c’erano anche molti bimbi dell’occupazione. Di seguito il comunicato dele famiglie dello spazio popolare Neruda in risposta alle dichiarazioni del sindaco Fassino:

Questa è la domanda che vorremmo fare al sindaco Fassino. Oggi in occasione di una pomposa festa per celebrare il trentennale del piano regolatore della città il nostro Piero ha affermato che le tesi e le teorie di chi lotta per il diritto alla casa avrebbero portato alla morte di Torino.

Un affresco della città reale però ci racconta altro, ci racconta dei sussulti di uno stremato tessuto sociale. Ci racconta dei servizi e dei trasporti praticamente ridotti all’osso, alcune aree della città sono raggiungibili solo a piedi, ci racconta di una sanità attaccata duramente dalle politiche regionali e del governo. Ci racconta di una delle metropoli più indebitate d’Italia, costretta a svendere per quattro denari il proprio patrimonio e a privatizzare i diritti. Ci racconta di 4500 sfratti l’anno a fronte di mega speculazioni edilizie e grandi eventi. Ci racconta dell’abbandono in cui versano i quartieri popolari ed i loro abitanti. Ci racconta lo stato continuo di emergenza in cui ci è imposto vivere e l’incertezza a cui le nostre vite sono ridotte.

Fassino ci deve dire quali grandi successi vorrebbe festeggiare, quelli della sua incompetenza o quelli della volontà di riempire le tasche dei soliti noti per mandare la barca avanti, mentre tutti gli altri naufragano nel devasto sociale che opprime questa città?

Noi con umiltà crediamo che nel corpo morente di questa città chi alza la testa per rivendicare la propria dignità sia linfa vitale per alimentare un cambiamento. Solo i grigi burocrati e i loro tecnici chiusi nei buffet e aperitivi alla moda possono credere ancora a una classe politica per lo meno incompetente se non complice.

Se Fassino oppone la vita di migliaia di persone ai profitti di pochi, ci chiediamo chi si sta macchiando realmente dell’omicidio di questa città e dei suoi abitanti…

Noi per conto nostro continueremo a cercare di costruire un’alternativa per i nostri figli e per i molti bambini che vivono nello Spazio Popolare Neruda, per chi vive con vergogna e difficoltà una crisi che di certo non ha provocato, per la città migliore che si sta mettendo in movimento.

Poche righe vanno anche ai media che oggi hanno tratteggiato una giornata diversa da quella che abbiamo realmente vissuto. I video e le foto dimostrano chiaramente che non c’è stato alcun tentativo di entrare nella sala in cui si teneva la festicciola della compagnia di Fassino, ma che la polizia è intervenuta a freddo e senza evidenti motivi di sicurezza. Siamo abituati ormai da anni in questa città a vedere questioni sociali gestite come problemi di ordine pubblico. Lì dove soluzioni non si trovano o non vogliono essere trovate interviene come sempre l’arroganza del manganello e dei caschi blu. A Fassino vogliamo dire che reprimere il dissenso e le questioni sociali è proprio uno dei modi per uccidere questa città e ridurla al silenzio, purtroppo per lui i nostri polmoni sono ancora pieni di aria, il nostro cuore batte forte e la nostra gioia e la nostra rabbia sono vive e vegete.

Le famiglie dello Spazio Popolare Neruda

#SenzaCasaNonSOStare: APPELLO ALLA CITTADINANZA

Siamo alle porte dell’inverno e migliaia di persone si troveranno a trascorrerlo per strada a causa degli sfratti. Molti di noi rischiano di trovarsi in questa condizione. Non abbiamo intenzione di accettare questo destino, vogliamo per i nostri figli la possibilità di vivere in condizioni dignitose. Non ci vogliamo né vergognare né vogliamo essere isolati. La difficoltà in cui versiamo non è una scelta, è la conseguenza della crisi e delle politiche economiche di chi ci governa.

Torino è la seconda città su scala nazionale per maggiore numero di sfratti, 4643 solo nel 2014, con un aumento nello stesso anno del 10,8 % dei pignoramenti. Ogni giorno sono decine le persone che vengono buttate fuori dalla propria casa, senza che l’amministrazione dia loro una soluzione alternativa.

Tassi di disoccupazione alle stelle, ammortizzatori sociali che non funzionano, servizi sociali e sanitari che faticano a tenersi a galla, soldi pubblici sperperati per opere inutili sono alcune delle cause che contribuiscono alla devastazione sociale in cui ci troviamo. Per non parlare della svendita del patrimonio immobiliare pubblico, anche di quello con un alto valore storico e culturale come il polo della Cavallerizza Reale.
Esemplificativa delle responsabilità della politica, è anche la recente “emergenza profughi” che molto spesso è stata lasciata nelle mani di associazioni e cooperative che hanno speculato sulla pelle dei migranti (vedi Mafia Capitale).

E’ evidente che ci troviamo di fronte ad un governo che è totalmente incapace di gestire le questioni sociali.

Troviamo irresponsabile che in un paese così detto “democratico” accadano ancora queste cose.

Vogliamo risposte dal sindaco Fassino e da tutta l’amministrazione.
Vogliamo che venga messa in atto la moratoria sugli sfratti.
Vogliamo che la questione abitativa non venga gestita come problema di ordine pubblico o attraverso politiche d’emergenza.
Vogliamo una nuova edilizia popolare, assegnazione del patrimonio pubblico in disuso agli sfrattati e la requisizione degli appartamenti sfitti.
Vogliamo canoni d’affitto, bollette e costi della vita calmierati in base al reddito.

Finché questo non cambierà, finché i nostri diritti continueranno ad essere calpestati, occupare un casa non è solo più una necessità, ma un nostro dovere.

Chiediamo a tutti di sottoscrivere questo appello per far sì che le donne, gli uomini e i bambini di questa occupazione non vengano lasciati soli ad affrontare questa piaga che affligge la città. La solidarietà ha molte forme, ma in tutti i casi è uno strumento efficace di presa di responsabilità da parte dei cittadini che non vogliono più girarsi dall’altra parte.

Chiediamo inoltre un aiuto concreto per questa nostra nuova casa: servono stufe, materassi, letti, coperte e tutto ciò che ci possa aiutare per affrontare l’inverno. I punti di raccolta saranno presso:

“la Credenza” di Bussoleno (Valsusa), via Walter Fontan, 16. PER INFO: 0122 49386 (chiamare dopo le 18)
Nuova Occupazione Abitativa Corso Ciriè, 7. PER INFO: 349 562 1606.

#SOScasa #Neruda #winteriscoming

Le Famiglie dello Spazio Popolare Neruda

Torino: nuova occupazione abitativa a Porta Palazzo

occupaziome_torino_ppNuova occupazione abitativa questa mattina a Torino. Decine uomini, donne e bambini hanno trovato una nuova casa presso un ex istituto tecnico in Corso Ciriè 7.

Così le famiglie sgomberate dallo spazio Neruda (ex CSE), insieme a nuovi nuclei familiari senza casa, hanno aperto le porte dello stabile e sono entrati rilevando lo stato di degrado in cui era ormai sottoposto da molti anni. Ennesimo esempio di come il comune gestisca le politiche abitative della nostra città in cui solo nel 2014 sono state sfrattate oltre 4500 famiglie senza alcun intervento da parte delle istituzioni alle quali ormai rimane il triste primato di aver creato una situazione sociale disastrata.

In un aria pesante come questa, la nuova occupazione riesce a dare respiro e una dignità a decine e decine di famiglie.

Con queste persone anche numerosi solidali che insieme a loro hanno deciso non solo di riappropriarsi dei bisogni e del proprio presente, ma di dare vita a questo spazio anche con attività utili al quartiere in cui è situato: Porta Palazzo.

In uno dei quartieri più popolari e multietnici di Torino, che ha visto negli anni una serie di cambiamenti e riqualificazioni, troviamo appartamenti di lusso o in costruzione che incentivano solamente gli investimenti di privati. Chi vive il quartiere da tempo si ritrova a vivere in alloggi i cui proprietari speculano sulla testa della gente, proponendo soffitte o piccoli alloggi a prezzi esorbitanti sull’affitto.

Il comune non solo non propone alternative concrete a chi butta fuori di casa ogni giorno, ma è il primo attore nell’incentivazione degli affari dei privati sul piano abitativo. L’amministrazione infatti preferisce lavarsi le mani delegando la questione abitativa alle fondazioni private, o alle grandi agenzie immobiliari o ancora alle banche e, a braccetto con i servizi sociali, propone fumose e finte alternative alle persone che tutti i giorni vivono e pagano il prezzo di una situazione di cui non sono responsabili.

Le responsabilità sono infatti di chi siede sulle poltrone dei palazzi, delle istituzioni tutte che non solo creano situazioni di invivibilità per tutta la popolazione, ma sono assolutamente incapaci di gestirla rapportandosi ad un problema di ordine sociale come un problema di ordine pubblico.

 

Leggi il comunicato delle famiglie occupanti:

La casa è un diritto e ce lo riprendiamo!

Questa mattina in circa 40 famiglie abbiamo deciso di riprenderci questo stabile di Corso Ciriè 7. Una scuola di proprietà del comune lasciata da anni in stato di abbandono, come migliaia di altri edifici in città, all’interno di uno dei quartieri più importanti di Torino: Porta Palazzo.

A Porta Palazzo troviamo appartamenti di lusso o in costruzione che incentivano investimenti di privati mentre chi vive nel quartiere da anni si ritrova a vivere in alloggi i cui proprietari speculano sulla pelle della povera gente, proponendo soffitte o piccoli alloggi a prezzi esorbitanti sull’affitto.
Nel corso degli anni questa zona urbana ha visto una serie di cambiamenti e riqualificazioni, dove nuove attività commerciali, soprattutto locali, si sono insediati.
Si è creata così una vera e propria barriera nei confronti di tutta quella fascia di popolazione che come noi non poteva permettersi affitti aumentati per colpa della riqualificazione, e che è stata costretta nel migliore dei casi ad abbandonare la propria zona per trasferirsi e nel peggiore ha perso la casa.

Siamo consapevoli che ormai le storie quotidiane di sfratti e di famiglie costrette a vivere in situazioni di disagio e precarietà quando non in strada non fanno più notizia, come se ormai fossero parte della vita normale di questa città.
Noi, famiglie, uomini e donne che abbiamo vissuto sulla nostra pelle la perdita del lavoro, uno sfratto, la perdita della nostra casa ed ancora l’indifferenza e l’arroganza dei rappresentanti del comune e delle assistenti sociali abbiamo però deciso di non rassegnarci. Insieme, abbiamo deciso di non restare in silenzio, di non continuare ad ascoltare passivamente le false promesse e le velate minacce, ma soprattutto abbiamo deciso di non fare calpestare la nostra dignità.

A giugno abbiamo deciso di trovare una soluzione, che oltre a ridarci una casa ci permettesse di riaffermare il nostro diritto a vivere in modo degno. Abbiamo occupato una palazzina in via Bardonecchia 151, diventato lo Spazio Neruda, di proprietà della cassa depositi e prestiti e come molte altre vuota e destinata a rimanere tale. In pochi giorni quello spazio era tornato a vivere e noi a costruire un presente diverso per noi e per i nostri figli.

Il comune e la prefettura, gli stessi che dichiarano di non avere risorse e soluzioni per tutti quelli che come noi sono in emergenza abitativa, ma che poi improvvisamente trovano milioni per costruire grattacieli regionali e opere inutili, hanno ordinato ed eseguito lo sgombero. Ma questo non ci ha fermati. Siamo ancora qua. E siamo sempre di più.

Non abbiamo ceduto alle minacce, non abbiamo accettato le proposte indegne di dormitori e di dividere le nostre famiglie.

Con l’occupazione a scopo abitativo dello stabile di Corso Ciriè 7, vogliamo oltre ad una casa denunciare non solo gli affari speculativi dei privati con la complicità delle amministrazioni pubbliche, ma anche i continui fallimenti delle politiche socio-abitative del Comune.

Oggi ci riconquistano quella dignità che meritiamo e fin dai prossimi giorni costruiremo con il quartiere nuovi spazi di aggregazione e di discussione.

Invitiamo tutti e tutte a raggiungerci in Corso Ciriè 7.

La casa è un diritto!

Le famiglie dello Spazio Popolare Neruda

Solidarietà alle famiglie di Via Collegno 37! La dignità non si sgombera!

Dopo lo sgombero di due giorni fa dell’ ExTelecom a Bologna, ora tocca a Torino. Questa mattinata ha visto come protagoniste dell’ennesimo sopruso delle forze dell’ordine, le 14 famiglie senza casa che la scorsa settimana si sono riappropriate di uno spazio abbandonato in via Collegno 37.

Come a Bologna, anche a Torino si è visto per l’ennesima volta che, per amministrazioni e istituzioni, le priorità siano salvarsi la poltrona e riempirsi le tasche sulla testa di chi tutti i giorni lotta per arrivare alla fine del mese, demandando la gestione di un problema sociale a questura e magistratura.

Così come era già capitato alle famiglie dello Spazio Popolare Neruda,sgomberate a luglio il Comune tira fuori dal cappello finte soluzioni abitative, come quella di una provvisoria sistemazione in una palestra.
Proposta che le famiglie di via Collegno hanno caldamente rinviato al mittente e a cui hanno risposto nel pomeriggio con l’occupazione della circoscrizione 3 della città. Nessuna risposta è stata data dai funzionari del Comune, e le persone presenti sono determinate a resistere fino a che non si troveranno delle alternative concrete alla situazione.

Davanti ad uno stato che ripetutamente ci sbatte le porte in faccia, davanti ad amministrazioni cieche di fronte al problema dell’emergenza abitativa, davanti a istituzioni che, a braccetto con palazzinari,banche e privati, continuano a calpestare la dignità delle persone, non si può fare altro che continuare a lottare a testa alta.

Come sportello Prendocasa ed ex occupanti delloSpazio Popolare Neruda esprimamo quindi tutta la nostra solidarietà alle famiglie di Via Collegno 37!

La dignità non si sgombera!

#stopsfratti #stopsgomberi

Torino: assemblea pubblica al Gran Balon

Porta palazzo è uno dei quartiere multietnici della nostra città. Il simbolo di Porta Palazzo è il mercato, il mercato di Porta Palazzo, un’identità per il quartiere dove tanti, fra italiani e migranti, vivono e lavorano in questo spazio urbano. Nel corso degli anni però questa zona urbana ha visto tutta una serie di cambiamenti e riqualificazioni, partendo dal Quadrilatero Romano, zona adiacente a Porta Palazzo, dove nuove attività commerciali, soprattutto locali, si sono insediati fin dagli anni Novanta creando una vera e propria barriera nei confronti di tutta quella fascia di popolazione che non poteva permettersi affitti aumentati per colpa della riqualificazione/gentrificazione, costretti ad abbandonare la loro zona per trasferirsi in altri quartieri della città.

Il quartiere di Porta Palazzo vive una serie di contraddizioni, una sulla quale ci preme prendere parola è quella delle abitazioni.
A Porta Palazzo troviamo appartamenti di lusso o in costruzione che incentivano investimenti di privati mentre chi vive nel quartiere da anni si ritrova a vivere in alloggi i cui proprietari speculano sulla pelle della povera gente, proponendo soffitte o piccoli alloggi a prezzi esorbitanti sull’affitto, personaggi spregevoli come Giorgio Molino conosciuto con il soprannome di «ras delle soffitte» e proprietario sotto la Mole di circa 1200 alloggi, la maggior parte dei quali affittati a migranti. Seppur coinvolto in vicende giudiziarie legate alle condizioni fatiscenti degli alloggi in affitto ai migranti, sui quali guadagnava circa 600mila euro al mese, il Comune e la Prefettura ancora oggi gli appaltano la fornitura per ” l’accompagnamento sociale” delle famiglie rom sgomberate dal campo di Lungostura Lazio e sempre a lui erano andati i soldi che la Prefettura stanziò nel 2011 per circa duecento profughi arrivati da Lampedusa.

Una piccola ma significante “Mafia Capitale” sotto la Mole.

Mentre le istituzioni locali continuano a legittimare personaggi del calibro di Giorgio Molino e/o favorendo gruppi immobiliari e grandi costruttori, nuclei familiari sfrattati che occupano stabili pubblici abbandonati entrano nel mirino di quelle stesse istituzioni che invece garantiscono e legittimano speculatori e affaristi.

Questa domenica le famiglie sgomberate il 7 luglio scorso dall’ex CSEA di via Bardonecchia si troveranno proprio a Porta Palazzo per un’ assemblea pubblica il cui tema sarà il diritto alla casa. L’intento è di cercare di dare voce a tutte quelle persone che oggi vivono in solitudine il disagio abitativo. Insieme vogliamo provare ad infrangere questo silenzio assordante in cui sembra che a Torino il disagio abitativo non esista, vogliamo smentire la propaganda politica delle istituzioni che narra di soluzioni abitative per famiglie in difficoltà, senza però accennare minimamente a quali soluzioni si fa riferimento, Di solito queste “soluzioni” proposte dalle istituzioni sono tampone, temporanee, in alcuni casi che smembrano il nucleo familiare, le stesse che sono state proposte alle famiglie sgomberate da via Bardonecchia e che oggi si ritrovano senza casa o vivono in alloggi di fortuna.

Quando diciamo istituzioni intendiamo tutti quei luoghi decisionali e di governance del territorio, responsabili della crisi sociale in città: dal Comune a guida PD, alla Prefettura, dai servizi sociali fino ad ATC. Quest’ultimo gestisce un immenso patrimonio pubblico di cui la metà non viene assegnato, il restante viene assegnato a singhiozzo senza riuscire, fra l’altro, a soddisfare le innumerevoli richieste di casa popolare. Di questo e di molto altro vorremo discutere domenica nell’assemblea nella quale saranno presenti famiglie e singoli. La giornata inizierà alle 13 con volantinaggi e consulenza gratuita tramite sportello casa, alle 16 continuerà con un primo momento di socialità e merenda per i più piccoli e a seguire inizierà l’assemblea pubblica. Invitiamo tutte e tutti a partecipare a questo momento di confronto per provare a costruire insieme una vertenza sulla casa in città, per non essere più costretti a vivere in alloggi di fortuna o in macchina.

E’ necessario organizzarsi per ottenere dei risultati: un reale blocco degli sfratti,l’utilizzo del patrimonio immobiliare sfitto.

Partecipa e organizziamoci! Uniti si vince!

Tante parole pochi fatti

lastampa_sfrattiAl contrario di quanto viene scritto sulla cronaca locale, agli sfratti in città non si da un freno. Continuiamo a ripeterlo perchè ci sembra importante contrastare la narrazione tossica della stampa mainstream che utilizza un linguaggio pieno di speranza e di buoni propositi atto ad evocare una soluzione in tempi brevi.

Renzi docet…

All’articolo di ieri, uscito sulla Stampa, che dava spazio ad un clamoroso calo degli sfratti, poniamo un dato di realtà che ben diverge dalla solita propaganda istituzionale: in una giornata due gli sfratti difesi dalle famiglie dell’ex spazio Neruda che insieme agli sfrattati sono riusciti ad ottenere entrambi i rinvii.

Questo è un fatto. Ma tornando all’articolo di ieri, qui non si tratta di fare le pulci ad un 5% di calo degli sfratti ma di entrare nel merito dell’emergenza casa. Resta comunque insufficiente un calo di questa portata a fronte di migliaia di famiglie sotto ricatto dall’incubo sfratto. E poi ci chiediamo come si possa sbandierare un dato di questo genere (nei primi sei mesi sono calati del 5% rispetto all’anno scorso) senza tenere conto delle tante famiglie sfrattate nei mesi e negli anni precedenti e che oggi si trovano sparsi per la città in angusti box riutilizzati come alloggi di fortuna o assistiti per un tempo limitato da associazioni o enti religiosi (ultima trovata del comune pur di non dare soluzioni concrete e definitive al disagio abitativo).

Anche qui, non ci interessa discutere la filantropia, quando questa si manifesta, degli enti religiosi, ma invece mettiamo a critica le politiche abitative promosse dalle istituzioni che producono solo sfratti e sgomberi.

Questo è un altro fatto. Il resto, sono solo chiacchiere e propaganda istituzionale.

Riprendono le resistenze in città

prendocasa_stellaSono riprese le resistenze agli sfratti. La tanto decantata proroga annunciata dal comune ancora non si vede ma soprattutto non ne sortiscono gli effetti. Molte famiglie torinesi continuano a rivolgersi agli sportelli casa sparsi in città continuando a fidarsi sempre più di compagn*, attivist* e solidali per cercare di strappare insieme a loro una proroga che possa permettergli di avere del tempo necessario per potersi organizzare di fronte all’imminente sfratto.

Anche oggi la resistenza della famiglia di Joy è riuscita ad ottenere un rinvio. Al contrario di quello che vorrebbero farci credere le istituzioni, gli sfratti non si fermano e le famiglie continuano a ricevere risposte negative dagli enti preposti per la casa popolare (sempre meno, pronta a scomparire per dare spazio alla truffa del housing sociale): la richiesta di emergenza abitativa ormai è pura formalità. È un ufficio nel quale vieni inserito in una lunghissima lista in attesa di poter accedere (per i più fortunati) ad una casa popolare. Ad oggi questa lunghissima lista rimane tale, i requisiti per accedervi diventano sempre più irraggiungibili dai più. Insomma, uno strumento reso inutile dalle politiche fallimentari sulla casa che crea sconforto e isolamento nelle persone che cercano di ottenere delle soluzioni concrete al disagio abitativo dilagante in città.

Rompere l’isolamento delle famiglie e/o dei singoli si può. Potrà sembrare uno slogan ma non è così: la lotta per la casa rompe l’isolamento; non solo regala piccole soddisfazioni (o vittorie fate voi) riuscendo ad ottenere le proroghe ma permette anche di creare comunità, gruppi di persone che si aiutano reciprocamente.

Questo permette l’unica vera moratoria sugli sfratti in città. La ripresa della dignità ridà ossigeno e vitalità alle famiglie che intraprendono questo percorso. Incontrare la solidarietà della gente comune che magari non ha il tuo problema ma ne condivide le ragioni rimette in moto quella fiducia in se stessi persa o abbandonata.

Per questo facciamo appello a quanti vogliono contribuire ad aiutare le famiglie che in questi giorni scenderanno in strada per difendere la propria casa. I prossimi appuntamenti sono: 17/9 via bergamo 11; 17/9 via vanchiglia 41; 18/9 via rocciamelone 16.

In tempo di crisi, creare spazi di solidarietà attiva e costruire comunità in lotta sono modi per uscire dall’apatia e dall’individualismo nelle quali le istituzioni ci vorrebbero relegare.

Ci vediamo nelle strade! Per tutti l’appuntamento è alle ore 8